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Autore: Feles 85    28/01/2015    3 recensioni
Questa è una vecchia poesia che scrissi durante l'ultimo anno di liceo e che rappresenta una fase molto cupa ma fondamentale della mia vita, senza la quale non sarei diventata ciò che sono e non avrei riscoperto mai la parte di me che più si avvicina al vero. Dicembre fu la chiave di volta: dicembre è il mese più buio dell'anno ma anche quello dove il Sole torna lentamente a riemergere dalla tenebra assoluta, dopo il Solstizio.
Genere: Introspettivo, Mistero, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Polvere densa, scaturita da queste stelle
soffoca
l'Essere
alla luce della notte profonda

Ogni tanto le stelle muoiono 
uniche, fulgide, vegliarde
sorridono folli, da inquietare
sulla terra abbandonata

Una terra che ha perduto il soffio del verbo
inaridita, rinsecchita, intorpidita
chiede alle stelle di piangere 
un po'
per consolare le sue lande putrefatte

Una notte di Dicembre
la Terra è nera pesta e il Cielo soffia polvere
di stelle
in questo secolo dimentico e dimenticato 
reso pazzo dall'arsenico

Muti idoli corrono dinnanzi alle mie radici
melodie orfane avvolgono Tutto
Ti ricordi? Penso. Ma non riesco ancora a ricordare.
Forse, semplicemente, non c'ero. Ma ci penso...
...comunque...

È lecito? È lecito questo malinconico calice?
Ciò che non è vissuto? Vedo queste 
mute immagini fulminarmi, elettriche
che mai ho potuto toccare.

Ballo. Ballo sotto la luce seria della Luna
come cantava un certo 
Bianco Duca.
   
 
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