Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _mErcy_    30/01/2015    0 recensioni
“Ehi Veronica aspetta!” Disse Marco avvicinandosi alla ragazza.
“Riguardo alla storia del tuo libro... non finisce veramente così.”
Veronica lo guardava incredula. “Cosa intendi dire?”
“Quando questa battaglia sarà finita, ti mostrerò il vero finale della storia.” Disse voltando le spalle alla ragazza. “E' una promessa.”
“Sarò lieta di scoprire qual è il vero finale della fiaba che mi ha cresciuta.” Dopodiché Veronica aggiunse: “Marco...”
“Si?”
“Sopravvivi, per il nostro futuro e per la tua promessa.”
“Si lo farò, ma fallo anche tu.” Veronica si limitò ad annuire, poi i due presero strade differenti.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jean Kirshtein, Marco Bodt, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 4: Training

 

Year 847, Military Base, Wall Rose

 

Veronica era stata svegliata da un fioco raggio di sole che si stava infiltrando all'interno della buia stanza.

Esso gli si era piantato proprio sopra la faccia, facendola svegliare prima del dovuto.

Così ,Infastidita, la ragazza si mise a sedere, e con una mano, stropicciò i suoi ancora mezzi chiusi.

Si guardò intorno. La stanza era silenziosa, le altre ragazze che condividevano il dormitorio con lei erano ancora immerse nel loro profondo sonno. E il loro dolce respirare, le faceva capire che i loro sogni erano tranquilli e pieni di armonia.

La giovane si voltò per guardare la ragazza patata.

Essa era spaparanzata a pancia in giù sul letto, ed emetteva alcuni strani suoni dalla sua bocca semiaperta.

'Ma come diavolo fa a dormire in questa maniera? Bha che tipa strana', pensò Veronica ricacciandosi sotto le soffici lenzuola.

Si girò sul fianco opposto a quello di Sasha e chiuse gli occhi.

Ma prima di poter ritornare nel suo mondo immaginario, la presenza di una ragazza la turbò.

Non credeva di averla mia vista; i suoi capelli castano scuro le arrivano poco prima delle spalle, il suo viso spigoloso era ricoperto da piccole lentiggini scure e i suoi occhi orientaleggianti avevano un colore simile al marrone ambrato.

Questa tipa alquanto strana, le si era messa difronte, ma non la stava guardando. Aveva lo sguardo puntato su qualcosa o forse qualcuno, vicino alla cuccetta di Veronica.

“Scusami, cerchi qualcosa?”, chiese Veronica uscendo dal letto mettendosi le ciabatte.

La ragazza appoggiò le mani sui fianchi e guardando Veronica con un espressione scontrosa, le domandò: “Hah? Parli con me?”

“Si”.

“No, non sto cercando nulla. E comunque anche se fosse, la questione non ti riguarderebbe”, oh, ma che ragazza simpatica. Sicuramente sarebbero diventate ottime amiche.

Certo in un universo dove le persone opposte provano simpatia l'una per l'altra.

La scontrosa ragazza si allontanò dal letto della corvina, e con passi lenti e pesanti si diresse alla porta, per poi aprirla e uscire da essa sbattendola in modo poco gentile.

Veronica mise una mano sulla faccia e sbuffando disse a se stessa: “Qui di normale non c'è proprio nessuno”.

Alla sua affermazione fece da sottofondo l'improvviso russare delle sua compagna di cuccetta. “Già proprio nessuno”.

La giovane si avvicinò di più alla sua coetanea. Osservandola meglio poteva notare che stava sbavando sulla fodera del cuscino, e nel suo russare, poteva udire qualcosa che assomigliava a certi nomi di alcune pietanze raffinate e abbastanza costose.

Il suo inquietante modo di osservarla fu interrotto dal bussare di qualcuno.

La porta si spalancò e una donna dalla conformazione fisica robusta, dai capelli rossi e unti raccolti in un orripilante crocchia, si fece avanti urlando a squarciagola alle aspiranti soldatesse: “Forza alzatevi gruppo di sgualdrine, è ora della colazione. Chi rimane senza non avrà cibo fino a pranzo”, dopo codeste parole girò i tacchi e se ne andò, anche lei sbattendo la porta in modo molto poco educato.

Sasha si tirò su dalla sua scomoda postazione e con un balzo scese dal letto, poi con sguardo colmo di terrore chiese a Veronica: “Ha detto niente cibo fino a pranzo per chi arriva in ritardo, o sbaglio?”.

“Si, ha detto così”, rispose senza capire il senso di fare una domanda così scema.

“Nooo!”, gridò mettendosi le mani tra i spettinati e lunghi capelli castani.

“Devo muovermi!”, Sasha prese la biancheria intima e corse in bagno.

“Ma perché?”, domandò disperatamente Veronica alzandosi per raggiungere la sua strampalata compagna, anch'essa prendendo il suo rispettivo cambio.

 

La sala pranzo era stracolma di gente e la confusione regnava.

Alcuni cadetti per capirsi l'un l'altro, gridavano a squarciagola, rendendo la sala ancora più incasinata di prima.

Veronica si guardava intorno disorientata e si chiedeva se avrebbe mai trovato un posto da sola, ma per sua sfortuna la stanza era tutta occupata e i tavoli vuoti erano impossibili da trovare.

Alla fine si arrese e decise di raggiungere il tavolo di Thomas, dove egli sventolava un braccio nella speranza di farsi notare della ragazza.

“Vero! Vieni con noi”.

“Sto arrivando”, la ragazza si avvicinò con passi lenti, e quando arrivò al tavolo prese posto intenta ad ascoltare i loro discorsi.

“Domani c'è la nostra prima esercitazione”, ricordò Franz, un tipo coi capelli rasati che sembrava piuttosto interessato ad una rossiccia lentigginosa seduta accanto a lui.

“Già non vedo l'ora di provare l'esercizio”, enunciò Mylius, un tipetto dai capelli color cenere e dallo sguardo poco sicuro.

“Però si dice che chi non supera la prova non verrà ammesso e sarà rispedito a casa”, aggiunse tristemente Hannah, la rossa.

“Ma sono sicura che noi riusciremo nell'intento”, la incoraggiò Mina, la ragazza vivace dai capelli racconti in due piccoli codini.

“E tu Veronica? Non sei emozionata all'idea di dover essere sottoposta alla tua prima prova?”, chiese Thomas.

“Bhè insomma. Sono sicura che sarà una prova facile”.

“Lo spero!”, esclamarono in coro Hannah e Franz. Ma dopo essersi accorti di averlo detto contemporaneamente arrossirono e abbassarono la testa.

“Secondo me tra i due nascerà l'amore”, disse Mina ridacchiando.

“Ah ma che dite!”, urlò Hannah mostrando il suo viso arrossato.

Nac e Thomas scoppiarono in una sonora risata che coinvolse presto anche tutti gli altri.

Veronica cercava di restare seria e impassibile, ma sotto sotto si era fatta una risatina anche lei.

 

Dopo la rapida e quasi soffocante colazione, i cadetti si sarebbero dedicati alla loro prima lezione teorica.

Veronica si era seduta accanto a Thomas, visto che era l'unico che conosceva meglio, oltre al trio di Shiganshina.

Il ragazzo era stato molto attento durante l'intera lezione, prendeva appunti, e se non capiva qualcosa alzava la mano e chiedeva.

La corvina invece, passava tutto i tempo a guardarsi in giro, per osservare al meglio le reclute con cui avrebbe passato i tre anni di militare.

Dopo varie occhiatine qua e là, si soffermò su Marco, il ragazzo che la sera prima aveva scontrato e in seguito apprezzato, grazie al complimento che le aveva fatto.

Il ragazzo condivideva il banco con Jean, che durante la lezione, si divertiva a stuzzicare ed a lanciare palline di carta per tutta la classe. 
'Un vero scemo', pensò Veronica ritornando a guardare il ragazzo lentigginoso.

Osservando i lineamenti del profilo, ogni caratteristica del suo viso e la sua conformazione fisica, non poteva certo dire che non fosse un bel ragazzo!

Ma sfortunatamente per lei, lui si girò a guardarla; probabilmente si era accorso del fatto che lei lo stesse osservando. Ma egli non sembrava infastidito, anzi le sorrideva timidamente.

Veronica divenne rossa e si voltò verso la lavagna provocando la curiosità del suo compagno di banco.

“Ehi Vero, qualcosa non va? Se hai le idee poco chiare, chiedi pure a me”.

“P-potresti spiegarmi l'ultimo passaggio? Per favore”, chiese la ragazza a sguardo basso.

“Quello sulla manovra tridimensionale?”, dopo che la giovane annuì, Thomas incominciò la spiegazione.

'Accidenti non mi piacerà quello spero! E' uno stupido.

1 Perchè sta con quel cavallo.

2 Perchè la sua domanda era davvero cretina.

Come diavolo si può chiedere se i titani sono immortali? Ovvio che non lo sono, sennò cosa ci starebbe a fare in un posto del genere?
Bha tutte quelle fantasie sulla Polizia Militare devono averlo rimbecillito', pensò Veronica mentre Thomas finiva il suo riassuntivo discorso.

 

-

 

Il giorno seguente si era tenuto il loro primo allenamento, citato nella lunga spiegazione del giorno prima.

L'esercizio consisteva nel rimanere sospesi per aria, tenuti da 2 spessi fili collegati ad una cintura.

L'obbiettivo era mantenersi in equilibrio cercando di non cadere. Anche perché come avevano spiegato, chi non riusciva a superare la prova veniva cacciato via dall'esercito.

 

I turni passavano in fretta, e man mano venivano messi alla prova tutti i tirocinanti.

Thomas fu uno dei primi, e a quando sembrava, non se la cavava male.

Anche gli altri della compagnia riuscirono nel loro intento.

Però Hannah sembrava avere qualche difficoltà. Ma Franz era subito disposto ad incoraggiarla urlando come un matto parole confortanti. Eh già si stava innamorando.

Dopo i loro turni, arrivò quello di Mikasa. Lei era semplicemente fantastica. La migliore. Si reggeva con stile ed eleganza e lo faceva in modo quasi naturale, senza alcuno sforzo. Sicuramente sarebbe entrata con ottimi risultati nella Top Ten. Di questo Veronica ne era sicura.

Sasha si dondolava canticchiando canzoncine su alcune ricette e Connie si limitava a fare l'imbecille, esultando come un bambino dopo che era riuscito a superare la prova.

Jean, sicuro di sé, si vantava della sua impresa e Marco, il povero ragazzo che gli stava dietro, doveva subirsi tutte le cagate che uscivano dal muso di quel rompiscatole.

I due ragazzi erano entrambi riusciti nella loro prova, bhe dalla reazione di Jean era ovvio. Anche se qualche piccola difficoltà l'aveva avuta il signorino 'sono il più bravo dell'universo.'

Ma visto che non voleva mostrare le sue debolezze, se qualcuno gli chiedeva qualcosa riguardo i suoi errori, lui si giustificava dicendo che era rimasto imbambolato dal fascino irresistibile di Mikasa, e per questo aveva commesso degli sbagli. Naturalmente dopo queste parole lui arrossiva e guardava la ragazza sghignazzando, mentre il lentigginoso si limitava a coprirsi la faccia con una mano in segno di sconforto.

 

I due coetanei di Veronica, la osservavano mentre si metteva alla prova durante il suo turno.

Entrami stavano sorridendo, ma in due modi totalmente differenti.

Jean aveva quel suo stupido ghigno, mentre Marco aveva stampato in viso un sorriso semplicemente adorabile e sincero. Veronica dopo averlo ammirato, si sentì subito di buonumore, forse quel ragazzo riusciva a rendere felice la gente mostrando a loro uno dei suoi solari sorrisi?

Però cercava di non distrarsi per  restare in equilibrio, e a quanto pare ci riusciva benissimo, anche se qualche volta aveva la sensazione di cadere e fare una brutta figura.

Ma questo era capitato ad una persona che conosceva molto bene. Un ragazzo che dopo la morte della madre aveva giurato vendetta ai titani, Eren Jeager.

Non immaginava che un ragazzo così determinato fosse anche così scarso, ma a quanto pare la sua idea iniziale nei confronti di Eren era errata.

Egli era stato legato al suo stesso modo, però al suo contrario il ragazzo non aveva per niente il senso dell'equilibrio.

Infatti era caduto a testa in giù rimanendo appeso come un allocco grazie ai fili.

Shadis si era accanito contro di lui, invece i cadetti si erano limitati a deriderlo.

Più tardi Armin e Mikasa avrebbero aiutato il poveretto ad allenarsi per il secondo tentativo, che sarebbe stato il giorno dopo.

 

Quella sera Veronica era riuscita a trovare un tavolo vuoto, e senza esitare si precipitò verso di esso e prese posto.

Appoggiò il vassoio sul tavolo e con una cucchiaiata, prese la minestra per farle strada nella sua bocca. Dopo passò ad addentare con avidità il pane, d'altronde a pranzo non aveva toccato cibo.

Mentre la ragazza si gustava la cena, un ragazzo dall'allegria contagiosa e dalle tenere guanciotte lentigginose, si presentò davanti a lei con un semplice e timido: “Ehi”.

Veronica finì di ingozzarsi e dopo aver inghiottito con fatica il cibo, lo salutò con una mano accennando un sorriso insicuro.

“Posso sedermi accanto a te?”, chiese Marco appoggiando il vassoio sul tavolo.

“Certo”, rispose Veronica cercando di nascondere il rossore sul suo viso provocato dalla scena di prima; Lei che si rimpinzava, e lui probabilmente aveva visto tutto.

“Sei sola? Pensavo che tu avessi il tuo gruppo. Comunque sei Veronica, giusto?”, il ragazzo si sedette difronte alla ragazza che rispose: “Si sono sola, a volte preferisco stare con poca gente oppure in disparte”, disse tornado a mangiare la sua minestra, stavolta cercando di avere dei modi più da signorina.

“Capisco”, disse Marco incominciando la sua cena.

“Marco! Dove cazzo eri, ti ho cercato dappertutto!”, Veronica riconobbe quella fastidiosa voce e alzando lo sguardo vide una persona con cui non avrebbe voluto avere a che fare.

“Scusami, volevo conoscere meglio Veronica”, rispose Marco sorridendo al suo amico.

“Conoscere chi?”, domandò il ragazzo grattandosi la testa con aria da completo tonto. “Questa perdente?”, chiese infine indicando Veronica, che a stento riusciva a restare calma.

“Jean!”, lo rimproverò Marco.

“Tu sei un vero stronzo, lo sai”, urlò Veronica alzandosi dal tavolo per buttarsi addosso a Jean.

“Veronica fermati”, disse Marco prendendo in tempo la ragazza prima che lo uccidesse.

Veronica guardò Jean con disprezzo, e a sguardo basso, uscì dalla mensa lasciandola nel silenzio più totale.

“Dovresti trattarla meglio”, disse Marco mettendo una mano sulla spalla di Jean. Lui si imitò a ringhiare.

“Dopotutto viene da Shiganshina, lei era lì quel giorno”.

“Ah poco importa, ora se non ti spiace io mangio”, rispose arrogantemente mentre si sedeva al tavolo.

 

-

 

Veronica la sera prima non aveva dormito bene, forse ci sarebbe riuscita se solo avesse potuto spaccare la faccia a Jean, ma Marco aveva impedito tutto ciò.

'Perchè Marco non mi ha lasciata uccidere quella stupida faccia da cavallo?', si domandava Veronica rigirandosi nel letto alla ricerca di una posizione che le avrebbe conciliato il sonno. Ma tutto sembrava inutile.

Alla fine si arrese e si alzò dal letto dirigendosi alla finestra.

Il sole stava per sorgere, e quindi in pochi minuti la tizia lurida e tracagnotta sarebbe arrivata, sempre con la sua gentilezza, a svegliarle.

 

Quel giorno i cadetti avrebbero sperimentato per la prima volta la manovra tridimensionale.

Gli aspiranti soldati, divisi in squadre, dovevano cercare di colpire alcuni obbiettivi di diversi metri d'altezza.

Naturalmente questo era un allenamento destinato sopratutto a chi aveva intenzione di unirsi al Corpo di Ricerca, però l'esercizio era obbligatorio per chi voleva classificarsi tra i primi dieci.

Ad ogni tirocinante era stata assegnata un'attrezzatura per gli addestramenti, più l'imbragatura necessaria per utilizzarla.

 

Nella foresta il sole era già alto e i suoi raggi penetravano attraverso le meravigliose foglie dei possenti alberi.

Nonostante fosse autunno, il caldo si faceva sentire, anche perché gli aspiranti soldati indossavano una divisa abbastanza pesante. Probabilmente utile per il freddo del rigido inverno.

Ma nonostante questo piccolo inconveniente, i ragazzi davano tutti loro stessi per riuscire al meglio nella prova.

Veronica, come i suoi coetanei, stava aspettando su di un ramo, il via per la partenza.

Non appena fu dato, i cadetti si lanciarono dagli alberi alla ricerca dei bersagli.
L'istruttore intanto osservava le loro tecniche, e trascriveva su di un foglio i propri commenti sugli aspiranti soldati.

La ragazza corvina, si muoveva abbastanza rapidamente, ed era sufficientemente brava nello spostarsi utilizzando gli appositi arpioni, ed anche a volare adoperando le bombolette a gas.

Mentre sorvolava la foresta, era intenta a cercare in ogni direzione un obbiettivo, ma a quanto pare non ne vedeva neanche uno.

Ma prima di gettare la spugna, qualcuno le si era avvicinata offrendole un indizio su dove trovare quello che tutti stavano cercando.

“Marco?”, chiese la ragazza voltandosi verso il ragazzo, pur cercando di non distrarsi, altrimenti sarebbe andata a schiantarsi contro un albero.

“Se girerai verso destra con me, troverai sicuramente un bersaglio”, disse sorpassandola di poco.

Marco si muoveva con destrezza ma era lento nei movimenti, però i suoi riflessi e i suoi consigli potevano davvero essere ottimi per un'intera squadra in battaglia. Quindi Veronica doveva sfruttarli al meglio. Così decise di seguirlo.

Il ragazzo aveva ragione, a pochi metri da loro, tra gli alberi, si intravedeva un bersaglio non ancora colpito. Quella fu un ottima occasione per Veronica.

La ragazza seguita da Marco, si lanciò verso la sua preda tagliando con le affilatissime lame, la parte in gomma che doveva rappresentare la collottola del titano.

Subito dopo il ragazzo fece la stessa sua identica cosa, solo che il taglio da egli provocato era molto più preciso e profondo di quello della ragazza.

“Ehi Bodt, non te la cavi male!” Si complimentò Veronica, che era atterrata su un ramo di uno dei colossali alberi.

“Ad essere sincero anche tu sei abbastanza brava.” Il ragazzo la raggiunse e disse: “Sei pronta per fare questo davanti all'istruttore?” La giovane guardò dritto negli occhi il suo compagno e poi annuì. “Bene allora andiamo.” Marco le sorrise, poi voltandole le spalle si alzò in volo lasciandola lì a pensare a quanto diavolo lei lo trovasse attraente, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
 

La sera stessa, mezz'ora dopo la cena, Veronica aveva deciso di fare una passeggiata all'interno del campo.

Mentre si stava rilassando prendendo a calci un sasso che le si era piantato sul suo cammino, si sentì chiamare.

“Ehi Veronica!”, un Marco pimpante la stava raggiungendo correndo. “Cosa fai qui?”

“Nulla stavo prendendo un po' d'aria fresca, la mensa è troppo affollata”.

“Ah capisco... Se stai cercando un posto dove rilassarti e distrarti un po', so dove lo puoi trovare”, disse il ragazzo prendendola per mano.

“E-ehi, dove stiamo andando?”, chiese Veronica lasciandosi trascinare.

“Adesso lo scoprirai”, il ragazzo mise le mani sopra gli occhi della ragazza. “Aspetta ancora un po'”.

“Marco, io non capisco”, la ragazza ormai confusa, continuava a camminare.

Dopo averla fatta avanzare per quelli che sembravano minuti infiniti, Marco tolse le mani dal suo viso.

“Ta-dan!”.

“Oh mio Dio, questo posto... è bellissimo!”, esclamò Veronica guardandosi intorno.

Il posto dove Marco l'aveva portata era un meraviglioso spazio all'aperto. C'era un soffice prato verde ricoperto di fiori di ogni varietà.

Il fiume, lo stesso che 5 anni prima amava visitare, aveva l'acqua di un color cristallino che lasciava intravedere il fondo di esso. Inoltre la Luna aveva modo di poter riflettere la sua bellissima immagine.

Naturalmente non potevano mancare gli alberi, alti e imponenti, colmi di meravigliose foglie rosse e gialle, le tipiche della stagione autunnale.

“Ho visto che dietro la caserma si nascondeva questo spazio aperto e bé tu me lo hai ricordato adesso, quindi...”. disse Marco mettendosi la mano sul collo, mentre arrossiva leggermente.

“Posso restare qua per un po'. Vuoi farmi compagnia?”, chiese al ragazzo lentigginoso, che annuì freneticamente.

 

Era ormai passata quasi un'ora, e i due si erano messi a parlare dei propri interessi personali e delle cose che avrebbero voluto fare in futuro.

Alla fine Marco si ritrovò a parlare della sua famigliola felice.

“Bhe come dire noi siamo davvero in tanti”.

“Quanti precisamente?”, domandò la ragazza seduta sotto un grosso albero accanto al ragazzo.

“Siamo in otto, genitori compresi”, rispose portando un dito sotto il naso. “A volte è davvero difficile trovare pace in quella casa, sopratutto con quei marmocchi rompiscatole dei miei fratellini”, continuò sbuffando e incrociando le braccia. Veronica si limitò a fare una piccola risata.

“Dev'essere bello avere dei fratelli. Sai anche io ne avevo uno, una volta”, Veronica alzò lo sguardo per fissare la Luna, immersa in un mare di stelle luccicanti.

“Ma morì in una missione, anni fa”, la ragazza incrociò gli occhi di lui. Marco la fissava con preoccupazione. “Sai, la mia famiglia... mi manca molto”, disse la ragazza lasciando scivolare una lacrima.

Marco allarmato si precipitò verso di lei. “Ehi, io non volevo farti ricordare brutti momenti. Se questo argomento ti da fastidio, ti basta chiedermi di parlare di qualcos'altro”, il ragazzo strinse in caldo abbraccio Veronica, che gli mostrò subito un enorme sorriso.

“Scusami, è che questi ricordi ritornano sempre in momenti meno opportuni”, disse guardando il ragazzo che si era girato per non mostrare il suo viso arrossato.

“Sai cosa mi ricordano le tue lentiggini?”.

“C-cosa?”.

“Un bellissimo cielo stellato, come quello di stasera”, la ragazza scoppiò in una sonora risata, che ben presto coinvolse anche il suo nuovo amico.

Veronica si sentiva davvero bene. Era tanto che non parlava dei suoi problemi, e con Marco era riuscita ad esprimersi. Anche perché con lui le parole e i sentimenti gli riusciva ad esprimere senza problemi, perché aveva capito fin da subito che si poteva fidarsi ciecamente di lui.

Inoltre il tenero abbraccio che le aveva dato, l'aveva messa in imbarazzo, e sperava tanto che lui non riuscisse a sentire il battito del suo cuore, perché stava battendo all'impazzata.

“A proposito di stelle”, i due incrociarono i loro sguardi. “Conosco una storia che è tratta da un libro di fiabe, che ho sempre adorato”, disse Marco sorridendo alla ragazza, che lo guardò timidamente.

“Forse la conosco”.

“E' quella che narra della storia di alcuni eroi che, dopo essere stati uccisi, si tramutano in stelle”, Marco fissò gli astri e poi chiuse gli occhi, come se si fosse immerso nella sua immaginazione. “Può sembrare una cosa stupida però il modo in qui è narrata, è semplicemente meraviglioso. Quell'autore è fantastico”.

“Non starai mica parlando del libro delle cento fiabe?”.

“Si proprio quello!”.

“Chissà se quello che narra questa storia è vero. Perchè se fosse così la mia famiglia si troverebbe sopra di noi in questo preciso momento. Chissà.

“Già chissà”, ripeté il ragazzo sciogliendo l'abbraccio in cui erano stati per tutto quel tempo. “E' tardi, dobbiamo tornare indietro”, ricordò alla ragazza, che si alzò pulendosi la gonna per togliere i fili d'erba rimasti appiccicati.

Marco si rimise in piedi a sua volta e afferrando la mano di Veronica si mise a correre.

“E-ehi”, Marco rise e rallentando la sua corsa si girò per guardare la ragazza sorpresa per tale gesto. “Che c'è? Non è una delle tue passioni correre alla sera?”.

“Nah”.

“E allora qual è la tua più grande passione?”, chiese curioso il ragazzo tenendo stretta la mano della ragazza.

“Dipingere”.

“Tu dipingi?”.

“Me lo chiedi come se fosse una cosa strana”.

“No, è che mi piace quando qualcuno dipinge, sopratutto se ritrae paesaggi o persone”.

“Bene allora sai cosa farò?” Il giovane la fissò interessato. “Farò un bellissimo quadro riguardante il bel posto che abbiamo visitato, contento?”.

“Un'ottima idea!”, gridò allegro il ragazzo. “E mi farai l'onore di essere il primo a vederlo?”.

“Certo che si”, rispose Veronica.






Angolo Autrice: 
Finalmente dopo secoli infiniti, sono riuscita a portare a termine il quarto capitolo. 
Mi dispiace averci messo un po' più del solito, ma la scuola mi sta letteralmente uccidendo, quindi non trovo mai tempo per continuare la mia fanfiction. 
Comunque, volevo ringraziare chi continua a leggere la mia storia :)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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