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Autore: laurapalmer_    31/01/2015    6 recensioni
"E' quando sei convinto di poter stare in piedi, o di esserlo, che possono passare gli tsunami senza che tu faccia la minima piega."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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undici

Danielle








Danielle Teresa Turner aveva i capelli di un biondo cenere che non piaceva, onestamente, a nessuno, nemmeno a lei stessa.
Si copriva con felpe anonime, fino all'età di tredici anni, e desiderava ardentemente i buchi alle orecchie, che la sua migliore amica Zara Richards portava con così tanto orgoglio.
Erano una coppia curiosa, effettivamente, loro: magrissima e quasi priva di forme l'una, rotondetta l'altra.
Non vantavano di grande popolarità, finché il liceo era ancora una realtà lontana.
Con i quattordici anni, avevano poi scoperto di apprezzare tipi di musica totalmente differenti. Zara aveva riempito il suo mp3 di canzoni di Eminem, Danie cominciava ad apprezzare lo stile dark che vedeva sfoggiare dai ragazzi che, alla sera, affollavano la panchina davanti a casa sua.
A quattordici anni, è morta la mamma di Calum Hood, amico d'infanzia. Ci avevano sofferto, il giusto: avevano pianto al funerale, scosse, ma poi erano tornate a pensare a se stesse, con quel pizzico di egoismo che le contraddistingueva.
Intorno ai quindici anni, Zara aveva smesso di indossare i vestiti larghi dei quali andava tanto fiera solo poco tempo prima.
I ragazzi della scuola avevano scoperto un fisico ancora acerbo, ma tutto sommato niente male, nascosto sotto la stoffa morbida delle magliette larghe.
Danie odiava lo specchio, in quel periodo. Odiava anche Zara, forse, ma non lo ammetterebbe mai.
L'unico appiglio lo trovava in Michael Clifford, un anno in più di lei e due sopracciglia a dir poco imbarazzanti.
"Se io non fossi io, sarebbe meglio"
Michael in quelle occasioni stava zitto, perlopiù. Sorrideva dolcemente, la abbracciava, ripetendosi mentalmente che essere diversi da se stessi non è possibile, che bisogna volersi bene.
Prima di compiere sedici anni, il 20 novembre, Danie l'aveva accompagnato a tingersi i capelli per la prima volta.
Il giorno successivo, poi, era cominciato tutto.
Le sembrava un'idea così geniale che le tremavano letteralmente le mani, dalla smania di cominciare a dimagrire senza dover andare dal dietologo, senza dover mostrare a nessuno la sua debolezza.
Se c'è una cosa che Zara le aveva insegnato, in quegli anni, era mostrarsi fredda e forte, sempre.
Doveva ringraziarla, in effetti.
I vestiti scuri che le avevano tenuto compagnia nell'ultimo anno, le borchie, i jeans morbidi sulle cosce, l'eye-liner nero avevano lasciato il posto ad un altro tipo di indumenti, mentre i suoi fianchi non erano più floridi e nessuno sembrava farci caso.
Michael cambiava colore di capelli sempre più in fretta, veloce quasi quanto era stata Danie a cambiare compagnia, a provare la prima canna, a mandare al diavolo Zara.
Avevano litigato, Calum aveva dato ragione a lei, Zara aveva pianto (per la prima volta, davanti a loro) e in tutto questo Michael non aveva fiatato.
Non una parola.
Era andato avanti per i cazzi suoi, o forse si era fermato, ma il punto è che Danie si era rifatta una vita e una reputazione, le quali non comprendevano Michael, le sue stranezze e i tatuaggi che avrebe tanto voluto sulle braccia.
Nei nuovi vestiti assurdi di Danie non c'era spazio per le sue battutine dette a mezza voce, per i cd che ordinava quasi maniacalmente sulla mensola della sua camera, per il suo sorriso storto.
"Voglio fare una cosa folle", le aveva confessato una sera Zara, l'amicizia tornata alle origini.
"Tipo?"
Una settimana dopo, Danie aveva sostituito il biondo anonimo dei suoi capelli con una decolorazione totale.
Da lì, nessuna delle due ha più guardato indietro.


- Quindi ti piace Luke! - ridacchia Zara, dando una gomitata leggera a Lia, seduta accanto a lei sul bus.
La mora boccheggia, sgranando gli occhi.
A Edimburgo fa sempre più freddo, tanto che non uscirebbe per nessun motivo al mondo senza il suo beanie nero e la giacca invernale.
- Non ho detto che... Non ho detto questo! - strilla - Perché mi chiedi le cose se poi tanto non ascolti quello che ti dico?
- Ma si vede palesemente - replica Zara, sicura di se stessa, come sempre.
- Davvero?
Scendono dal bus, ritrovandosi in London Road: adesso si tratta solo di tornare a piedi a casa.
- In realtà no - e ride - Ma era una mia supposizione. Non c'è nulla di male, italian.
- Se non ci fosse nulla di male, perché semplicemente non ammetti che a te piace Calum?
- Perché non è così - esala Zara, lapidaria, rivolgendo il suo sguardo altrove. Non ha voglia di parlare ancora di questo argomento e ringrazia silenziosamente Lia per non essere Nina.
Sul ponte che collega la città vecchia dalla città nuova, Zara ritorna a parlare, dopo aver fatto passare almeno una quindicina di minuti: - Ho litigato con...
- Con Danie?
- Nina.
Lia si morde il labbro inferiore, cercando di pensare a una soluzione, che però non trova: non conosce abbastanza la Sanchez per pronunciarsi, ma Zara non le sembra così tanto dispiaciuta.
Sta quasi per farglielo notare, quando due ragazzi si bloccano davanti a loro, sorridenti, le mani in tasca.
- Zara! - esclama uno dei due, quello con i capelli rasati.
Lei non batte ciglio, gli sorride e saluta il suo amico con i dreads, informandosi sulle avventure dello scorso sabato sera.
Quando Franciscus ha finito di ridere, memore di una figura di merda di chissà chi, Zara spinge in avanti Lia, presentandola come la sua "nuova amica italiana".
- Sono Maximilian - si presenta il tipo con il capo rasato, sorridendole incerto.
- Dove andate?
- A casa - esclama Zara, ostentando la solita sicurezza che le si addice così bene.
Maximilian storce il naso: - Accompagnateci a prendere qualcosa da mangiare - propone.
Lia vorrebbe tanto scuotere la testa e correre a sedersi sul divano per non rialzarsi più, tanto è stanca, ma l'altra accetta di buon grado.
- Una cosa veloce, però - sorride.
Lia si chiede cosa ci sia da sorridere in quel modo.


Che Ashton Irwin sia un sacco di buoni propositi mandati gentilmente al diavolo è chiaro a tutti.
Da quando ha quindici anni, più o meno, fuma, beve, passa le giornate ad Holyrood Park e non a scuola, quando in realtà da piccolo si vantava di voler diventare uno scienziato.
La cultura non fa per lui, le cose difficili non fanno per lui.
Sa perfettamente che la vita sia una merda, che nulla è dovuto, ma non ha la minima intenzione di impegnarsi quel tanto che gli basterebbe per non rischiare di passare la vita da mantenuto.
Ha litigato per questo motivo, pochi minuti fa, con suo padre.
Se n'è andato sbattendo la porta, circa cinque minuti dopo il rientro (in elegante ritardo) di Zara e Lia.
Claude non capisce e, in sintesi, il suo problema è proprio questo.
Holyrood Park, però, è sempre aperto, e Nina Sanchez è sempre pronta a dargli una mano, anche quando in realtà non se la meriterebbe.
Ad Ashton, Calum piace. Come gli piacciono Luke, o Michael, ma loro gli proporrebbero un po' di fumo e una birra, una nottata passata seduti in piazza, in silenzio religioso o sommersi dalle chiacchiere inutili di cui lui non ha bisogno, e non è questo ciò che cerca.
Nina lo trova sdraiato sull'erba, le ginocchia piegate e la bocca serrata.
Gli si avvicina, porgendogli il cappuccino che ha comprato per lui, poi tace.
- Ti aspettavo - mormora Ashton, gli occhi ancora chiusi.
- Ho... Ho avuto degli impegni.
- Immaginavo.
Nina gli piace.
Gli piacciono i suoi vestiti colorati, i rossetti che mette con orgoglio, le sue battute acide e persino il tono tagliente che usa quando deve commentare qualcosa che non le va a genio.
- Hai litigato con tuo padre?
- Mh.
- Ancora per il lavoro?
- Non vuole che io lasci la scuola - si tira su a sedere - Che cosa cazzo gli entra in tasca, a lui, se prendo il diploma? E' uno stronzo, Nina.
Lei lo ascolta in silenzio, completamente rapita dalla voce buffa di Ashton.
- Se fosse andato anche lui, starei meglio. Se non... Non doveva risposarsi.
- Puttanate.
- Che cazzo ne sai tu, delle puttanate?
Nina fa spallucce, 'ché effettivamente lei non ne sa proprio nulla.
- Ho litigato con Zara, Ashton - gli confessa, poi, la voce ridotta a un sussurro - Le ho detto che è una ragazzina viziata.
- Non lo è?
Nina scuote di riflesso la testa, salvo poi rettificare: - No... No, lo è, ma non volevo dirglielo. Non così. Le ho anche detto che... che deve lasciare perdere Calum.
Ashton si gira, fino a guardarla dritta negli occhi, mentre una mano va ad accarezzarle una coscia: - Nina, sono le cose che tutti pensiamo. Hai fatto bene.
- Dici?
Il riccio annuisce, abbracciandola poi di slancio.
Nina profuma di shampoo e ha quasi voglia di baciarla.
- Non devi aver paura di dirle quello che pensi di lei.
- Non ho paura di Zara.
- Sei sicura?
Lei sta zitta, mordendosi le labbra, e se potesse scoppierebbe a piangere.
Però poi Ashton la bacia, senza nemmeno un minimo di preavviso.
Adesso, se potesse, scoppierebbe a ridere.















NdA: In attesa che la puntata di Skins si carichi, aggiorno ahah
Questa volta non ho molto da dire, perché c'è tutto. So che molte di voi aspettavano il pezzo che avrebbe trattato del passato di Danie, dato che è il personaggio preferito di praticamente tutti ahah
Non è stato per nulla facile, scriverlo, quindi se fa cagare, perdonatemi!!
Il punto è che Danie è un personaggio talmente complesso, sfuggente, sempre nuovo, che a volte persino io me la perdo un po' in mezzo al resto. Spero comunque di aver lasciato trapelare qualcosa di quello che è lei, del suo rapporto strano con Michael e di quello con Zara, che non è tutto rose e fiori come sembrava.
E niente, buona serata :)
A presto,

Eleonora




  
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