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Autore: Feles 85    29/01/2015    4 recensioni
Un inno vecchio, scritto di getto. Esprime ciò che si stava trasformando irrimediabilmente in me, che agivo come avvelenata da un serpente. Che fossi impropriamente una tarantolata?
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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(Ottobre 2003)

Uniscimi a Te in quest'odio appassionato
coltiviamo questa pianta dal fresco verde cupo
non sono rosse rose odorose, nè gigli albini
ma scure foglie verdi, dalle intense venature
poichè l'odio nasce dal troppo amore
come il troppo miele, che trabocca
da un vaso di porcellana raffinata,
delicata
e con tocco dolciastro e incurante 
ne danneggia la liscia superficie
irrimediabilmente.
Riferisci ciò che ti ho rivelato, agli Dèi ingnari
o ignavi... non saprei...
e di' loro di nausearmi
con una capiente coppa d'oro, colma di nettare
zuccheroso,
di avvelenarmi con quell'ambrosia famosa
che li rende così lontani
vorrei... riferisci Loro anche questo... l'unguento 
fatale
del centauro Nesso...
quello che fu fatale all'invincibile Eracle, di Zeus 
figlio e di Alcmena, mezzo figlio d'Anfitrione...
quella pozione malefica, maligna e maliziosa
che avvolge con dita bollenti
le carni umane che si dilettano di questa
con fiamme impietose e spietate
distruttrici e curatrici
dai barbagli bianchi e dalle rosse scintille
dal silenzioso lamento...
e tu verrai con me, mio odioso e odiato consorte,
Tu, Io, la cupa pianta, 
avvolti dal suo abbraccio nefasto ed eterno.







 
   
 
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