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Autore: Debby_Gatta_The_Best    27/01/2015    4 recensioni
[Five Nights at Freddy's]
Chi mai vorrebbe lavorare in una pizzeria piena di robottacci assassini dove ti pagano due dollari l'ora? Solo un barbone come Mike...
Genere: Comico, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per le strade di Brooklyn camminava un tipo mezzo italiano e mezzo scemo. Il suo nome era Mike Shimdt, o qualcosa di simile, dal momento che nemmeno lui era mai riuscito a pronunciare il proprio cognome.

In realtà non era mezzo scemo, si poteva affermare fosse un ingenuo sfigato. Sapeva il fatto suo, a dirla tutta, solo che non aveva avuto fortuna nella vita e si era ritrovato a fare il barbone. Sarebbe stato uno scemo qualche giorno più tardi, ad accettare un contratto indemoniato, ma per il momento rimaneva il solito Mike dal cognome impronunciabile.

Per le strade di Brooklyn camminava Mike, stringendosi nel giaccone strappato e più volte rattoppato, battendo i denti per la gelida brezza invernale. Viaggiava sul lato della strada, e le macchine sfrecciavano di fianco a lui con tanta velocità che se per qualche motivo il povero malcapitato fosse scivolato in una pozzanghera lasciata dalla pioggia (o peggio, su una cacca di cane), cadendo rovinosamente di lato, sarebbe stato trucidato in meno di dieci... no, che dico, cinque secondi. Ma se così fosse accaduto... che gusto ci sarebbe stato in questa fiction?

Quindi il nostro eroe continuò a percorrere la sua strada alla ricerca per un buon posto dove dormire (era quasi il tramonto), e, già che c'era, lo faceva lanciando occhiate fugaci dall'altro lato della strada cercando un buon posto dove si sarebbe potuto appostare il giorno seguente per chiedere l'elemosina. Mentre si attorcigliava a mo' di serpente stritolatore quel fazzoletto puzzolente che aveva per sciarpa, una Ferrari nuova di zecca gli saettò accanto facendogli volare via il cappello fatto con un giornalaccio trovato nel bidone della spazzatura. Il tizio in macchina, vestito di tutto punto, seduto sui sedili posteriori in mezzo a due belle e formose ragazze, fece cenno al guidatore di accostare in un'ala della strada che diventava sterrata. Mike corse incontro al cappello di giornale che era caduto ai piedi del veicolo fiammante, ma il tipo, scendendo, si guardò bene dal non sbagliare mira e schiacciò con forza il povero pezzo di carta. Mike si pietrificò a mezz'aria, poi si ricordò di non saper volare e cadde di muso.

«Ciao cugino»

Salutò sprezzante il riccone.

«Ti ricordi di me, Jeremy Fitzgerald, cugino?»

Mike grugnì qualcosa che poteva essere “che bello rivederti” come “non sei ancora morto?”. Jeremy mostrò un ghigno demoniaco, si aggiustò gli occhiali da sole appoggiati sul naso solo per figura dal momento che erano tre giorni che le nuvole non si spostavano dallo schermo superiore e non sembravano intenzionate a farlo, e si passò una mano tra i capelli rossi da poco unti di gel brillantinoso. Mike, in risposta, arricciò il naso mostrando una smorfia che doveva sembrare minacciosa quanto quella di un cardellino e rimase in silenzio. Jeremy e Mike si erano conosciuti, all'età rispettiva di due anni e cinque mesi, e in quell'occasione Jeremy aveva tirato il naso al cugino e Mike in risposta gli aveva infilato un dito in un occhio. Amore a prima vista, insomma. All'epoca Mike era ricco e Jeremy era povero. In realtà Mike non sapeva che farsene di tutta quella ricchezza, non l'aveva mica chiesta lui. Semplicemente i suoi erano ricchi, e quindi di conseguenza anche lui lo era. La sorella di sua madre, però, non era altrettanto fortunata, e quindi anche Jeremy non lo era. Logico no? E le due sorelle si erano allontanate da talmente tanto tempo che la ricca non prestava niente alla povera, e la povera non chiedeva niente all'altra. Non che si odiassero, solo che abitavano parecchio lontane e questo aveva allontanato anche i loro contatti. Mike e Jeremy invece si odiavano parecchio. Le famiglie non si erano incontrate spesso, ma quando l'avevano fatto erano sempre state botte e cazzotti tra i due ragazzi. Una volta il figlio ricco aveva fatto rotolare Jeremy sopra una porzione del tetto da camera sua, e il rosso era caduto sul ramo di un pino a gambe divaricate. Quindi nulla di grave, alla fine. Ah, e poi il ramo si era inclinato, lui era scivolato e si era rotto il braccio destro. Fra l'altro. Per vendicarsi, la volta seguente Jeremia Fritzequalcosa aveva rovesciato una busta intera di lassativo nella Coca di Mike, ad una festa. Quest'ultimo aveva passato tre giorni consecutivi al gabinetto.

Poi, d'un tratto, raggiunta la maggiore età, Jeremy si era rimboccato le maniche ed era sparito per qualche mese a lavorare in un posto lugubre e inquietante conosciuto come “Scuola”, come insegnante di sostegno, ma poi avevano scoperto che non aveva frequentato che la terza elementare e l'avevano buttato fuori a calci nel dididetro. Dopo questa esperienza, si era ritrovato a lavorare in una pizzeria dalla brutta reputazione, ma ne era comunque uscito vivo dopo sei mesi di lavoro. Non sapendo chi intervistare, una troupe televisiva l'aveva bloccato mentre usciva dal posto il suo ultimo giorno di lavoro e aveva chiesto a Jeremy cosa si provava a lavorare in un posto “infestato”, o come così si diceva. Lui aveva risposto semplicemente “la pizza italiana è più buona” e da quel giorno era diventato famoso, era stato chiamato per vari film e aveva guadagnato milioni. E la pizzeria era chiusa (per poi riaprire due settimane dopo con completo rinnovo del personale, tutto italiano, cosa che la portò a richiudere dopo un mese. Alla fine si misero d'accordo che la cosa migliore era avere solo il pizzaiolo italiano). Quindi alla fine la pizzeria odiava Jeremy e lui era diventato famosissimo, amato da ragazze a ragazzi... mentre a Mike era successa la cosa inversa.

Abituato a vivere nel lusso, alla parola “devi trovarti un lavoro” dei suoi genitori, lui si era messo a ridere di gusto scolandosi un'altra Pepsi (aveva chiuso con le Coche) con i piedi appoggiati al tavolino e il culo affondato ben bene nel divano morbido del villone in cui viveva. Cinque minuti dopo si era ritrovato in mutande fuori di casa, al freddo e al gelo. E da quel momento era iniziata la sua carriera da barbone. Vederlo in mutande aveva suscitato la compassione dei primi passanti, che gli avevano donato non soldi ma maglie vecchie e puzzolenti che a loro non stavano più (avevano scambiato Mike per un bidone dove gettare la roba da riciclare), e da quell'esperienza Mike aveva sicuramente appreso che se gli fossero serviti nuovi vestiti avrebbe potuto limitarsi a girare in mutande per le strade, pregando di non essere acchiappato dalla polizia e passare per maniaco. Per il cibo... la cosa era più difficile. Aveva provato a morsicare il maglione più vecchio, ma era gommoso e sapeva di muffa, e dato che fino a poco prima era vissuto di succosi polli, grasse lepri, gustosa cacciagione, pregiati pesci e via dicendo, il suo palato fino decise che le maglie non erano commestibili (cosa effettivamente vera). Quindi aveva iniziato a gironzolare per i ristoranti cercando un lavoro o aspettando gli avanzi dati ai cani, ma ogni volta che veniva assunto, per qualche strana ragione veniva subito gettato fuori (come quella volta che dette fuoco alla lavastoviglie), e i cani erano sempre avidissimi con i loro bocconi, quindi Mike aveva iniziato velocemente a patire la fame. Non aveva intenzione di tornare a casa a chiedere scusa, sarebbe morto pur di non farlo, ma anche morire non era un'idea allettante.

E dopo tutto questo discorso torniamo a Mike e al cugino diventato ricco per il duro lavoro.

«Come te la passi, cugino?»

«Andrebbe meglio se mi togliessi la scarpa dalla faccia, grazie»

Jeremy tolse lo scarpone che aveva appoggiato sulla guancia del parente e fece dietrofront, risalendo svelto in macchina.

«Trovati un lavoro, viziato figlio di papà!»

E indicò all'autista di ripartire alla massima velocità.

Mike si alzò dall'asfalto freddo, scosse via la polvere dal giaccone e riprese a camminare, senza mutare espressione, anche se in cuor suo si sentiva un verme.

Devo trovarmi un lavoro... ma dove?”




Commento

Salve a tutti! Immagino non abbiate mai sentito parlare di me... sono un'aliena sbarcata dal fandom di Super Mario. Ebbenesì, mi unisco a voi postando una stupidissima fiction basata su fanf (anche se per il momento di fnaf ha davvero poco) sperando che prima o poi questa serie ottenga una vera e propria “sezione” nella voce “Videogiochi”. Che dire? No, non fatevi idee brutte di me, solitamente non scrivo così male, o così stupidamente, o così volgarmente. Mi è solo venuta l'idea di pubblicare una parodia assurda e ho fatto il mio meglio per renderla tale. Perdonate i possibili errori ortografici, e spero di avervi strappato un sorriso. E soprattutto spero che mi seguiate nei prossimi capitoli! A presto!

Debby_Gatta_The_Best


  
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