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Autore: Cris Snape    27/01/2015    6 recensioni
Lord Voldemort è stato sconfitto. Severus Piton si prepara ad iniziare una vita tranquilla dopo aver lavorato tanti anni come spia, ma qualcuno glielo impedirà: un bambino di quattro anni che irrompe tempestivamente nella sua vita, frutto di un'avventura estiva.
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TRADUZIONE
Genere: Commedia, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Mariah

 

Severus contemplò la busta per un po' di tempo, forse un paio di minuti; sentiva lievemente la voce di Albus Silente che intavolava conversazioni con il piccolo Adrien e di nuovo tornò a chiedersi del suo futuro... Come diavolo si sarebbe arrangiato per prendersi cura di quel bambino? Forse avrebbe trovato la risposta dentro quella busta, nella lettera postuma di Mariah che era appena arrivata nelle sue mani...
Mariah... Il bambino assomigliava a lei; per il poco che aveva visto di Adrien, alcuni gesti li aveva ereditati direttamente da sua madre. Era strano come i ricordi accorressero alla sua mente con totale nitidezza, i ricordi di un'estate che iniziò nel peggior modo possibile e che finì per essere uno dei migliori della sua vita, per non dire il migliore...

 

Flash Back

 

"Non va bene quello che hai fatto, Severus."
Albus Silente aveva parlato con molta rudezza, qualcosa di abbastanza strano per lui. Il professore di Pozioni di Hogwarts era nel suo ufficio, raccogliendo le sue ultime cose, prima di lasciare la scuola per passare l'estate nella sua vecchia casa, quando entrò il preside, con la fronte aggrottata e, secondo tutti gli indizi, con la voglia di mettersi a litigare con lui. Severus sapeva perfettamente cos'era che 'non andava bene' e si limitò a fare un gesto sprezzante; non gli andava di parlare con Silente quella mattina, per dover sopportare un altro dei suoi discorsi a proposito della maturità e di lasciare il passato alle spalle.
"Remus ha appena dato le dimissioni" aggiunse Silente, avvicinandosi al tavolo e appoggiando le mani sopra alcune pergamente che Severus aveva intenzione di prendere, obbligandolo a fermarsi per guardarlo. "Sei contento?"
"Tu cosa credi?" spiattellò Severus, sorridendo con cinismo. "L'avevo già detto all'inizio delle lezioni avere a che fare con un licantropo all'interno del corpo insegnanti; era solo questione di tempo che Lupin sarebbe stato costretto ad andarsene."
"E tu hai velocizzato le cose, vero?" Silente socchiuse molto gli occhi e Severus non credette necessario aggiungere altro. "È necessario che venga a ricordarti che non hai più quindici anni, Severus?"
"Quello che è successo non ha niente a che fare con ciò che successe quando eravamo a scuola" sbuffò Severus tra sé, sapendo che quello che diceva era poco meno che improbabile.
"Certo che ne ha a che fare e lo sai" Silente si sollevò; la conversazione avrebbe avuto luogo, su questo non aveva dubbi. "Eri disposto a lasciare che i dissennatori dessero il bacio a Sirius Black, sapendo che è innocente..."
"Non mi risulta che lo sia..."
"Questo odio adolescenziale deve finire..." Silente schioccò la lingua. "Sai che Sirius non avrebbe mai tradito i suoi amici; lui e James erano inseparabili..."
"So solo che una delle persone più vicine alla cerchia... dei Potter" disse quel nome con rabbia "li vendette al Signore Oscuro e continuo a pensare che fu Black; non avremmo dovuto lasciarlo scappare."
"Non ho intenzione di discutere di quelle cose con te, Severus," Silente scosse la testa tristemente "ma ho la sensazione che si stiano avvicinando tempi difficili e ho bisogno di potermi fidare ciecamente di te; non voglio che si ripeta un episodio come quello che ha avuto luogo con Remus, hai capito? Siamo tutti sulla stessa barca."
"Come vuoi tu, Albus"
"Non so perché, ma non suona molto convincente" per disgrazia di Piton, Albus si sedette; quella conversazione si stava allungando più di quanto lui desiderasse. "Ti impegni per vivere ancorato al passato; nonostante tutti gli anni che sono passati, continui ad alimentare il tuo odio per Sirius, per Remus e anche per James, e tutto questo deve finire. Non fa bene a te e non fa bene agli altri."
"Ora è il momento in cui mi parli di Harry Potter?" disse Severus facendo un gesto dispregiativo; conversazioni simili a quella si ripresentavano da quando 'il Prescelto' era entrato a Hogwarts.
"Dubito che ci sia qualcosa che io possa dire che serva a farti cambiare attitudine nei suoi confronti, anche se continua a sembrarmi terribilmente ingiusta."
"Beh, esonerami allora" in quell'occasione, Severus parlò quasi con violenza. "Comunue, non sarebbe la prima volta..."
"Non voglio discutere di Harry" disse Silente lentamente, cercando di evitare un'imminente esplosione di Piton. "Credo tu abbia bisogno di riposarti."
Severus alzò lo sguardo e piantò i suoi occhi neri su Albus, come se avesse davanti un individuo completamente andato. Cosa intendeva con quelle parole?
"È quello che ho intenzione di fare quest'estate," disse sarcastico "se mi permetti di raccogliere le mie cose, me ne vado a casa..."
"Non intendo che tu vada a casa, ma che tu ti riposi veramente." Severus alzò le sopracciglia e aprì la bocca, ma non disse niente. "Perché non vai in vacanza in qualche bel posto e non alcune settimane con la mente libera? Ti farà bene scordarti di Hogwarts, delle lezioni di Pozioni e di tutto quello che è successo durante l'anno..."
"Non ho tempo per queste cose..." mormorò Severus dopo qualche secondo di sconcerto.
"Hai tutto il tempo del mondo" Albus si strinse nelle spalle. "Due mesi liberi, per essere precisi; puoi permetterti quindici giorni di relax assoluto, Severus. Dammi retta."

Quindici giorni dopo quella conversazione, Severus si registrò in un pittoresco Hotel situato in Scozia, sulla riva del Lochness; inizialmente, Severus aveva considerato quella proposta di Silente come un'autentica stupidaggine, ma dopo averci riflettuto, aver pensato a Sirius Black, a Remus Lupin e a tutto quello che aveva passato negli ultimi mesi, era giunto alla conclusione di essere stressato e di aver davvero bisogno di una vacanza. Scelse perciò un'interessante città, piccola e accogliente, completamente adattata per soddisfare le esigenze delle migliaia di turisti Babbani che accorrevano lì ogni anno, attratti da Nessie, il mostro del lago. Severus decise di passare lì tre settimane, dimenticandosi completamente della magia; dopo sarebbe tornato a casa, ma fino a quel momento si sarebbe scordato di tutte le responsabilità che aveva e si sarebbe dedicato a qualcosa che non faceva da molto tempo: godersela.
La receptionist, una donna bassina e grassottella che si truccava in un modo un po' strano, lo accompagnò alla sua stanza; era molto presto e gli ospiti precedenti avevano lasciato la stanza da mezz'ora, così, quando la donna aprì la porta, Severus vide per la prima volta Mariah Bellefort, quella che un paio di giorni dopo sarebbe diventata la sua amante. Era una ragazza giovane, sui venticinque anni, aveva i capelli ricci e castani raccolti in una crocchia, gli occhi chiari, il naso all'insù e il viso comperto di lentiggini; era graziosa, non bella, e l'uniforme da donna delle pulizie non rendeva giustizia ad una figura gracile e delicata. Richiamava l'attenzione per la sua espressione affabile e Severus rimase a fissarla sentendo un inusuale interesse per lei, un interesse che da molto tempo non sentiva per nessuno... Severus posò gli occhi sulla targhetta identificativa della donna delle pulizie e il suo nome gli sembrò bello...
"Ti manca tanto?" preguntò la receptionist con freddezza, mettendo le mani sui fianchi e guardo Mariah come se le augurasse il peggio.
"Dieci minuti" disse l'altra, senza smettere di lavorare, guardando Severus di sottecchi e guadagnandosi un'occhiata furiosa da parte della receptionist.
"Muoviti" disse la donna tra i denti, nel chiaro tentativo di contenere la rabbia. "Abbiamo un cliente."
"Questo lo vedo" Mariah si sollevò un po' e indirizzò un sorriso a Severus; e lui, come se fosse un imbecille di quindici anni, alzò la mano timidamente e arrossì leggermente... Da quando arrossiva? "Può aspettare qui, se vuole."
La receptionist scattò e spalancò gli occhi; sembrava al punto di mettersi a gridare, ma guardò un attimo Severus e si avvicinò a Mariah a grandi passi, l'afferrò per un braccio e la trascinò in un angolo della stanza.
"Farò in modo che ti caccino, stupida" disse a denti stretti, anche se Severus poteva sentirla perfettamente e un mezzo sorriso si stava formando sul suo viso. Quella tale Mariah gli sembrava una donna molto divertente.
"Guarda come tremo..." Mariah mostrò i denti e si liberò dalle grinfie dell'altra; era evidente che quelle due donne non si trovassero bene tra loro. "Avanti! Vai a piagnucolare da Steven... Magari hai fortuna e questa volta ti da retta."
"Presuntuosa!" la receptionist alzò un po' il tono della voce. "Chi ti credi di essere?"
"Non ho problemi ad aspettare qui."
Severus interruppe la discussione soavemente; la sua voce grave risuonò nella stanza e le due donne si zittirono e lo guardarono nello stesso momento. La receptionist sembrava sorpresa e delusa allo stesso tempo, ma Mariah sorrideva con sufficienza, come se avesse appena vinto la battaglia più importante della sua vita.
"Ma signore..." disse la receptionist, Doris si chiamava, avvicinandosi a lui per, letteralmente, arruffianarselo. "Posso mandare qualcuno ad aiutare la ragazza... Nel frattempo, potrebbe prendere qualcosa al bar, offre la casa."
"Qui starò bene, non si preoccupi" disse Severus ostinatamente, incrociando le braccia.
"Ma..."
"Preferisco aspettare qui, signorina" Severus parlò con arsura e, questa volta sì, riuscì a far chiudere il becco a Doris.
"Come vuole, signore" disse come rassegnata, uscendo dalla stanza. "Se ha bisogno di qualcosa, sarò a sua completa disposizione."
"Grazie" Severus inclinò la testa. "È sempre bene saperlo."
Dora finalmente se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle, e Mariah sospirò, recuperando lo straccio per pulire i cristalli che aveva abbandonato da qualche parte nella stanza.
"Vecchia megera!" sbuffò tra sé, senza fermarsi a guardare Severus. "Farò in modo che ti caccino, stupida" imitò la voce di Doris. "Ah! Paterica arpia astiosa..."
"Ha detto qualcosa?" disse Severus con innocenza; aveva ascoltato tutte quelle parole, ma gli sembrava divertente prendere un po' in giro quella donna.*
"Oh niente, signore!" Mariah non si scompose; sorrise affabilmente e continuò a pulire. "Non ci metterò molto, non si preoccupi; gli ultimi ospiti hanno lasciato la stanza da poco e non ho avuto il tempo materiale per pulire..."
"Non c'è problema" Severus si addentrò nella stanza e si lasciò cadere su un piccolo divano che era situato alla sua destra, prendendo una rivista per fingere di leggere, anche se in realtà, non smetteva di guardare il corpo di Mariah. Quando si piegava in avanti, le sue forme femminili si facevano più che evidenti. "Conosce qualcuno che potrebbe mostrarmi i dintorni?" domandò dopo un po', più per dire qualcosa che per il desiderio di ricevere una risposta; Mariah girò la testa e lo guardò impenetrabile. "È la prima volta che vengo qui e sono un po' disorientato..."
"La vecchia Doris mi ucciderà se glielo dico..." Mariah si morse il labbro inferiore mentre rifletteva (o fingeva di farlo, perché Severus era sicuro che a lei non importasse niente di quello che avrebbe potuto dire la receptionist). "Ma... che diamine! Lei ha chiesto..."
"Conosce qualcuno, allora?"
"Ha quel qualcuno davanti ai suoi occhi" disse Mariah e girò allegramente su se stessa. "Uno non diventa milionario pulendo camere in un albergo di paese, così ho bisogno di arrotondare e, curiosamente, faccio la guida turistica."
"Ma dai..." Severus sbuffò sotto i baffi. "È una fortuna, allora."
"Se promette di non dire niente," Mariah si avvicinò a lui, spolverino in mano, e si sedette al suo fianco con confidenza "posso portarla nei posti più interessanti che solo la gente del paese conosce* e le farò un prezzo dei più economici."
"Sembra una proposta interessante" Severus si sentì strano, a parlare in quel modo così... cordiale? con una persona che non conosceva. "Quando le tornerebbe meglio uscire?"
"Ho tutta la settimana libera" Mariah si alzò e continuò il suo lavoro. "Se vuole potremmo uscire questa stessa sera, dopo che si sarà sistemato e tutto... con un po' di fortuna, vedremo anche Nessie..."
Severus mostrò i denti; dubitava molto che avrebbero potuto vedere il mostro del lago, ma l'idea di andare a cercarlo in compagnia di una donna così strana gli risultò gradevole.
E, effettivamente, quella stessa sera Mariah gli dimostrò di conoscere tutta quella zona come il palmo della sua mano, portandolo lungo percorsi che non erano molto frequentati e mostrandogli viste del lago che risultavano essere davvero meravigliose; inoltre, gli raccontò, con una certa aria infantile, antiche leggende della zona e dimostrò di essere una grande conversatrice, tanto che Severus si sentiva incantato da lei. Tanto che si dimenticò di Sirius Black, di Hogwarts e di tutto il resto, proprio come si era prestabilito.
Il giorno dopo, fecero una nuova escursione; durante la prima uscita, Severus aveva dedicato più tempo ad ascoltare che a parlare, però poco a poco prese confidenza con quella donna e raccontò dettagli della propria vita, come il fatto che era professore, anche se non aggiunse che la sua materia era Pozioni, e che viveva in una città industriale del nord, anche se passava più tempo nel collegio che fuori di esso. Mariah lo prese in giro, parlando a proposito dell'ambiente ostile che sempre si trovava nei convitti, e commentò che, quando era una bambina, sua madre volle mandarla in un collegio di monache, ma che non l'accettarono per il suo cattivo comportamento. Riassumento, Severus stava sempre meglio con quella ragazza e aveva iniziato a prospettarsi la possibilità di concedersi una 'distrazione',* opportunità che sorse il terzo giorno.
Mariah lo aveva portato in una grotta vicina al lago; avevano passato una buona parte del pomeriggio camminando per arrivare lì e il luogo si figurò a Severus caldo e confortevole. Era una caverna molto grande, ma non troppo profonda e Maria, che si era diretta al centro della stessa, accese un falò che, così pareva, qualcuno aveva preparato non molto tempo prima; l'impressione era che i ragazzi del posto fossero soliti farci feste notturne e che avessero preparato tutto per quello.
In inverno, il luogo era molto freddo, ma in quel momento dell'anno la temperatura era perfetta. Mariah, che aveva suggerito di portare qualcosa da mangiare, nel caso avessero ritardato, organizzò un autentico pic-nic nella caverna e i due si sedettero intorno al falò, circondati da un clima che gli sembrava molto strano, con la luce del fuoco che disegnava strane ombre sui loro volti e con l'ambiente sempre più caldo.
Quella sera non parlarono; per il modo che avevano di guardarsi, era evidente che entrambi desideravano la stessa così, così Severus prese l'iniziativa. Avvicinandosi a Mariah, le prese il viso tra le mani e la baciò con delicatezza, aspettando che lei reagisse per capire se avrebbe dovuto continuare o meno; Mariah ci mise appena due secondi per rispondere a quel bacio con passione, approfondendolo e sdraiandosi sulla freddo roccia, senza lasciare il collo di Severus, attirandolo calorosamente al proprio corpo. Si accarezzarono freneticamente e, in un batter d'occhio, si ritrovarono nudi, a far l'amore bruscamente, pensando ognuno ai propri desideri, gemendo senza tregua e senza pensare alle conseguenze, guidati unicamente dal loro istinto primario.
Quando terminarono, sudati e stanchi, Severus si allontanò con un accenno di freddezza e si vestì, segna degnare Mariah di uno sguardo; neanche lei fece cenno di avvicinarsi a lui e, dall'espressione del suo viso, era difficile capire se avesse bisogno di un po' di tenerezza, dopo quello che era successo tra i due, oppure no. Severus supponeva che no, in fin dei conti quella specie di relazione non aveva niente a che vedere con l'amore, quindi non c'era spazio per sentimentalismi in lei, ma anche così, si avvicinò a Mariah, quando furono vestiti, e l'abbracciò con forza; lei rispose con un bacio sulle labbra, prima di alzarsi e raccogliere tutte le cose che avevano portato per mangiare. Quando uscirono dalla grotta, era già notte, così Severus accompagnò la donna a casa e poi se ne andò a dormire.
Nei giorni seguenti, gli incontri sessuali si intensificarono; durante ogni uscita al lago, finivano per fare l'amore e, una settimana dopo, Severus rimase a dormire a casa di Mariah. Ormai conosceva ogni angolo del suo corpo, sapeva cosa doveva fare perché lei ardesse di passione, ma la donna era un autentico mistero per lui. Ovviamente, conosceva alcuni dettagli della sua vita, sapeva che era una persona forte, indipendente e decisa, che viveva la vita a suo modo senza pensare a ciò che dicevano gli altri di lei, ma Severus non la conosceva, tanto quando lei non conosceva lui. Era una specie di accordo silenzioso che si era creato tra di loro senza bisogno di parole; il loro rapporto si basava sul sesso e poco altro, nonostante ci fosse un certo affetto e complicità tra di loro.
Una notte, la prima che Severus e Mariah passarono insieme, mentre stavano abbracciati a letto, in silenzio come sempre, Mariah alzò la testa e guardò Severus negli occhi; non era facile capire cosa pensasse, ma sembrava importante.
"Severus" disse con voce grave, tornando ad appoggiarsi. "Ti piacerebbe avere figli, un giorno?"
Severus non capì a cosa doveva quella domanda, ma ebbe la sensazione che non avesse niente a che vedere con loro due; magari, era un pensiero di Mariah che aveva bisogno di condividere con qualcuno e, se aveva scelto lui, il minimo che potesse fare era rispondere, nonostanse gli suonasse strano quel commento.
"Non sono solito pensarci" disse, fissando gli occhi sul soffitto e accarezzando la schiena della sua amante.
"Non sei mai stato con una donna, desiderando di avere un figlio con lei?" insistette Mariah, e questa conversazione non solo suonò strana a Severus, ma gli fece anche un po' di paura.
"Non sono mai arrivato a quel tipo di relazione con nessuno..."
"Oh!" Mariah rimase in silenzio e Severus credette che quella conversazione fosse affossata, ma poi tornò a sollevarsi per guardarlo. "Quando ero piccola, sognavo di avere una casa grande con un bel giardino nel quale giocavano i miei cinque figli e il mio cane..." Severus alzò un sopracciglio e fece una smorfia che non passò inosservata a Mariah che fece una risatina e si appoggiò di nuovo. "Non farci caso, è lo stesso..."
Anche se Mariah voleva fingere che tutta quella situazione non avesse importanza per lei, Severus si accorse che la donna voleva dirgli qualcosa e non trovava le parole per farlo. Forse non avrebbe guastato un po' di sincerità, dopo tutto.
"Io non credo che sarei un buon padre" disse gravemente. "Non credo che avrei la pazienza per educare un bambino e, voglio dire, con questo carattere che ho..."
"Ti sbagli" Mariah schioccò la lingua; Severus pensava che avrebbe aggiungo qualcosa, invece si mie sopra di lui e iniziò a baciargli il collo, dando per conclusa la conversazione.
E così, passarono altre due settimane, due settimane in cui la coppia dedicava sempre più tempo a chiacchierare, due settimane in cui Severus pensò che se la sua vita fosse stata differente, quella donna avrebbe potuto svegliare un sentimento che va oltre il desiderio... Se lui non fossse stato un mago e lei una Babbana... Se lui non avesse avuto quel marchio sull'avambraccio sinistro... Ricordò che quando Mariah aveva visto il Marchio Nero, l'aveva accarezzato teneramente, pensando che fosse un tatuaggio; ricordò i baci che lei aveva sparso su quell'orribile segno che lo identificava come un Mangiamorte e arrivò a pensare che forse il suo passato non era così importante, ma alla fine arrivò il giorno dei saluti e i due sembravano aver accettato la separazione con totale calma.
"Se un giorno avrai bisogno di aiuto, non esitare a cercarmi" le disse Severus, prima di andarsene, porgendole un foglio con scritto il suo indirizzo.
"Grazie Severus" disse Mariah; c'era qualcosa di strano nel suo sguardo, come se quella separazione le facesse male. Forse era lo stesso che sentiva l'uomo in quel momento. "Tornerai l'estate prossima?"
"Non lo so, dipende da come saranno le cose..."
Mariah non disse altro. Severus non disse altro. Si salutarono con un bacio, contando entrambi di potersi rivedere dodici mesi dopo... Ma Severus non era tornato l'estate seguente (al contrario, dovette rispondere alla chiamata di Lord Voldemort e affrontare il proprio destino), né quelli dopo... Mariah lo aveva aspettato, ma alla fine aveva capito che quei giorni meravigliosi che avevano passato insieme facevano parte del passato... nonostante questo passato avesse dato i suoi frutti.

 

Fine Flash Back

 

Severus sospirò profondamente e appoggiò la testa alla vecchia ringhiera di legno delle scale, osservando nuovamente la busta; gli dispiaceva non aver potuto incontrare di nuovo Mariah, dopo quell'estate che passarono insieme. Doveva riconoscere che molte volta gli erano mancati la sua forza e il suo carattere allegro e spensierato, ma in tutto quel tempo non aveva potuto pensare molto a lei; era stato molto occupato ad aiutare a mantenere l'ordine nel mondo magico per pensare ad avventure amorose del passato, avventure amorose che ora tornavano alla sua vita, trasformate in un bambino di quattro anni che neanche osava parlargli.
Alla fine si decise e aprì la lettera; non aveva mai visto la scrittura di Mariah, ma era evidente che quelle poche parole erano state scritte da qualcuno che non stava attraversando un buon momento di salute, quello era evidente; le linee erano diffuso, poco ferme, ma Severus riconobbe Mariah in ogni parola che aveva scritto: gli chiedeva scusa per non avergli parlato prima di Adrien. Affermava che non lo aveva fatto per egoismo e perché aveva considerato che lei sola potesse occuparsi di suo figlio, che era la cosa più importante che avesse avuto dalla vita. Gli parlava del bambino, di come era stato da neonato e di come era ora che era più grande, e di quanto solo sarebbe stato una volta che lei non ci sarebbe più stata. Gli parlava della malattia che la stava consumando poco a poco, della malattia che le stava togliendo la vita e che avrebbe finito per ucciderla, e gli diceva che non aveva paura per sé, ma per Adrien... E gli chiedeva di occuparsi di lui; affermava che lui sarebbe stato capace di dargli tutto ciò di cui aveva bisogno perché aveva tutto dentro di sé...
Severus finì di leggere quella lettera, cercando di trattenere le lacrime; Mariah amava Adrien più della sua stessa vita, su questo non c'era dubbio, voleva il meglio per suo figlio e considerava che il meglio per lui fosse stare vicino a suo padre... E Severus ormai non poteva negarsi a ternerlo vicino, non dopo aver letto quello; qualsiasi persona con un briciolo di cuore si sarebbe commossa e lui... beh, lui era il padre del bambino; Mariah una volta gli chiese se desiderava diventare padre e lui le disse che non credeva di essere capace, al che la donna rispose "Ti sbagli"... e magari era vero, magari si sbagliava...
"Io andava a una scuola nel paese di mamma" Adrien aveva preso tanto confidenza stando con Silente che aveva iniziato a parlare a ruota libera, mentre il vecchio mago lo ascoltava attentamente. "La signora Hanna ci raccontava storia su Nessie... Lei crede che Nessie esista davvero, signore?"
"Non lo so" Silente si strinse nelle spalle. "Tu cosa pensi?"
"Io non l'ho mai visto" Adrien si dondolò sul suo cavallino di legno. "Ma mamma una volta mi disse che c'era un signore che una volta lo vide, quando era così piccolo come me..."
"E tu ci hai creduto?"
"Non lo so..." Adrien corrugò il naso e agitò le braccia allegramente. "ma deve essere bello..."
"Sì."
Albus sorrise; quel bambino era un incanto, ora che gli era passata completamente la voglia di piangere, o almeno questo era ciò che sembrava. Era stato un po' a parlare di una vecchia scuola, dei suoi amici e di sua madre. Si capiva che gli mancava molto e che era consapevole del fatto che non l'avrebbe vista mai più. Adrien sembrava comprendere molte cose, nonostante la sua giovane età.
"Lei se ne andrà, signore?" chiese Adrien dopo due minuti, fermando la sua "passeggiata" sul cavallo di legno.
"Devo andarmene, sì."
"E... rimarrò qui, con il mio papà?"
Era evidente che Adrien aveva ancora paura di Severus, cosa abbastanza comprensibile d'altra parte, ma che sarebbe dovuta finire il prima possibile.
"Il tuo papà è buono e sono sicuro che ti divertirai molto con lui" Albus scosse la testa e si domandò perché Severus non rientrasse nella stanza. "Sembra un po' serio, ma non devi temerlo; starai bene."
"E lui... mi vuole bene?"
Quello era qualcosa che preoccupava molto Adrien; non era sicuro che questo sconosciuto volesse tenerlo vicino. Lo guardava come se non fosse più di un insetto che doveva schiacciare e questo preoccupava il piccolo fino al pensiero estremo di essere sistematicamente rifiutato da quel tale Severus Piton. Se aveva fatto quella domanda a Silente era perché l'anziano gli ipirava fiducia (cosa che non molti avevano ottenuto in tutto quel tempo) e perché sapeva che non gli avrebbe detto una bugia.
"Ti amerà molto" disse Silente gravemente, passandogli una mano tra i capelli. "Lo vedrai, ma devi dargli un'opportunità."
Adrien annuì con la testa; era curioso che dovesse essere il bambino a dare un'opportunità al padre... un padre che in quel momento rientrò nella stanza, con la lettera riposta nei pantaloni e un'espressione che non era dura, ma neanche mostrava nessun tipo di sentimento. Albus Silente si alzò immediatamente dalla poltrona e si diresse verso il camino; era arrivato il momento di lasciare che Severus prendesse le redini della situazione.
"Sarà meglio che vada" disse guardando padre e figlio alternatamente. "Ti piacerebbe se venissi domani mattina a giovare con te, Adrien? Potresti raccontarmi altre cose su Nessie..."
"Sì signore" Adrien sorrise apertamente; Severus vide che aveva le tasche dei pantaloni così piene di caramelle al limone che quasi gli cadevano. Alla fine aveva accettato l'offerta.
"A domani, allora" gli sorrise affabilmente e guardò Severus: "Se hai bisogno di aiuto..."
"Non ti preoccupare, Albus... ce la faccio."
"Come vuoi..." Albus si collocò nel camino, pronunciò il nome della scuola di Hogwarts e sparì, avvolto da brillanti fiamme verdi, mentre Adrien spalancava gli occhi, emozionato questa volta.
Dopo che Silente se ne fu andato, si creò un'altro silenzio teso; Adrien era ancora seduto sul cavallino, anche se stava immobile, e assaporava con interesse una caramella, mentre Severus si avvicinava a lui lentamente, cercando qualcosa da dirgli...
"Hai fame?" chiese suavemente; il bambino lo guardò e non sembrò tanto spaventato come prima, anche se era evidente che non si fidava.
"Un po', signore" disse dopo qualche secondo di riflessione, chinando la testa.
"Non devi chiamarmi signore" disse Severus e si interruppe subito... Doveva obbligare quel bambino a chiamarlo 'papà'? Non era neanche sicuro di volere che Adrien lo facesse. "Puoi chiamarmi... Severus, se vuoi."
"Sì, Severus" Adrien scese dal cavallo; la situazione non era comoda per nessuno dei due, ma la stavano sopportando come potevano.
"Vieni in cucina? Vedrò cosa ho da darti."
Adrien alzò un po' il braccio per afferrare la mano di Severus, ma l'uomo non se ne accorse e si girò bruscamente, guidando i passi del bambino, ma senza toccarlo per niente. A Adrien la casa sembrava troppo buia e tetra, e gli faceva un po' paura, ma in un certo modo aveva compreso che finché fosse stato con Severus, non sarebbe potuto succedergli niente di male, così lo seguì lungo il corridoio, fino in cucina, una stanza che era perfettamente pulita, ma che non assomigliava per niente alla cucina di sua madre, dove c'era sempre una torta ad aspettarlo sopra il tavolo...
"Cosa preferisci?" chiese Severus, aprendo il frigorifero e scoprendo di avere solo latte, uova, burro e un gran pezzo di carne, niente che servisse per preparare un pasto per bambini, mangiassero quel che mangiassero i bambini...
Adrien diede un'occhiata al frigorifero e aggrottò la fronte... Severus si vide riflesso in quel gesto e sorrise; quello era suo, non c'erano dubbi, come non c'erano dubbi sul fatto che al bambino non piacesse quello che stava vedendo.
"Ti piace la pizza, Adrien?" Il bambino annuì con la testa. "Credo che ne ordineremo una, che te ne pare?"
"Molto bene, signore... Severus..."
"E poi ti cercheremo una camera dove potrai dormire stanotte."
Adrien annuì con la testa, ma la prospettiva di dover dormire in quella casa, in una stanza per lui solo, non gli piaceva neanche un po'.

 

 

 

 

 

Note della traduttrice.
Scusate il ritardo, ma i capitoli sono sempre più lunghi e spesso il tempo è poco.
A me questo capitolo piace molto: vediamo il flashback di Severus e Mariah, la loro relazione e, soprattutto... la lettera di Mariah mi ha emozionato. Come starà Adrien con Severus?
Io, tra l'altro, ho una specie di fissa per la Scozia, quindi immagino questo paese sul lago e tutti i racconti di antiche leggende su Nessie... *_*

*=L'autrice ha messo una nota tra patentesi, ma a me non piacciono in mezzo al testo, quindi la segnalo qui: (N/A Sì, lo so; Severus non ha molto senso dell'umorismo, tantomeno in quel periodo, ma Mariah lo anima in tutti i sensi eheh)

*= "echar una canita al aire" significa godersi la situazione/la vita in maniera inconsueta, ma spesso ha un'allusione sessuale, come in questo caso. Infatti intende che Severus si prospetta la possibilità di fare sesso con Mariah.

Al prossimo capitolo,
B e l l e

   
 
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