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Autore: Slytherin Nikla    26/11/2008    4 recensioni
Silente/McGranitt, naturalmente, ambientata durante il sesto libro...Raccogliendo la suggestione di un concerto di Vecchioni (di cui ho indegnamente usato la canzone!): una leggenda dice che quando la morte si avvicina, una viola inizia a suonare e solo chi sta per morire può sentirla...
Genere: Romantico, Triste, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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momentaneous

« A che cosa stai pensando? »

Albus Silente si rese conto di essersi abbandonato ai propri pensieri, all'improvviso, ma ormai era troppo tardi per camuffare in qualche modo la cosa. Certo era diventato il suo chiodo fisso, e difficilmente avrebbe potuto nasconderlo ancora a lungo, ma avrebbe potuto provarci, se solo avesse avuto abbastanza tempo – una manciata di secondi – per realizzare che Minerva lo stava guardando preoccupata, e non, come invece era accaduto, scoprirlo così di colpo.

La guardò e stirò appena le labbra, assente.

« Nulla di importante, temo ».

Minerva McGranitt scosse la testa in quel modo particolare che lui aveva imparato a conoscere bene nel corso dei loro numerosi anni trascorsi fianco a fianco. Non gli credeva. E se di solito preferiva non insistere, aspettare con incrollabile pazienza che lui decidesse di condividere ciò che lo preoccupava, quel giorno si fece forza; non lo aveva mai visto così, e per quanto abituata fosse alle adorabili stranezze di quel mago capace di passare dalla più sciocca allegria al baratro delle riflessioni più serie, aveva la netta percezione che qualcosa di troppo grande, di troppo opprimente persino per lui, occupasse i suoi pensieri.

Si era alzata spostando la sedia senza rumore, in un unico, fluido movimento che tradiva apertamente la sua seconda natura felina; altrettanto in silenzio – Silente ammirava, per non dire amava, il suo modo di muoversi, sempre così elegante e morbido – lo aveva raggiunto, alle spalle della sedia, e con un gesto confidenziale gli aveva posato le mani alla base del collo, massaggiando lentamente.

« Sei sicuro di non volermene parlare? »

Albus Silente alzò la mano destra fino a portarla sulla sinistra della donna, la staccò dalla propria spalla e l'avvicinò alle labbra. Ne baciò il palmo, piano, senza fretta. Nella mente, il pensiero terribile di doverle dire addio. Nel cuore, l'inconfondibile musica di una viola.

Arriverà che fumo,

o che do l'acqua ai fiori...

O che ti ho appena detto

scendo, porto il cane fuori”

Che avrò una mezza fetta di torta in bocca

o la saliva di un bacio appena dato

arriverà, lo farà così in fretta

che non sarò neanche emozionato...

Arriverà che dormo,

o sogno, o piscio

o mentre sto guidando

la sentirò benissimo

suonare mentre sbando...

« Mi stai facendo preoccupare, Albus... » Un sospiro, un sorriso perso chissà dove, una mano a cercargli il viso.

« Solo un po' di stanchezza, Minerva, davvero ». Lo sguardo blu cielo del più grande mago di tutti i tempi finalmente si decise a smettere di fuggire, ma fu per una menzogna. « Te lo direi, se ci fosse motivo di preoccuparsi ».

La donna si arrese all'evidenza: Silente, l'uomo per il quale lei non aveva mai avuto segreti, l'uomo che con lei non aveva mai avuto segreti, non aveva intenzione di rivelarle cosa fosse ciò che da giorni sembrava atterrirlo. Perché poteva ostinarsi a negare, a sostenere che fossero solo pensieri di passaggio naturali in una mente tanto impegnata, una qualche debolezza ragionevole dopo tante battaglie... Ma Minerva lo sapeva, che non era vero. Sentiva che si trattava di qualcosa di terribile, e che lui, forse per proteggerla, aveva deciso di tacere.

« Vuoi... » Si tormentò le mani per un paio di secondi, prima di tornare a guardarlo « Vuoi che ti lasci solo? » Albus Silente chiuse gli occhi per impedirsi di guardarla; se lei avesse letto nel suo sguardo, ne era certo, avrebbe capito tutto. Non importava che non fosse una Legilimens... Non c'è bisogno di entrare nella mente di una persona, quando se ne conosce il cuore.

« Te ne sarei grato, sì ». La porta si richiuse con un soffio alle spalle di Minerva McGranitt, che con il cuore stretto aveva obbedito alla richiesta da lei stessa suggerita. Il Preside di Hogwarts si abbandonò sulla poltrona, esausto, mentre la viola continuava a suonare nel silenzio la sua melodia di morte.

E non potrò confonderla

con niente

perché ha un suono

maledettamente eterno

e poi si sente quella volta sola

la viola d'inverno...

Perché all'improvviso, tre giorni prima, il grande mago aveva compreso che la musica che sentiva era per lui: nessun altro poteva udirla, nessuno, nemmeno chi – come Minerva – gli era più accanto... E allora aveva capito. Quella vecchia storia, tanto romantica e triste da sembrare nient'altro che una favola, era la verità, e quando il confine ultimo della vita si faceva vicino quella viola iniziava a suonare.

Ma nonostante Albus Silente avesse sempre avuto, nei confronti della morte, un atteggiamento positivo al limite dell'incoscienza, così sereno che chi gli stava accanto – Minerva in primis – trovava a dir poco irritante, ora che la sapeva vicina le cose erano in un certo senso cambiate. Non la temeva, no, come non l'aveva mai temuta; ma tante cose restavano ancora in sospeso, Harry, e Voldemort, e gli Horcrux... “Troppa carne al fuoco”, avrebbe detto Hagrid attingendo alla sua inossidabile saggezza della gente comune.

Non era il momento, non era assolutamente il momento...

bello è che non sei mai preparato,

che tanto capita sempre agli altri

vivere in fondo è così scontato

che non ti immagini mai che basti.

E resta indietro sempre un discorso

e resta indietro sempre un rimorso...

E ciò nonostante, al di là dell'oggettiva importanza delle missioni che avrebbe lasciato a metà, abbandonando la responsabilità di salvare il mondo magico nelle mani di Harry Potter e di pochi altri, Albus Silente non poteva rassegnarsi a perdere Minerva. Per assurdo tutto era rimediabile, tutto, tranne ciò che più gli stava a cuore: la donna che lo aveva sostenuto e incoraggiato per gran parte della sua lunga vita, che gli aveva dato la forza di andare avanti nonostante tutto, che era stata il miglior braccio destro che avesse mai avuto.

Se solo avesse potuto spiegarle, dirle qualcosa, la più piccola cosa... Ma non poteva. Come sopportare la vista di quegli occhi pieni di lacrime, il tremore di quelle mani che tanto conforto gli avevano dato, l'incurvarsi delle labbra che sempre tanto desiderava veder sorridenti?

e non potrò parlarti,

strizzarti l'occhio

non potrò farti segni

tutto questo è vietato

da inscrutabili disegni...


Silente era entrato nell'aula di Trasfigurazione con un gran sorriso stampato in volto, così radioso che sia la professoressa McGranitt che gli studenti del quarto anno lo fissarono ad occhi sgranati per la sorpresa.

« Preside...? », quasi balbettò lei, alzandosi, mentre il resto della classe faceva altrettanto in un improvviso rumore di sedie spostate. Il sorriso di Albus Silente, se possibile, si era illuminato ancor di più.

« Comodi, comodi... Anzi. Data la bella giornata, sono venuto a dirvi che la lezione di Trasfigurazione è sospesa. Il Parco è il posto migliore dove passare il tempo, con un sole come questo! »

Ventisette facce si spostarono all'unisono a spiare la reazione della McGranitt a quell'avviso così bizzarro ed inaspettato; ma la strega, senza tradire neppure per un istante la propria sorpresa, li rassicurò con un cenno della testa.

« Obbedite al Preside. Ci vedremo domattina... Sperando che piova ». In un vociare incredulo, l'aula si svuotò e Silente chiuse la porta con un cenno della bacchetta. Minerva McGranitt si lasciò cadere sulla sedia. « Dimmi che avevi un buon motivo, almeno ».

Albus Silente tese una mano verso di lei e rimase immobile finché la donna non la prese, quindi l'attirò verso di sé con un gesto cavalleresco, come nell'atto di iniziare una danza, in silenzio.

« Albus, non... »

« Shhh ». La guidò piano, seguendo la musica della viola che lei non poteva sentire. Eppure i passi si succedevano, senza incertezze, senza il minimo errore. Senza sapere perché, Minerva riusciva ad immaginare ciò che sarebbe venuto dopo ogni passo, come se per osmosi la raggiungesse attraverso il semplice contatto dei loro corpi.

« Perché fai questo? Perché interrompere una lezione solo per... »

E tu ti chiederai

che cosa vuole dire

tutto quell'improvviso starti intorno

perché tu non potrai,

non la potrai sentire

la mia viola d'inverno...

« Perché mi andava ».

Minerva si staccò da lui con uno sguardo severo negli occhi.

« Neppure un adolescente risponderebbe così, Albus! » Il mago non fece altro che stringersi nelle spalle, mentre la sua vicepreside combatteva con se stessa: assecondare quel comportamento sciocco ma così dolce, oppure tentare di scoprire qualcosa? Sovrappensiero, si morse un labbro e subito, quasi senza capire come, si trovò sul viso sottile le mani di Silente, le dita ad accarezzarle le labbra.

« Un adolescente innamorato forse sì, però ».

Gli occhi di Minerva McGranitt si riempirono di lacrime.

« Oh, Albus, ti prego... »

E allora penserò

che niente ha avuto un senso

a parte questo averti amata, ma

in così poco tempo

e che il mondo non vale un tuo sorriso

e nessuna canzone

è più grande di un tuo giorno

e che si tenga il resto,

me compreso,

la viola d'inverno...

« Avrei solo dovuto dirtelo più spesso ».

Minerva McGranitt lo sapeva, che lui l'amava, non aveva mai perso occasione per ripeterlo e lei stessa, mille e mille volte in quegli anni passati insieme, aveva pronunciato quelle parole; ma il tono di quel giorno, il suo sguardo, la stretta disperata delle sue mani, quelle erano novità. Come se temesse di perderla, di...

« Non te ne stai andando di nuovo, vero? » Albus Silente spostò gli occhi altrove.

E dopo avere diviso tutto,

la rabbia, i figli, lo schifo e il volo,

questa è davvero l'unica cosa

che devo proprio fare da solo...

« Albus. Guardami. Rispondimi ».

Mille pensieri. Guardarla, non smettere di guardarla, perché ogni sguardo poteva essere l'ultimo. Partire. Partire senza dirle nulla, ancora una volta, per proteggerla, per non turbarla inutilmente finché non fosse stato il momento. Risponderle... Mentire.

« No, tesoro; per il momento no ». Si gustò fin nel profondo dell'anima il suo sorriso sereno, la commozione dei suoi occhi. E allora si chinò su di lei, a baciare le sue labbra, senza riuscire a trattenere una lacrima al pensiero che potesse essere l'ultima volta.

« C'è qualcosa che non va, vero? »

« Sì. Credo di amarti più di quanto sia lecito »

« Allora temo che siamo nella stessa, disperata situazione ». Una pausa, lo spazio di un bacio rapido e dolce a sottolineare quell'immutabile verità.

E dopo avere diviso tutto,

neanche ti avverto che vado via,

ma non mi dire

pure stavolta

che faccio sempre di testa mia...


« Sono felice che tu rimanga con me... »

Albus Silente soffocò un sospiro addolorato. Avrebbe tentato quella notte di recuperare il medaglione, prima che fosse troppo tardi. La viola, lei, immutabile ed eterna, continuava a suonare.

Tienila stretta,

la testa mia.

  
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