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Autore: AlfiaH    30/01/2015    4 recensioni
Dal testo:
Una cosa che Castiel ha imparato cacciando con i Winchester è che non è mai finita, nemmeno quando pensi che lo sia. Sam non è mai partito per cercare Emily, non è riuscito ad avere la sua vita normale ed è qualcosa per cui Dean non si è mai perdonato – se riuscisse a vedersi come Castiel lo vede, non sarebbe sempre così arrabbiato con se stesso.
[accenni Destiel]
Genere: Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Contesto generale/vago
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Being Human

Note: le parti in grigio rappresentano i flashback.



Durante i suoi ultimi anni sulla Terra Castiel ha appreso un sacco di cose sugli umani – molte più di quante ne abbia imparate in secoli di vita, guardandoli da lontano. È qualcosa che loro definirebbero imparare sul campo, perché, gli ha detto una volta Dean, non puoi davvero credere di sapere qualcosa finché non la vivi:  in effetti Castiel era partito con la presunzione di conoscere l’umanità – Gesù, l’aveva vista nascere  – ma non l’aveva mai davvero vissuta, almeno non prima della caduta (dopo quella, pensa di averla vissuta anche abbastanza). In realtà una volta, un paio di volte, ha provato a spiegare a Dean che gli angeli non vivono, non come gli umani definiscono vivere,  poiché, per quanto negli ultimi tempi Morte si sia crogiolato e abbia sguazzato tra le loro fila durante la guerra civile, gli angeli non sono stati creati per morire – per cosa sia stato realmente creato è qualcosa che Castiel ha smesso di chiedersi quando ha conosciuto Dean Winchester.
Il cacciatore gli ha puntato un dito contro e lo ha gentilmente invitato a chiudere la sporta.
“Stronzate”, aveva detto, ingurgitando un pezzo della sua cena, “Cass, tu sei un essere umano. Cioè si, sei un angelo perché hai il didietro piumato e puoi teletrasportarti dove ti pare come Goku, ma devo dirtelo: sei l’angelo più umano che conosca e, fidati, ne conosco più di quanti vorrei realmente conoscerne”.
Allora Castiel non aveva capito si trattasse di un complimento – aveva fatto delle ricerche su questo Goku e non aveva davvero afferrato la somiglianza.
Adesso invece pensa di capire.
Ha imparato cose come i sentimenti, gli amici, i porno e i cartoni, mentire per diventare presidenti – sai cosa fanno le persone quando vogliono davvero qualcosa? Mentono –  o, nel suo caso, per diventare Dio.
Ha imparato la famiglia, il modo in cui Dean risolve i problemi.
 
“… Perché sono tuo fratello, il mio compito è quello di proteggerti!”  urlò Dean, sbattendo la portiera dell’Impala.
“Cristo, Dean, non ho più cinque anni, non ho bisogno della tua protezione! Siamo cacciatori, è il nostro lavoro, è il mio lavoro!” Sam inspirò profondamente facendo appello a tutto il suo buonsenso, poi riprese: “potevi morire, Dean. E mi hai lasciato ammanettato ad uno stramaledetto calorifero. Come ti è saltato in mente di affrontare un cavaliere dell’Inferno da solo?” sbottò arrabbiato.
“C’era Cass. E, come vedi, sono vivo e vegeto”.
Il giovane Winchester si voltò verso l’angelo con aria incredula e lasciò andare le braccia lungo i fianchi, mormorando un “tu eri d’accordo fin dall’inizio”. Poi cominciò a camminare e Dean non lo seguì.

 
Castiel non aveva compreso quanto poco contasse la sua presenza per il più grande dei Winchester fino a quel momento. Dean non aveva voglia di andare a caccia senza Sam. Non aveva voglia di mangiare senza Sam. Rischiava di morire d’infarto perché Sam non gli rispondeva a telefono e ce l’aveva a morte con lui – e aveva degli ottimi motivi. Dean passava ore a guardare il display del cellulare e non ammise mai di averlo fatto.
In qualche modo la cosa lo ferì.
I sentimenti umani non sono indolori, ora Castiel lo sa bene: esiste l’angoscia, che associa sempre a Sam, la paura costante di non essere abbastanza, di deludere aspettative; la rabbia, che associa a Dean – non si possono salvare tutti, Dean; esiste l’invidia e Castiel non avrebbe mai immaginato di poter provare una cosa del genere.
Ricorda di aver pensato ‘Sam ha Dean. A me non rimane nulla. Persino mio Padre mi ha abbandonato’ e di essersi sentito stupido. Poi aveva guardato Dean e aveva provato rabbia, tanta da scuotergli le membra, perché aveva perso tutto e l’aveva fatto per lui, e lui se ne stava in silenzio a fissare il display del cellulare in una squallida stanza d’albergo.
Castiel urlò, perché si sentiva nessuno, e poi fu costretto a raccogliere i cocci.
 
“Dean ha bisogno di te”, tagliò corto Castiel mentre Sam metteva giù la pistola. “Devo portarti da lui”.
“Avrei potuto spararti! Devi smetterla di comparire così all’improvviso!”
“Non saresti riuscito a ferirmi. Hai sentito quello che ho detto?”
Il giovane Winchester incrociò le gambe sul letto e scosse la testa con un sorriso sarcastico.
“Se ti ha mandato Dean…” cominciò, ma l’angelo lo interruppe con urgenza. “No, certo che non ti ha mandato lui. Preferirebbe farsi sparare piuttosto che fare i conti con la realtà. Lui non ha bisogno di me. Ha bisogno di controllarmi perché ha paura che faccia un’altra stupidaggine. Non riesce a fidarsi di me e non posso biasimarlo per questo, ma vorrei che almeno fosse sincero, che non mi guardasse come…” serrò le labbra con rabbia e si voltò a guardare la parete bianca, come se avesse dimenticato la sua battuta e la stesse rileggendo, troppo difficile da pronunciare ad alta voce. Castiel si riflesse nel  dolore nella sua anima e nuovamente si scoprì un mostro
“E’ la tua famiglia”, mormorò. L’altro rise amaramente.
“E’ passata solo una settimana e già parli come lui, usi le sue stesse battute. Probabilmente gli vai più a genio tu di quanto lo abbia fatto io in tutti questi anni. Lui si fida di te e, Cristo, tu hai quasi distrutto il paradiso per giocare a fare Dio! Non offenderti Cass, non sei tu il problema. Il problema è che… E’ che non puoi ammanettare tuo fratello ad un cazzo di calorifero mentre vai a farti pestare da un cavaliere infernale e fare finta di niente perché ‘siamo una famiglia’. Non è così che si risolvono i problemi”
 

La verità è che Sam aveva ragione. Ma, quando lo riportò da Dean, Castiel non disse nulla, e fece un passo indietro.
Per un po’ aveva desiderato farne parte – fare parte della famiglia di Dean, della sua ragione di vita. Per un po’ si era illuso che fosse davvero così,  che Dean avesse bisogno di lui.
Gli aveva creduto – Cass, siamo una famiglia, abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te – e si era sentito davvero umano, e per la prima volta non aveva fatto completamente schifo.
Col tempo ha realizzato che ciò che veramente intendeva Winchester con quella frase, ciò che intende sempre con quella frase è “siamo una famiglia, ma se toccate Sam non arriverete a domani per raccontarlo” o qualcosa del genere. Questa è una cosa che Castiel ha accettato solo a livello teorico – come a volte fanno gli umani.
Sa che Dean non avrebbe esistato a mandarlo via se Sam fosse stato in pericolo, lo sa perché l’ha vissuto, ma il fatto che ne sia consapevole – che lo sia sempre stato, non ha reso la realizzazione meno indolore  né ha cancellato il fatto che fosse la cosa giusta da fare – e Castiel ne ha fatte così poche di cose giuste nella sua vita che davvero non se la sentiva di ammettere a se stesso quanto profondamente gli facesse male.

“E’ triste” gli ha detto una volta Dean “che gli angeli non abbiano una madre”.
Castiel non ci aveva mai davvero riflettuto: non ebbe niente da rispondere, e si limitò ad alzare gli occhi alle stelle per guardare nella sua stessa direzione, per vedere coi suoi occhi.
“Non ti manca mai, sai, essere una famiglia normale? Qualunque cosa significhi per voi ‘normale’”, chiese dopo un po’, allungandogli la bottiglia di birra. L’ennesima missione era compiuta, l’indomani Sam sarebbe partito per cercare Emily – la sua normalità, ciò che aveva sempre desiderato. Quello che Dean non capiva. Castiel scosse la testa. “No, non dopo aver trovato questo”, rispose, e il cacciatore abbassò lo sguardo su di lui solo per scoprire che stava sorridendo. Inarcò un sopracciglio, scettico, borbottando un “ti accontenti di poco”.
Stare con Dean, seduti a guardare le stelle, bere birra, cacciare, fare del bene: per Castiel non era poco, era tutto, e non ci avrebbe mai rinunciato. Lo disse a Dean, quella sera, e il cacciatore bevve un’altra birra.

 
Una cosa che Castiel ha imparato cacciando con i Winchester è che non è mai finita, nemmeno quando pensi che lo sia. Sam non è mai partito per cercare Emily, non è riuscito ad avere la sua vita normale ed è qualcosa per cui Dean non si è mai perdonato – se riuscisse a vedersi come Castiel lo vede, non sarebbe sempre così arrabbiato con se stesso.
Poteva essere l’apocalisse e gli angeli, l’inferno e i demoni, i leviatani che scappano dal Purgatorio, ma l’ultima missione era sempre quella che ‘non abbiamo ancora affrontato’.

“Quando lo diremo a Dean andrà su tutte le furie”, sghignazzò il giovane Winchester, seduto nella sala d’attesa dell’ospedale, ma Castiel non riuscì a trovarlo divertente. “Essere morto d’infarto non è una cosa che supererà facilmente. Sai, ha sempre avuto questa fissa di voler morire prendendo a calci in culo qualcuno”.
“Non è morto”, mormorò l’angelo mentre il cuore gli si stringeva nel petto e una vocina stronza gli sussurrava ‘non ancora’.
“Beh, teoricamente si, è morto per una manciata di secondi”, disse Sam, ed era una cosa che Castiel non poteva sopportare.


La fragilità umana non è una cosa di cui aveva davvero tenuto conto – non per quanto riguardava Dean.
Era sopravvissuto all’Inferno e al Purgatorio, era sopravvissuto a qualunque cosa, e l’improvvisa consapevolezza che proprio la Natura potesse portaglielo via gli spezzò il cuore – e un cuore spezzato è molto più di quanto un angelo possa sopportare.
Era stato invincibile, il suo Dean, fin quando suo padre non decise di portarlo via.

“E’ appena tornato dalle vacanze e già pensa di fare quello che gli pare!” urlò Sam, i capelli grigi raccolti in una coda, le mani sui fianchi e poi sul viso mentre elaborava la notizia. Dean scuoteva la testa, gli occhi lucidi e l’aria stanca di chi ha combattuto per una vita o due. Castiel rimaneva in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto –  non riusciva ad elaborare tutto quello.
“Cass può curarti”, continuò imperterrito il giovane Winchester. “Hai sempre detto…”
“Sammy, sono stanco. Le persone muoiono di cancro ogni giorno, io non valgo più di loro. Per quello che conta non pensavo nemmeno di arrivare alla mia età”.
Esasperato, Sam guardò Castiel in cerca d’aiuto, ma l’angelo non c’era più; per lui era semplicemente troppo.
 

Dolore, morte, perdita. Fanno parte dell’umanità, l’umanità di cui si è innamorato, e hanno il potere di eclissare la positività che in realtà possiede la vita in modo abbastanza contorto – Castiel è stato umano per un po’, abbastanza da sapere che abbandonarsi alla disperazione e incolpare il mondo (perché continuava a girare se Dean stava morendo?) è molto più semplice che ringraziarlo per la felicità vissuta, che esiste solo nel presente e subito diventa passato.
Castiel non poteva odiare suo padre che stava ristabilendo l’ordine delle cose (lo odiava per un sacco di altri motivi) né poteva odiare il mondo che non avrebbe sentito la mancanza di Dean quanto l’avrebbe sentita lui; Castiel odiava Dean, perché Dean aveva smesso di combattere.
 
“Non essere arrabbiato con me, Cass”.
Dean non era cambiato di molto: assomigliava un po’ a Bobby quando si sedeva sulla poltrona e si incurvava in avanti con la birra tra le mani, aveva ancora le spalle larghe e i capelli più grigi sulle tempie – Castiel avrebbe voluto infilarci le mani per saggiarne la consistenza e scoprire quanto il colore li rendesse effettivamente diversi dagli altri. Aveva la barba più spessa e gli occhi spenti, ed era per quello che Castiel era arrabbiato con lui.
“Lascia che ti curi e non sarò più arrabbiato con te”.
Dean sorrise – ed era per quello, esattamente per quello, che Castiel non poteva odiarlo sul serio.
“Sono vecchio, Cass. Anche se tu mi curassi, non sarei molto utile. E mi ammalerei di nuovo”. Chiuse gli occhi e si lasciò andare contro la poltrona, l’angelo inginocchiato ai suoi piedi sospirò, poggiando il mento sulle sue ginocchia quando una mano gli accarezzò i capelli. “Almeno tu, non essere arrabbiato con me”, ripeté tirandogli una ciocca.
"Posso renderti immortale, potresti essere giovane in eterno e..."
"No grazie, Edward. Sono un essere umano-... Sono stato così tante cose, Cass. Voglio solo essere umano. Gli esseri umani invecchiano e muoiono e va bene così".
“Dean, ho promesso che avrei vegliato su di te. Che ti avrei protetto. Ti prego, lascia che…”

“Si, me lo ricordo”, rise il cacciatore. “Quella sera ho davvero avuto paura che te ne uscissi con una dichiarazione in piena regola. Quello si che sarebbe stato imbarazzante dato che adesso sembri mio figlio. Mi sarebbe piaciuto, sai? Avere un figlio. O un nipote. Avrei potuto insegnargli delle cose – a guidare. Avrei avuto qualcuno a cui lasciare la mia piccola. Avere una nipotina sarebbe stato un po’ strano, ma infondo la parte dello zio geloso mi sta piuttosto bene. Cass, fa che sia così- il mio Paradiso. Sarà così e starò bene. Ci sarà Sam, e avrò un nipotino – o una nipotina, lascerò scegliere al caso. Jessica sarà così felice. Niente mostri, Cass, niente mostri nel mio paradiso. La mamma sarà così contenta- e ci sarai anche tu e mi terrai per mano e non avrai duemila anni e non parlerai come mio nonno, anche se in effetti Samuel non parla nemmeno lontanamente strano quanto parli strano tu. Jo ti odierà a morte, ma Ellen le farà un bel discorsetto e capirà – Bobby ci manderà a quel paese perché papà lo batte sempre a carte. Sa che papà bara ma non dice niente perché quando vince fa una faccia buffissima che fa ridere Hanry, il mio nipotino. Una volta Sam mi ha detto che avrebbe voluto chiamarlo così”.
“Hanry è carino”, sussurrò Castiel, incapace di fermare le lacrime, e lasciò che per quella notte Dean gli raccontasse il suo paradiso.

 
Castiel sa di avere ancora un sacco di cose da imparare (ultimamente sta lavorando sui computer) ma senza i Winchester non passa più molto tempo sulla Terra – e sempre lì, nel suo paradiso, e lo guarda da lontano mentre gli passa un braccio attorno alla vita e guardano le stelle insieme. Quando morirà Castiel non avrà un paradiso tutto suo, ma se lo avesse è piuttosto sicuro che sarebbe uguale a quello di Dean (ma dopotutto gli angeli non sono fatti per morire, come non sono fatti per mille altre cose).
D’altra parte, però, Castiel è fiero di essere l’angelo più umano che Dean abbia mai conosciuto.


#Angolo della disperazione
Hello boys!
Se avete letto fin qui siete stati molto coraggiosi dovete sapere che questa è la mia prima fanfiction in questo fandom e- beh. 
L'ho scritta di getto dopo la 10x11 ed è un po' una sciocchezza ma non ho potuto non pensare a quando Dean morirà di vecchiaia e Cass si strapperà tutti i capelli - è anche stato il suo compleanno qualche giorno fa ;A; 
E poi c'è questa cosa che Cass ama Dean e Dean è ossessionato da Sam che mi fa soffrire e tante belle cose. E poi ce lo vedo Sam con il codino (?)
Eeeee non lo so. Insomma, questo fandom è immenso e, Gesù, pieno di gente che muore alla Game of Thrones - sto ancora piangendo Bobby. Quindi spero di non perdermici perché è davvero fantastico e sono davvero contenta di esserci entrata (perché avere delle dipendenze è bello :DDD)
Grazie a chi ha letto fin qui e si è sprecato a prestare attenzione a questo schifo di presentazione <3 *sparge biscotti*
Alla prossima!
AlfiaH <3
  
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