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Autore: Lady Moon    31/01/2015    4 recensioni
Hermione e Ron si incontrano in biblioteca e discutono per breve tempo. Hermione, incontrando Luna un attimo dopo, realizza ancora una volta di non voler nascondere nient'altro di quello che prova a Ron. Così, tenta in qualsiasi modo di dirgli la verità, cioè che è innamorata di lui ormai da tempo, e sarà un po' triste per lei dichiarare ciò, nonostante sarà una liberazione, tuttavia poi si accorgerà che non sarà affatto un male, nemmeno per Ron lo sarà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I will do it.

 
Durante la notte c'era stata una tempesta. La vegetazione era in un garbuglio, e persino gli uccelli non erano ancora usciti fuori dal loro nido, quella mattina, per la paura. 
Alcuni studenti ad Hogwarts erano svegli, altri ancora nei candidi e soffici letti, ove nessun disturbo veniva recato dal tempo, ma anzi, era un ottimo riparo.

:"Ahhhhhh, che bel sonnellino!" - enunciò solenne Harry, squadrando l'amico Ron che fissava il soffitto del dormitorio.

:"Ti credo. Hai dormito praticamente per tutta la notte senza interruzioni." - rispose Ronald.

:"Parla l'unica persona di questa scuola che non riesce mai a dormire..." - soggiunse Harry, sogghignando.

:"Hei! C'è stato un temporale pazzesco fuori! E poi illuminami: vorresti che io dormissi di meno?" - abbaiò Ron. Harry sbuffò.

:"Non ho detto questo, ma per quelle poche volte che dormo in tutta tranquillità... comunque dimmi, ti ha svegliato il temporale, quindi?" - esordì.

:"Sì. Che altro, altrimenti? Una notte buia, tremendamente buia, ora credo che me ne ritornerò a dormire." -

:"Ohi, aspetta! Dovevamo studiare insieme oggi!" - fece notare Harry. Ron, con estrema riluttanza, quindi, si alzò dal letto ed entrambi scesero giù per una ricca colazione per poi recarsi in biblioteca, sarebbe stata una giornata dura quella che si stava susseguendo.

Hermione si era svegliata un attimo dopo di Ron, durante la notte, e come lui non aveva più chiuso occhio. Decise tuttavia di recarsi in biblioteca già prima di loro, in modo da terminare presto i compiti che le restavano. 
Ora era intenta a ricontrollarli quando da lontano li vide, sia Harry che Ron, pensò tra sé e sé che sarebbe dovuta rimanere calma, soltanto perché Ron si stava avvicinando a lei, doveva sentirsi diversa da prima? No, ecco la sua risposta e la sua intenzione, il no assoluto. Sospirò e cercò il segno, oramai perso, sul suo quaderno.

:"Ciao, Hermione" - salutò Ron, ancora in parte assonnato, senza crearsi quei problemi in testa che si creava Hermione quando doveva rivolgergli la parola.

:"Ciao, Ron, come stai?" - domandò, sorridendo.

:"Bene, ma stanotte, a dire il vero, ho dormito poco. Cosa stai facendo?" - chiese Ronald, sereno.

:"Oh... anch'io, credo che anche qualcun'altro non abbia passato una bella nottata con  tutti quei tuoni. Nulla, correggo alcune cose. E tu, non fai nulla?" - domandò ancora Hermione, anche lei rassicurata, adesso.

:"In realtà avevo già fatto qualcosa ieri, ma fin quando Harry non si decide a ridarmi i miei appunti di pozioni... Ora è andato un attimo da Neville dall'altra parte della biblioteca, praticamente." -

:"Harry ha i tuoi appunti?" - chiese sbalordita Hermione.

:"Sì. Meno male che Piton non si è accorto che la volta scorsa Harry non scrisse niente. Ma lasciamo perdere. Spero che fra poco esca il sole, così potrò ricavare un po' di tempo ad allenarmi per il Quiddicht." - disse d'un fiato Ron, con tono speranzioso.

:"Lo spero per te. Io me ne starò qui, invece." - rispose Hermione, guardando il suo quaderno.

:"E cosa farai, oltre che studiare e leggere o scrivere e... studiare oppure leggere e scrivere e poi anche... studiare?" - domandò Ronald, giocoso.

:"Seccerò te, per farti cadere dalla scopa." - disse Hermione, ironica, ma nello stesso tempo sentendosi appagata. Ron era intento a risponderle ma qualcuno non identificato da Hermione ma che poi capì doveva trattarsi di Neville, lo chiamò da lontano, così se ne andò salutandola, ed Hermione si sentì per un attimo impassibile.

"E adesso dove va? Volevo continuare a parlare con lui... Uffa!" - pensò poi, rinsavendo. Cercò di assestare i suoi tristi pensieri, ma il fatto che fosse rimasta sola, e che avrebbe potuto parlare ancora con lui, se non fosse stato per la comparsa di Paciock, era una cosa che non poteva non turbarla. Sperava che Ron ritornasse, o che potesse almeno sapere per quanto tempo non l'avrebbe visto. Non sopportava non vederlo per tanto tempo e poi rivederlo così poco da non riuscire nemmeno ad ampliare un discorso. Ma, infondo, era sempre meglio che non rivolgergli la parola affatto, e lei lo sapeva.

:"Hermione... come mai quella faccia?" - domandò Luna Lovegood, senza dare preavviso della sua presenza.

:"Ehm... ciao Luna, stavo solo... pensando ad una cosa." - rispose con voce che vacillava, Hermione.

:"Sì, l'avevo intuito. Prima però parlavi con Ron, vero? E i tuoi libri, non li consideri da quando è arrivato lui e da quando se n'è andato..." - continuò Luna, chiaroveggente.

:"Cosa...?" - 

:"No, tranquilla Hermione, non intendo dire nulla. Solo che forse... tu hai un debole per lui?" - azzardò Luna, un po' esitante ma estremamente curiosa.

:"No, come ti viene in mente? Assolutamente no..." - proferì Hermione, dapprima arrossendo e poi facendo comparire sul suo viso sorrisi giganteschi dall'imbarazzo.

:"Non ci sarebbe nulla di male, sai. Forse dovresti dirglielo..." - annunciò Luna, confortandola, non voleva fare altro che aiutarla.

:"Io... non lo so." - disse Hermione, guardando ciò che aveva sotto il naso.

:"Lo farò, qualche volta, un giorno." - concluse, assaporando l'idea, che in realtà aveva già in serbo da un po' di tempo. 
Sentirselo dire di certo era però un incoraggiamento, un motivo in più per spronarla a non tenersi tutto dentro, tutta la tristezza, la rabbia, il rancore, anche la felicità che provava quando Ron la guardava, l'ascoltava, era con lei, la sentiva e se ne importava. Adorava ogni cosa di lui, i suoi occhi, i suoi capelli rossi, i suoi lineamenti, e se fosse solo per quello... Hermione lo adorava anche quando a causa sua si sentiva persa, sola, anche quando sapeva che in determinati momenti tutto avrebbe dovuto fare, tranne che pensare a lui, e dannazione se doveva riuscirci! Anche quando era arrabbiata con lui, e non poteva vederlo che gli avrebbe tirato uno schiaffo, o forse due, e come minimo gliene avrebbe voluto dire quattro (e facciamo anche cinque); quando non la guardava e quando la guardava con quello sguardo che tanto inteneriva il suo cuore, lo cercava in ogni dove, se solo l'avesse rivisto...

Luna salutò Hermione e se ne andò a sua volta, affinché riflettesse da sola, non voleva si sentisse a disagio a causa sua e del resto, pensò, era già tanto esser riuscita a dirle quello che pensava, era un sospetto che aveva da un po'.
Passarono molte ore da quella volta in biblioteca, ora Hermione era nel dormitorio di Grifondoro, vicina al fuoco, lo contemplava come se volesse parlargli, come se avesse bisogno sì di quel calore che le forniva, ma anche di qualcuno che l'ascoltasse. C'era silenzio intorno a lei, non c'era nessuno apparte Grattastinchi a rannicchiare sul divano e un gatto nero seduto sul tavolino da scacchi. Improvvisamente la porta del dormitorio si aprì, istintivamente Hermione si voltò per vedere chi fosse.

:"Sei qui." - disse il ragazzo dall'aria trasandata. Hermione ebbe un colpo al cuore quando egli parlò, meno male che ciò che si prova dentro, in effetti, non è sempre possibile dichiararlo e quindi lasciare che sia bene inteso anche fuori.

:"Sì, e tu da dove vieni?" - disse Hermione, lievemente, alzandosi da terra e levandosi dal fuoco.

:"Neville voleva una mano in alcune cose ed io l'ho aiutato... se fosse comparso un po' di Sole, magari, sarei uscito fuori e mi sarei allenato come ti ho detto prima... giacché sono anche in pessima forma." - ponderò Ron, guardando fuori dalla finestra.

:"Non è comparso il Sole, ma stasera si vede sia Venere che la Luna molto chiaramente, da qui ancora meglio." - disse Hermione, abbassando lo sguardo al suolo.

:"Ron..." - continuò, stavolta guardandolo, ma si interruppe. Ronald la stava ascoltando.

:"Cosa c'è?" - domandò, aggrottando le sopracciglia.

:"Per favore, Ron, non prendertela, non arrabbiarti con me, sarebbe l'ultima cosa che voglio." - gli disse, avvicinandosi a lui, con il cuore che le batteva forte, era un continuo brivido che le avvolgeva ogni parte del corpo, come se una strana magia l'avesse colpita, e forse lo era per davvero, una naturale, una a cui era destinata da tempo. Ron la guardava, adesso ancora più di prima, si domandava cosa le stesse succedendo, che intendesse dire, perché l'avesse detto, quale sarebbe stata la causa di un suo ipotetico fastidio per via di Hermione? 
Gli si avvicinò così tanto che in quell'attimo Hermione poco ci credeva, non poteva tirarsi indietro proprio ora, non poteva cancellare tutto, basta! Le parole le si bloccarono, per quanto si sforzasse di farle uscire, lei sapeva cosa dirgli, lo sapeva eccome. Cosa le stava succedendo e perché? Non volle rispondersi, sapeva anche questo, si era già trovata a quel punto, era un marmo che intercettava i suoi desideri. Allora, senza concedersi tempo e spazio per pensare, gli si avvicinò ancora di più, un'ultima volta, notò che Ron non smetteva ancora di guardarla e non diceva niente, forse si aspettava qualcosa, o forse sbagliava ad aspettarselo. Hermione si sollevò sulle punte e frettolosamente arrivò sulle sue labbra, i suoi occhi si chiusero, come quelli di Ron, non appena la sentì, e avrebbe voluto tanto stringerla in quel momento, se solo ci fosse arrivato tempo addietro... voleva dirgli che l'amava, ed era nervosa, agitata e non parlava per questo. Hermione si staccò e ritornò giù, Ron notò com'era diventata rossa, osservò ogni particolare di lei, e non poteva non riesaminare come si era sentito un attimo prima, straordinariamente confuso ma bene.

:"Mi dispiace, Ron. Se-se non vuoi parlarmi più è comprensibile, se non vuoi vedermi più lo è altrettanto, ma volevo farlo, mi ero promessa di dirtelo, quello che... quello che provo per te. E, anche se non in modo esplicito mi hai capita, giuro che ti lascerò in pace e non farò mai più una cosa simile, Ron!" - gli disse Hermione, scoppiando in lacrime, non voleva piangere, soprattutto davanti a lui ma non se n'era nemmeno resa conto, non seppe controllarsi. 

:"Hermione, perché non dovrei volere parlarti più e non vederti più? E perché adesso piangi?" - le disse Ron, con voce mielata. Hermione si sentì rincuorata per un istante, quasi volle sorridergli creando contrasto con quelle lacrime che le bagnavano il viso.

:"Perché p-per quello che ho fatto." - gli disse trafelata, ma Ron le accennò un sorriso.

:"Hermione non mi dispiace affatto quello che hai fatto e poi... se ti sentivi di farlo, allora è giusto che tu l'abbia fatto." - disse, non smettendo di puntare i suoi occhioni. Hermione faceva lo stesso, non voleva distogliere i suoi dagli occhi di Ron nemmeno un attimo, non poteva.

:"Davvero, Ron?" - domandò Hermione, in modo tenue.

:"Sì." - rispose Ronald, e le accarezzò dolcemente con il dito il viso, levando una lacrima che si era interrotta sulla sua guancia, dopo le sorrise di nuovo, ed Hermione tremò nuovamente alla vista di quel sorriso.
D'un tratto si sentì miagolare, Grattastinchi si era completamente svegliato e si era avvicinato a Ron, annusandolo.

:"Dormiglione, finalmente!" - esclamò Hermione, gioiosamente.

:"Che vuole da me?" - chiese Ron, osservando com'era severo nella sua espressione rivolta a lui. Poco stette e si allontanò, ignorando completamente sia la padroncina che Ron, plausibilmente capì che non stava succedendo niente di sgradevole nonostante Hermione avesse pianto ed era, ergo, tutto tranquillo, poteva continuare a schiacciare il suo pisolino. Hermione rise timidamente e guardò Ron, che sembrava stesse pensando a qualcosa. Hermione ebbe il desiderio di leggergli nel pensiero, poi sentì la porta che si aprì ed entrarono alcuni studenti tra cui Ginny e Harry. Hermione capì che doveva essere tardi, Ron realizzò lo stesso. Salutarono Harry, che nel contempo si era già avviato di sopra per lasciarli soli. Ron accorgendosi che Ginny non voleva andarsene, salutò anche Hermione, dandole un bacio sulla guancia, un bacio che la fece intenerire ancora di più, ed ella gli sorrise melliflua, continuava a farlo anche quando Ron si era congedato da lei, e purtroppo, pensò lui. Se fosse riuscito a rimanere con lei ancora un po', e poi... perché gli faceva piacere tutto questo? E la gioia di Hermione che le si leggeva in viso, si era liberata con lui, finalmente! Perché non era ancora sazio di vederla? Il suo modo di essere, quello che aveva detto, il suo profumo. Gli sarebbe mancata la sua Hermione?

:"Io non me ne vado." - disse Ginny ridendo ad Hermione, era contenta di quel poco che aveva visto.

:"E' tardi, andiamo di sopra." - concluse Hermione, lanciandole uno sguardo bieco, anche se tutto poteva sembrare in quella serata che aspra e malcontenta.


La notte Hermione non riuscì a dormire, e in quei pochi tratti che chiudeva occhio ricordava quello che era successo, come si era sentita, adesso come si sentiva, e se Ron avesse pensato a lei prima di addormentarsi. 
Non ci fu una seconda tempesta, le stelle comparivano a poco a poco sempre di più, brillavano come la Luna e lo stesso Venere che erano ancora ben visibili, ogni tanto un soffio di vento risvegliava debitamente le foglie strette ai loro rami.
   
 
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