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Autore: Megan Alomon    27/01/2015    1 recensioni
"Sono contenta per te allora. Ma levami una curiosità..."
"Un'altra?"
"Sì. Ma almeno lo hai mai amato sul serio?"
Lei rise sguaiatamente. La trovai una risposta più che esaustiva.
(Non sia mai che io possa dormire bene per più di una settimana di fila!)
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Qui potis est", inquis? Quod amantem iniuria talis
cogit amare magis, sed bene velle minus.

 
 
"Come può essere?" chiedi. Poichè un'offesa tale
 costringe ad amare di più ma a voler bene di meno
 
(Catullo, carme 72)
 
 
 
 
Notte di gennaio
 
 
 
 
"Che ci fai qui?!" quasi gridai.
"Tu mi hai chiamata...Che cosa ti avevo detto?"
La sua voce calda e un po' roca mi fece sussultare. Speravo di non doverci parlare mai più con lei.
"E che cosa mi avevi detto?!" dissi io agitando la mano destra all'altezza della mia tempia.
Lei sorrideva male, come al solito. Come al solito, era perfetta.
"Che sarebbe successo."
"No, non me lo avevi detto."
Si tolse gli occhiali da sole e scoprì gli occhi azzurri. "Sì, hai ragione. Non te lo avevo detto."
Inarcò un sopracciglio. "Fumi ancora?"
 
E goffa mi muovo
la notte ride
che importa
di noi
alla notte?
 
 
Mentre io giravo una sigaretta con il tabacco Chesterfield rosso, secco da fare schifo, lei si accomodò sul gradino freddo.
"Perchè?" Le chiesi dopo un silenzio troppo lungo.
"E che ne so io! Con me non è mai successo." Poi aggiunse "Ma io ero io."
"Mi sta logorando."
Lei mi guardò e alzò le spalle "Credevi davvero di farcela? E per quanto? Sei mesi? Un anno? Tre?... Andiamo, pensavi davvero di farcela?"
"Sono stanca."
"Te la spezzerei quella sigaretta."
"Me ne hai già buttata via una la scorsa volta."
 
Mi allungo invano
sono troppo corta
e a chi importa?
Mia sorella è morta
e io
sono stanca
 
 
"Pensavo davvero di farcela, sì."
"Ma brava illusa."
"Tu pensi di farcela invece?"
"Ma io ce la sto facendo."
Ci fu una pausa più lunga delle altre. A lei l'amore non stava facendo a pezzi. Ma alle Perfette l'amore non fa mai a pezzi, avrei dovuto capirlo prima. Sono loro che lo fanno a pezzi, e poi tu trovi i resti e devi inventarti un modo per riaggiustarlo. E allora prendi dello scotch ma non tiene. E provi con la colla, ma funziona per poco.
"Sono contenta per te allora. Ma levami una curiosità..."
"Un'altra?"
"Sì. Ma almeno lo hai mai amato sul serio?"
Lei rise sguaiatamente. La trovai una risposta più che esaustiva.
 
E i tuoi occhi
sono chiusi
e io
sono qui
ma non mi vedi
forse non vuoi
forse non puoi
 
 
"Sono stanca." Le dissi, e lanciai via il mozzicone fumato ormai fino al filtro.
Lei chiuse gli occhi. Poi, lentamente, li riaprì e mi guardò.
"Lo so che sei stanca. E lo so che sono cattiva. E so che ti faccio male. E so che è logorante."
"No, non lo sai."
 
E' logorante
sono stanca
ma ancora cammino
e sono goffa
e non ci arrivo
 
 
Senza accorgermene, iniziai a piangere. E piansi tanto.
Lei mi prese tra le braccia, come la sorella grande che non ho mai avuto, e io non mi ribellai.
Il suo giubbotto in finta pelle faceva attrito contro la mia guancia destra e mi dava fastidio. Ci misi un'eternità a calmarmi.
"Meglio?" chiese.
"Perchè fate così? Perchè vi portate via tutto? Perchè poi a me toccano solo le ossa di quello che per te è stato un lauto pasto? Perchè?"
"Mi dispiace"
"No,non è vero."
 
 
 
Siamo così bravi
a farci del male
e non è vero
che ti dispiace
 
 
 
  
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