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Autore: Princess Misaki    31/01/2015    1 recensioni
What we call the beginning is often the end. And to make an end is to make a beginning. The end is where we start from. - T. S. Eliot
Questa è la prima OS della serie intitolata Soulmate.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Himchan, Jongup, Yongguk, Zelo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Soulmate'
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Seoul, Corea del Sud

Seoul, Corea del Sud. La casa in cui vivevo con il mio coinquilino era abbastanza grande e in due ci stavamo alla perfezione. Era accogliente e moderna, arredata con diversi stili. L’ingresso in tipico stile orientale con lo spazio apposito per lasciare le scarpe senza così sporcare i pavimenti. La cucina invece l’avevamo fatta in pieno stile americano, era ampia e le pareti erano bianche ma il mobilio tendeva all’arancione per renderla più luminosa e nel centro della stanza un mobile a isola rendeva il tutto estremamente perfetto, ottimo per le colazioni in compagnia degli amici che ogni tanto si fermavano a dormire da noi.

Il bagno era unico e non era molto grande, ma per due ragazzi come noi bastava e avanzava, visto che eravamo soliti ad essere di corsa prima di uscire e la doccia ampia era sicuramente più adatta di una vasca da bagno. Le pareti erano opache così mentre uno si faceva la doccia, l’altro poteva piazzarsi davanti al mobiletto a specchio sopra il lavandino per lavarsi, pettinarsi e sì, truccarsi.

Avevamo poi un salotto dove avevamo piazzato una TV da 40”, alcune librerie e scaffali, e infine il bellissimo e comodissimo divano in tessuto, sul quale più di una volta mi ero addormentato da quanto era comodo. Lo spazio però sicuramente più bello di tutta la casa era il soppalco, dove avevamo ricreato una seconda sala che non solo ci permetteva di fare di tanto in tanto delle feste, ma anche di giocare con la console o di fare gruppi studio direttamente in casa, molto comodo visto che almeno qui potevamo parlare e discutere – cosa assolutamente impossibile da fare in bibblioteca.

Infine avevamo due camere divise, avevamo preferito risparmiare lo spazio dal bagno e dal salotto per avere due camere separate, così ognuno poteva avere la propria intimità, i propri partner e soprattutto il proprio spazio. Quella di JongUp, il mio coinquilino, era perennemente in disordine, c’erano vestiti sparsi sulla sedia e spesso anche sul letto, libri di musica sulla scrivania e ogni tanto qualcuno ne cadeva a terra, magari durante la notte dopo essere scivolato lentamente dalla pila che sovrastava il mobile della sua stanza.

La mia, al contario era abbastanza ordinata o almeno lo era per essere quella di uno studente universitario. I libri di design e fotografia erano ordinati nella libreria appena sopra alla scrivania, mentre i romanzi e alcuni manga erano riposti su uno scaffale a forma di spirale che era attaccata alla parete sopra il mio letto. Sulla stessa parete della porta c’era un armadio in cui riponevo i vestiti, ecco quello forse non era da considerarsi propriamente ordinato, ma visto che normalmente quando lo aprivo ero solo in stanza, potevo altamente fregarmene di sistemarlo, l’importante era ritrovare gli indumenti nel minor tempo possibile. Proprio di fronte all’armadio c’era la finestra che dava sul cortile interno.

Insomma vivendo in un posto simile, non c’era davvero bisogno per me di uscire, specialmente quella sera in cui la mia voglia non era pari a zero... era proprio sotterrata nelle profondità della terra.

"Dai Zelo, su, ci andiamo a divertire..."

"Ti ho detto che non ne ho voglia!"

"Ma è da una vita che non facciamo serata anche con Bang, sarà divertente!"

"JongUp, mi spieghi cosa non comprendi della frase NON NE HO VOGLIA?! Perché non mi sembra che sia complessa da capire!"

"Nulla infatti, ma non voglio lasciarti da solo a casa..."

In quel momento il campanello di casa suonò e il mio coinquilino corse ad aprire, io nel frattempo ne approfittai per scappare in camera e sbattere la porta sonoramente chiudendola poi a chiave.

Pace, buio, serenità.

Ero stanco e l'ultima cosa che volevo era di andare a ballare, perché quel cretino del mio compagno di appartamento non voleva capirlo?

In quel momento qualcuno bussò alla mia porta.

"JongUp, fanculizzati, io non esco!"

"Zelo..."

L'inconfondibile voce roca e calda del mio migliore amico mi fece venire i brividi, mi avvicinai alla porta lentamente e l'aprii un poco lasciando entrare così un piccolo spiraglio di luce dal corridoio. Yongguk risultava in controluce e non riuscivo a vedere la sua espressione sul volto, speravo solo che non se la fosse presa per le parole di poco prima.

"Hyung, vedi di farlo ragionare tu... continua a dire che non vuole uscire!"

Quanto odiavo sentire la voce mielosa di JongUp che tentava di convincere Bang a farmi fare qualcosa.

Il mio migliore amico si sgranchì leggermente le spalle poi tentò di entrare in camera mia, come sempre mi ritrovai ad assecondarlo. La prima cosa che fece, dopo aver chiuso la porta, fu quella di accendere la luce, io mi ritrovai a chiudere istintivamente gli occhi e a massaggiarmi il viso infastidito da quel cambio repentino di illuminazione.

"Perché non vuoi uscire?"

Bang si era nel frattempo seduto sul mio letto e aveva cominciato a fissarmi con i suoi occhi scuri e profondi.

"Non ne ho voglia..."

"E perché?"

"Ci deve essere per forza un perché?!"

Avevo alzato un po' troppo la voce e Bang non riuscì a trattenere l'espressione di stupore dal suo volto.

"C'è qualcosa che non va?"

"Niente..."

Abbassai la testa istintivamente, non volevo rispondergli male, ma perché nessuno sembrava capire che per una volta non avevo voglia di uscire?

Lo intravidi mentre si alzava e poi sentii il tocco della sua mano grande e calda sulla mia testa, mi accarezzò i capelli scompigliandoli un po'. Un tocco così dolce che faceva bene e male allo stesso tempo. Percepii dei lievi brividi lungo tutto il mio corpo e i muscoli si rilassarono senza che nemmeno me ne rendessi conto. La sua mano si fermò poi sulla mia fronte e lì rimase immobile per qualche istante.

"Non sei caldo..."

"Mh...?!"

Alzai la testa di scatto e mi ritrovai a fissare uno dei suoi soliti sorrisi ampi.

"Temevo che non stessi bene. Zelo, facciamo così..."

"No, hyung per favore..."

"Ascoltami..."

Le sue mani si posarono sul mio viso e i palmi premettero verso la mia bocca facendomi fare un'espressione strana.

"Accontenta me e JongUp, ci andiamo a fare un giro, stiamo un po' a ballare e quando sei stanco o non hai più voglia di rimanere me lo dici e ti riporto a casa."

"Hyung..."

"Allora spiegami cosa hai."

Sbuffai.

"Ho capito."

Tolsi le sue mani dal mio viso scocciato, che rottura di palle quando faceva così… e cretino io che non sapevo mandarlo a quel paese.

"Muoviti, esci che mi cambio..."

Lui alzò gli occhi al cielo e senza proferir parola se ne uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé.

Lo sentii dire qualcosa a JongUp, ma non capii le parole, indaffarato a cercare nell'armadio qualcosa da mettere. Alla fine optai per dei jeans neri leggermente strappati sulle ginocchia, una T-shirt larga bianca e una collana al collo di quelle con la targhetta in stile militare. Poi uscii dalla camera e mi diressi in bagno con gli altri che dall'ingresso mi fissavano. Mi osservai un paio di volte allo specchio, sembravo un cadavere da quanto ero pallido, aprii una delle ante dell'armadietto vicino al lavandino e tirai fuori un po' di BB cream.

E' vero che siamo un popolo che ama la pelle chiara, ma la mia era visibilmente da malaticcio. Dopo aver distribuito bene il cosmetico su tutto il volto e anche sul collo, presi l'eyeliner e accentuai i tratti dei miei occhi, giusto per farli risaltare un po' di più, vista la mancanza della doppia palpebra. Infine presi un po' di gel e mi sistemai i capelli scompigliandoli un po'. Ero pronto, mancava solo un tocco di profumo e potevo uscire.

Quando tornai nell'altrio, gli altri erano già pronti con i giubbotti e le scarpe, mi fissavano soddisfatti di avermi convinto, o meglio obbligato ad uscire. Io d'altro canto rimasi imbrociato, mi misi il giaccone sbuffando e mi infilai gli anfibi di controvoglia.

In macchina mi sedetti - come sempre - nel posto vicino al guidatore mentre JongUp stava dietro, mezzo sdraiato. Appoggiai la testa al finestrino freddo guardando un punto non ben definito al di fuori del veicolo.

"Hai intenione di rimanere imbronciato tutta la sera?"

Feci finta di non sentire la domanda di JongUp, ma non riuscii a non far caso al tocco di Bang sulla mia guancia, avevo percepito le sue nocche sfiorarla appena un paio di volte, contrassi leggermente le labbra poi chiusi gli occhi.

Quando arrivammo al locale, non feci in tempo a scendere dalla macchina che Yongguk mi si era piazzato affianco mettendomi un braccio intorno alle spalle e stringendomi verso il suo petto. Poi con la mano libera cominciò a sfregarmi il pugno sulla cute, forte.

"Yah! Hyung piantala, mi scombini i capelli!"

Cercai di spingerlo via, ma l'impresa sembrava più difficile del previsto.

"Aish, quindi ti preoccupi solo dei tuoi capelli?!"

Mi lasciò andare sorridendomi.

"Zelo, per favore non tenermi il muso per tutta la serata."

Mi ritrovai a fargli una smorfia mentre tentavo di sistemarmi i capelli.

"Mi paghi l'entrata?"

Lui alzò il sopracciglio destro e guardo JongUp che nel frattempo stava cercando il suo documento di identità da mostrare - di lì a poco - al buttafuori del locale.

"Se non tieni il broncio sì."

"Affare fatto."

Fu così che dieci minuti dopo eravamo all'interno del locale, avevamo portato le nostre giacche al guardaroba ed eravamo andati a farci un giro, prima nella zona affianco al privé, poi eravamo scesi nella sala house... JongUp adorava quella musica, infine ci eravamo diretti al bar per il primo drink della serata. Dopo un paio di sorsi il mio coinquilino era abbastanza allegro, come sempre, Bang invece cominciò ad lasciarsi andare un po' di più quando era a metà bicchiere. Io... beh, io l'alcool ormai lo reggevo fin troppo bene.

La musica era alta e per parlarsi bigognava appiccicarsi l'uno all'altro, così fece JongUp quando, dopo aver quasi finito il suo bicchiere voleva dirmi qualcosa.

"Dimmi che un pochino sei contento... magari finisce come l'ultima volta!"

Non capii immediatamente le sue parole, perciò mi voltai a fissarlo e lui semplicemente mi fece l'occhiolino per poi indicare Bang con lo sguardo. Volevo ucciderlo.

Il mio migliore amico d'altro canto mandò giù l'ultimo sorso del suo cocktail poi ci fissò entrambi senza capire. Scosse la testa sperando che uno di noi gli spiegasse, ma io gli feci cenno con la mano facendogli capire che non era niente di importante.

In quel momento JongUp partì in quarta verso non si sapeva bene dove.

"Bagno?"

"No, credo abbia visto qualcuno..."

Bang posò il suo bicchiere sul bancone, poi si voltò e ci appoggiò sopra i gomiti, guardandosi in giro.

Iniziavo a sentire la testa pesante e la voglia di rimanere lì diminuiva nuovamente, ma non volevo discutere con Yongguk, quindi mi feci forza e finii il cocktail in un solo sorso. Bang si voltò verso di me guardandomi stupito.

"Tutto a posto?"

Volevo rispondergli con un sonoro NO, ma mi trattenni e al contrario annuii con la testa. Lui di risposta fece una smorfia poco convinta con la bocca, poi la sua attenzione fu rapita da qualcosa. Mi voltai e c'era JongUp che stava tornando con due ragazzi.

"BANG! ZELO! LORO SONO HIMCHAN E DAEHYUN!"

Facemmo tutti un cenno con la testa giusto per salutare.

"LUI INVECE E' YOUNGJAE, IL RAGAZZO DI DAEHYUN!"

In quel momento notai il giovane dietro al tipo di nome Daehyun e vidi che si tenevano per mano.

La serata trascorse inizialmente tranquilla, ogni tanto perdavamo JongUp che andava a mietere vittime innocenti ovunque per il locale e nel frattempo c'eravamo seduti al tavolo che gli amici di JongUp avevano prenotato. Almeno una cosa buona da quella serata ne stava uscendo.

Yongguk era seduto tra me e il tizio di nome Himchan, ma l'atteggiamento di quest'ultimo non mi piaceva molto, sembrava provarci con il mio migliore amico anche se forse era solo una mia impressione visto che Bang non dava cenni di essersene accorto o di esserne infastidito.

Daehyun e Youngjae erano molto gentili, mi avevano visto un po' strano e mi avevano chiesto se stavo bene, gli spiegai che ero semplicemente stanco e uno di loro mi disse che mi capiva alla perfezione.

Dopo poco andarono a ballare e io non ce la facevo più a sopportare quel ragazzo di nome Himchan, non sapevo ancora il perché ma già a pelle mi stava sul cazzo, poi divenne altamente sul cazzo visto che con le sue cazzo di mani aveva inziato a dare prima delle pacche sulle spalle di Bang, poi si era azzardato ad abbracciarlo con la scusa di una risata a chissà quale battuta del cavolo... insomma, mi infastidiva che si permettesse di essere così tremendamente espansivo con Yongguk.

Scocciato mi alzai pronto per andare al bar, ma Bang mi prese immediatamente per un braccio, i suoi occhi erano arrossati dall'alcool e mi fissava cercando di capire cosa stessi facendo.

"ZELO, DOVE VAI?!"

"AL BAR..."

"PERCHE'?!"

"SECONDO TE? PER BERE!"

"DAI BANG, LASCIALO ANDARE, NONOSTANTE IL VISINO NON E' PIU' UN RAGAZZINO."

Mi voltai di scatto verso quel tizio che iniziava veramente a farmi andare su tutte le furie, non sapevo cosa mi trattenesse dal non saltargli addosso e riempirlo di pugni. Bang lasciò leggermente la presa annuendo con la testa, ma appena vide il mio sguardo omicida verso Himchan fu sul punto di alzarsi.

"VENGO CON TE."

"NOOOO... RESTA QUI."

Serrai la mascella e senza pensarci strattonai il braccio, liberandomi così dalla presa del mio migliore amico. Lui mi guardò disorientato.

"FAI QUEL CAZZO CHE TI PARE YONGGUK."

E dopo aver dato l'ultimo sguardo omicida a Himchan, che nel frattempo mi guardava con un mezzo sorrisino, mi diressi verso il bar, da solo.

Ero geloso, ma non il geloso da innamorato, figuriamoci, io innamorato di Bang? No, eravamo migliori amici da ormai cinque anni e dopo varie fregature prese da persone che avevo vicino, lui era stata la mia ancora di salvezza. Era il mio migliore amico e... sì, ero fottutamente geloso che qualcuno me lo portasse via, che lui trovasse un amico più speciale di me. La prova che non ero innamorato di lui era che io non ero mai stato geloso dei suoi ex partner, uomini o donne che fossero stati, eccetto per quella ragazza che aveva tentato di allontanarmi da lui, quella proprio non l'avevo sopportata.

Presi un altro cocktail e rimasi un pochino lì appoggiato al bancone, l'idea di passare ancora del tempo vicino al tavolo mi faceva venire l'orticaria, ma Bang era ancora troppo pieno di alcool per potersi mettere a guidare e portarmi a casa.

Finito anche il secondo bicchiere mi ridiressi verso il centro della pista, un paio di ragazzi provarono a fermarmi per ballare, ma non ero dell'umore adatto per starci. Ritrovai Daehyun e Youngjae che stavano ballando vicino ad uno dei cubi in legno, mentre JongUp stava ballando con uno sconosciuto non lontano dal tavolo dove ero seduto fino a poco prima. Inizialmente non mi resi conto di nulla, ma quando ormai ero a pochi passi da tavolo sentii una fitta al petto, non potevo credere a quello che stavo vedendo. Fu come fare una doccia fredda.

I miei occhi erano fissi su Bang, che era seduto sul divano nero, e Himchan, a cavalcioni sopra di lui... si stavano baciando. Potevo vedere le loro bocche mentre si divoravano e le loro lingue che si rincorrevano. In quel momento sentii la mano di qualcuno sulla mia spalla, mi voltai e JongUp era lì, accanto a me con lo sguardo sconvolto almeno tanto quanto il mio.

Si girò verso di me e non osai immaginare in che stato fosse la mia faccia visto che lui sgranò ancora di più gli occhi e sussurrò il mio nome preoccupato.

Mi mancava improvvisamente l'aria, scansai tutti e me ne uscii a grandi passi fuori dal locale. Fui subito raggiunto da JongUp che mi seguì anche per il vicolo vicino al locale.

"Zelo..."

"Lasciami stare..."

"Mi dispiace..."

Non gli risposi nemmeno, presi una sigaretta dalla tasca e me l'accesi. Mi appoggiai al muro con la testa rivolta verso l'alto e gli occhi chiusi. Percepii JongUp sedersi al fianco delle mie gambe e appoggiare la sua testa contro il mio ginocchio. Era il suo modo per dimostrarmi che mi era vicino.

"Non so nemmeno perché mi abbia dato tanto fastidio."

"Beh, è normale, vista la situazione in cui sei."

"Mh?"

"Oh, Zelo, non sono il tuo migliore amico ma sono comunque il tuo coinquilino e dopo due anni che condividiamo la stessa casa credo di conoscerti abbastanza."

Mi lasciai scivolare contro il muro, sedendomi così affianco a JongUp, la cui testa ora era appoggiata alla mia spalla.

"Gli amori non corrisposti sono sempre i più dolorosi..."

Mi girai stupito verso di lui.

"Che cacchio ti sei messo in testa tu?"

"Prova a negarmi che sei innamorato di Bang e da domani non pulisco più casa."

"Ma... sei impazzito?"

"Non vuoi ammetterlo? Wow, allora siamo ancora nella fase peggiore."

"Jongie, hai preso un grosso abbaglio credimi... non sono innamorato di Yongguk."

"E allora come spieghi che ci sei rimasto così male che te ne sei uscito qui al freddo a fumare? Prima avevi una faccia talmente sconvolta che ho avuto paura che potessi commettere qualche cagata..."

"Non so spiegartelo nemmeno io..."

"Io speravo che finisse come la scorsa volta..."

"Jongie..."

"Che c'è? Non dirmi che non ti è piaciuto baciarlo! Dio eravate così belli da vedere che ho mollato il tipo che mi stavo facendo per guardarvi!"

"Eravamo ubriachi."

"In vino veritas..."

"Stavamo solo giocando. Io e Bang non potremmo MAI stare insieme."

"Perché no? Guarda che Daehyun e il suo ragazzo prima di mettersi insieme erano dei grandi amici..."

"Io non vedo Bang in quel modo..."

"In che senso?"

"Non è facile spiegarlo... E' un bel ragazzo, quello è innegabile, e baciarlo è stato divertente, ma finisce lì. Siamo migliori amici, non ho mai pensato a lui come a un partner... qualcuno con cui andare a letto e... NO, NON CI VOGLIO ANDARE A LETTO!"

"Beh, forse non è un amore fisico, ma sicuramente lo ami. Ci tieni così tanto a lui... e credimi io lo noto. Anche tra amici ci può essere amore, infondo c'è una linea così sottile che divide l'amicizia dall'amore. Quando una persona è importante, lo è e basta. Che sia un amico o un amante..."

"Tu credi?"

"Zelo... perché altrimenti stai soffrendo solo per averlo visto mentre si baciava un altro? Perché prima eri sull'orlo di piangere?"

"Perché fa fottutamente male."

"Cosa?"

"Il pensiero che un giorno lui non avrà più bisogno di me, che troverà qualcuno... qualcuno..."

"Ehi..."

Fu in quel momento che JongUp mi prese e mi abbracciò mentre io piangevo e singhiozzavo sulla sua spalla.

 

 

 

 

"Ti senti un po' meglio?"

Non sapevo esattamente quanto tempo fosse passato, ma sfogare tutta la mia frustazione piangendo mi aveva sicuramente aiutato, sia io che il mio coinquilino ci alzammo da terra.

"Mh... Senti Jongie..."

"Dimmi."

"Io prendo un taxi e me ne torno a casa, non ho più voglia di rimanere."

"Vuoi che vengo con te?"

Scossi la testa.

"No, voglio rimanere un po' da solo e poi... è meglio se rientri sennò poi Bang si insospettisce."

"Ok, come vuoi..."

Mi diede un paio di pacche sulla spalla.

"Se hai bisogno però chiamami, ok?"

"Tranquillo..."

Prima di andare a casa, recuperai la giacca dal guardaroba, dopo di che diedi il bracciale a JongUp così che a fine serata lui e Bang potessero riprendere la loro roba. Mi avviai poi sul ciglio della strada e fermai il primo taxi argento libero che passava. Dopo aver detto al tassista il mio indirizzo, mi stravaccai comodamente sul sedile posteriore e riposai fino a quando non arrivai davanti casa. Tirai fuori il portafoglio dalla tasca dei jeans e lo pagai prima di avviarmi finalmente all’interno di quelle mura familiari, lontano da tutto il chiasso e in completa pace. L'unica cosa che volevo era toccare il letto e dormire.

 

 

*** *** *** ***

 

 

Ero seduto ad uno dei tavolini del Donkin’ Donuts e sorseggiavo il mio smoothie al mango mentre leggevo uno dei miei libri di testo per l’università. Non avevo esami da preparare nell’immediato, ma per evitare che persone sconosciute si azzardassero ad avvicinarsi, mi ero immerso nella lettura di quel noioso volume “Sociologia nella comunicazione”.

Dopo circa un quarto d’ora Bang mi raggiunse, si tolse il cappotto e mi sorrise come sempre. Sembrava tutto nella normalità.

“Scusami il ritardo, ma mia sorella mi ha chiesto di andarla a prendere a lavoro vista la neve e non ho potuto fare altrimenti.”

“Tranquillo, non c’è problema. Come sta?”

“Sempre il solito, sai ora sta insieme ad un ragazzo - un tatuatore - ed è felice, sembra essersi ripresa bene…”

“Meno male, ultimamente mi aveva un po’ preoccupato.”

“Mamma non è molto contenta del suo ragazzo, ma piano piano la stiamo convincendo che sotto tutto l’inchiostro si cela un ragazzo dolce e adatto a mia sorella.”

Ci mettemmo entrambi a ridere, la sorella di Bang era come una sorella maggiore per me e saperla con un tizio pieno di tatuaggi non mi sembrava così strano, visto che anche lei ne era piena.

“Cosa hai preso?”

“Uno smoothie al mango!”

“Ti piace proprio quel coso, se lo bevi anche in inverno!”

“Che ci posso fare? È così…”

“Sì, sì, lo so è così di mango e cremoso… io credo che andrò di una cioccolata calda, torno subito.”

Si alzò e andò a mettersi in fila per la prenotazione. Io mi trovai a sospirare. Durante tutta la domenica e quella mattinata non mi ero fatto sentire e avevo pensato molto, ma non ero arrivato a nessuna conclusione. Dovevo mantenere la maschera che mi ero costruito, fingere che tutto andasse bene… non volevo far preoccupare Bang.

Dopo aver ordinato, il mio migliore amico tornò al nostro tavolo con il solito pulsante che vibrava quando l’ordinazione era pronta. Non dovette aspettare tanto e poco dopo tornò con in mano una tazza piena di cioccolata e panna montata.

“Aaaahhhh che bella cosa! Vuoi?”

“Sei pazzo? Sai che la panna non mi piace…”

“Per questo te l’ho chiesto!”

Si mise a ridere e mi scompigliò i capelli facendomi poi una smorfia.

“Che stronzo…”

“Modera i termini, ragazzino!”

Gli feci la linguaccia e tornai a sorseggiare la mia bevanda sorridendo per la piega che aveva preso il nostro incontro, tutto sommato sembrava andare bene, mi ero preoccupato per nulla.

“Senti, Zelo…”

“Mh?!”

“Perché l’altra sera non mi hai chiamato?”

Avevo pensato troppo presto.

“Quando?”

“Lo sai… hai preso e te ne sei andato senza avvisarmi.”

“Beh… non eri nelle condizioni di guidare.”

“Lo sai che mi riprendo facilmente se c’è bisogno…”

“Non volevo disturbarti…”

Mi sentivo improvvisamente a disagio, abbassai istintivamente lo sguardo verso il tavolo e deglutii non sapendo bene come continuare.

“Disturbarmi? Zelo, tu non disturbi mai!”

“Bang… stavi limonando quel tizio di nome Himchan… non venirmi a dire palle, ti avrei disturbato.”

“Ma tu sei più importante di lui, lo sai…”

Male, faceva tremendamente male, quella frase avrebbe dovuto rendermi felice e invece non lo fece, anzi peggiorò solo il mio umore. La sua mano sfiorò la mia, ma io la retrassi senza nemmeno pensarci e lui sembrò non gradire la cosa, mi guardò pensieroso.

“Perché fai così?”

“Non sto facendo niente…”

“Sei freddo… anche ieri, non mi hai chiamato e non ti sei fatto sentire. Perché mi eviti?”

“Non ti evito… ero stanco e non mi sono sentito molto bene, quindi me ne sono stato tutto il giorno a letto.”

Lui mi fissava poco convinto delle mie parole e come poteva crederci se io per primo non riuscivo ad essere onesto con me stesso?

“Ho capito… quando avrai voglia di parlarne lo farai…”

Si imbronciò, appoggiando il mento al palmo della sua mano, e si mise a guardare distante. C’era tensione nell’aria e questa cosa non mi piaceva, odiavo quando avevamo dei battibecchi o delle discussioni, ma come potevo spiegargli quello che pensavo? Mi avrebbe preso per pazzo.

“Scusami… ma sono successe un po’ di cose ultimamente e sono nervoso, non volevo essere scontroso nei tuoi confronti, ma sono confuso e non so nemmeno io cosa mi passi per la testa.”

Lui voltò lo sguardo verso di me, studiandomi, poi sfregò la mano sulla fronte, probabilmente stava pensando a cosa dirmi.

“Sai che se vuoi ti ascolto… cos’è che ti rende nervoso?”

“È tornato a farsi sentire…”

“Di nuovo lui?!”

Feci un paio di cenni di assenso con la testa.

“Perché non me ne hai parlato prima?!”

“Bang, mi sembra di romperti ogni volta, quando ne parliamo…”

“Lo sai che non è così… ma perché non lo blocchi una volta per tutte?”

“Non è facile… più che altro gradirei che dopo tutti questi anni lui la piantasse da solo.”

“Che ti ha detto?”

“Niente… mi ha fatto gli auguri per il mio compleanno, tutto qui.”

“Mh…”

“Sai Bang, vorrei davvero che arrivasse una persona che me lo facesse dimenticare del tutto.”

“Arriverà… purtroppo non può essere una cosa tanto veloce.”

“Mh…”

Mi scompigliai i capelli sempre più nervoso, avevo fatto trenta, dovevo fare trentuno.

“Che intenzioni hai con Himchan?”

Lui mi fissò stupito e spaesato allo stesso tempo, probabilmente non si era aspettato quella domanda e stava cercando di capire come rispondere.

“Proverò a sentirlo, non è male infondo…”

“Mh… davvero?”

“Noto un leggero astio nella tua voce, Zelo. Geloso?”

Quell’ultima parola mi colpì peggio di uno schiaffo, il mio migliore amico me l’aveva detto scherzando, ma perché io mi ritrovavo a prenderla così seriamente? Che cavolo mi stava succedendo?

“No… ti pare?”

Lui si mise a ridere e mi scompiglio i capelli.

“Oh beh, io ero geloso di JongUp, quindi ogni tanto mi viene il dubbio che tu possa diventare geloso per niente…”

“Quando Jongie mi ha raccontato che gli avevi detto di essere geloso… credo sia stato uno dei momenti più divertenti della mia vita.”

“Beh, almeno quella volta ti ho strappato un sorriso.”

Sospirai, sapevo a cosa si riferiva.

“Zelo, te lo chiedo ancora, cosa è cambiato? Perché ti comporti così?”

“Non lo so…”

“Beh il fatto che tu non neghi che ci sia stato un cambiamento è già qualcosa…”

Lo guardai in tralice, mi venne voglia di tirargli uno scappellotto.

“È tutto così strano…”

“In che senso?”

“Himchan non è il tuo tipo…”

La conversazione cadde nel silenzio più totale.

 

 

*** *** *** ***

 

 

Quando arrivai a casa JongUp era seduto sul divano del salotto e stava guardando la TV. Il lieve tepore dell’appartamento mi fece rabbrividire di piacere, finalmente un po’ di caldo.

Appena mi vide si alzò sorridente e mi venne in contro.

“Ti stavo aspettando, ho prenotato del ramen dal nostro amico giapponese, la consegna dovrebbe essere a momenti.”

Il mio coinquilino aveva una vera e propria passione per il Giappone, non si fermava solo alla cucina, che adorava alla follia, ma aveva anche dei suppelleti, un servizio da tè, dei poster di manga e infine mi aveva anche convinto a comprare un kotatsu. Di sicuro quest’ultima era stata la miglior compera di sempre, specialmente ora che era inverno.

“Hai fatto bene, ho bisogno di qualcosa di caldo e nutriente!”

“Eh eh… lo immaginavo, tu che odi il freddo, poi…”

“Già!”

Finii di togliermi la sciarpa e il cappellino di lana, che appesi sopra al cappoto che poco prima mi ero sfilato., dopo di che mi diressi in camera mia per sistemare un paio di cose.

“Sei proprio un pantofolaio!”

Jongie ancora si stupiva della velocità con cui rientravo e mi mettevo immediatamente in pigiama per stare comodo.

“Beh, tanto al tizio della consegna apri tu, quindi non ho bisogno di avere addosso qualcosa di elegante.”

“Lo sapevo… vado io ma paghi tu!”

“Ehi… qui sei tu lo hyung, quindi paghi tu, mica io!”

“Allora facciamo a metà!”

Scoppiammo entrambi a ridere, ma fummo interrotti dal campanello che suonò. Finalmente avrei mangiato.

 

 

Cenammo tranquillamente sul kotatsu guardando un varietà in TV, una volta finito buttai via i cartoni del cibo d’asporto e tolsi sia le bacchette che i bicchieri per portarli in cucina. Quando rientrai in sala JongUp si era bellamente sdraiato sotto il tavolo riscaldato e stava facendo zapping.

Mi sdraiai vicino a lui e il tepore del kotatsu mi fece rilassare nuovamente, quel pomeriggio era stato un po’ infernale e il “sentirmi a casa” mi stava facendo sciogliere i nervi. Dovevo sistemare la questione con Bang, ma quale questione esattamente?

Jongie smise di cambiare canale quando sullo schermo apparve improvvisamente un primo piano di uno dei suoi attori preferiti Kim Woobin.

“Mamma mia, cosa sarei disposto a fare per avere un ragazzo come lui…”

“Diventare donna?”

“No, più che donna dovrei essere Lee Jongsuk…”

“Beh, niente male…”

“Vero?! Ah, a proposito, come è andata oggi? Non te l’ho ancora chiesto.”

“Posso passare la domanda?”

“No.”

Sospirai e sentii quasi subito la mano di Jongie che mi accarezzava i capelli scompigliandoli leggermente, era un altro dei suoi modi per farmi capire che mi era vicino emotivamente.

“Ho fatto una cavolata... come al solito.”

“Che hai combinato?”

“Mi sono lasciato scappare una frase che non avrei dovuto dire.”

Gli riepilogai velocemente tutta la conversazione che avevo avuto con Yongguk e anche le sue reazioni, ma soprattutto il silenzio tombale quando avevo fatto il commento sul fatto ce Himchan non fosse il tipo di ragazzo che piaceva solitamente al mio migliore amico.

“Ho fatto una cagata, vero?”

“Nah, neanche tanto… infondo è vero quello che dici, a Bang di solito piacciono ragazzi di tutt’altro genere e credo che anche lui lo sappia. Il punto però è un altro. Perché ti dà tanto fastidio che abbia scelto una persona così diversa dai suoi standard? Sai, per quello che ho visto io, questa è la prima volta che sei geloso di qualcuno che sta con Yongguk, non è che per caso è perché gli altri erano tutti troppo diversi da te e quindi inconsciamente non ti eri mai dato troppe chance di piacergli, ma ora che è entrato in gioco Himchan, ti senti diciamo… tradito, perché vuol dire che infondo potevi avere anche tu una chance ma non te la sei mai data?”

Mi ritrovai a sgranare gli occhi, possibile che fosse così?

“Io avevo pensato a un’altra conclusione…”

“Quale?”

“Temo che la verità sia che in realtà io sono stanco di sentirmi solo, Jongie.”

“Solo?”

“Sì, dai sono tre anni e mezzo che non ho una relazione seria e sono stanco di questa cosa… credo che la realtà sia questa, che sento il bisogno di essere amato e di poter amare qualcuno.”

“Fa strano sentirti dire questo, quando sei tu il primo che non permette a nessuno di avvicinarsi troppo a te.”

“Mh?”

“È da quando ti conosco, Zelo, che ti ho visto sempre divertirti con i ragazzi, ma non hai mai permesso a nessuno di rimanerti accanto. Quando vedevi che per l’altro la situazione iniziava a farsi seria, lo allontanavi.”

 

 

*** *** *** ***

 

 

Continuavo a rigirare tra le manila busta della lettera mentre sospiravo pesantemente. Ormai era quasi una mezzora che me ne stavo sdraiato sul letto e fissavo il logo della New York University. Chi se l'aspettava più l'arrivo di quella lettera? Avevo fatto la proposta di borsa di studio senza troppe aspettative, ma ora che mi ritrovavo con la busta in mano, ero in ansia di sapere se l'avessero accettata o meno. Il pensiero di poter realizzare quel piccolo obiettivo era davvero elettrizzante! Certo mi sarei dovuto trasferire dall'altra parte del mondo, ma era una di quelle opportunità che capitano una volta nella vita!

Feci ricadere le braccia lungo il mio corpo e sospirai per l'ennesima volta, non avevo il coraggio di aprire quella dannata lettera.

"La pianti di sbuffare?!"

Aprii gli occhi di scatto e mi voltai verso il punto da cui proveniva la voce di JongUp.

Era diventato viola. I suoi capelli erano viola!

"I tuoi ca... capelli!"

"Sì, sì... sono belli vero? Ma tu che cavolo hai? Sembri un trano da quanto sbuffi!"

Mi si avvicinò e io instintivamente tentai di nascondere la lettera, mai mossa fu più azzardata. Infatti Jongie sorrise immediatamente, vedendo la mia reazione, e mi strappò la lettera di mano.

"Oh... vediamo un po' cosa abbiamo qui..."

La fissò dapprima sbalordito poi mi guardò con un misto di sconvolgimento e divertimento nei suoi occhi.

"ODDIO, Zelo, ma questa è la scuola a cui avevi chiesto di iscriverti!!!"

"Già..."

"E...?"

"Non ho il coraggio di aprirla..."

"COSA?! Ma sei pazzo? Quando l'hai ricevuta?"

"Prima, mentre tu eri in bagno - ora so a far cosa."

Lui iniziò a fremere impaziente e sapevo già che mi avrebbe fatto la richiesta di aprirla lui per me, quindi ancora prima che potesse pronunciar parola gli annuii con la testa e lui si mise frenetico ad aprirla.

Estrasse lentamente i fogli contenuti nella busta e mi ghignò, sapendo che quell'attesa era tremendamente fastidiosa.

"Se devi leggerla per primo, vedi di farlo in fretta... l'ansia non aiuta!"

Lui aprì i fogli e si mise a leggere la prima pagina.

 

"Gentile signor Choi,

Siamo lieti di annunciarLe che la New York University ha accettato la sua richiesta per la borsa di studio presso il nostro istituto per il corso di Master in Interior Design.

Il corso accademico comincerà nella prima settimana di Settembre. L'ammissione alla nostra scuola ha un alto livello di competizione, specialmente per le persone che, come Lei, ci chiedono l'aiuto finanziario. Per questo le ricordo che per otterene il finanziamento da parte del nostro istituto, dovrà mantenere una media di voti di 29/30.

In allegato troverà i moduli da compilare sia per ottenere l'effettivo finanziamento, quello di iscrizione all'istituto e - nel caso ne voglia usufruire - di prenotazione per un posto nel dormitorio del campus. Tutto questo materiale dovrà inviarcelo compilato e firmato entro e non oltre il 5 maggio del corrente anno.

Le ricordiamo inoltre, che se lo desidera, può partecipare al corso intensivo di inglese che partirà ad aprile e al quale potrà tranquillamente iscriversi inviandoci una mail..."

Mentre JongUp continuava a leggere io mi ero seduto sul letto e lo fissavo incredulo.

Mi avevano preso!

Iniziai a ridere istericamente, incredulo per quella situazione quasi irreale.

"Cazzo Zelo, ce l'hai fatta!!"

"Ce... ce l'ho fatta!"

Jongie mi saltò letteralmente al collo abbracciandomi forte e ripetendomi quanto fosse fiero e felice per me. Io ancora non ci credevo.

"Dobbiamo avvisare i tuoi e anche Bang!"

Si era staccato dall'abbraccio e si era precipitato verso la porta della mia stanza in cerca del telefono.

"No..."

"Cosa?"

"Per ora non voglio dirlo a nessuno..."

"COSA?!"

"Jongie, è vero sono stato preso, ma per ora voglio che rimanga tra noi. Bang non deve saperlo."

"Stai scherzanso?!"

Negai con la testa. Dovevo pensare prima di dare la notizia e per come era la situazione in quel momento preferivo non dire nulla al mio migliore amico. In quelle due settimane passate dalla nostra ultima chiacchierata, ci eravamo trovati in una situazione strana, ogni volta che eravamo insieme l'aria sembrava pesante o meglio tesa. Non c'era un motivo preciso... o meglio, sì che c'era, ma era semplicemente imbarazzo misto a quella sensazione di incapacità di smorzare la tensione.

Dirgli in quel momento una notizia bomba come quella, non avrebbe di certo migliorato la cosa. In più quella sera dovevo proprio uscire con lui, suo fratello gemello e sua sorella maggiore. L'ultima cosa che potevo dire in una serata simile era quella della mia possibilità di partire.

 

 

*** *** *** ***

 

 

Eravamo di ritorno dalla serata passata in un locale tutti insieme, Natasha, la sorella maggiore di Yongguk, stava guidando lungo le strade ormai vuote, al suo fianco Yongnam, il gemello di Yongguk, teneva la testa appoggiata al finestrino, al mio fianco il mio migliore amico si esa accasciato su Himchan che era seduto alla sua sinistra. Io stavo lì che di tanto in tanto li fissavo in silenzio. Dormivano beatamente tenendosi per mano. Quando rialzai lo guardo notai che Natasha mi stava scrutando dallo specchietto retrovisore, giusto qualche istante, poi tornò a fissare la strada davanti a sé.

Se solo quella sera non mi fossi messo le circle lens a quell'ora potevo essere anche io nel mondo dei sogni e risparmiarmi quella visione.

Che quei due ormai si frequentassero non era più un mistero per nessuno, ma avrei preferito che non lo mostrassero così tranquillamente, non davanti a me almeno.

In particolare non sopportavo i modi di fare di Himchan, quello stronzo... se solo ripensavo a poche ore prima quando mi si era avvicinato con la scusa di ballare insieme finché Bang era in bagno e mi aveva detto chiaramente che nonostante lui si fosse accorto dei miei sentimenti, non si sarebbe tirato indietro. Mi aveva fatto anche un sorrisino dopo avermi detto quelle poche parole e vedendo arrivare Yongguk si era poi dimostrato come al solito. Non riuscivo proprio a sopportarlo, non potevo farci niente.

Eppure sembravo essere l'unico ad accorgersi del suo lato demoniaco, visto che agli altri piaceva e anzi più di una volta mi ero sentito dire da amici e conoscenti che dovevo essere meno scorbutico nei suoi confronti.

La facevano facile loro.

Quando finalmente giungemmo a destinazione io aprii la portiera e dopo esser sceso, la chiusi violentemente. Yongguk e Himchan sobbalzarono entrambi a causa di quella botta e anche Natasha e Yongnam non rimasero indifferenti al mio atteggiamento.

Salimmo in casa e tutto quello che volevo era coricarmi. Avevamo pronto il divano letto nella sala dove in teoria avremmo dovuto dormire solo io e Himchan, ma Yongguk aveva optato per domire con noi, visto che era abbastanza palese che tra noi non scorresse buon sangue.

Mi sdraiai per primo, silenzioso, presi il cellulare e controllai se avevo ricevuto messaggi nel frattempo e una notifica di Kakao Talk attirò la mia attenzione. Era JongUp.

Aprii l'applicazione e mi ritrovai un suo messaggio.

Jongie~: ehi, come va?

Cliccai sullo schermo per poter iniziare il messaggio di conversazione.

Tu: Passo volentieri la domanda...

Ci aggiunsi uno degli stickers dell'applicazione, quello dell'omino con la faccia a pesca (o culo - come dicevo io) che era accovacciato a terra, le braccio intorno alle gambe e la faccia scura di chi è incazzato.

Non ci volle molto prima che lui mi rispondesse.

Jongie~: che è successo?

Tu: Te lo spiego domani...

Lui mi rispose con uno sticker che mostrava la mascotte di Kakao, un omino giallo, con un costume da coniglio, che abbracciava un mini coccodrillo. Come per consolarlo.

Sbuffai, voltandomi di lato, ancora solo su quel materasso troppo grande per una persona sola.

Poco dopo arrivò Bang che nel frattempo si era messo in pigiama. Si sdraiò al mio fianco abbracciandomi da dietro, il mio cuore sussurrò per qualche istante.

"Tutto a posto?"

Gli risposi con un semplice verso di assenso, non sapendo che altro fare.

"Bang?"

La voce di Natasha ci fece sobbalzare leggermente, o meglio, io sobbalzai, Yongguk si girò semplicemente.

"Che c'è?"

"Niente... Buona notte, vedete di riposare."

Ci aveva dato uno strano sguardo e la cosa mi aveva fatto pensare per qualche istante, ma poi il sonno mi colse, ormai non potevo più sfuggirgli, così le mie palpebre si chiusero e mi ritrovai a sbiascicare un buonanotte a Bang, che mi rispose con un sussurro.

 

 

 

 

Mi avvicinai alla finestra scorrevole della cucina, l’aprii leggermente così che poi avrei potuto fumare tranquillamente. Nel frattempo il caffè si era scaldato e mi riempii la tazza, quella con disegnato Tigro che normalmente usava Bang, ma che diventava mia ogni volta che mi fermavo da lui a dormire. Socchiusi la porta che dava sul corridoio e dopo essermi accovacciato affianco alla finestra appoggiai la tazza a terra per accendermi la sigaretta.

Fuori c’era una splendida giornata di sole e nonostante la leggera brezza, si stava davvero bene. Tenevo le gambe piegate vicino al petto mentre guardavo un punto non preciso fuori dalla portafinestra. Non mi accorsi nemmeno che Natasha fosse entrata in cucina - versandosi anche lei del caffè – fino a quando non si sedette al mio fianco appoggiando la testa alla mia spalla.

Sussultai appena e con la coda dell’occhio la vidi sorridere per la mia reazione. Nonostante le apparenze, sapeva essere una ragazza molto dolce e per me era come una sorella maggiore acquisita. I suoi capelli biondi un po’ scompigliati, il viso struccato, la canotta bianca e gli shorts neri che le avevano fatto da pigiama la rendevano in qualche modo diversa dal solito, ma risultava comunque fantastica.

Guardava la tazza che teneva in mano, mentre ci giocherellava con le dita e muoveva il piercing che aveva appena sotto il labbro, era un vizio che non era mai riuscita a smettere di fare. Più di una volta mi era venuta la voglia di farmi un piercing, dopo che avevo visto il suo, anche se il mio desiderio era di farlo alla lingua.

Dopo qualche istante, alzò il viso e si voltò verso di me con un’espressione indecifrabile. Sembrava studiarmi e allo stesso tempo impegnata a pensare cosa dire. Feci l’ennesimo tiro dalla mia sigaretta ormai quasi terminata, aspettando che lei proferisse parola.

“Zelo… so che non sono affari miei, ma visto che siamo soli e le orecchie indiscrete dormono pesantemente, vorrei aprofittarne…”

Agrottai le sopracciglia confuso. Non sapevo proprio di cosa volesse parlarmi specialmente dopo una premessa così seria.

“Dimmi tutto, noona.”

“Sono preoccupata per te.”

Aveva stirato leggermente le labbra e abbassato la sgurardo, chiaro segno che ancora una volta stava ponderando bene le parole da usare.

“Per me?”

Ero sinceramente curioso di quello che le passava per la testa e mi ritrovai a inclinare la testa per poter tornare nel suo compo visivo. Ma fui distratto quando il calore della sigaretta terminata mi scottò leggermente le dita e mi ritrovai così a farla cadere a terra appena fuori sul balcone.

“Aish!”

“Ti sei fatto male?”

“Nulla di che, ma devo pulire…”

Stavo per alzarmi quando Natasha mi bloccò il braccio in cui tenevo la tazza di caffè, obbligandomi a sedere di nuovo al suo fianco.

“Pulisco io dopo, non preoccuparti. Ora devo dirti delle cose.”

Non protestai e tornai a dare tutta la mia attenzione alla sorella di Bang che sospirò profondamente prima di riprendere il suo discorso.

“Sai, mio fratello, parlo di Yongguk, non è molto sveglio.”

Vedendo che io stavo per scoppiare a ridere mi fulminò con lo sguardo, chiaro segno che non voleva essere interrotta. Cercai quindi di ricompormi e sorseggiai il caffè ormai tiepido.

“Quindi probabilmente, anzi… sicuramente non ha ancora capito i tuoi sentimenti per lui. Ma, Zelo, a me non è sfuggito nulla e…”

“Ti stai…”

“Non interrompermi!”

La sua voce si era alzata un po’ troppo e per qualche istante ci zittimmo entrambi visto che dalla sala - dove Yongguk e Himchan dormivano - arrivarono dei rumori. Natasha si alzò e si diresse in corridoio a controllare e dopo aver appurato che nessuno si fosse svegliato o alzato, chiuse la porta della cucina e si appoggiò leggermente al piano cottura.

“Zelo, non negare e lasciami finire, chiaro?”

Aveva diminuito chiaramente il tono di voce, ma era riuscita comunque a trasmettere la fermezza della sua frase, quindi mi ritrovai ad annuire e a sottostare alla sua richiesta.

“Ti stavo dicendo, io mi sono accorta del cambiamento che c’è stato tra voi, nel vostro rapporto. A te piace Yongguk e in questo non ci sarebbe davvero nulla di male se… se mio fratello fosse come te.”

Ancora una volta mi ritrovai confuso dalle sue parole, in che senso Yongguk non era uguale a me? Ovviamente, Natasha, vedendo la mia espressione si decise a spiegarsi meglio.

“Yongguk non è come te, Zelo, o come il tuo coinquilino ehm… JongUp. Se sto dicendo questo sappi che è solo per proteggerti, perché ti conosco da così tanto che per me sei come un terzo fratello minore e credimi, l’ultima cosa che voglio è che tu rimanga scottato da Yongguk. So cosa hai passato con Seunghyun e non voglio che tu stia ancora così male per colpa di mio fratello. Credimi lo conosco bene e per quanto lui possa essere attratto dai ragazzi, alla fine la persona con cui si metterà, con cui passerà il resto della sua vita sarà una donna. Lo sai anche tu, no? Lui vuole una famiglia, vuole un futuro in cui avrà dei bambini e… perdonami il poco tatto, ma né tu, né nessun ragazzo potrà mai dargli quel futuro. Non in questa società e probabilmente nemmeno in questo secolo.”

Aveva distolto lo sguardo e si era avvicinata una mano al naso, si mise a guardare il soffito e allora capii che stava cercando di non piangere. Mi alzai lentamente e mi diressi verso di lei per abbracciarla.

“Oh, Zelo… scu-scusami…”

Il suo volto si era nascosto sul mio petto e le sue mani si erano avvinghiate intorno al mio busto. Appoggiai la tazza, ormai fredda, sul piano cucina e con la mano ora libera iniziai ad accarezzarle i capelli. Si era preoccupata tanto per me e io sapevo che infondo aveva ragione. Le probabilità che Bang alla fine avrebbe fatto una scelta come quella che lei aveva dipinto nel suo discorso, erano molto alte… troppo.

“Noona, puoi stare tranquilla perché non credo che avrò mai il coraggio di spiegare a Yongguk quello che provo. Non sono nemmeno sicuro di essere innamorato di lui, perché sai… probabilmente la mia è solo solitudine, vorrei semplicemente che qualcuno mi amasse.”

Lei singhiozzò stringendo ancora di più la presa quando sentì le mie parole.

“Io… io vorrei davvero che… che tra te e Yongguk andasse tutto bene. Credo che voi siate anime gemelle.”

“Anime gemelle?”

In quel momento mi tornò in mente un discorso che avevo fatto anni prima con mia madre, ero solo un bambino, probabilmente di cinque o sei anni e in classe avevamo letto un libro in cui si parlava di anime gemelle e una volta tornato a casa ne parlai con lei.

“Cos’è l’anima gemella?”

Lei era rimasta abbastanza stupita dalla mia domanda, ma dopo averci pensato per qualche istante, mi rispose con delle parole così belle che mi rimasero impresse.

“L’anima gemella è come un migliore amico, ma è qualcosa di più. È l’unica persona al mondo che ti conosce meglio di chiunque altro. È qualcuno che ti rende una persona migliore, anzi… non ti rende una persona migliore, lo fai tu stesso perché l’altro ti ispira. L’anima gemella è qualcuno che porterai con te per sempre. È l’unica persona che ti conosce, ti accetta e crede in te prima che qualsiasi altra persona lo faccia o quando nessun altro lo farebbe. E non importa cosa possa accadere… le anime gemelle si ameranno sempre. Nulla potrà cambiare questo.”

Solo più tardi scoprii che era in realtà una citazione che aveva sentito, ma erano parole talmente belle che decisi di tenerle con me a prescindere da chi provenissero. Continuai a crederci e continuavo a farlo anche in quel momento.

 

 

*** *** *** ***

 

 

Mi rigiravo lentamente nel letto, da un lato sentii il calore di un corpo caldo accanto al mio, ma quando mi voltai verso il punto dove dovevi esserci tu, il materasso era vuoto e freddo. Aprii gli occhi, lo sguardo inizialmente appannato dal sonno, ma poi tutto iniziò a diventare più nitido, la sala era ancora nella penombra. Mi alzai a sedere guardandomi intorno, TU non eri dove dovevi essere, nel letto, da un bel pezzo da quanto si erano raffreddate le lenzuola. Mi voltai dalla parte opposta e Himchan dormiva ancora beatamente come un bambino, i capelli biondi gli ricascavano sul viso e mentre fissavo le sue labbra appena dischiuse, l’ombra di mia sorella attirò la mia attenzione. Mi girai quindi a guardarla e il suo sguardo furente mi fece venire i brividi.

“Sorellona…”

Lei non mi degnò nemmeno di una parola, si diresse verso il bagno sbattendo poi la porta violentemente. Era incazzata nera e questo significava una sola cosa, guai in vista.

A causa del colpo, mio fratello si era svegliato ed era venuto in sala a chiedermi che diavolo fosse successo, ovviamente gli risposi dicendogli che non ne sapevo nulla.

A quel punto anche Himchan si svegliò e ci guardò confuso.

“Che è successo?”

Non facemmo in tempo a proferir parola che mia sorella uscì dal bagno, accese la luce della stanza e si mise a fissarci malissimo.

“Succede che tu ora ti alzi e te ne vai.”

Io e mio fratello la fissammo stupiti. Era la prima volta che si comportava così.

“Cosa… ma Natasha… che cavolo ti prende?!”

Mio fratello aveva sicuramente più iniziativa e coraggio di me ad affrontarla.

“Nulla, ma voglio che lui prenda e se ne vada, ORA!”

“Lui è mio amico e da qui non se ne va!”

“Yongnam… chi paga l’affitto di questa casa? Le bollette? IO! Quindi questa è prima di tutto casa mia e se dico che una persona se ne deve andare, può essere anche il padre eterno, ma se ne va! E non voglio obiezioni!”

Himchan si portò una mano nei capelli e lentamente si alzò in piedi dirigendosi prima al suo zaino per prendersi il cambio di abiti, poi in bagno e quando passò affianco a mia sorella lo vidi lanciarle uno sguardo strano, come se sapesse cosa spingesse mia sorella a comportarsi così.

“Ora vuoi gentilmente spiegarci che ti prende? E in tutto questo… dov’è Zelo?”

“Oh, te ne sei accorto solo ora che manca?”

La voce di mia sorella si era fatta ancora più acida e dopo aver fissato intensamente mio fratello si voltò verso di me, per un attimo ebbi il timore che volesse uccidermi.

“Se ne è andato… una mezz’ora fa.”

“Perché non mi avete svegliato?”

Era la seconda volta che prendevi e te ne andavi senza dirmi niente, la cosa iniziava a infastidirmi.

“Il signorino allora non ha perso il dono della parola…”

Il suo tono di voce era chiaramente canzonatorio e ciò mi irritò particolarmente.

“Piantala di essere così acida! Si può sapere perché sei così incazzata? Che ti ho fatto?”

Lei in risposta fece prima un qualcosa di simile ad uno sbuffo che sfociò poi in una sorta di sospiro sarcastico, mentre squoteva la testa e alzava gli occhi al cielo, come se fosse esasperata.

“Proprio a me doveva capitare un fratello così idiota?”

“Non ti pare di esagerare un po’ ora…”

La voce di Himchan arrivò da poco dietro di mia sorella che sobbalzò leggermente.

“Himchan…”

“Il tuo amichetto non fa molto per sistemare la situazione… quindi non dare la colpa a tuo fratello.”

Mia sorella lo guardò in tralice e lui di tutta risposta la sorpassò senza degnarla di altra attenzione, chinandosi poi a sistemare le sue cose nello zaino.

“Tu vedi di rimanerne fuori...”

La voce di Natasha era quasi un sibilo.

“Perché dovrei? Mi sto frequentando con uno dei tuoi fratelli e sono amico dell’altro, mi sembra di essere più che coinvolto, non credi?”

Per la prima volta mia sorella rimase senza parole e dal suo volto si poteva notare il disappunto per quello che aveva detto Himchan. Possibile che il problema fosse il fatto che io mi frequentassi con lui? Ma che centrava quello con te? Eppure effettivamente anche la volta precedente, quando se te eri andato senza dirmi nulla c’era Himchan con me…

Nel frattempo mia sorella aveva preso il cappotto dall’appendi abiti, le sigarette dal mobiletto in anticamera e si era diretta a grandi passi verso l’ingresso, dove indossò un paio di scarpe da ginnastica.

“Non ho più voglia di discutere con gente che non capisce nulla… e per quello che riguarda te, Yongguk, fatti quattro domande!”

Dopo quello prese e uscì. Himchan fece lo stesso poco dopo, io e Yongnam ci scusammo più volte con lui prima che se ne andasse.

 

 

 

Stavo ancora cercando di assimilare quello che Bang mi aveva appena raccontato.

Natasha si era lasciata trasportare troppo e la conseguenza era che ora forse qualche dubbio si fosse instaurato nella testa di Yongguk. Se mi avesse fatto qualche domanda, come avrei potuto evitare di rispondergli?

Iniziai, come mio solito, a sfregare la mano appena sotto il collo, tra le clavicole, come mi capitava ogni volta che ero particolarmente nervoso. In più evitai di proposito di guardare Yongguk, uno scontro diretto con il suo sguardo mi avrebbe fatto crollare in mille pezzi.

Ad un tratto però lo sentii sospirai e cascai completamente nella sua trappola, i miei occhi e i suoi si incrociaro e io fui sull’orlo di scoppiare.

“Zelo, sai… io ci ho pensato, seriamente, ho cercato di capire di pormi delle domande come mi ha chiesto mia sorella e sono arrivato ad una conclusione.”

Mi fissava, non era arrabbiato, sembrava più preoccupato e quasi indeciso sul da farsi. Io d’altro canto non avevo la bencheminima idea di cosa o come rispondergli, quindi rimasi in silenzio, aspettando che lui mi parlasse nuovamente.

Si sfegò la fronte un paio di volte e diede anche un paio di colpi di tosse per schiarirsi la gola.

“Ho bisogno di sapere se ciò che penso è esatto, quindi ti prego… amico mio devi dirmi la verità, chiaro?”

Ecco, me lo sentivo, era arrivato il momento del giudizio. Qualsiasi cosa avrei detto sarebbe stata sbagliata, tremendamente sbagliata, lo sapevo. Bang non avrebbe capito, sicuramente ci sarebbe rimasto male e… si sarebbe allontanato, via da me.

Solo. Sarei stato nuovamente solo.

Quel pensiero terribile mi fece tremare e abbassai lo sguardo cercando di trattenere le lacrime.

Se solo mi fossi controllato di più… se solo non mi fossi lasciato trasportare da quello che mai era esistito e mai sarebbe potuto esistere. Se solo…

Ero così immerso nei miei pensieri che non mi ero nemmeno reso conto di essere scoppiato a piangere. Improvvisamente non ero più in quella cucina, non ero più nemmeno lì con Bang, ero in un posto buio, un posto che per quasi sei anni avevo scordato.

Fu solo quando sentii le mani di Yongguk stringermi forte e la sua voce sussurrarmi all’orecchio un ehi, va tutto bene che tornai con la mente lucida.

“No…”

Non riuscii a pronunciare altro e a quel punto il mio migliore amico lasciò leggermente la presa dell’abbraccio, la sua fronte si appoggiò alla mia, mentre il suo sguardo penetrava nel mio, lasciandomi completamente vuoto e scoperto.

“Zelo… da quando?”

“Non lo so…”

“Impossibile…”

“Sì che lo è! Non so nemmeno che cosa sia.”

Lo spinsi leggermente indietro cercando di asciugarmi le lacrime che continuavano a solcare il mio viso imperterrite.

“Tutti credete di sapere cosa provo, ma cazzo, non è così! Vuoi sapere se sono innamorato di te, Yongguk? Beh, mi spiace, ma non lo so. Ti voglio sicuramente bene, tengo a te più che a me stesso e questa mia confusione fa fottutamente male, ok?”

Lui sembrava stesse per dirmi qualcosa, ma poi probabilmente ci ripensò e finì per mordersi semplicemente il labbro inferiore.

“Probabilmente mi sento semplicemente solo e sono stanco… STANCO di essere solo, di non avere nessuno che mi fa battere il cuore all’impazzata, stanco di una botta e via con qualche sconosciuto… stanco di… di non riuscire a voltare pagina completamente.”

“Vuoi dire che pensi che questi tuoi improvvisi sentimenti per me siano dovuti solo al fatto che ti senti solo? Davvero credi in una stronzata simile Zelo?”

“Beh, meglio pensarla così, che convincermi di essere innamorato del mio migliore amico che però non mi ricambierà mai, no? Yongguk, vuoi la verità? Bene, allora devi ascoltarmi dall’inizio alla fine senza fiatare. Forse tu non te lo ricordi, eri talmente ubriaco quella sera, al party per il compleanno di JKS ci siamo baciati. È stato un bacio si può dire innocente, almeno all’inizio, ma poi è diventato stranamente passionale e non me lo aspettavo proprio. Era stato tutto così strano e coinvolgente, eppure all’inizio non ci avevo dato molto peso perché eravamo entrambi ubriachi e beh... eravamo migliori amici quindi pensai che non fosse poi una cosa così assurda. Questo finché… finché Himchan non è arrivato. Inizialmente pensavo di essere geloso di lui perché… non lo so nemmeno io, ma mi infastidiva il modo in cui ti stava appiccicato e in cui mi guardava, sempre con quella faccia da prendere a schiaffi solo per provocarmi! Non lo sopportavo, specialmente perché mi ricordava Taeyeon, la tua ex, quella che tentava in ogni modo di allontanarci. Poi JongUp mi ha fatto notare che forse non era una questione solo di amicizia e lo stesso vale per tua sorella… ho iniziato a farmi domande a cercare di capire. Mi rendevo conto di comportarmi in maniera strana, di evitarti perché ogni volta faceva male sapere che c’era qualcuno di più importante di me quando per me… nessuno… nessuno è stato più importante di te.”

Presi un paio di respiri, sentivo la tensione accumulata che piano piano si stava sciogliendo e se non fossi stato già seduto sulla sedia, probabilmente sarei crollato a terra da quanto le forze mi avevano abbandonato.

Alla fine mi azzardai ad alzare lo sguardo e tutto quello che vidi fu una lacrima che scendeva lungo una delle guance di Yongguk. Rimasi completamente spiazzato e mi ritrovai di nuovo ad abbassare lo sguardo, incapace di sostenere quella visione.

“IO… io mi farò passare questa… chiamiamola cotta? Che ho per te, però mi devi dare tempo, non mi devi istigare o punzecchiare, perché potrei solo starci male. Sai… la mia paura più grande ora è che dopo averti detto tutto questo tu mi chieda di andarmene di starti lontano… quindi per favore, dimmi qualcosa. Fammi sapere di che morte morire.”

Lo sentii tirare su con il naso, segno che stava continuando a piangere, e con la coda dell’occhio lo vidi portarsi le mani in viso, probabilmente per calmarsi.

“Ti sei tenuto 'sto malloppo dentro per tutto questo tempo? Perché non me ne hai parlato prima? Ti ho ispirato così poca fiducia?”

“Non si tratta di non avere fiducia, Bang… Vorrei vedere te al mio posto.”

“Non deve essere stato facile…”

“Per niente.”

“Scusami.”

Lì per lì ebbi un mezzo infarto, non sapendo a cosa si riferisse con quello scusami.

“Io ti vedo come un amico, un fratello… come una persona indispensabile per la mia vita, ma…”

“Lo so Bang.”

“Però, anche se non posso ricambiare i tuoi sentimenti, non voglio perderti…”

“Non lo farai, non mi perderai! Però ho bisogno di tempo…”

“Non c’è problema e… smetterò di uscire con Himchan se questo può farti sentire meglio!”

“No… non devi farlo. A te lui piace e tu piaci a lui, sarebbe egoistico da parte mia chiederti una cosa simile.”

“Però…”

Presi il suo volto tra le mie mani obbligandolo a guardarmi attentamente.

“Ho già la soluzione, non sarà facile ma per ora è l’unica cosa che posso fare.”

Lui mi guardò sbalordito e incredulo, non comprendendo forse le mie parole.

“Settimana scorsa mi è arrivata la lettera dal College di Staten Island… mi hanno ammesso al corso di Design di Interni con borsa di studio. Parto ad aprile.”

“No!”

“Bang, sì.”

“Ma… per quanto?”

“Se tutto va bene? I due anni di master. Altrimenti meno. I corsi ufficiali partono a settembre, ma ho bisogno di fare un corso intensivo di inglese per poter seguire le lezioni come si deve. Era l’occasione che volevo ed è arrivata al momento giusto.”

“Quindi scappi?”

Ci rimasi male per quella sua domanda non propriamente domanda.

“No… mi prendo tempo e distanza, quella giusta che mi serve per far scemare questi sentimenti. Bang, credimi, è meglio così. Se stessi qui e continuassi a vederti per me diventerebbe solo più difficile, e anche per te sarebbe lo stesso. E comunque non sparisco, abbiamo Skype e Kakao, rimarremo comunque in contatto. Vedrò anche di tornare per le festività, quindi non è che vado in guerra con il rischio di non tornare.”

Annuì leggermente con la testa. Probabilmente non era ancora completamente convinto, ma almeno sembrava stesse pensando seriamente che quella potesse essere la scelta migliore.

“E comunque mi aspettavo un po’ più di entusiasmo… visto il mio traguardo raggiunto!”

Tentai di fare un tono scherzoso, giusto per smorzare un po’ la tensione e sembrai esserci riuscito, visto che Bang accennò un lieve sorriso. la tensione e sembrai esserci riuscito, visto che Bang accennò un lieve sorriso.sando seriamente che quella potesse essere la

 

 

*** *** *** ***

 

 

Dopo aver fatto il check-in tornai dai miei, la partenza si avvicinava e il fatto che Bang non fosse ancora arrivato mi metteva ansia.

Possibile che non verrai?

Era arrivato il momento di andare, avrei dovuto oltrepassare la porta che mi avrebbe portato verso i gate di imbarco, ma prima dovevo passare tutti i controlli dei documenti.

“Tesoro, non puoi più aspettare… lo sai.”

“Hmm…”

“Non capisco… Pensavo che il tuo amico Bang arrivasse prima addirittura di noi.”

“Probabilmente aveva altro da fare, comunque, voi è meglio che andiate o farete tardi a lavoro! Vi scrivo appena faccio scalo a Londra, promesso!”

Abbracciai forte mia madre che in quel momento scoppiò a piangere.

“Mi mancherai!”

“Anche tu, mamma…”

Quando riuscii a liberarmi dal suo abbraccio mio padre mi diede un paio di pacche sulle spalle, prima di avvolgermi tra le sue braccia, poi prese mia madre e si diressero verso l’uscita dell’aeroporto.

Ero rimasto solo con JongUp, il quale mi diede un paio di pacche sulla spalla.

"Vedrai che tra poco arriva..."

Mi girai verso di lui scoppiandogli a ridere in faccia.

"No, mi aveva detto che non sarebbe venuto. Non se la sentiva."

Il mio ormai ex coinquilino mi guardò sbalordito da quella notizia.

"Come può non venire?! Ora lo prendo a parole!"

Prese il cellulare pronto a chiamare Bang e non tentai nemmeno di fermarlo, forse perché infondo speravo che lui venisse a salutarmi.

"Pronto... Bang? Si può sapere dove cazzo sei? A casa?! Zelo sta per partire! Quindi muoviti, alza il culo e vieni qui!"

"Jongie... lascia stare, ormai devo superare i controlli, anche se prendesse il primo treno non riuscirebbe ad arrivare qui in tempo..."

Lui mi guardò triste, ma io tentai di sorridergli per tranquillizzarlo. Nel frattempo dall'altra parte del telefono Bang disse qualcosa, che io non capii ma che fece fare una smorfia a JongUp.

"Te ne pentirai e ti starà su bene!"

Poi agganciò la chiamata.

"Sei crudele con lui..."

"Se lo merita."

"Jongie..."

"Ma Zelo, cazzo è il tuo migliore amico... dovrebbe esserci lui qui al mio posto!"

"Al momento preferisco avere te, il che dovrebbe renderti felice."

Lui fece un'espressione esasperata alzando gli occhi al cielo, io ne approfittai per abbracciarlo forte. Avevo condiviso con lui l'appartamento per due anni e il pensiero che ora invece ci saremmo visti solo tramite uno schermo mi fece un po' rattristare. Sentii le sue braccia avvinghiarmi forte.

"Mi mancherai un sacco..."

"Anche tu Jongie."

"Mi raccomando..."

"Ti prego non fare come mia ma-"

Mi tirò un coppino.

"EHI!"

"Te lo sei meritato! E ora muoviti ad andare... prima che mi metta a frignare come un deficiente."

Ci sorridemmo a vicenda, era arrivato davvero il momento di andare. Lo salutai di nuovo, poi presi la maniglia del mio trolley e mi misi le cuffie nelle orecchie.

Con la musica che mi sosteneva, mi diressi verso quella porta oltrepassata la quale non ci sarebbe stato ritorno. Era arrivato il momento di voltare pagina. Di rimettere insieme i pezzi del mio cuore e ricostruire quell'amicizia che non volevo perdere.

 

Perché non volevo mollare, non stavolta... ma ci sarebbe voluto tempo.

 

******************

Nota d'autrice:
Salve a tutti, eccomi qui con la prima OS della serie "Soulmate".
Come si sarà notato i protagonisti sono Zelo e Yongguk, almeno in questa parte, ma probabilmente in futuro vedrò di analizzare anche gli altri personaggi.
Non mi dilungo in commenti su questa prima parte, vorrei sapere più che altro i vostri pensieri ^^
Questa è sicuramente la mia OS più lunga scritta fin ora e non so come mai EFP mi mette una parte in grassetto quando in originale non c'era... appena avrò tempo vedrò di controllare il codice HTML per capire dove c'è l'errore.
Grazie mille per il tempo che avete speso a leggere la ff.
A presto!
   
 
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