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Autore: Mia    27/11/2008    2 recensioni
Storia nata per il concorso di sherry90. Ispirata alle splendide canzoni dei Kamelot "Elisabeth I - Mirror, mirror" e "Elisabeth II - Requiem for the innocent", ognuna delle quali occupa un capitolo di questa breve storia. Una donna entra in possesso di uno specchio misterioso, ma quale orribile segreto può nascondere un oggetto così splendido?
Genere: Dark, Sovrannaturale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elisabeth, the Bloody Lady
Mirror, Mirror...

Mirror can you tell me
how to stay forever young?
Let me know the secret:
I will hold my twisted tongue.
Please protect my beauty:
velvet skin so pure and white.
Hear my name resounding
like a hymn at dead of night.


Il giovane mercante fece un altro profondo inchino e cominciò a sistemare la merce su un elegante tappeto persiano.
Era un giovane orientale molto attraente: i suoi tratti erano morbidi e regolari, la sua pelle aveva il fragrante colore della giovinezza. Solo i suoi occhi sembravano essere più antichi del resto del suo corpo.
Il loro colore scuro ed intenso li faceva apparire estremamente profondi, come il suo sguardo, così penetrante che più volte ero stata costretta ad abbassare gli occhi, per non tremare. -Scegliete ciò che più vi piace, mia signora.-
Posai lo sguardo sugli oggetti che aveva sistemato sul tappeto: erano tutti molto singolari, il cui fascino orientale influenzò le mie ancelle, che subito cominciarono a bisbigliare per poi avvicinarsi a me e darmi consigli sciocchi quanto loro.
Le mandai via e continuai ad osservare ciò che mi mostrava il giovane mercante. Vi era una strana maschera di legno dall’aria truce e demoniaca, alcune statuette di legno o intagliate nella pietra. Più in là sul tappeto giacevano invece splendidi gioielli d’oro e d’argento con incastonate sopra delle bellissime pietre che non avevo mai visto prima; vi erano anche dei pettini bianchi, che sembravano fatti d’osso, ma appresi che quel materiale simile all’osso era avorio, ricavato dalla zanna di un animale asiatico chiamato elefante e delle spazzole d’argento.
Il giovane mi descrisse tutto nei minimi particolari, ma la mia attenzione fu attirata da un altro oggetto. Era uno specchio d’argento, con una cornice d’oro lavorato di stupenda fattura. -Vedo che lo Specchio di Tabitha ha attirato l’attenzione di vostra maestà.-
La sua voce si era fatta suadente e sottilmente maliziosa, ma non ci badai più di tanto: quello specchio mi aveva incuriosito e volevo saperne di più.
-Questo specchio porta il nome della sua proprietaria più famosa, la quale si dice lo abbia dotato di alcune particolari proprietà… ma questa storia non vi può interessare, mia signora.-
Si interruppe, ma io lo invitai ad andare avanti, poiché desideravo sapere tutto di quello specchio.
Non avrei saputo dire il perché, ma quell’oggetto sembrava avermi affascinata, tanto che non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso. Era come se una forza sconosciuta mi legasse ad esso ed, inerme ed indebolita, io non la potessi combattere.
-Vedete, mia signora: – continuò il giovane, dopo la mia richiesta – la leggenda narra che la donna a cui esso apparteneva fosse una strega orribile di nome Tabitha: così brutta che le era impossibile specchiarsi, perché, non appena la superficie dei uno specchio incontrava il suo volto, esso si infrangeva in mille frantumi. Un giorno, vedendo questo specchio, se ne innamorò e decise di acquistarlo, lo portò nel suo castello e decise di fargli un incantesimo che le permettesse di usarlo: l’immagine che avesse sfiorato per prima la superficie dello specchio sarebbe stata il modello su cui si sarebbero plasmati i volti delle persone che, d’ora in poi, si sarebbero specchiate in esso. Allora l’orribile Tabitha rapì una bellissima, giovane fanciulla del villaggio e la costrinse a specchiarsi, cosicché, quando lei stessa si fu specchiata, ogni traccia di bruttezza ed orrore scomparve, lasciando spazio ad un volto giovane e bellissimo. Quando lei morì, esso passò di mano in mano, pronto a rivelare il segreto della giovinezza a chiunque avesse saputo guardarvi dentro…-
Aggrottai le sopracciglia e gli chiesi cosa intendesse dire con quell’ultima frase, ed il giovane mercante mi rispose che lo specchio avrebbe svelato il vero segreto della bellezza solo a chiunque avesse desiderato ardentemente conoscerlo.
Mi alzai e mi diressi verso quel tesoro così prezioso: lo alzai con mani tremanti e me lo portai davanti al viso, ma lo allontanai subito, quasi impaurita. Lo posai di nuovo, ma notai che ogni parte del mio corpo tremava, perciò mi sedetti, chiudendo gli occhi per qualche secondo.
Quando li riaprii il giovane mercante si era avvicinato e mi sorrideva con aria maliziosa.
-E’ una storia davvero interessante.- mormorai, tentando di mantenere la voce calma.
-Come tutte le leggende, mia signora. Nulla è più interessante di ciò che ha un fondo di verità.-
Sentii il mio volto sbiancare ed incrociai lo sguardo del giovane mercante, che continuava a sorridermi con quel sorrisetto ambiguo. -E’ assurdo che possa esserci del vero in una storia così inverosimile. Come puoi essere sicuro che essa sia vera?-
I nostri occhi si incrociarono ancora una volta e la loro profondità antica mi turbò, così come quel suo sorriso smaliziato.
-E’ molto semplice, mia signora: nulla rende l’uomo più sicuro della verità dell’esperienza.-
Il mio corpo ebbe un fremito che non riuscii a nascondere. Era tutto così assurdo, eppure quegli occhi…
Nonostante la paura che provavo, quella misteriosa forza che mi aveva attratto irresistibilmente, mi spinse ad acquistare lo specchio, ed il giovane mercante misterioso scomparve, così com’era venuto.
Rimasi sola nelle mie stanze.
Appesi lo specchio alla parere e rimasi a fissarlo a lungo, in ammirazione. Era difficile credere che a quello che aveva detto il mercante, eppure, per un momento, mi era sembrato tutto così vero…
Mi avvicinai, sfiorai con un dito la sua superficie argentata. Infine trovai il coraggio di immergere gli occhi in quelli del mio riflesso.
Un tempo ero stata la donna più bella del regno, ed anche ora la mia bellezza era invidiabile, ma non ero più una bambina ed i segni dell’età cominciavano a farsi strada sul mio viso.
Sfiorai la superficie dello specchio ancora una volta, e ancora e ancora… fino a che, senza neppure rendermene conto, mi ritrovai a sussurrare dolci parole allo specchio, parole che solo due amanti avrebbero potuto scambiarsi. Più il tempo passava, più mi sentivo diversa, terribilmente innamorata di questo tesoro di inestimabile valore che mi era capitato fra le mani.
Con le labbra a pochi centimetri da quelle del mio riflesso, accarezzavo leggermente la superficie dello specchio.
-Specchio, tu solo puoi dirmi il segreto dell’eterna giovinezza. Lascia che io lo apprenda, io ed io soltanto. Lo conserverò e non ne parlerò mai con nessuno, mio prezioso gioiello… Ti prego, proteggi la mia bellezza: mantieni la mia pelle pura e bianca com’è adesso! Ascolta il mio nome risuonare come un inno alla morte della notte.- Detto questo baciai la superficie fredda dello specchio ed in quel momento, quando nuovamente guardai negli occhi il mio riflesso, mi parve di vedere un paio di occhi neri come la morte fissarmi per un secondo, per poi scomparire e lasciare spazio a quelli del mio riflesso.
Notai però che esso non era cambiato.
Cercando di dimenticare quegli occhi neri di morte, risi e dissi a me stessa che ero stata davvero sciocca a credere che ci potesse essere del vero in quella leggenda. Avevo solo pagato qualche moneta di più per la bella favola e, tutto sommato, ne era valsa la pena, perché quello specchio era davvero il più bello che avessi mai visto. Decisi di non pensarci più, poiché era assolutamente assurdo che, questa volta, la leggenda avesse un fondo di verità.

***


Once I struck a servant:
she's a virgin free from sin.
Drops of blood caressed me
and refined my aging skin.


Passarono parecchie settimane senza che mi capitasse più nulla di simile a quanto era successo il primo giorno in cui ero entrata in possesso dello Specchio di Tabitha.
Una mattina avevo chiamato una delle mie ancelle più giovani perché mi aiutasse a vestirmi. Quando mi ebbe finito di allacciarmi il corpetto ed ebbe rifinito la mia pettinatura, portò lo specchio, affinché potessi vedere se il lavoro che aveva fatto andava bene. Presi lo specchio dalle mani della giovinetta e mi specchiai.
Ed ecco, apparve il mio viso sulla superficie lucida dello specchio: lo guardai da più angolazioni e controllai i miei capelli. Ma, anche quando ebbi finito, non riuscii a staccarmi dallo specchio e dall’immagine riflessa di me stessa. Era come se essa mi avesse ipnotizzato, incantato ed affascinato.
Più la guardavo più mi sentivo strana, come ossessionata dalla paura che ci fosse qualcosa nel mio aspetto che non andasse e che perciò rendeva necessario che io continuassi a scrutare il mio riflesso, alla ricerca di questa misteriosa imperfezione.
Infine notai una piccola, impercettibile ruga sul lato sinistro della mia bocca e, non appena alzai lo sguardo fino ad incontrare gli occhi del mio riflesso, colsi ancora una volta il glaciale, fugace sguardo di quei terribili occhi neri come la morte…
Ed allora, nella mia mente tutto apparve diverso, irreale e la piccola ruga sul lato della mia bocca era per me l’emblema dell’avanzare inarrestabile del tempo. Presto la vecchiaia sarebbe calata su di me ed io mi sarei ritrovata brutta e vecchia, senza aver potuto fare nulla per impedirlo.
Un tempo ero stata la donna più bella del regno, desiderata dagli uomini ed ammirata dalle donne, ma presto cosa sarebbe rimasto di questo passato glorioso?
Stavo invecchiando ed ogni giorno l’età mi pesava sulle spalle come un macigno.
Improvvisamente fui investita da un improvviso, totale e cieco odio per la fanciulla che, nel fiore della sua giovinezza, mi stava accanto, aspettando che la congedassi. Non riuscivo più a guardarla senza provare odio per lei, per la sua giovinezza, per la sua freschezza.
Ella infatti possedeva la giovinezza, l’unica cosa che sia importante avere. Non lo poteva immaginare, ma io sapevo che, un giorno, quando anche lei fosse diventata vecchia e brutta, quando i troppo pensieri avessero increspato la sua fronte con solchi e rughe lo avrebbe capito. La bellezza è infatti una forma di genialità, forse ancora più alta dell’intelletto, poiché anche essa, come tutte le cose più alte, non ha bisogno di spiegazione né di definizione. Il pensiero più diffuso in quei terribili tempi era che la bellezza fosse superficiale, ma solo le persone poco profonde non giudicano dalle apparenze. Il vero mistero del mondo è ciò che si vede e non quello che non si vede, anche perché, ciò che non si vede, chi può essere sicuro che esista?
Il mondo passava la vita inginocchiato, consumandosi nella speranza di perdere la propria bellezza e giovinezza il più in fretta possibile, mentre io mi consumavo nell’angoscia di svegliarmi una mattina brutta e vecchia, ad un passo dalla morte, senza aver potuto far nulla per impedirlo.
Questo pensai mentre osservavo la mia immagine riflessa, senza vedere niente altro che quella ruga sul lato destro della bocca. Ed allora il terribile odio nei confronti della fanciulla diventò follia: ero certa che lei mi avesse portato quello specchio apposta per umiliarmi, facendomi vedere quanto brutta ed invecchiata fossi, quando lei, invece, era così giovane e bella!
Mi alzai di scatto e la colpii con violenza sulla bocca. Lei rimase in piedi, attonita, con una mano sulle labbra.
-Ora avrai la giusta punizione per aver tentato di umiliare la tua padrona!- urlai e la colpii nuovamente, in faccia, più e più volte, con violenza ed odio sempre crescenti.
Volevo distruggere, annientare quella sua bellezza, per me così umiliante ed insopportabile! Volevo che il suo bel visino ne uscisse sfigurato per sempre, così che non potesse più osare farmi sfigurare. Lei urlava di dolore, ma né quelli né le sue suppliche valsero a fermare la mia mano. La guancia le si arrossò a tal punto che cominciò a sanguinare.
Presto il suo urlo si spense per sempre.
Ma io non mi fermai e continuai a schiaffeggiarla, per fermarmi sono quando sulla mano mi caddero alcune gocce vermiglie del suo sangue. Esse mi accarezzarono la pelle come un balsamo.
Con enorme stupore, dove il sangue mi aveva sfiorato, la pelle sembrava essersi distesa e rassodata, come purificata.

Could this be the answer:
uncorrupted carmine red?
Voices keep resounding
in my dazed, bewildered head.


Arretrai, portandomi una mano alla bocca e fissai il corpo senza vita della ragazza, piena di stupore.
Poi mi girai e corsi ad afferrare lo specchio che avevo lasciato sul tavolo al cui ero seduta. Mi specchiai e, ancora una volta, la prima cosa che mi balzò all’occhio fu proprio quella ruga che si affacciava dall’angolo destra della mia bocca…
Che fosse quella la risposta: che essa risiedesse proprio in quel rosso carminio ed incorrotto?
Tornai sui miei passi e mi inginocchiai affianco al corpo della fanciulla. Con mano tremante le sfiorai la guancia ed il sangue mi imbrattò la pelle.
Lentamente, ancora tremando, mi passai la mano sporca di sangue sulla faccia ed ancora una volta quella meravigliosa sensazione balsamica mi invase, come se una brezza fresca e gentile mi accarezzasse il volto.
Mi sentii come rinata.
Mi alzai ed un’altra volta mi specchiai.
Mi portai le mani alla bocca per non urlare: a ricambiare il mio sguardo era una me stessa di almeno dieci anni più giovane.
La mia pelle era bianca come la neve e liscia come la seta orientale. Ero tornata giovane e tutto grazie a quello specchio meraviglioso.
Una voce trionfante cominciò a risuonare nella mia mente stupefatta e sbalordita, e quasi non mi accorsi del bagliore che apparve nello specchio per un attimo, prima di scomparire un’ultima volta.

Have I found myself eternity?
Someone has heard my prayers:
now I'll become divine!


Avevo dunque davvero ottenuto il segreto dell’eterna giovinezza! Faticavo a crederlo e continuamente lanciavo occhiate estasiate al mio riflesso, quasi temessi di vederlo svanire per lasciare nuovamente spazio a quel volto scavato da quella terribile ruga! Potevo aver trovato davvero l’eternità? Regalato al mio corpo questo dono proibito e bramato da tutti?
Mi accarezzai una guancia e la morbidezza della mia pelle vellutata mi colse di sorpresa, poiché non ero più abituata a sentirla così al tatto.
Qualcuno aveva ascoltato le mie preghiere!
Presto sarei diventata divina! Sarei tornata ad essere la donna più bella del regno e nessuna avrebbe mai potuto competere con me!

Have I found myself divinity?
I'm no longer a slave
to the vicious hands of time!


Ero davvero riuscita a svelare il segreto della bellezza divina?
Guardandomi allo specchio, non avevo più alcun dubbio e non potevo far altro che sorridere mentre osservavo ammirata la mia bellezza. “Ormai non sono più una schiava delle viziose mani del tempo!” Mi girai verso la fanciulla morta e nessuna pietà colpì il mio cuore, né compassione di alcun tipo.
Guardai dalla finestra della torre, che dava su di un sottobosco dove nessuno mai passava.
Con fatica sollevai il corpo e, senza alcuna pietà, lo lasciai precipitare nel vuoto. Il cadavere della ragazza fu trovato qualche giorno dopo, e tutti cedettero che ad ucciderla, riducendola in quello stato, fosse stato un animale selvaggio. Sfiorai la superficie dello specchio con la punta dell’indice e poi vi posai sopra un bacio: esso mi aveva dato ciò che desideravo.
  
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