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Autore: Sottopelle    27/01/2015    0 recensioni
Questo è quello che io ora valgo - una boccata di fumo e un silenzio ininterrotto - non ho mai preteso di significare qualcosa di più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevi fatto promesse su cui poi io avevo costruito sopra i miei progetti, le mie idee, ma a non mantenerle, hai fatto franare tutto. Tra le mani non più speranze ma solo pensieri ormai da evitare. Io di questo ancora non riesco a fartene colpa. Ormai ho perso così tante cose da credere di non aver più nulla
- la cecità più grave è quella della disperazione -
desideri, aspirazioni, sogni, è tutto un grigio su grigio da cui non so distinguere più niente. E se fosse felicità, quella dietro le coltri cineree, avrebbe lo stesso colore della cenere che cade a terra, svuotata d'ogni calore che fino ad allora l'aveva animata. E se fosse tristezza, avrebbe lo stesso colore dell'asfalto umido dopo una giornata di pioggia.
Abbiamo gettato i nostri sguardi altrove, tu a destra ed io a sinistra: forse con l'intento di poi trovarci, come a tirare un filo invisibile tra noi e che poi, nel suo tendersi progressivo, ci avrebbe ricondotti l'uno all'altro, o forse semplicemente perché ci fa più comodo così. Abbiamo sciolto le dita incrociate a mo' di giuramento, che quelli veri vanno pronunciati con la mano sul cuore e non detti solo per falsa cortesia
- il nostro dovere d'esser sempre spalla su cui piangere, ricordi? -
e l'incapacità di non poterci dire: "Siamo cambiati, ormai". Occhi bassi sul grigio. Abbiamo sempre cercato di crearci regole nostre per poter sempre trovare il modo di raggirarle. Ma nessuno forse t'ha detto che così si finisce solo con il cercare d'ingannare noi stessi, ma io che d'inganni e falsità c'ho sempre vissuto ne ho fatto ormai un abitudine, seppur scomoda. Tu salvati, se vuoi
- che io e la mia ipocrisia abbiamo sempre puntato il dito nella stessa direzione e continueremo a farlo, in ogni occasione -
salvati, e mostra per l'ennesima volta che tu sei sempre stato migliore di me, sotto ogni aspetto, e continuerai ad esserlo.
Cresciuta tra fumo
- sempre grigio -
e il nero degli abiti miei
- che alla fine è solamente un grigio più cupo -
forse troppo in fretta, hai detto con le tue panoramiche più vere delle mie, ma il non prendere più per scontato nulla penso sia solo una conseguenza di far parte del mondo
- seppur con distacco.
E che ci sono cose che invece non cambiano mai, di noi, e che forse, sono quelle che vorremmo invece cambiassero. Sempre saputo che la vita è strana.
Questo è quello che io ora valgo
- una boccata di fumo e un silenzio ininterrotto -
non ho mai preteso di significare qualcosa di più: forse dalle tue parole, però, una speranza più grande l'avevo nutrita, ma è ormai defunta dopo l'impatto con ciò che costituisce realmente la verità. Oltre a sospirare d'amarezza, non so fare altro. E non riesco a sentirmi in colpa, del mio tacere sempre fuori luogo ed orgoglio mancato, e non riesco a sentirmi delusa, che io sapevo già che il nostro equilibrio si sarebbe rotto, e te l'avevo già detto. Forse, avrei pensato di essere qualcosa di più di questo, per te. Ma sbaglio sempre a fare stime di me stessa: o mi sopravvaluto, come ora, o mi sottovaluto, come sempre.
Te lo chiederei, cosa io veramente rappresenti per te, ma farlo sarebbe venire meno alla ma familiarità d'azione che non sono disposta a rinunciare, assieme al mio tendere ad essere vittima quando invece a colpire per prima son stata io. E te ne chiedo perdono, se mai leggerai tutto ciò. Che io m'accorgo del vero peso delle mie parole
- gesti -
sempre tardi. E il sangue non si ferma con le scuse. Se non altro, non con le mie, che a forza d'esser ripetute hanno perso importanza. 
Di schiena, a fissare le punte delle nostre scarpe in attesa d'una parola che ci spinga a restare: ho come l'impressione che né io, né tu, ci volteremo
- chiameremo -
mai per primi. È orgoglio, il nostro, o un tentativo di volerci dimenticare? Il mio lo definirei un aspettare, ma non saprei bene cosa. Ma in queste circostanze, io a prendere in mano le situazioni
- con mani tremanti -
ho paura, ed attendere risulta un'azione sensata in qualsiasi contesto. Il mio difetto prediletto.
Sospiro. L'amarezza.
Valgo davvero meno del vuoto che t'ho lasciato?

Agerath
  
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