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Autore: NyxNyx    30/01/2015    0 recensioni
Nathaniel ha trentadue anni e dopo una lunga gavetta è finalmente riuscito a diventare Direttore della Biblioteca Mairie nella vicina cittadina di Colleville (Francia), sposato da quattro anni con Chloé la sua vita al momento non potrebbe andare meglio. Amato e rispettato da tutti si troverà però a dover fare i conti con le scelte del suo passato, perché la verità è figlia del tempo e poco a poco tutti i nodi verranno al pettine. Più a lungo si è taciuto più questi saranno devastanti.
***
Quando mi ero svegliato quella mattina non mi sarei mai immaginato che potesse succedere una cosa del genere… ma cominciamo dal principio.
***
SPOILER per chi non ha ancora giocato l'episodio 23
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nathaniel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Tutti i nodi vengono al pettine

Capitolo I

Stavo cercando inutilmente di calmarmi, ma più mi imponevo di farlo, più mi agitavo.
«Amore chi è?» sentii chiedermi da Chloé.
«Amore?» domandò la ragazzina «Hai una ragazza?»
«Sono sposato» annuii non capendo il perché di così tanto stupore e la vidi coprirsi il volto con una mano mentre borbottava qualcosa di non molto carino su sua madre.
«Scusa non volevo crearti problemi» ammise Eve, ed io continuavo a capirci sempre di meno «Mamma non mi ha detto che eri sposato… non sarei mai piombata qui così altrimenti».
«Lei… tu… io…» sospirai prima di urlare il nome di mia moglie «Chloé… Chloé… vieni un attimo ti prego».
Sbucò dalla porta del soggiorno e subito mi raggiunse leggermente preoccupata in viso.
«Amore che succede?» chiese «Sei pallidissimo».
«Questa ragazza si chiama Eve» dissi non sapendo in che altro modo renderla partecipe della mia personale tragedia «afferma di essere mia figlia ed io credo che se non mi siederò subito potrei svenire».
La donna mi guardò seria, scrutò la ragazza per un attimo e infine le porse la mano.
«Come avrai capito sono Chloé, sua moglie» disse incredibilmente calma.
«Eve» ripeté la ragazzina «e da ieri ho scoperto di essere sua figlia».
«Da ieri?» domandò mia moglie.
L’altra annuì gravemente, ma si vedeva che era spaesata quanto noi da tutta la situazione.
«Accomodati cara, ne parliamo dentro» esclamò infine la mia compagna posando delicatamente la mano sulla schiena della biondina invitandola ad entrare «Nath le valige» ordinò senza lasciarmi dire altro.
Presi i due trolley come un automa e li trascinai all’interno della casa, poi raggiunsi le due donne in soggiorno e mi sedetti sulla poltrona per cercare di calmare le vertigini e bloccare il tremolio che sentivo e vedevo nelle mie mani. Mi aggrappai infatti ai braccioli come se fossero delle ancore di salvezza ed aspettai in silenzio cercando di elaborare la faccenda.
«Quanti anni hai Eve?» chiese Chloé offrendole un bicchiere di tè freddo.
«Quindici anni appena compiuti» rispose la ragazza leggermente a disagio.
«Questa situazione è strana per me, perciò posso immaginare quanto lo sia per voi» affermò la trentenne alzando le spalle «Ti dispiacerebbe raccontarci qualcosa in più di te? Così forse capiremo un po’ meglio… tutto».
La giovane bevve un lungo sorso dal recipiente che aveva in mano e prese un respiro prima di iniziare a parlare.
«Sono nata il sette agosto di quindici anni fa e mia madre è Debrah Leroux…»
«Debrah Leroux, la cantante dei Stars from Nightmare?» la interruppe mia moglie stupita.
La ragazzina annuì, l’altra mi guardò per un istante e sebbene non avesse aperto bocca era stata piuttosto eloquente: nemmeno lei pensava che potessi aver avuto una relazione con una donna così famosa.
Fortunatamente, la giovane età della ragazza non lasciava dubbi sul fatto che i miei rapporti con sua madre erano da ricollegarsi ai tempi delle superiori.
«Quando sono nata aveva solo diciassette anni, ma decise di tenermi con sé» continuò la ragazza «Aveva nascosto la gravidanza ai fan con la scusa di una pausa dai tour per registrare un nuovo cd e poi ha ripreso la sua vita come se niente fosse. Non posso lamentarmi, mi ha sempre dato tutto quello che volevo e sono cresciuta con le migliori tate e i migliori insegnanti privati ma… mi ha mentito» disse con voce tremante «Lo ha sempre fatto» singhiozzò «Mi ha fatto credere per tutta la vita che mio padre non mi avesse mai voluto e invece ho scoperto che lei non glielo aveva nemmeno mai detto».
Chloé l’avvolse subito in un abbraccio ed io restai fermo, incapace di qualunque azione e ancora troppo intontito dalla storia per poter ragionare lucidamente.
Il problema è che non amavo Debrah: non l’avevo mai fatto. Inoltre, ero seriamente sconvolto dal pensiero che l’unica volta che mi ero lasciato andare, l’unica volta che avevo deciso di non essere il segretario per bene che tutti conoscevano, l’unica dannata volta che avevo mandato a fanculo il perbenismo, in cambio avessi ricevuto una figlia.
Una figlia.
Eve.
Mia figlia.
Era davvero difficile da credere, ma le date coincidevano e le somiglianze erano troppo palesi per poter far finta di niente.
Di solito si hanno nove mesi di tempo, più o meno, per rendersi conto di quello che sta per accadere, per imparare ad essere padre ed io non ero pronto, non ero preparato e non c’era un libro che potesse insegnarmi una cosa simile.
Io che di solito trovavo le risposte nella lettura di storie altrui, capii immediatamente che era questa quella che mi avrebbe insegnato di più in assoluto.
Continuavo a guardare la scena che si svolgeva davanti a me, ma mi sentivo un estraneo, completamente fuori posto. Al contrario Chloé, nonostante il suo sconcerto iniziale, si stava prendendo perfettamente cura della ragazza.
Solidarietà femminile? Istinto materno?
Non saprei, in qualunque caso questa vicenda sconvolgerà la vita di tutti e tre.
«Nath di qualcosa» mi esortò mia moglie mentre continuava a massaggiare la schiena alla ragazza.
«Io… Io sinceramente non so che dire» ammisi schietto «Non ero assolutamente preparato ad un evento simile e ammetto che mi ci vorrà un po’ per capirci seriamente qualcosa».
Eve rimase in silenzio, ma nei suoi occhi potevo leggere le stesse paura che mi stavano attraversando.
«Posso dedurre che le bugie che ti ha raccontato tua madre ti abbiano spinta a cercarmi e a scappare di casa, come mi hai detto tu prima. Non è una situazione facile per nessuno e credo che dovrò sedermi ad un tavolo per parlare con Debrah al più presto» affermai «intanto puoi restare qui. Giusto Chloé?»
«Certo che può restare!» esclamò mia moglie come se qualunque altra alternativa fosse una pazzia, poi si rivolse dolcemente alla ragazza «Preparo subito la tua stanza tesoro, vuoi fare un bagno intanto? Sarà stato un lungo viaggio».
«Grazie, credo che un bagno possa farmi bene» rispose cortesemente.
Ringraziai il cielo che il carattere non assomigliasse nemmeno lontanamente a quello di sua madre, altrimenti mi sarei sentito dare del cretino già una decina di volte.
Le due donne sparirono al piano superiore ed io guardai la vetrinetta dei liquori fin troppo allettato all’idea di un bicchiere di Chivas Regal.
«Sei stupido?» mi sentii dire poco dopo mentre ero ancora seduto attonito sulla mia poltrona.
«Prego?» domandai a Chloé cadendo dalle nuvole.
«Nathaniel è tua figlia. Tua. Figlia.» sbottò a denti stretti per non farsi sentire da lei «Ha passato quindici anni della sua vita sentendosi rifiutata dal padre e tutto quello che hai da dirle quando la vedi per la prima volta è che non ci capisci niente? Non l’hai abbracciata. Non l’hai consolata. Ti sei rinchiuso in te stesso guardandola terrorizzato. Per Dio Nath, è ancora una bambina che colpa ne ha lei in tutta questa storia? Te lo dico io: nessuna. Perciò ora svegliati e fai qualcosa di concreto per lei che non sia solo offrirle una stanza in cui dormire».
«Chloé mettiti nei miei panni» pigolai frastornato dal suo attacco così diretto.
«E tu prova a metterti nei suoi. Sei tu l’adulto e che tu ci creda o no, sei suo padre. Pensa a quello che sta passando, a quello che ha sofferto, vuoi davvero aggiungere altro dolore?»
«No» risposi sincero.
«Bene allora vai di là, prepara un panino o qualunque altra cosa pensi possa piacerle e quando uscirà da quel bagno parla con lei».
Restai in silenzio elaborando qualcosa, qualunque cosa potesse passarmi per la mente in quel momento.
«Che cosa ti spaventa così tanto?» mi chiese mia moglie ricomponendosi.
«E se non fossi all’altezza?» dissi di getto «Se non fossi un buon padre. O il padre che si aspettava io fossi. Se proprio fossi un incapace il questo ruolo. Se iniziasse ad odiarmi?»
«Quindi vuoi essere suo padre?» domandò quasi speranzosa.
«Certo, mi assumerò le mie responsabilità. Devo solo schiarirmi un po’ le idee» affermai, ma appena finita la frase la vidi scrollare la testa «Che c’è?»
«Non devi assumerti le tue responsabilità» sibilò alterata «Non è una cosa che, devi fare. È una cosa che, devi sentire. Se non sei convinto di questa cosa, il vostro rapporto non potrà mai funzionare».
Ci pensai un attimo ed effettivamente aveva ragione.
«Chloé… come fai ad essere così razionale anche in queste situazioni?» chiesi affondando la testa contro la sua spalla mentre l’abbracciavo.
Avevo bisogno di sentirla vicina.
«Sono sconvolta quanto te dalla situazione. Hai una figlia. Una figlia di quindici anni. Ma che colpe posso darti? Nessuna, non lo sapevi e impareremo a convivere con questa cosa».
Donne: hanno una forza che noi uomini non possiamo nemmeno sognarci di avere. Senza di lei probabilmente sarei ancora sulla porta di casa a guardare Eve come un'ameba.
«Ascolta» disse infine posando delicatamente le mani sulle mie guance «Hai già affrontato situazioni difficili: chi meglio di te sa cosa voglia dire essere rifiutato dal proprio padre? Non è quello che è successo tra voi, perciò puoi rimediare, farle capire che ci sei e che ci sarai. Hai aiutato così tanti bambini e ragazzi con l’associazione, posso assicurarti che non sarà molto diverso, devi solo analizzare tutto con un po’ di calma. Non volevo arrabbiarmi con te prima, ma è necessario che tu capisca al più presto questa cosa. Per il tuo e per il suo bene.
Ci sono io con voi» sorrise prima alzarsi sulle punte per baciarmi.
«Sposarti è la cosa più intelligente che abbia mai fatto» sussurrai sulle sue labbra.
«Come darti torto?» ridacchiò complice accarezzandomi la nuca.
«Credi davvero che sarò un buon padre?» chiesi guardandola negli occhi.
Non rispose subito, ma si abbandonò ad un dolce sorriso ed infine si mordicchiò il labbro inferiore.
«Più che sicura» concluse annuendo.
Andai subito in cucina e iniziai a preparare qualche tramezzino, non conoscendo le sue preferenze oltre all’insalata e pomodoro ne preparai uno con del prosciutto, uno con il tonno e l’altro con cetriolini e peperoni. Ero un discreto cuoco -non che per mettere insieme qualche fetta di pane bianco e verdure ci volesse un genio- però speravo davvero che il risultato facesse piacere alla ragazza.
Stavo iniziando a calmarmi e capivo perfettamente che nonostante  continuassi a considerare la volta con Debrah un errore, quella ragazzina non lo era.
Meritava tutto il mio amore e il mio sostegno ed ero seriamente infuriato all’idea che sua madre non mi avesse mai detto niente.
Aspettai che Eve uscisse dal bagno e salii i gradini per poi bussare alla porta della sua camera.
«Posso?» chiesi intimorito da un rifiuto mentre lasciavo intravedere il vassoio con sopra i tramezzini e due lattine di bibite fredde.
«Certo» fu la risposta immediata.
Era un buon inizio.
Appoggiai il cabaret sul comodino e la esortai a mangiare qualcosa.
«Ti chiedo scusa» le dissi poco dopo «quando mi sono svegliato questa mattina non mi sarei mai aspettato di conoscerti. Ma sei qui e va bene credimi» le sorrisi «Ci vorrà un po’ di tempo per conoscerci e ci vorrà un po’ prima che riesca ad essere un buon padre. Pensi di potermi dare una possibilità?»
Eve mi guardò con le lacrime agli occhi e si sporse in avanti abbracciandomi di slancio.
«Dicono tutti che sono una persona molto paziente» ridacchiò la ragazzina tra un singhiozzo e l’altro «Tutto il tempo che vuoi».
Era bastato un suo abbraccio per farmi scattare qualcosa dentro. Un istinto di protezione primitivo che mi fece serrare le braccia sulla ragazza per tenerla il più vicino possibile.
Volevo conoscerla davvero: sapere che cosa le piaceva, cosa odiava, cosa la faceva ridere e cosa invece la rendeva triste. Volevo esserci e voleva farlo nel modo migliore, recuperando tutti gli anni che ci avevano tenuti lontano.
Chiacchierammo mentre consumavamo lo spuntino e fu piacevole scoprire che i nostri gusti si assomigliavano molto.
«Sei stanca?» chiesi quando ormai la mezzanotte era passata.
«Un po’» ammise coprendo uno sbadiglio con la mano.
Le sistemai una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio, permettendomi di accarezzarle il capo. Erano gesti che non avevano mai fatto, ma allora perché ne sentivo quasi nostalgia?
«Ti lascio riposare» affermai alzandomi a malincuore «domani parliamo con calma, se hai bisogno di me sono infondo al corridoio».
«Grazie» sorrise «Buonanotte».
«Buonanotte» ricambiai lasciandole impacciatamente un bacio veloce sulla fronte, per poi uscire e dirigermi in cucina con quel che restava del contenuto del vassoio.
Quando arrivai in cucina Chloé mi aspettava sorridendo speranzosa «Com’è andata?» chiese impaziente.
Mi sedetti davanti a lei e appoggiai la testa contro il suo petto facendomi coccolare dolcemente.
«Nath» mi chiamò dopo qualche minuto sollevandomi piano il viso «Stai… stai piangendo?» domandò allarmata.
Annuii perché mentire era assolutamente inutile.
«Mia figlia sta dormendo al piano di sopra… ha già quindici anni e mi sono perso la sua vita fino ad ora. L’ho abbracciata ed ho capito quanto sia forte il legame del sangue e ora non riesco davvero a capire come sia possibile che ci siano ragazzini maltrattati dai genitori. Come possa mio padre aver trattato me a quel modo» spiegai schietto con la voce appena un po’ tremante.
«Amore… non puoi cambiare il passato» pigolò dolcemente «Pensa al futuro, pensa a quante cose puoi fare per e con lei da oggi in poi. Imparerai a conoscerla e a volerle ancora più bene di quanto tu ne senta già ora. So che ce la puoi fare, sei un uomo meraviglioso» ridacchiò «Non ti avrei mai sposato altrimenti».
La baciai rincuorato dalle sue parole e sorrisi grato per la sua comprensione.
«Tu come… come ti senti?» chiesi cercando di capire come avesse preso tutta la faccenda.
«Credo che ci servirà un periodo di assestamento, ma non mi preoccupo» esclamò ed io la guardai curioso «Insegno in un liceo ed ho avuto a che fare con un adolescente particolarmente scapestrato negli ultimi sei anni, direi che sono vaccinata».
La sollevai fino a caricarla in spalla e ridendo mi avviai verso la nostra camera che fortunatamente era appena in cima alle scale. La lasciai cadere sul letto e la guardai imbronciato.
«L’adolescente scapestrato va a dormire sul divano» aggiunsi con aria solenne.
Le girai le spalle e feci un passo verso la porta, ma mi sentii trattenere per il bordo della maglia.
«Nath…» mi richiamò «sai che odio dormire da sola» sbuffò.
Ci preparammo per la notte e una volta sotto le coperte la strinsi a me trascinandola in modo tale che la sua schiena combaciasse perfettamente con il mio petto.
Le baciai la nuca e sussurrai un «Grazie» che aveva un’infinità di significati.
Infine mi addormentai sprofondando nel sonno, gli avvenimenti delle ultime ore mi avevano decisamente stremato.

 
Angolino dell'autrice
Buongiorno a tutti ^^
Grazie mille per essere passati :)
Se siete qui vuol dire che state dando una possibilità a questa storia e spero proprio che vi stia piacendo *-*
Ringrazio KerimaGirl, Chocolate90, cuore di carta, Iaiasdream, PEZZAGIRL e redandblackVale per aver seguito e/o recensito :)
Che cosa ne pensate di Eve? Riuscirà a legare con Nath?
E lui riuscirà a smettere di farsi pare mentali e a prendersi cura per bene di lei?
Chloé l'ha praticamente già adottata :) vi piace come personaggio? Credete stia bene con Nathaniel?
Fatemi sapere cosa ne pensate ^-^

A presto!
Un bacione, Nyx
   
 
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