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Autore: _Fux_    28/01/2015    2 recensioni
(...) E se ci penso mi viene ancora da piangere, perché sono così tanto felice che non mi sembra quasi vero: perché ho capito che anche quei momenti bui mi sono serviti, che ne verranno altri e che probabilmente soffrirò, ma che sarà necessario, perché ora quando succede qualcosa di bello lo apprezzo così tanto che il cuore rischia quasi di esplodermi per la gioia, perché forse, dopotutto, è vero che non si può degustare appieno una vittoria prima di avere subito una sconfitta. (...)
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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28 Gennaio: di neve, lacrime e nuove consapevolezze

 
Ad Ed Sheeran che mi ha fatta sognare con le sue parole, la sua voce ed il suo concerto,
​e a chi c'è sempre stato
 

Esattamente un anno fa ho avuto la mia prima grande crisi.
Di pianto, di malinconia repressa da troppo tempo, o di tristezza intrinseca ancora oggi non l'ho pienamente compreso, né ho la presunzione che riuscirò a farlo, di qui a breve.
Forse quando sarò più matura, ma per ora posso solo affidarmi ai miei ricordi; è successo tutto molto velocemente: un attimo ero tranquilla, l'attimo dopo il mondo -il mio mondo- mi stava crollando addosso con tutto il suo peso.
Aveva incominciato a schiacciarmi la sera, ed aveva continuato per tutta la notte, quella fra il 27 e il 28 Gennaio, quella notte che doveva essere importante, ma che avevo finito per odiare.
Nella testa mi rimbombavano le parole di rabbia che mi erano state rivolte, e mi distruggevano, continuamente.
Così come mi ero addormentata con la schiena scossa e le guance rigate, così mi ero svegliata, mentre sgattaiolando via dal mio unico rifugio -il letto- cercavo di scappare senza farmi vedere da nessuno.
Inutile, ovviamente.
Quella mattina di fine Gennaio il tempo mi era affine: il cielo era grigio e il vento soffiava forte.
Lo avevo trovato maledettamente appropriato, lo ricordo bene, perché ad un certo punto la mia mente aveva preso a vorticare veloce, così come la neve che aveva iniziato a scendere leggiadra come una ballerina e bianca come il gelo.
Per questo motivo mi ero paragonata a quei fiocchi deboli, perché  seguendo la frase di una famosa canzone avevo deciso di essere come la neve: fredda e spettacolare.
Avevo deciso di non provare emozioni, e di rinchiudere tutto in una scatola buia, nera, da nascondere a tutti, persino alla mia stessa persona.
Perché credevo che sarei stata meno debole, ma mi sbagliavo.
E la mia promessa l'avevo già cominciata ad infrangere, mentre un'ulteriore, inutile, lacrima mi scivolava dall'occhio, pronta a schiantarsi al suolo.
Avevo continuato ad infrangere quel patto con me stessa quando salendo sull'autobus che mi avrebbe portata lontana dal male che avevo sofferto da parte di chi amavo, -colpevole forse di essere scoppiato in un momento per me particolarmente delicato- mi ero andata a rifugiare in un paio di braccia amiche.
E tornavo nuovamente a nascondermi, e quando mi avevano chiesto: "Che è successo?" ancora una volta ero crollata, senza alcuna riserva, senza alcun freno, e senza uno scudo, se non quelle braccia.
Alla fine, della neve avevo preso forse solo una caratteristica: la fragilità.
Quello è stato l'unico giorno di neve di quell'inverno, nella mia città.
È passato un anno da quel 28 Gennaio, ed è stato probabilmente l'anno in cui ho sentito di più, in cui ho provato più emozioni, forse proprio perché avevo deciso di scansarle accuratamente, nemmeno fossero gli ostacoli durante una corsa importante.
Io non so bene com'è successo che quel giorno fossi definitivamente crollata, mi ero sempre ritenuta una persona abbastanza forte da fingere di non soffrire, stringere i denti ed andare avanti, da sola; quello che so è che, in fondo, in fondo, non mi sono pentita di nulla, durante questo ultimo anno.
Perché ho sentito, ed è stato meraviglioso, perché non ricordavo più cosa significasse, anche se mentivo a me stessa fingendo che fosse tutto okay, tutto nella norma.
Ho provato emozioni, ed è stato come quando si vede per la prima volta un fuoco d'artificio e si rimane a guardarlo con gli occhi sgranati, stupiti da quei colori variopinti.
E se ci penso mi viene ancora da piangere, perché sono così tanto felice che non mi sembra quasi vero: perché ho capito che anche quei momenti bui mi sono serviti, che ne verranno altri e che probabilmente soffrirò, ma che sarà necessario, perché ora quando succede qualcosa di bello lo apprezzo così tanto che il cuore rischia quasi di esplodermi per la gioia, perché forse, dopotutto, è vero che non si può degustare appieno una vittoria prima di avere subito una sconfitta.
Una volta una mia amica mi ha detto che sembro fragile, ma che invece sono forte, mentre per lei è l'esatto opposto, però io non credo che sia così, credo che in ognuno di noi convivano le due parti complementari, la forza e la debolezza: perché in realtà mi sento di essere debole come uno stelo di grano, ma sí, forse sono anche forte, e la mia forza nasce nello stesso modo di quella del grano, che piegandosi sotto il soffio del vento trova in quello stesso attacco la forza per rialzarsi nuovamente, drizzandosi fieramente.
Un anno fa era il mio compleanno, e pensavo che nulla avesse un senso vero e proprio. 
Oggi è il mio compleanno, e ho deciso di sorridere alla vita, nonostante tutto, perché è più facile affrontare le cose quando si cercano i lati positivi, e questo mi fa sperare che forse durante quest'anno io non sia cresciuta solamente per l'anagrafe.
E sí, forse ha ragione anche Ed Sheeran quando canta: "The worst things in life come free to us".
   
 
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