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Autore: Lux_daisy    29/01/2015    3 recensioni
"Perché? Perché è andato a finire tutto così? Era solo una stupida scommessa! Io… io non posso fare una cosa del genere… Gokudera… non posso fargli questo… non a lui…"
Takeshi rimase lì, immobile, le spalle chine, la mazza impugnata debolmente che toccava terra e gli occhi fissi nel vuoto.
Cosa succederebbe se Yamamoto fosse costretto a mentire a Gokudera a causa di una scommessa? E cosa succederebbe se le conseguenze di questo gesto cambiassero il rapporto tra i due?
La mia seconda 8059 dopo un anno circa :3
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Nuovo Personaggio, Takeshi Yamamoto, Tsunayoshi Sawada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Se non ti aspetti l'imprevisto, non lo incontrerai*

*Eraclito

 
 


Giorno della partita – 30 minuti all’inizio
 
<< Capitano! Che ci fai qua fuori? >>.
Nonostante gli facesse ancora uno strano effetto sentirsi chiamare “capitano”, Yamamoto si voltò verso Takiya, il suo vice, che lo stava raggiungendo vicino l’ingresso al campo per gli spettatori. Gli si fermò davanti, la divisa addosso e con l’aria carica di chi è pronto ad entrare in campo.
 
Il moro gli sorrise. << Sto aspettando una persona >> disse semplicemente. A quelle parole l’altro fece un sorrisetto cospiratore e gli assestò una piccola e amichevole gomitata al fianco. << Uuuh, una ragazza, eh? Che fortuna! Ti invidio… >>.
Yamamoto si sforzò di sembrare rilassato, anche se dentro di sé non riusciva a placare l’ansia. << Non sono sicuro che si verrà, perciò potrei non essere così fortunato >>.
 
Takiya sgranò gli occhi un attimo per poi sorridere di nuovo. << Ma che cavolo dici?! Dopo la faccenda di Tamamura sei diventato super popolare con le fanciulle: nessuno ragazza ti darebbe buca. Verrà di sicuro! >>.
Lo spadaccino forzò una breve risata. << Grazie dell’incoraggiamento >>. Il suo vice avrebbe anche potuto avere ragione per quanto riguardava le ragazze, ma purtroppo per Yamamoto non era una di loro ad avergli fatto perdere la testa.
 
In quei giorni non aveva fatto che pensare a quel momento con un misto di ansia, terrore e impazienza, ma ciononostante, si era sforzato di comportarsi normalmente con Gokudera, soprattutto davanti a Tsuna: non voleva destare sospetti né tantomeno voleva farlo preoccupare ancora. Ma più di ogni altra cosa non voleva far sentire a disagio Gokudera, il quale, dal canto suo, sembrava aver trovato particolarmente interessante persino le macchie per terra o i lacci delle scarpe: tutto tranne il volto di Yamamoto che era stato attento a non guardare, se non costretto.
 
Takeshi non sapeva bene cosa pensare, ma si era ripromesso di lasciare ad Hayato quei giorni per riflettere su di loro e sui suoi sentimenti, perciò aveva fatto finta di niente.
Per sua fortuna la nuova nomina a capitano l’aveva tenuto molto impegnato e questo l’aveva allontanato da superflue e possibilmente dolorose riflessioni.
 
E così, tra una cosa e l’altra, quei tre giorni erano come volati e ora, come stabilito, Yamamoto aspettava Gokudera fuori dal campo prima dell’inizio della partita.
Partita che, pur essendo un’amichevole, era comunque l’incontro di debutto del moro come nuovo capitano della squadra e la Pioggia sapeva di non poterla perdere: doveva conquistarsi l’approvazione di tutti se voleva guidare i suoi compagni verso il campionato.
Ma si disse anche che avrebbe rinunciato a tutto quello per avere un “sì” da Gokudera.
 
 
15 minuti all’inizio
 
Quando sentì qualcuno chiamare il suo nome e si accorse che quel qualcuno era Tsuna, si illuminò di speranza e trepidazione, solo per spegnersi l’istante dopo, quando tra tutti quei volti amici, non vide quello di Gokudera.
Tsuna, Reborn, Kyoko e Ryohei Sasagawa, Haru, Lambo, I-pin, Futa e Bianchi: erano venuti tutti ad assistere a quella partita.
<< Ragazzi, siete tutti qua! >> li salutò sorridendo appena si fermarono.
<< Certo! Non ci saremmo persi quest’incontro per niente al mondo >> confermò Tsuna, rispondendo al sorriso.
<< Sarà uno scontro estremo! >> se ne uscì Sasagawa con il suo solito entusiasmo dirompente.
<< Vedi di non deluderci >> lo avvertì Reborn con tono fin troppo serio, << o Tsuna se ne pentirà >>.
 
Il diretto interessato sgranò gli occhi, spaventato e squittì. << Ma cosa c’entro io, scusa?! È Yamamoto il capitano della squadra! >>.
Con la sua solita velocità Reborn picchiò Tsuna e lo fece finire per terra. << Tu sei il Decimo: sei sempre responsabile per i tuoi sottoposti e per i loro errori >>.
Da lì nacque una discussione che continuò anche mentre il gruppo si dirigeva verso gli spalti e che fece sorridere Yamamoto, nonostante sentisse la speranza evaporare ad ogni secondo.
 
 
5 minuti all’inizio
 
<< Capitano! Il coach ti vuole negli spogliatoi. La partita sta per iniziare >> lo avvisò Takiya dopo averlo raggiunto di corsa.
Yamamoto guardò ancora una volta l’orologio e gli spalti occupati.
Non c’era più tempo.
<< Non si è fatta vedere, eh? >> disse l’altro poco dopo , notando l’espressione triste del moro. Gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. << Magari ha avuto un’emergenza e non ha potuto contattarti. Su, andiamo. La potrai cercare dopo la partita >>.
 
No, non poteva e lo sapevano sia lui che Gokudera.
L’accordo era chiaro: se Hayato non si fosse presentato prima dell’inizio, significava che non ricambiava i suoi sentimenti e Yamamoto gli aveva promesso che allora l’avrebbe lasciato in pace e che tutto sarebbe tornato come prima.
Gliel’aveva promesso. Non avrebbe potuto rimangiarsi la parola data.
 
Takeshi lanciò un ultimo sguardo alla strada deserta davanti a sé e sospirò sconsolato.
“Così è questa la tua risposta, eh…”. Forse avrebbe dovuto aspettarselo: non solo erano entrambi ragazzi – e questo implicava tutta una serie di problemi non indifferenti – ma Gokudera non era mai stato molto amichevole nei suoi confronti; anzi, non aveva mai nascosto una certa ostilità.

Poi erano iniziati i problemi a causa di Tamamura, ma Hayato si era impegnato per aiutarlo e alla fine c’era pure riuscito, nonostante tutto.
E allora Yamamoto ci aveva davvero sperato. Dopo tutto quello che era successo nelle ultime settimane e dopo il bacio, aveva pensato di avere una possibilità. Anche solo una piccola.
Ma a quanto pareva, non l’aveva mai avuta.
 
Si lasciò scivolare verso terra fino a sedersi sulle punte dei piedi, le braccia sulle gambe e la testa fra le mani.
Rimase in quella posizione per alcuni secondi ed ebbe quasi voglia di lasciar perdere tutto, ma poi il suo senso del dovere prese il sopravvento. Si rialzò con un sospiro, raggiunse Takiya e insieme si diressero verso gli spogliatoi.
L’unica cosa che poteva fare ora era cercare di vincere la partita, ma per la prima volta entrò in campo senza alcuna voglia di giocare.
 
 
 
 
 
Le grida di gioia dei tifosi della scuola Naminori riempirono il piccolo campo di baseball appena il fischio dell’arbitro segnò la fine della partita e sancì la vittoria della squadra di Yamamoto.
Anche se era solo un’amichevole, era stato uno scontro molto combattuto e il ruolo di Takeshi sul diamante* era stato fondamentale.
Alle urla di vittoria degli spettatori si aggiunsero quelle dei membri della squadra che, dopo aver afferrato Yamamoto, lo portarono in trionfo, dimostrandosi fieri del loro nuovo capitano.
 
La spadaccino era riuscito a non pensare a Gokudera per tutta la durata della partita e a concentrarsi solo sul suo dovere e quando i suoi compagni lo abbracciarono e festeggiarono, sorrise di un momento di vera gioia, che però finì appena si ritrovò da solo nello spogliatoio.
 
Tutti gli altri erano già andati via, felici e sorridenti, mentre il moro era rimasto per ultimo. Si godette quel silenzio assoluto per alcuni minuti, seduto su una delle panchine, la testa tra le mani.
Avrebbe davvero voluto essere felice per quella piccola vittoria e per essere stato accettato come capitano,  ma non riusciva a togliersi di dosso quella tristezza mista a rassegnazione che gli faceva temere le conseguenze di quando avrebbe rivisto Gokudera.
Avrebbe dovuto fingere. Fingere che gli andasse bene così, che non gli facesse male, che avrebbe potuto comportarsi come al solito, sorridere come al solito.
In quel momento gli sembrò impossibile.
 
Ma si disse che non poteva restare a compiangersi per sempre, così, nonostante tutto, si fece forza e uscì, deciso a tornare a casa.
Dovette passare dal lato esterno del campo e si ritrovò di nuovo davanti l’ingresso del campo dove aveva aspettato Hayato.
Rallentò ma non si fermò e prese un profondo respiro.
 

Respiro che però gli si bloccò in gola quando, dopo altri pochi passi, riconobbe la figura di Gokudera stagliata contro la luce del tramonto. A quel punto anche i suoi piedi si bloccarono e lui si ritrovò a fissare l’altro ragazzo che gli veniva incontro con passo calmo.
Appena furono a breve distanza tra loro, si guardarono negli occhi, sgranati quelli della Pioggia e seri quelli della Tempesta.

<< Congratulazioni per la vittoria >> iniziò Gokudera, la voce tranquilla come tutto il suo atteggiamento. Yamamoto si ritrovò a pensare che non l’aveva mai visto così calmo e impiegò diversi secondi prima di rendersi conto che gli aveva parlato.
<< Ah… beh, sì, era solo un’amichevole… ma grazie >> farfugliò in imbarazzo.
 
Hayato annuì in risposta e infilò le mani nelle tasche del giubbotto di pelle nero che indossava. << Hai fatto bene a non perdere >>.
Il moro aggrottò le sopracciglia, confuso. << Ho cercato di fare del mio meglio >> disse soltanto, sorvolando su come si era sentito quando non lui non si era presentato.
<< Di sicuro farai meglio di Tamamura >>.
<< Sei venuto per dirmi questo? >> sbottò però Takeshi, confuso e sorpreso per la presenza dell’altro, << perché se è così, ti assicuro che non ce n’è bisogno >>. Quella discussione non gli interessava assolutamente e non poteva credere che si fosse fatto vedere solo per congratularsi per la vittoria.
 
Gokudera sgranò di poco gli occhi, ma riacquistò velocemente il controllo. << Non sono venuto per questo >>.
<< Guarda che non sono idiota come credi: ho capito che prima non ti sei presentato perché non provi le stesse cose che provo io per te. Non era necessario che venissi a chiarirlo di persona >>.
Quella poteva essere l’unica spiegazione plausibile. Scettico e diffidente di natura, Gokudera si era convinto che Yamamoto avrebbe comunque potuto coltivare qualche altra speranza e aveva deciso di spiegargli la situazione a parole una volta per tutte.
Ma Yamamoto non era stupido fino a quel punto e non voleva la sua pietà o finta comprensione.
 
Il bombarolo accettò l’accusa senza battere ciglio. Aveva riflettuto a lungo in quei giorni, arrivando anche a distruggere diversi mobili del suo appartamento e a spaventare persino Uri. Aveva anche valutato l’idea di darsi alla fuga, ma non avrebbe mai e poi mai potuto abbandonare il Decimo. In quanto braccio destro era suo dovere restare al fianco del Boss fino alla morte.
Ma questo implicava avere Yamamoto vicino e la cosa aveva rischiato di portarlo alla più completa follia.
 
Prima era stato furioso con l’altro Guardiano, poi con se stesso. Dopo aveva provato paura e imbarazzo per quei sentimenti e pensieri che non pensava avrebbe mai potuto avere per qualcuno come l’idiota del baseball. Soprattutto per uno come lui.
Dopo una seconda fase di rabbia e desiderio di distruzione, si era imposto di rifletterci in modo oggettivo e distaccato, ma anche quella fase non aveva avuto buon esito.
Nel frattempo era arrivato il giorno della partita e lui non ce l’aveva fatta a presentarsi.
Non aveva trovato abbastanza coraggio per farlo.
 
Poi però aveva visto il moro impegnarsi nel gioco, vincere la partita e venire festeggiato dai compagni e aveva capito quanto Yamamoto fosse speciale.
Non era esattamente in grado di dire cosa fosse scattato nel suo cervello per fargli pensare qualcosa del genere, ma aveva capito di non voler più scappare.
Non era da lui.
Era il braccio destro del Juudaime, il Guardiano della Tempesta che, impetuoso, distrugge ogni cosa sul suo cammino.
Non poteva comportarsi da codardo.
 
 
Dopo le sue parole, il moro riprese a camminare, deciso ad andarsene, ma appena passò accanto a Gokudera, si sentì afferrare per il polso.
Sbarrò gli occhi e li puntò sull’altro che ricambiò il suo sguardo.
<< Scusa se ho fatto tardi >> gli disse l’argenteo con voce seria ma serena.
 
Takeshi schiuse la bocca ma non uscì alcun suono. Solo dopo qualche secondo si accorse che il viso di Hayato si era tinto di rosso e che i suoi occhi verdi – i suoi splendidi occhi verdi – stavano cercando di comunicargli qualcosa.
Qualcosa che lui non riusciva ancora a dire, ma che voleva far capire.
“Con te non è mai facile, vero?” pensò quasi divertito.
Se tutto quello era solo un sogno, non voleva essere svegliato.
 
<< È tutto a posto. L’importante è che tu sia qui >>. Poi sorrise, di uno di quei sorrisi radiosi e sinceri che avrebbe voluto donare solo e soltanto a lui e desiderò abbracciarlo e baciarlo come se non ci fosse stato niente di più importante, ma si limitò a sorridere e a guardarlo con amore.
Lo vide farsi ancora più imbarazzato e gli scappò una risata, in risposta alla quale Gokudera mise su il broncio e lo fulminò con una delle sue occhiate omicide.

<< Smettila di sorridere come un idiota: è irritante >> lo rimproverò come al solito, per poi tirare fuori una sigaretta.
<< Sorrido perché sono felice: concedimelo, almeno per oggi >>.
L’altro lo fissò con aria scocciata, ma alla fine sbuffò e scrollò le spalle. << Fa’ come vuoi >>.
Probabilmente certe cose non sarebbero mai cambiate.
 
 
 
 
Nonostante le iniziale proteste, Hayato finì col cedere e lasciò che Takeshi lo accompagnasse a casa.
Gli sembrava una cosa un po’ stupida, dato che lui non era mica una ragazza che aveva bisogno di chissà quale protezione, ma non era riuscito a dire di no alla faccia da cucciolo dell’altro.
E poi, anche se non l’avrebbe mai detto ad alta voce, gli faceva piacere trascorrere del tempo con lui.
Giusto un po’, eh. Non si era certo trasformato in un scolaretta romantica e innamorata.
 
Chiacchierarono del più e del meno durante il tragitto e da lontano sarebbero sembrati solo due semplici amici che camminavano insieme, ma ormai amici non lo erano più. Se mai lo erano stati davvero.
 
Quando raggiunsero l’appartamento di Gokudera, Yamamoto pensò che il tempo trascorresse davvero troppo veloce: non era ancora pronto per lasciarlo andare, anche se solo fino al giorno dopo.
<< Beh… grazie per… sì, insomma, per avermi accompagnato… >> disse l’argenteo in preda all’imbarazzo, ma se ne pentì all’istante, perché quella frase gli sembrò cento volte più ridicola e imbarazzante di qualsiasi altra cosa avrebbe potuto dire.
Non ci sapeva proprio fare con certe cose… e il sorriso divertito dell’idiota non aiutava per niente.
 
<< A domani >> aggiunse subito dopo, cercando di precipitarsi su per le scale che l’avrebbero portato tra le sicure mura domestiche.
Il suo tentativo di fuggire dall’imbarazzo però ebbe vita davvero breve, perché Yamamoto lo bloccò afferrandolo per i polsi e dopo avergli accarezzato una guancia con la mano, lo avvicinò a sé e  lo baciò.
 
Come aveva voluto baciarlo prima e come aveva immaginato di farlo da quando aveva compreso i suoi veri sentimenti.
All’inizio fu dolce e casto: solo le loro labbra si accarezzavano piano e senza fretta, cercando di sopperire alla mancanza di esperienza con la passione per quel nuovo inizio.
 
Quando però Takeshi sentì Hayato rilassarsi di più nel bacio e stringersi a lui, facendo avvicinare ancora i loro corpi, non riuscì più a trattenersi e cercò un accesso più profondo.
Gli fece schiudere la bocca e cercò la lingua di lui con la sua.
 
Gokudera si irrigidì di colpo e sbarrò gli occhi: non credeva di essere pronto per quel tipo di bacio, ma l’altro sembrò non essere del suo stesso avviso, perché gli passò una mano tra i capelli e gli impedì di tirarsi indietro.
Cosa a cui l’argenteo rinunciò subito dopo.
Si fece trasportare dal momento e allacciò la sua lingua a quella dell’altro, lasciandosi guidare dall’istinto.
 
Non riusciva neanche a pensare con lucidità e una vocina nel suo subconscio gli disse che era meglio così: del resto stava baciando l’idiota del baseball e lo stava trovando dannatamente eccitante.
Se si fosse fermato a riflettere, avrebbe rischiato di farsi prendere dal panico,  perciò fece quello che non aveva mai fatto in vita sua: si lasciò andare.
 
Si affidò a qualcuno per la prima volta, riuscendo a bloccare quel sottile ma persistente strato di paura che continuava a minacciarlo, perché, in modo assurdo e del tutto irragionevole, capì che per Takeshi ne valeva la pena.
Valeva la pena rischiare e mettere in gioco se stessi, per quanto una parte della sua coscienza non smettesse di dargli del pazzo.
 
Ma probabilmente erano entrambi due pazzi idioti.
 
 
 
Quando si ritrovarono entrambi a corto di fiato, si separarono lentamente e Yamamoto non poté impedirsi di sorridere, felice come mai si era sentito e come non credeva ci si potesse sentire solo nello stare finalmente accanto ad Hayato.
Lo vide arrossire di nuovo e distogliere lo sguardo per un momento e desiderò baciarlo ancora, ma si limitò ad accarezzargli i capelli. Avrebbero avuto tutto il tempo del mondo per andare oltre i baci e imparare ad amarsi con calma.
Non c’era alcuna fretta adesso.
 
<< A domani >> lo salutò allora senza smettere di sorridere.
Gokudera abbozzò un sorriso imbarazzato e annuì, rendendosi conto di aver perso la capacità di parlare.
Quel bacio lo aveva davvero devastato. “Stupido idiota del baseball e la sua stupida lingua!” pensò sconcertato dalla sua stessa reazione. Raggiunse la porta di casa e anche se non si voltò, fu certo che il moro lo stesse guardando e che non si fosse ancora tolto quel sorriso dalla faccia.
 
A conferma della certezza di Hayato, Takeshi lo osservò finché non si richiuse la porta alle spalle e continuò a sorridere anche dopo essere tornato a casa.







Ed eccoci alla fine-fine! Guardando indietro, mi sono ricordata che il primo capitolo di questa storia l'ho pubblicato a novembre 2013... O.O una vita fa praticamente! E ho pensato "oddio, è davvero passato tutto questo tempo?????" sono rimasta sconvolta, lo ammetto.... ai tempi stavo ancora scrivendo la mia long XS ed adesso sto chiudendo pure questa... che poi tanto long-long non è, solo 10 capitoli XD
btw ringrazio tutti voi che letto, seguito e commentato <3 e mi scuso per avervi fatto aspettare tanto per la conlcusione u.u spero che vi sia piaciuta ^^ se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate ;)
vi abbraccio tutti <3 e alla prossima


 
  
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