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Autore: Yvaine0    31/01/2015    1 recensioni
E se Romeo e Giulietta questa volta sopravvivessero alle rivalità tra Montecchi e Capuleti?
Sul perché ad entrambi gli angoli tra Church Street e Vicar Lane, nel centro di Sheffield, ci siano due pizzerie a vantare una gestione italiana è un mistero su cui tutti coloro che abitano lì attorno –svegliati dalle grida dei proprietari in perfetto stile italiano all'orario di chiusura– si interrogano più o meno da quando la seconda ha aperto. […]
«È carino» commenta Liam come a giustificarsi, mentre il suo sguardo corre ad afferrare l'ultima immagine di Zayn, prima che lui sparisca all'interno di Tony's.
«È parte dell'esercito nemico, soldato Payne» replica “the Tommo”, come lo chiama lui, con un'aria fin troppo seria.

(E se Louis Tomlinson fosse allergico alle fossette?)
[Pizzeria!AU; Ziam + accenni Larry; guest stars: Lou Teasdale, Gemma Styles, Eleanor Calder, Barbara Palvin, Olly Murs, Nick Grimshaw, Ashton Irwin, Michael Clifford, Taylor Swift]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Nota: le scuse dell'autrice per le aspettative deluse sono alla fine della storia. Pace. ♥ Se ti stanchi prima di arrivare alla fine, ti ringrazio comunque per averci provato. [20602 parole]

Edit del 11/02/16: ho riletto il testo e cercato di correggere tutti gli errori (ma sono partita da qualche paragrafo più in basso dell'inizio). Nella seconda metà del testo forse è sparita qualche sottolineatura in corsivo, ma questo non dovrebbe causare problemi alla lettura!


A Fabia e Flavia,
just because.
 
 

ROMEO E PIZZETTA
 
 
Sono le cinque e trentasette di un giovedì pomeriggio e, mentre il cielo si riversa sulle strade in un diluvio coi fiocchi, un ragazzo di origini straniere senza ombrello percorre di corsa tutta Church Street, per poi svoltare all'incrocio con Vicar Lane e fermarsi sotto la tettoia della pizzeria italiana “Tony's”", proprio all'angolo. Si piega su se stesso, cercando di riprendere fiato, poi, come ogni volta prima di entrare, lancia un'occhiata all'insegna del locale esattamente di fronte a quello in cui lavora: “Napoli Pizza” recitano caratteri eleganti e sinuosi ma ben leggibili.
Sul perché ad entrambi gli angoli tra Church Street e Vicar Lane, nel centro di Sheffield, ci siano due pizzerie a vantare una gestione italiana è un mistero su cui tutti coloro che abitano lì attorno –svegliati dalle grida dei proprietari in perfetto stile italiano all'orario di chiusura– si interrogano più o meno da quando la seconda ha aperto.
A detta di Tony, il baffuto e slanciato uomo dal marcato accento napoletano, è perché quella strega (e lo dice proprio così, nella sua lingua madre) sta cercando di soffiargli la clientela. «Ma si sbaglia di grosso. Si sbaglia, ragazzo, hai capito?» E, sì, il ragazzo l'ha capito a sue spese, ma a dirla tutta non gli importa molto. L'unica cosa a cui riesce a pensare è che quando quelle parole vengono pronunciate significa che per lui ci sarà tanto lavoro in più.
Sul perché ci siano due pizzerie si è discusso tanto, ma la verità è che nessuno lo sa: è così e basta. Ad essere nota, invece, è la terribile rivalità tra Tony e Nancy, i due proprietari.
Ma torniamo al nostro ragazzo, che ora sta sbuffando; striscia poi i piedi sullo zerbino ed entra nel locale. Dalla cucina si sentono già le grida isteriche di Tony, che proprio sembra non aver mai conosciuto la calma in vita sua –o per lo meno da quando la cara Nancy ha avuto la geniale idea di aprire la sua pizzeria lì di fronte.
«Si può sapere dove si è cacciato Zayn?» sta gridando, in collera col mondo, quando la testa riccioluta di Harry Styles compare all'entrata e «È proprio qui!» comunica. «Hai dimenticato di togliere i vestiti prima di entrare in doccia?» gli domanda poi, salutandolo con una pacca amichevole sulla spalla.
Zayn si tira indietro i capelli bagnati con una mano e ridacchia. «Bingo!» risponde, osservando con diffidenza il secchio pieno di stracci e detersivi che l'altro fa dondolare energicamente appeso ad una mano.
L'attimo seguente Tony fa la sua comparsa all'entrata, rimproverandolo per il ritardo di ben sei minuti e Zayn pensa che, no, non può essere davvero in ritardo se lui gli ha telefonato solo un quarto d'ora prima, sapendo benissimo che gli servono almeno venti minuti per arrivare al lavoro. «È un'emergenza» gli ha detto al telefono. Si tratta sempre di emergenze quando ci sono di mezzo Tony e il suo carattere melodrammatico.
«Allora, di cosa si tratta?» chiede, approfittando dell'attimo di silenzio in cui il suo capo smette di urlare per prendere fiato.
Con quella domanda attira tutta la sua attenzione. Tony rizza la schiena e si passa il pollice sui baffi neri, per poi annunciare con aria solenne: «Quella strega sta tramando qualcosa. Spencer mi ha detto che ha ordinato Dio solo sa quanti dannatissimi fiori!» Per quanto il tono in cui viene pronunciata sia solenne, la notizia non riesce a tangere davvero Zayn, che cerca con lo sguardo quello familiare di Harry, il quale sta censendo il contenuto del secchio con aria assorta.
«E allora?» chiede quindi. In che modo, di preciso, il fatto che Nancy Thompson abbia deciso di decorare il locale con i fiori li colpisce?
«Allora tra cinquanta minuti apriamo».
«Che cosa? Ma è giovedì!» Non può parlare seriamente! Da che mondo è mondo Tony's il giovedì rimane chiuso. È l'unico giorno a settimana che Zayn può trascorrere interamente dormendo sul divano o portando a spasso il cane con il suo amico Danny nella speranza di fare qualche bell'incontro.
«Vuoi forse perdere il lavoro, ragazzo? Perché non lascerò che quella strega mi soffi i clienti. Se lo pensa, si sbaglia di grosso. Hai capito?»
Oh, sì, Zayn ha capito benissimo. Il suo turno deve ancora iniziare e lui è già stanco.
 
Napoli Pizza, checché se ne dica in giro, non ha nulla da invidiare alla vicina pizzeria Tony's. Niente di niente. Tanto per cominciare, Nancy, la padrona, ha vissuto per anni nel Sud Italia ed ha imparato l'arte della pizza napoletana direttamente dalla gente del luogo; ha conosciuto il clima caldo d'Italia, nuotato nelle acque mediterranee e assaporato i paesaggi campani. Può vantare una discreta conoscenza della materia che cerca di vendere ai propri clienti: come il nome stesso preannuncia, vuole che all'interno della sua pizzeria si respiri l'atmosfera accogliente che solo l'Italia, a sua detta, può offrire.
Non importa che sia stata aperta per ultima, quando Tony's era già conosciuta in tutta la città e dintorni, perché Napoli Pizza è stata in grado di guadagnare la fiducia degli abitanti di Sheffield in pochi giorni, assicurandosi una clientela regolare e un'attività decisamente proficua in pochissimo tempo.
Nancy è piuttosto fiera dei propri risultati: ha pochi dipendenti, un locale non troppo ampio ma pulito, luminoso e accogliente, e le prenotazioni fioccano. Niente male per un'attività così giovane!
Il suo asso nella manica è un mix di raffinatezza e originalità tipicamente femminili. Ogni dettaglio nel ristorante si intona perfettamente a tutti gli altri; a cadenza settimanale il colore di tovaglie e tovaglioli – rigorosamente di stoffa – cambia per sorprendere il cliente con continue novità, ma senza peccare mai di pacchianeria.
Oggi tutto l'ambiente è decorato da piccoli vasetti di fiori freschi e profumati –ma non troppo, per non rovinare l'appetito dei clienti. Non che ci sia un motivo specifico, semplicemente Nancy era di buon umore e ha deciso di dare un tocco allegro al luogo di lavoro.
Liam, un cameriere dall'aria gentile, starnutisce dentro un fazzoletto di carta subito dopo aver posato un vaso sul mobile accanto alla cassa. Ha i capelli rasati e una rada barbetta sul viso, ma ciò che più risalta sono gli occhi rossi e acquosi che testimoniano la sua allergia.
Louis, dall'altra parte della sala, ride mentre apparecchia un tavolo. Potrebbe proporgli di scambiarsi i ruoli, se solo volesse, ma è proprio curioso di vedere fino a dove l'idiozia avrebbe spinto il suo collega – avrebbe rinunciato ai fiori prima o dopo essere ricorso agli antistaminici?
Nancy, appostata di fronte alla vetrina, attira l'attenzione dei due ragazzi con un grido strozzato molto simile a quello che, secondo Louis, fa una gallina quando le si tira il collo.
Liam, allarmato, lascia perdere i fiori per un istante e accorre per vedere cosa stia succedendo. «Nancy?» la chiama in tono premuroso, dopo averle posato con delicatezza una mano sulla spalla. «Che succede?»
«Non ci posso credere. Quell'animale» sbotta lei con voce acuta; «ha aperto anche oggi!»
A Liam cade la mandibola, mentre alza lo sguardo per poi rendersi conto che la donna sta dicendo la verità.
A sua volta Louis abbandona il proprio compito per avvicinarsi lentamente alla vetrina e affiancare il resto del personale presente. Contrariamente a ciò che chiunque si aspetterebbe, non solo il cartello sulla porta di Tony's dice che il locale è “aperto”, ma il lavapiatti irlandese sta cercando di far stare in piedi un cavalletto sotto la pensilina; non è necessario uscire e leggerlo per sapere che sulla lavagna rivolta verso Church Street si comunica l'eccezionale apertura di quel giovedì sera.
«Che covo di matti» commenta Louis in tono disgustato, voltando le spalle a quella tristissima visuale per tornare al proprio lavoro. Poco dopo anche Nancy, ribollendo di rabbia, abbandona la postazione per riflettere sulla prossima mossa da giocare.
Solo Liam rimane sul posto, senza smettere di osservare la facciata della pizzeria Tony's e quell'ombra scura che all'interno sembra star lavando i tavoli. Con le luci spente e la pioggia che batte e bagna i vetri, non riesce a distinguerlo con certezza, ma è abbastanza certo che quello sia il ragazzo moro dalle ciglia lunghe che spesso si incanta a guardare attraverso la vetrina.
 
La settimana seguente ci sono due cavalletti di legno a sorreggere i cartelli in corrispondenza delle due porte di Napoli Pizza, uno in Church Street e l'altro su Vicar Lane. I caratteri eleganti ma accattivanti stampati su uno sfondo dai colori pastello annunciano che, a partire dalla settimana corrente, durante il weekend ogni tre pizze la casa offrirà una bibita.
Quando Tony alle cinque e sette minuti fa il suo arrivo alla pizzeria, trova Nancy a spiarlo attraverso la vetrina, i lisci capelli rossicci raccolti in una coda di cavallo sbarazzina e un sorrisetto di scherno ad incurvarle le labbra piene. È solo per orgoglio che non dà in escandescenze in mezzo alla strada al solo leggere la novità della concorrenza. A Nancy, però, basta vederlo arrossire di rabbia perché il suo petto si gonfi di soddisfazione; si sente quindi finalmente autorizzata ad abbandonare la posizione per coordinare e collaborare alle pulizie in sala.
Nella mente di Tony – ventinove anni, testa calda, italiano– la piccola promozione di Napoli Pizza è l'ennesima dichiarazione di guerra - una guerra che non ha alcuna intenzione di perdere.
A Tony non piace essere sfidato, perché nelle sfide legge l'implicita insinuazione di una sua ipotetica sconfitta. A Tony - che in realtà si chiama Antonio, ma gli inglesi sembrano proprio non volerlo imparare - piace vincere.
Harry cerca di fargli notare che a tutti piace vincere, quando il suo capo, mentre cammina borbottando per la sala invece di aiutare lui e Niall a pulire, lo dice, ma questo nemmeno si degna di ascoltarlo. E non lo ascolta nemmeno quando Harry avvisa di non sedersi sulla sedia su cui ha appena spruzzato il detersivo, motivo per cui Tony si sedie e "Cazzo! Mi sono bagnato il culo!" sbotta metà in italiano e metà in inglese. Niall scoppia in una risata incontrollata e si accascia su un tavolo, mentre Harry ridacchia e cerca di ripetere le parole in lingua straniera che ha appena udito. L'irlandese, comunque, è molto più bravo a fare imitazioni, ecco perché, mentre annaspa in cerca d'aria, cerca di unirsi a Harry, e Antonio impreca nella sua lingua madre contro se stesso e il giorno in cui ha scelto di assumere quei due imbecilli, dando loro altro materiale per il proprio divertimento.
Quando Zayn entra da Tony's, in ritardo di due minuti e con l'espressione più stravolta dell'ultima settimana, è quella la situazione che si trova davanti. L'unica cosa che riesce a fare, stanco prima ancora di iniziare a lavorare, è sospirare pesantemente.
 
«Dovresti smettere di sbavare» gli dice Louis, quando lo sorprende ad osservare mordendosi il labbro inferiore l'arrivo del ragazzo mezzo straniero dal ciuffo alzato. Oggi ha il volto coperto da una rada barba scusa che lo fa sembrare più grande, nonché attraente.
Liam sobbalza e sorride con aria colpevole, colto sul fatto. «È carino» commenta, come a giustificarsi, mentre il suo sguardo corre ad afferrare l'ultima immagine di Zayn, prima che lui sparisca all'interno di Tony's.
«È parte dell'esercito nemico, soldato Payne» replica “the Tommo”, come lo chiama lui, con un'aria fin troppo seria.
Liam però non è d'accordo. «Non è una guerra» obietta con le sopracciglia aggrottate; non gli importa se Louis gli ride in faccia e lo chiama “ingenuo tenerone”, lui continua a pensare che quel ragazzo sia carino.
In fin dei conti, oltre tutto, la guerra – se anche fosse una guerra – non è sua, ma di Nancy. È considerato tradimento prendersi una cotta per un soldato della fazione nemica?
Proprio in quel momento uno scampanellio annuncia l'entrata di qualcuno nella pizzeria, un qualcuno che si rivela essere niente po' po' di meno che l'incantevole Taylor. Liam si apre in un sorriso entusiasta, vedendola, «Ehi, da quanto tempo!».
Louis, invece, stiracchia un sorrisetto appena visibile e «Vado a chiamare Nancy» annuncia, sparendo poi oltre le porte a ventola che danno sulla cucina.
Non è una novità che Louis detesti Taylor, come non lo è che a Taylor non freghi un accidente del pensiero di Louis.
Se lo chiedi a Liam, ti dice che il motivo della sua antipatia è uno e uno soltanto – e lo butta un po' sul fantastico, perché Liam ha un animo romantico: proprio come l'angolo tra Vicar Lane e Church Street è troppo piccolo per due pizzerie, una sola pizzeria è troppo piccola per ben due principesse.
Così, mentre nessuno mette mai in discussione il trono della somma Regina Nancy all'interno del regno di Napoli Pizza, il ruolo di dama di compagnia di sua maestà è conteso tra il capo-cameriere a tempo pieno e la cameriera part time, nonché storica migliore amica della proprietaria del locale.
Liam in tutto questo non fa che sospirare e lavorare, diligente come sempre, sorbendosi le acide e ininterrotte lamentele di Louis mentre Taylor è nei paraggi. Liam è un tipo pacifico, è un maschio, e anche se gli piacciono i ragazzi quanto a Louis, certe rivalità tipicamente femminili non lo sfiorano nemmeno per sbaglio – se non quando the Tommo, a fine turno, gli versa addosso i residui di una pinta di birra come punizione per non aver preso le sue parti “quando la biondina ha cercato di soffiarmi il posto”. E Liam sospira, sospira e lavora, perché è un tipo paziente e sa che con Louis certe volte non si può proprio ragionare.
 
«Avete visto quella sventola bionda?» Niall per poco non travolge Zayn, mentre corre dalla vetrina alla porta d'ingresso per osservare il “gran bel culo” di Taylor sparire all'interno di Napoli Pizza.
Tony gli dà una pacca sulla spalla e «Non prenderti una cotta per il nemico, irlandese» si raccomanda, come se fino ad un istante prima non fosse stato concentrato sulla stessa visuale.
«Ragazzi, dobbiamo contrattaccare» annuncia poi.
Harry lancia un grido d'entusiasmo, solo per dare una risposta positiva alle parole del capo, mentre Niall continua a cercare di spiare Taylor Swift e Zayn sbuffa sonoramente.
Tony in ogni caso ignora tutti e tre; affonda il moccio nel secchio e poi riprende a pulire il pavimento da dove aveva interrotto, senza però smettere di ragionare. Zayn, mentre strofina uno straccio su un tavolo dall'altra parte della sala, quasi sente lo sferragliare degli ingranaggi dentro la sua testa e, sì, lo teme.
Harry, senza nemmeno far finta di starsi affaccendando, dondola sui talloni sventolando lo strofinaccio che ha in mano; fa per aprire bocca, sorridente e ottimista, ma Tony lo blocca: «Prima che tu possa anche solo proporlo, Harry, col cazzo che regaleremo bibite anche noi» e non dà altre spiegazioni, ma Zayn intuisce che si tratti un po' d'orgoglio – non ruberà l'idea a quella strega – e un po' di effettivo spirito d'affari – troppa spesa e resa non assicurata. «Ci serve qualcosa di economico ma efficace. Accattivante» continua, senza alzare lo sguardo dal pavimento.
«Potremmo...»
«No» lo zittisce Tony, prima che Niall possa anche solo pensare a come concludere la frase; lui si acciglia e «Ma non ho ancora detto niente!» protesta a metà tra l'offeso e il divertito.
Tony scrolla le spalle e osserva: «Stavi sicuramente per dire una stronzata».
Al che Niall scoppia a ridere con Harry, mentre Zayn sospira piano e alza gli occhi al soffitto. Sarà una serata lunga e faticosa, già se lo sente.
«Comunque non abbiate fretta: pensateci su e prima di chiudere ne riparliamo. Sono sicuro che entro domani avremo trovato una soluzione» proclama il proprietario del locale, per poi consegnare il moccio a Niall, in un chiaro invito a mettersi al lavoro, e sparire dietro le porte della cucina.
E Zayn si premura di salutarlo con un'occhiataccia.
 
È Zayn a dover chiudere il locale, diverse ore dopo. Tony se ne è andato a casa intorno alla mezzanotte, mentre Harry e Niall sono usciti solo da dieci minuti, borbottando indispettiti dall'ultimo rimprovero del capo: “Sono circondato da nullafacenti che altri non sanno far altro che cantare”.
Giusto per non deludere le aspettative di Tony, mentre gira la chiave nella toppa, Zayn canticchia un motivetto irritante che ha sentito mormorare Niall tutto il giorno. È una canzoncina che detesta, uno di quei tormentoni ascoltati, anche per errore, una sola volta rimangono impigliati nel cervello e non se ne vanno finché non arriva qualcosa di ancora peggiore a prendere il loro posto. E Zayn vorrebbe evitare di ripeterla, davvero, ma è così stanco che tutto ciò che desidera – non diversamente del suo solito -- è il suo letto; non ha la forza di ragionare, quindi continua a cantare sottovoce per farsi compagnia. Poi fa qualche passo indietro, rimira con un misto di disprezzo e familiarità la facciata di Tony's e con un sospiro si volta per andarsene.
Con sua grande sorpresa – e anche un pizzico di spavento – però trova qualcuno ad aspettarlo; per un attimo teme che si tratti di qualche malintenzionato a cui il suo amico Danny deve dei soldi, giunto per un regolamento di conti con la persona sbagliata, poi però, strizzati un po' gli occhi, riconosce la figura massiccia e la testa rasata del cameriere di Napoli Pizza.
Subito si zittisce e abbozza un sorrisetto in segno di saluto, poi affonda le mani nelle tasche e fa per andarsene.
«Hai una bella voce» farfuglia tuttavia il ragazzo e Zayn si vede costretto a fermarsi per «Cosa?» chiedergli.
Liam socchiude le labbra, preso alla sprovvista dal suo stesso commento, poi deglutisce rumorosamente e ripete: «Hai una bella voce». Non sa nemmeno lui perché si sia fermato ad ascoltarlo, ma, soprattutto, perché ora stia cercando di attaccare bottone. Se solo Louis lo sapesse...
Zayn lo fissa in silenzio per qualche istante, poi si sforza di sorridere, più che altro per cortesia, e si gratta la testa. «Ehm, grazie» farfuglia in risposta. Si vergogna un po', perché la gente non dovrebbe proprio sentirlo cantare, è una cosa che fa per sé e basta, senza davvero saperlo fare.
Il ragazzo sembra non aver più nulla da dire, per cui lui affonda di nuovo le mani nelle tasche e fa per andarsene, ma quello parla di nuovo: «Sono Liam».
Batte le palpebre, una, due, tre volte, poi sbadiglia un assonnato «Zayn».
A giudicare dall'espressione confusa e sorpresa di Liam, le ipotesi sono due: a) non si aspettava una risposta o b) non ha capito il suo nome. In ogni caso Zayn è troppo stanco per occuparsi delle sue turbe mentali, quindi abbozza un sorrisetto in segno di saluto e si incammina di nuovo, ma anche questa volta Liam ha qualcosa da aggiungere: «Lavori da Tony's?» chiede velocemente, come se avesse fretta di parlare prima di cambiare idea; poi arrossisce altrettanto rapidamente, forse essendosi reso conto dell'incommensurabile stupidità di quella domanda.
«E tu da Napoli Pizza» replica a mezza voce, più che altro per gentilezza. Rassegnatosi all'idea che quel ragazzo abbia voglia di parlare con lui, sospira e aggiunge: «Devi andare per di qua?», indica la direzione di casa sua – almeno guadagnerà tempo.
Liam annuisce e sorridendo come un bambino si incammina con lui. Sì, lavora da Napoli Pizza da ormai qualche mese e proprio non sa spiegarsi la rivalità tra le due pizzerie.
Zayn pensa che sarebbe strano se non ci fosse, quella rivalità, ma non lo dice perché fortunatamente Liam parla abbastanza e abbastanza veloce per tutti e due. Così Zayn si limita ad ascoltare senza troppo coinvolgimento le sue chiacchiere – bla bla bla, Louis, bla bla bla, Taylor, bla bla bla, Nancy, bla bla bla, offerte speciali. Liam gesticola molto mentre parla, non dice parolacce, ma si corruccia spesso aggrottando le sopracciglia folte oppure sgrana gli occhi castani e sporge le labbra pronunciate all'infuori.
Dopo la fermata del tram – che ha smesso di girare già da un po'–, Liam accenna ad una stradina laterale e abbozza un sorriso. «Io vado di qua» gli comunica, le guance un po' rosse per l'imbarazzo.
Zayn sbadiglia piano e annuisce. «Ci vediamo in giro» risponde. E si vedranno per forza di cose, visto che lavorano l'uno di fronte all'altro.
Liam gli rivolge un sorriso più ampio, ancora più da bambino e dondola sui talloni. «Be', buonanotte» lo saluta. Fa per avviarsi, e Zayn fa lo stesso, ma poi si ferma e lo guarda di nuovo: «Davvero, canti bene» sono le ultime parole che pronuncia.
E Zayn non solo arrossisce, ma d'improvviso sa quale sarà la contromossa di Tony's.
 
*
 
«È la più grande stronzata che abbia mai sentito». Antonio gli ride in faccia, quando Zayn fa la sua proposta. Lo scarso entusiasmo non lo scalfisce più di tanto, comunque; lui si limita a scrollare le spalle e «Come ti pare» mormora, per poi tornare a passare lo straccio sul pavimento, lasciando così cadere l'argomento.
Solo un'ora più tardi, però, Tony torna a cercarlo e gli domanda: «Ma come ti è venuta in mente una cazzata del genere?»
Zayn non ha bisogno di sapere cosa significhi “cazzata” in italiano per intuirne il significato; scrolla di nuovo le spalle e continua a lavorare, perché proprio non ha voglia di essere preso in giro anche oggi – ha dormito poco e quel giovedì strappato al suo riposo ancora gli pesa sulle spalle, assieme alla consapevolezza che quello seguente le cose non andranno in maniera diversa.
Vorrebbe dirgli che rivuole il suo giorno libero, piuttosto, ma sa quanto quel bastardo si inferocisca facilmente e a lui quel lavoro serve, quindi tace e, mentre Tony non guarda, manda giù un caffè dietro l'altro.
Pochi minuti prima dell'apertura della pizzeria, Niall e Harry improvvisano un duetto nel gabinetto del locale, mentre Zayn fuma di nascosto. Che non abbiano capito il significato di “di nascosto” è palese, visto tutto il casino che fanno, ma lui non ha voglia di lamentarsi nemmeno di quello – è troppo stanco.
Quando poi Tony entra in bagno spalancando rumorosamente la porta, sbottando un «Dove cazzo siete tutti?», Zayn pensa che, bene, questa è la volta buona che perderà il lavoro.
Se non succede è solo perché il coretto di Harry e Niall ha appena indotto un lampo di genio nella mente brillante del loro capo: musica dal vivo! Ma certo, come ha fatto a non pensarci prima?
Zayn getta in fretta la sigaretta nel water e agita una mano per disperdere il fumo, del tutto incurante del fatto che il suo capo si sia appena intascato il merito di una sua proposta.
Ciò che conta davvero è la domanda che segue: «Come hai detto che si chiama quel tuo amico, biondino?»
L'amico del biondino altri non è che Oliver Murs, per tutti Olly, ovvero il più grande combina-guai che si sia mai visto sulla faccia della terra. È stato licenziato da Nancy dopo soli pochi giorni di lavoro, ad attività appena iniziata, perché anziché servire ai tavoli flirtava con le clienti, ma questo Tony non lo sa e non deve saperlo –Niall se ne raccomanda, più tardi–, altrimenti il piano salta.
È affabile ma un po' sfacciato, un intrattenitore nato; ecco perché è la persona che fa al caso loro: gli basta un accompagnamento musicale e ammalierà tutti i clienti, li divertirà e terrà loro compagnia.
«Chiamalo,» gli ordina Tony: «lo voglio qui il prima possibile, dobbiamo discuterne».
 
Il prima possibile per Olly Murs risulta corrispondere alle otto e ventitré di quella sera stessa, ovvero l'orario in cui in pizzeria c'è più da fare, tra pizze da preparare, piatti da lavare, tavoli da sparecchiare e apparecchiare, ordinazioni da fare e portare. E, okay, da Tony's non ci saranno molti tavoli, ma quei pochi che ci sono sono occupati e i clienti reclamano attenzione.
Zayn, Harry e Niall corrono da un lato all'altro del locale – sala, cucina, tavoli e viceversa, dandosi il cambio ai fornelli– mentre Antonio nell'entrata discute il da farsi con Olly Murs. Chiede consiglio ai ragazzi mentre passano di corsa, non prende minimamente in considerazione le loro risposte, ma abbaia loro insulti nella sua lingua madre ogni volta che si fermano perché «che diamine, ragazzo, ci sono clienti!»
Fortunatamente Olly è un tipo alla mano: si accontenta di una paga stracciata, giusto per intascare qualche soldo, e di lavorare in nero; è anche disposto a lavare i piatti quando ce ne sarà bisogno e Tony coglie al volo l'occasione per spedirlo in cucina a dare il cambio a Zayn, che ha la faccia di uno che sta per affogarsi nel lavabo.
Mentre sciacqua un piatto, Olly fa notare a Tony – che quella sera è più pensieroso che attivo – il suo bisogno di un accompagnamento musicale: può cantare qualsiasi canzone, è un asso dell'improvvisazione, ma a cappella non sarebbe la stessa cosa.
Niall, mentre farcisce una pizza, esclama: «e che problema c'è? Ci sono qui io!»
Antonio, ovviamente, gli ride in faccia; «no che non ci sei» rettifica. «Non per suonare. Ci serve un chitarrista».
Ed è quell'ultima la frase che sente Harry mentre oltrepassa la porta a ventola per appuntare l'ultima ordinazione alla bacheca di sughero. «Un chitarrista, dici? Ci sarebbe questo mio amico che...»
 
*
 
Quando Tony's chiude quella notte, Zayn è già andato a casa da un po', approfittando dell'entusiasmo di Olly nell'aiutare i suoi nuovi colleghi per recuperare un po' di sonno perduto.
Nel silenzio della sera, mentre controlla che tutto all'interno di Napoli Pizza sia a posto prima di poter tornare a casa, Louis sente il proprietario gridare entusiasta quanto sia indispensabile la solidarietà tra colleghi: «E qui non manca, non manca mai!» sta dicendo nel suo fin troppo evidente accento italiano. Lui, nemmeno a dirlo, vorrebbe proprio sapere che diavolo ha in mente.
È abituato a vedere Tony, attraverso le vetrine, aggirarsi per la pizzeria con la coda tra le gambe ogni volta che Nancy riesce a portarsi in testa alla competizione, ma tutto il chiasso di questa notte è senza alcun dubbio segno di una contromossa.
Estrae il telefono dalla tasca e digita rapidamente un SMS al numero di Nancy: “Spaghetti ha in mente qualcosa” recita. Non che sia preoccupato: Tony's non sarà mai all'altezza di Napoli Pizza, ma è bene informare la regina dell'imminente attacco, per quanto esso possa risultare inconcludente.
Indossa quindi il cappotto, alza il colletto e avvolge la sciarpa azzurra attorno al collo, prima di premere il bottone per abbassare le serrande corrispondenti ad ogni vetrina e andarsene, dopo aver chiuso a chiave.
Sente i camerieri dell'altro locale schiamazzare, mentre si allontanano in gruppo; li guarda con disprezzo da lontano, camminando nella loro stessa direzione.
Non c'è storia: Napoli Pizza ha un personale molto più educato ed efficiente. Louis ancora si chiede perché sia necessario sfidare quegli incompetenti di Tony's, quando è evidente che Napoli Pizza è di gran lunga superiore.
 
*
 
Il pomeriggio seguente Nancy si presenta al lavoro con il caschetto di capelli rossicci legato in una coda di cavallo disordinata e non fa che entrare ed uscire dalla cucina chiedendo a tutti se Taylor sia già arrivata.
«No» risponde ogni volta Louis in tono pungente, infastidito sia dall'eccessiva preoccupazione per la prossima mossa di Tony che da tutta quell'ingratitudine: è stato lui ad avvisarla, lui le ha comunicato il cambiamento di atmosfera. Lui, non Taylor, ma della presenza di Louis Tomlinson non importa a nessuno.
Liam dimostra la sua latente inutilità bagnando la terra della nei vasetti dei fiori, starnutisce di tanto in tanto. Oggi Louis è di cattivo umore, per cui, invece di aiutarlo, gli chiede di occuparsi anche della sua parte di vasi.
Nancy è appena uscita di nuovo dalla cucina; si avvicina a Louis e «Nessuna traccia di Taylor?» domanda; «No» sputa lui.
La giovane donna sospira con così tanta pesantezza che a Liam si stringe il cuore. La chiama per nome e lei con aria smarrita lo raggiunge e si lascia abbracciare, accontentandosi di una stretta da orso in mancanza dell'affetto che sta davvero cercando.
«Oh, se non ci fossi tu, Liam» mormora, la testa appoggiata sulla sua spalla.
Se aguzzi la vista, caro lettore, potrai vedere il fumo uscire dalle orecchie di Louis Tomlinson in questo esatto momento; ritiene inconcepibile, infatti, che persino Liam Payne, anche detto Mr Inutilità, venga considerato più importante di lui.
Specie perché non appena Nancy torna in cucina, Liam Payne si ferma impalato davanti alla vetrina, scrutando attentamente all'interno di Tony's, probabilmente alla ricerca del solito ragazzo moro a cui non toglie mai gli occhi di dosso.
Louis ha i nervi a fior di pelle e proprio nel momento in cui apre bocca con l'intento di dirgliene quattro, anche Liam sospira: «Chissà com'è, Tommo».
L'altro inarca un sopracciglio. «Com'è cosa?» chiede contrariato; l'ultima cosa di cui ha bisogno è che il suo collega inizi a fantasticare sul soldato dello schieramento avversario, magari soffermandosi su dettagli personali decisamente poco consoni. No, proprio non ha voglia di ascoltare le paturnie sentimentali di nessuno – né oggi né mai.
«Chissà com'è da Tony's» mormora Liam, assorto in chissà quali pensieri. A Louis in ogni caso non importa conoscere la direzione in cui sta viaggiando la mente dell'altro perché – e per un attimo spalanca la bocca per la sorpresa – ha appena avuto un'idea che gli farà riconquistare il ruolo di braccio destro di Nancy.
Sorride vittorioso, quindi e «Te lo saprò dire» risponde divertito.
 
*
 
È mercoledì, ovvero il suo giorno libero, e Louis Tomlinson è in piedi in Vicar Lane, a pochi passi da Napoli Pizza, in incognito.
Non si rade da qualche giorno, per cui un'ombra appena un po' più scura gli copre parte del viso; ha lasciato i capelli liberi dal gel, spettinati a regola d'arte, a ricadergli sugli occhi e indossa dei vestiti scuri, sformati e sgualciti che lo rendono irriconoscibile agli occhi dei più – o per lo meno gli permettono di essere scambiato per il suo (inesistente) gemello barbone.
Per l'occasione ha persino permesso ad Eleanor, la sua dirimpettaia, di stampargli un tatuaggio ad acqua sull'avambraccio – l'ha definita una fenice, ma a lui sembra più un piccione – e una grossa testa di cervo appena sotto il deltoide. Guardandosi allo specchio prima di uscire per poco non si è riconosciuto, così trasandato e tendente al punk, ma comunque non si lamenta, perché quella sera non vestirà i panni di se stesso, ma quelli di... di... di?
«Eleanor!» abbaia sconvolto nella cornetta del telefono, appena un attimo dopo.
«Lo so, lo so, sono in ritardo! Sto facendo più in fretta che posso!» La ragazza non gli lascia il tempo di dire nulla di più, spaventata dalla probabile reazione spropositata di Louis – lo sanno tutti che Louis Tomlinson odia i ritardatari, a meno che non si tratti di lui stesso.
«Non è questo!» protesta in tono eccessivamente acuto. «Non ho scelto un nome alternativo!»
Lui non lo sa, ma Eleanor, mentre cammina a passo spedito lungo il marciapiede, alza gli occhi al cielo e fa una smorfia. «Innanzitutto, tesoro, dovresti evitare di starnazzare come una checca isterica» gli suggerisce in tono premuroso, sorridendo tra sé. «E non puoi semplicemente essere te stesso?»
Louis sbuffa, contrariato, e risponde mantenendo la voce bassa, il più possibile profonda, e ferma: «Non posso, raggio di sole; non posso entrare nel pollaio mostrando al contadino la coda da volpe, non ti pare?»
Eleanor ridacchia; lo avrebbe definito piuttosto il gatto nella cuccia del cane, ma non si azzarda a correggerlo. «D'accordo, cuore. Allora, uhm – ci pensa su solo qualche istante, poi spara il primo nome che gli viene in mente: – Buzz?»
Louis sbuffa, infastidito. «Che merda, pupa». Ha appena deciso che il suo personaggio dice un sacco di parolacce e parla a voce troppo alta, che è un po' rozzo e probabilmente a tavola rutterà forte dopo essersi scolato una birra – così, giusto per infastidire gli altri clienti della concorrenza. «Non ti viene in mente nulla di meglio?»
«Bob?»
«Palesemente inventato».
La ragazza sbuffa e ridacchia: «Stacey».
«Eleanor!»
«No, quello è occupato. Posso mantenere il mio vero nome, almeno io, giusto?»
«Eleanor».
Ridacchia ancora. «Lottie?»
«Oh, perché non Jennifer, allora!»
«Giusto, è un gran bel nome. Ti chiamerò Jen, allora».
Il tono di Louis si impenna, risalendo di diverse note mentre «Per l'amor di Dio, Eleanor» la implora, roteando gli occhi.
«Ah-ha: reazione da checca isterica» lo rimprovera lei, dopo aver schioccato la lingua contro il palato.
«Vorrà dire che mi chiamerò Nick, allora».
Ed Eleanor ride fino alle lacrime a quel riferimento al loro padrone di casa.
«Dai, sbrigati». Louis riaggancia e sorride compiaciuto.
 
Da Tony's quella sera c'è il delirio. Il locale non è molto luminoso, nonostante le lampade al neon siano accese; il maltempo all'esterno non fa entrare i raggi del sole, ma per qualche motivo l'atmosfera è tutto fuorché cupa.
Le tovaglie a scacchi bianchi e rossi sono pulite, i fondi dei bicchieri appena velati di un'ombra di calcare – hah!, pensa Louis quando lo nota –, ma le posate lucenti e la pizza, ahimè, è la più buona che Eleanor abbia mai mangiato – lui non lo ammetterebbe mai, ma a conti fatti la cucina di Tony's non ha nulla da invidiare a quella di Napoli Pizza.
Il ragazzetto biondo corre tra i – pochi – tavoli ridacchiando e prendendo ordinazioni, che poi annota grossolanamente su foglietti appiccicosi che, una volte su tre, perde nel percorso tra il cliente e la cucina. Nonostante questo, sembra non sbagliare nemmeno una portata – con un pizzico di disappunto da parte di Louis.
Il proprietario, Tony, ogni tanto passeggia per la sala, senza mai smettere di pulirsi le mani sul grembiule da cucina; saluta gli ospiti, si ferma qualche istante presso ogni tavolo per assicurarsi che tutto stia procedendo per il meglio. Poi, regolarmente, inciampa nei piedi del biondino, che ride mentre torna in cucina.
«Se solo il capo sapesse che sto cenando presso lo schieramento nemico...»
Eleanor ride e alza gli occhi al cielo: «Sta' zitto e rimani nel personaggio, okay, L- Nick
E Nick si schiarisce la voce, ricordandosi di tenere pronto il tono più profondo che ha in repertorio, e annuisce con in viso l'espressione più da sfattone che riesce a trovare.
A Eleanor viene da ridere, ma si trattiene per non scatenare la reazione da primadonna offesa del suo coinquilino. Invece pensa bene di godersi quella pizza squisita, mentre lui analizza tutto ciò che lo circonda con occhio attento.
L'unica cosa che a lei piacerebbe studiare più da vicino, in ogni caso, è quel cameriere dalla carnagione scura che è appena entrato in sala per portare da bere ad un altro tavolo; lo mormora a mezza voce, quindi, attirando l'attenzione di Louis. Quando, dopo aver scandagliato da cima a fondo il locale, finalmente lo trova, lui sbuffa: «è la cotta di Liam» borbotta, col tono profondo, alzando gli occhi al cielo.
«Liam ha buon gusto».
«Liam è un idiota» replica, gettandosi scompostamente contro lo schienale della sedia in legno; fa molto casa della nonna, ma è inspiegabilmente comoda.
«Un idiota con buon gusto» lo accontenta lei, mentre morde uno spicchio di pizza, lo sguardo ancora puntato sul ragazzo.
«È sicuramente frocio».
La ragazza ride e gli fa l'occhiolino: «Tranquillo, vado d'accordo coi froci».
Louis incassa il colpo senza replicare, ben sapendo che un vero bad boy, come il Nick che vorrebbe impersonare questa sera, risponderebbe per le rime. Il fatto è che effettivamente Liam ha buon gusto, quel ragazzino è parecchio interessante, ma lui è troppo orgoglioso e fedele alla propria fazione per ammetterlo. Senza contare che sta ancora cercando in lungo e in largo qualche indizio che lo portino a scoprire che cosa ha in mente quel fetente di Tony.
«E che mi dici del ricciolino, invece?»
Louis non sa chi sia questo ricciolino e gradirebbe che Eleanor la smettesse di civettare come se lui non fosse nel bel mezzo di un'operazione di spionaggio; è questo che significa l'occhiataccia che le rivolge, anche se potrebbe essere interpretata come semplice gelosia da un occhio esterno – almeno secondo lui. Poi, comunque, perché Louis è un tipo fin troppo curioso, cerca la figura di questo ricciolino per la sala e, quando lo trova, quasi gli si mozza il respiro.
Mica per nulla – ci tiene a precisare: solo perché lui, così alto e con quel sorriso ammaliante dotato di fossette, si sta avvicinando a loro a passo lento e cadenzato.
Louis si sforza di non mettersi a sedere dritto sulla sedia, anzi, si accascia un po' di più e soffia via con ostentata noncuranza un ciuffo di capelli che gli ricade sugli occhi.
«Buona sera!» esclama il cameriere, la voce bassa e roca; «posso fare qualcosa per voi? La pizza va bene?»
«Oh, benissimo!» trilla Eleanor con fare civettuolo; Louis la fulmina con lo sguardo e mormora un disinteressato «Già, non male». Se avesse una gomma da masticare gli farebbe scoppiare una bolla dritto in faccia, giusto per sottolineare il suo distacco.
Il sorriso del ragazzetto si allarga, sembra divertirsi, eppure quando inizia a parlare perde gran parte della sua sicurezza di sé: «Io, er, sono Harry. Niall è, ehm, inciampato in, uhm, non so cosa, quindi sarò io a servirvi, da ora».
«Eleanor» ricambia il sorriso e raddrizza la schiena, come a mettere in mostra il seno, cosa che gli vale un'altra occhiata truce da parte di Louis. «E lui è Nick».
Lo sguardo di Harry balza da lei a lui, su cui indugia qualche istante di troppo. Ecco perché l'agente zero-zero-Tomlinson prende le distanze. «Grimshaw» la corregge nella tonalità più bassa che riesce a raggiungere.
Il cameriere inarca pericolosamente le sopracciglia, mentre le labbra si distendono ancora di più e le fossette diventano due buchi neri in cui sia Louis che Eleanor rischiano di cadere da un momento all'altro. «Nick Grimshaw?» chiede conferma, sorpreso, perché non può che aver capito male. Sì, insomma, conosce bene Nick Grimshaw ed è piuttosto sicuro che quel ragazzo, per quanto sia carino, non gli somigli per niente.
Louis si lascia cogliere dal panico per un solo brevissimo istante, poi fa leva sulle braccia per raddrizzarsi sulla sedia, posa un gomito sulla tavola apparecchiata e corruga la fronte nel tentativo di mostrarsi irritato. «Seh» conferma, lasciando scorrere via lo sguardo. Non lo ammetterebbe mai ad alta (o bassa che sia) voce, ma gli occhi verdi di quel ragazzino sono magnetici. E le sue fossette lo turbano.
Harry impiega un paio di secondi per riscuotersi, poi scrolla le spalle e sorride nuovamente “alla signorina”, come gli ha insegnato Tony. «Bene, ehm, se è tutto a posto io andrei. Per qualunque cosa chiamatemi pure» dice e l'attimo dopo si è già allontanato a grandi falcate ciondolanti, tipiche di chi è «Troppo alto», come ha appena commentato Louis sottovoce.
Eleanor fa una smorfia. «È un ragazzo, deve essere alto. Per me andrebbe benissimo».
«Anche io sono un ragazzo».
Lei raccoglie il bicchiere e lo guarda di sottecchi; «be', allora magari avresti dovuto mettere i tacchi» commenta, un attimo prima di prendere un sorso d'acqua minerale.
Quando sul volto di Louis si allarga un'espressione di puro sdegno, Eleanor scoppia in un'improvvisa risata di puro cuore, rischiando di sputacchiare acqua tutto attorno.
 
Non molto più di quaranta minuti dopo, Harry porta loro il conto, diffonde sincere cordialità e si congeda senza nemmeno rattristarsi quando non gli viene concessa alcuna mancia – non che se l'aspettasse, avendo preso parte solo a metà del servizio.
Mentre camminano verso casa, Louis legge con estrema attenzione la ricevuta, fermandosi qualche istante di troppo nella luce di ogni singolo lampione. Ha trascorso da Tony's l'intera serata e non riesce a credere di non aver trovato una singola pecca nel servizio. Insomma, persino la stentata distribuzione dei compiti tra quattro persone sembra funzionare, dannazione!
Eleanor, del tutto inascoltata, sta ancora parlando di quell'adorabile Harry, dei suoi capelli mossi e un po' troppo lunghi, del sorriso dolce e di quelle irresistibili fossette. Quando si rende conto della disattenzione del suo interlocutore, gonfia appena le guance, offesa, e sbuffa: «Avanti, Lou, non c'è niente di cui tu possa lamentarti, il servizio è stato ottimo e il cibo anche migliore. Oltre tutto, non hai speso così tanto. Sai, penso proprio che tornerò con Hannah un giorno o l'altro, vorrei proprio scoprire qualcosa in più su quell'Harry».
Louis soffia una risatina, mentre ricalcola mentalmente la spesa nella speranza di trovare un errore da rinfacciare a Tony. «Tipo il suo numero di telefono?» suggerisce in tono derisorio.
Eleanor ridacchia e si stringe nelle spalle. «Per esempio».
A quel punto Louis ride apertamente e distoglie lo sguardo dal rettangolo di carta che stringe in mano. «Be', puoi evitare la fatica, tesoro».
Le mostra la ricevuta, a quel punto: sul margine inferiore è annotata una serie di cifre in una frettolosa ma ordinata calligrafia.
 
Per “Nick Grimshaw”:
+ 44 687621…
Harry x
 
 
 
«Ottimo lavoro, ragazzi» si sta congratulando in quel momento Tony, durante una rapida incursione in cucina. «Dovreste lavorare così più spesso. Senza spezzarsi l'osso del collo magari, Irlanda».
«007 se n'è andato?» domanda Olly in tono divertito, insaponando un piatto.
«È appena uscito e sembrava piuttosto incazzato. Non dev'essere abituato ad un buon servizio. – Sogghigna. – Ora tornate al lavoro, la serata non è finita!»
Zayn, in silenzio, sforna una pizza e sbuffa; Niall ridacchia e corre in sala; Harry sorride e scuote il capo, assorto in chissà quali pensieri.
 
*
 
Il giorno dopo è venerdì e, mentre Louis Tomlinson si presenta al lavoro con «un infinito muso lungo», come sussurra Taylor a Liam, Harry entra da Tony's in perfetto orario e accompagnato da un amico.
«C'è Olly?» chiede, non appena mette piede nel locale.
Antonio gli lancia un'occhiataccia prima ancora di sapere che cosa abbia da dire e, proprio mentre sta per rimproverargli il non aver salutato, nota che il suo cameriere non è solo.
«E lui chi è?»
Harry sorride, soddisfatto che Tony l'abbia notato, e accenna ai sei piedi d'altezza, leggermente curvi sul finale, di Michael Clifford, che, come indicano la custodia della chitarra e l'amplificatore appeso alla mano, sarà il chitarrista di Olly Murs.
Il titolare vorrebbe davvero squadrarlo da capo a piedi con aria critica, poi fare una smorfia incerta e infine dire «sì, dai, si può fare», proprio come ha fatto quando Zayn ha portato un Niall Horan alla disperata ricerca di un lavoro. Vorrebbe ma non può, perché il suo sguardo è rimasto incastrato in quei capelli che «Sono rosa».
 
Anche se i capelli di Michael Clifford – diciotto anni e sei piedi d'altezza un po' curvi sul finale – sono rosa, Tony è costretto ad assumerlo. Costretto, sì, perché lui ha quell'espressione un po' disorientata da cucciolo e quella voce strana – sembra che parli sempre con un morso di qualche cosa in bocca, ma forse è così davvero – e una passione spropositata per ogni tipo di pizza. Capite, no? Per un pizzaiolo è impossibile dire di no ad un ragazzo del genere, che apprezza così tanto il suo lavoro, anche se quello ha i capelli rosa.
Quindi Michael è ufficialmente il nuovo chitarrista di Olly Murs nel weekend, mentre infra settimana pulisce e serve ai tavoli come tutti gli altri – «Non ti avvicinare al forno per nessuna ragione, Big Babol, mai».
Zayn mentre spazza il pavimento sospira, perché ora sarà ancora più difficile convivere con Tony. Non tanto per via dei nuovi arrivati, di cui il capo sembra essere entusiasta – fin troppo – ma per via di quel “Nick Grimshaw” che è venuto a trovarli la sera precedente. Tony stesso non se ne è ancora reso conto, ma è certo al centodieci percento che presto la sua paranoia supererà ogni limite umano.
Zayn non capisce che cosa spinga Tony e Nancy a farsi una guerra così né, onestamente, gli importa. Tutto ciò che riesce a pensare è che giorno dopo giorno quel lavoro gli sta sempre più stretto.
I suoi pensieri vengono interrotti dall'esclamazione entusiasta di Tony: a quanto pare Michael «è australiano!»
Il diretto interessato ridacchia e annuisce debolmente, mentre le guance piene si imporporano appena e il collo si infossa un pochino tra le spalle. È timido, nota Zayn; teme che non resisterebbe molto da Tony's se solo il capo non l'avesse preso in simpatia.
«È fantastico! Abbiamo un italiano, un irlandese, un australiano, un frocio e un inglese! E tu, Occhioni, da dove vieni?»
Zayn sbuffa. «Sono inglese».
«Certo, come no, e io vengo da Milano.»
Lui si stringe nelle spalle: è inglese. È nato e cresciuto a Sheffield, i suoi genitori si sono trasferiti lì dopo essersi sposati, a vent'anni, lui nemmeno ci è mai stato in Pakistan.
Il discorso cade lì; Tony non ha mai davvero voglia di parlare con Zayn, visto che Zayn non ha mai alcuna voglia di parlare con Tony. Richiama tutti all'ordine battendo forte le mani una nell'altra e l'attimo dopo ognuno torna alle proprie mansioni, accompagnato dal canticchiare stonato del proprietario, che oggi è di buon umore.
 
Dall'altra parte della strada, Louis è sotto interrogatorio. Ha commesso l'errore di confessare a Liam la sua impresa della sera precedente e quello, troppo ingenuo per capire quando è meglio tenere la bocca chiusa, dopo essere arrossito ed aver trattenuto il respiro pochi istanti, ha spifferato tutto a Taylor, che gli chiedeva il perché del malumore «della piccola Paris Hilton».
Così ora Nancy vuole conoscere nel dettaglio tutto ciò che ha visto, ogni parola che ha sentito, scoprire come riesca Tony's tirare avanti con quattro idioti a governare la barca.
Siede ad uno dei tavoli, Nancy e Taylor hanno preso posto l'una accanto all'altra dal lato opposto, mentre Liam, in piedi dietro di loro, mantiene lo sguardo basso con aria colpevole, temendo di intercettare le occhiate omicide che Louis continua a rivolgergli, mentre risponde alle domande.
«Quanti tavoli?»
Occhiataccia a Liam. «Pochi».
«Sì, ma quanti!»
«Non li ho contati, Nancy: sono una miseria». Altra occhiataccia.
Liam Payne, se fosse possibile, si lascerebbe tranquillamente inghiottire dal pavimento. Teme il momento in cui l'interrogatorio sarà finito e il suo (ex) amico (perché sicuramente è appena stato declassato a “conoscente di poca importanza”) sarà libero di infierire fisicamente e verbalmente su di lui a proprio piacimento. Non che Louis Tomlinson sia un tipo violento, ma è vendicativo e ha la lingua tagliente. Essendo Liam una persona sensibile un po' lo teme, anche se da quando lavorano insieme ha imparato a non farsi pesare troppo addosso tutte le cattiverie che dice.
A quanto pare, comunque, Louis non ha ricavato informazioni utili da quella incursione, non ha nemmeno scoperto quale sia l'asso nella manica che permette a Tony di stare tanto tranquillo nonostante le promozioni di vendita di Napoli Pizza.
Nancy si lascia cadere contro lo schienale imbottito della sedia e si abbandona ad un lungo e triste sospiro, il labbro inferiore sporto teneramente all'infuori. Non è difficile intuire il suo nervosismo; fa così tanta fatica per mantenere la propria attività sulla cresta dell'onda! Trova del tutto ingiusto che quel Tony, assumendo qualche idiota del tutto incapace di fare alcunché, riesca a tenerle testa senza molti problemi.
La sua squadra, invece, conta sì pochi elementi, ma efficienti e attentamente scelti.
Louis Tomlinson è la persona più pignola che Nancy abbia mai conosciuto; è pungente e capriccioso, ma troppo orgoglioso per fare scenate in pubblico, oltre che abbastanza determinato da essere un ottimo capo cameriere.
Liam Payne è dolce e gentile, obbediente e volenteroso, il dipendente perfetto, oltre che un ottimo amico per chiunque. È in grado di mettere a proprio agio sia i clienti che lo staff e Nancy non potrebbe onestamente trovare qualcuno migliore di lui. L'unica pecca è che, ahimè, non brilla per acume; affiancato a Louis, però, la sua lentezza viene facilmente bilanciata dalla prontezza mentale dell'altro.
Poi, ancora, c'è Lou Teasdale, che con le sue infinite conoscenze riesce a risolvere ogni imprevisto facendo una semplice telefonata. Oltre tutto, non lascia mai la cucina e sforna le pizze migliori che Nancy abbia mai assaggiato, seguendo alla lettera le sue direttive.
Infine c'è Taylor, la sua roccia: di tanto in tanto corre in suo aiuto, più precisamente quando Nancy è a rischio crisi di nervi, in cambio di qualche spicciolo e un abbraccio affettuoso. È affabile e decisa, riesce a farsi rispettare e a incantare anche il cliente più irritante con il suo faccino d'angelo.
La sua, pensa Nancy, è una squadra vincente. Perché allora Tony riesce a tenerle testa?
«Dobbiamo inventarci qualcosa» mormora, accompagnando quelle parole con un sospiro colmo di stanchezza. È avvilita, ma non si lascerà mettere i piedi in testa da un rozzo italiano qualunque.
 
*
 
Dal venerdì alla domenica sera, Tony's offre un intrattenimento speciale per tutti i suoi clienti – a partire da oggi. Infatti, senza alcun aumento nei prezzi, sarà possibile assistere alle esibizioni di niente po' po' di meno che Olly Murs. E, sì, magari nessuno lo conosce, perché è tutto fuorché famoso, ma è allegro e carismatico, attira l'attenzione di chiunque e, be', Tony è convinto che dargli più importanza di quanta effettivamente ne abbia incuriosirà la clientela. Ecco perché il giorno dopo ai due cavalletti su Vicar Lane e Church Street sono attaccati due fogli A4 con lo scotch; su di essi c'è scritto “Aperto anche il giovedì”, mentre le lavagne recitano con una caotica calligrafia qualcosa che sembra tanto: “LIVE MUSIC – Tonight @ & PM the –scarabocchio incomprensibile– OMY NURS”.
È solo questione di mezz'ora perché Tony se ne accorga, imprechi contro la pessima calligrafia da mancino di Niall e incarichi Zayn di riscrivere l'avviso «in maniera decente».
Quindi quando Nancy si catapulta alla vetrina trova la versione definitiva del cartello: «Live music! Tonight at 8 pm the massive Olly Murs». Lo legge a voce alta, in modo che tutto il personale – a parte Lou, forse, persa nei meandri della cucina – possa sentirla.
Tutto per qualche istante si immobilizza, mentre una terribile consapevolezza si fa strada nelle menti di tutti i presenti. Louis è fermo con una mano a mezz'aria e uno straccio stretto tra le dita, l'espressione vacua; Liam è piegato sul manico del mocio e fissa le setole in stoffa bagnata come se potessero accelerare il tempo necessario alla realizzazione di quel che sta succedendo; Taylor, che stava lavando la vetrina, si volta verso la migliore amica a bocca aperta. «Ma...?» dice solo, mentre Nancy aggrotta le sopracciglia e incrocia le braccia con stizza. «Sì» risponde lapidaria, prima ancora che l'altra abbia pronunciato la sua domanda.
Louis sbuffa. «Che stronzo».
Nancy gli rivolge un'occhiata truce. Come hai fatto a non notarlo tu, piuttosto?! vorrebbe domandare, ma non lo fa, perché prendersela con il suo equipaggio al momento non ha alcuna utilità, anzi.
Sta già borbottando sottovoce una serie di supposizioni, previsioni e proposte, quando Liam se ne esce dal nulla con: «Ehi, aspettate. Olly Murs non è lo stesso Olly che ha lavorato con noi qualche giorno, all'inizio?»
Louis rotea gli occhi; vorrebbe davvero infierire su di lui fisicamente, come a punirlo della sua estrema ottusità, ma non lo fa, perché dubita che a Nancy farebbe piacere – purtroppo. «Quanti altri Olly Murs conosci, Liam?» gli domanda invece nel tono più falsamente gentile che riesce ad impostare.
L'altro si raddrizza, gratta il mento e «Nessuno» risponde a mezza voce. Si è accorto dello sguardo infastidito di Louis, ma, davvero, non riesce a capire perché ce l'abbia tanto con lui. Okay, avrebbe fatto bene a non spifferare a Taylor la sua avventura, ma è davvero un torto così grave?
Se lo chiedi a Louis, sì, lo è: così facendo ha fornito alla principessina una scusa per metterlo sotto esame e vederlo fallire miseramente.
Schiocca la lingua e inarca un sopracciglio, come a dirgli che, be', allora non può essere che quell'Olly Murs; ma non prosegue con le lamentele, troppo impegnato a riflettere sulle conseguenze di quel tradimento. Perché, sì, si tratta di tradimento: Olly Murs ha lavorato da Napoli Pizza per quattro giorni, salvo poi farsi licenziare per non essere arrivato puntuale una sola volta al lavoro in quel lasso di tempo e aver flirtato eccessivamente con gran parte delle clienti. È stato un peccato, secondo Nancy, perché è un ragazzo gentile, rispettabile, che sa trattare bene con ogni genere di cliente. Inoltre, lei adorava sentirlo canticchiare in cucina. D'altra parte, però, si è dimostrato del tutto irrispettoso con quei continui ritardi ingiustificati e Nancy non ha potuto fidarsi oltre di lui o avrebbe perso credibilità. Quindi l'ha licenziato e lui ora marcia nelle schiere nemiche. L'unica sua speranza è che si dimostri altrettanto indisciplinato da Tony's.
«Avrei dovuto sentire puzza di traditore là dentro» mormora tra sé Louis un attimo prima di tornare al proprio lavoro.
 
*
 
Il giorno dopo, come Zayn ha previsto, iniziano i guai. Tony durante la notte sembra averne approfittato per rimuginare sugli affari del locale, in particolare su quel falso Nick Grimshaw che ha fatto loro visita, di certo per ficcanasare. Non ci è voluto molto perché nel buio della sua stanza da letto vuota in una viuzza del centro Tony si facesse prendere dalla paranoia: Nancy lo sta spiando, sta cercando di rubargli i segreti del suo lavoro, di coglierlo in fallo, di sabotarlo; deve assolutamente impedirlo, ecco cosa deve fare.
Ha passato tutta la mattina a rimuginare, mentre stilava la lista della spesa per il locale, e, quando mette piede in pizzeria in ritardo di quaranta minuti, Zayn sa che quella sarà una lunga giornata. Più del solito.
Tony continua a lisciarsi i baffi folti, misurando ogni metro quadro tra sala, entrata, cucina, cella frigorifera e bagni a grandi passi cadenzati. A intervalli irregolari inchioda sul posto e sceglie una vittima su cui far piovere una cascata di rimproveri campati in aria – ma, che siano inventati o meno, l'uomo pretende di vedere quei problemi risolti subito.
Per cui Niall deve assolutamente vuotare i bidoni della spazzatura e riordinare gli scaffali della dispensa in modo semplice ed efficace – «Che ne so, sistema i barattoli in ordine alfabetico, Irlanda». Harry, non diversamente dal solito, è incaricato di tirare a lucido ogni angolo della sala da pranzo, con Olly a dargli una mano; a Zayn toccano i bagni perché, ehi, a Tony Zayn non è mai piaciuto: sospira troppo. Michael invece viene scelto per riscrivere i messaggi sulle lavagnette e poi sistemare i cavalletti di fuori, in modo che, nonostante la pioggia, possano trovarsi all'asciutto.
Ovviamente quando Zayn, durante un brevissimo momento di pausa, guarda fuori attraverso la vetrina, trova un rivolo d'acqua piovana colare dall'angolo della piccola tettoia che copre la porta proprio su una delle lavagnette, rendendo così le informazioni illeggibili per Church Street. Quindi si precipita fuori sussurrando imprecazioni e si augura che Tony non si sia accorto di nulla; sposta il cavalletto all'asciutto, riscrive tutto e poi si prende un attimo per respirare. La pizzeria è ancora vuota, ma lui è già stanco morto.
Si appoggia ad uno dei pali di sostegno e lascia vagare lo sguardo sull'insegna di Napoli Pizza, chiedendosi che senso abbia farsi guerra. Okay, si tratta di concorrenza, ma Tony rasenta dei livelli di follia estrema da quando Nancy ha aperto il suo ristorante proprio dal lato opposto della strada.
Sospira stancamente e chiude gli occhi. È così stanco che potrebbe addormentarsi in piedi, dunque, per evitare inconvenienti, li riapre subito. Ecco quindi in quel momento spuntare attraverso una delle vetrine di Napoli Pizza la riconoscibilissima testa rasata di Liam.
Zayn si chiede se anche per lui quel lavoro sia così stressante, se Nancy sia solo lontanamente schizzata come il suo capo.
Poi Liam lo vede; sgrana gli occhi notandolo, arrossisce quando si accorge di essere osservato; muove una mano nella sua direzione in segno di saluto e sorride raggiante con quell'aria da bambino che fa venire a Zayn voglia di ridere assieme a lui.
Non sa bene perché, ma si ritrova a pensare che deve essere bello essere Liam. Sembra un ragazzo a posto, senza troppi problemi, semplice e spontaneo. Lo immagina puntare la sveglia all'alba e uscire a correre per le strade della città, con il sorriso sulle labbra – che piova o ci sia un pallido sole ad illuminargli la strada. Lo vede ad impegnarsi nel lavoro, nonostante faccia un sacco di pasticci, lo vede un instancabile lavoratore.
Poi, all'improvviso, si accorge di essere fermato a fissarlo e Zayn non può impedirsi di arrossire, mentre una mano vola ad accarezzarsi la nuca con ostentata naturalezza ma anche palese imbarazzo. Guarda gli occhi sgranati e le labbra dischiuse per la sorpresa di Liam, in piedi oltre la vetrina a pochi metri da lui, e abbozza un sorriso di scuse. Poi distoglie lo sguardo e sgattaiola all'interno di Tony's prima che il proprietario possa accorgersi della sua pausa non autorizzata.
Dall'altro lato della strettissima Vicar Lane, Liam strabuzza gli occhi e boccheggia in cerca d'aria. Louis gli rivolge un'occhiata di sufficienza e gli chiede con una nota di acidità se non abbia di nuovo dimenticato come si respiri; lui ride e risponde di no, come se quella domanda avesse davvero bisogno di una risposta. Si sente felice, tutto d'un tratto: Zayn, il ragazzo che spia tutti i giorni attraverso la vetrina, si è incantato a guardarlo. E, okay, probabilmente gli stava più che altro guardando attraverso, ma è così sbagliato illudersi e rallegrarsi? Gli piace pensare che lo stesse osservando proprio come Liam ha sempre fatto.
 
*
 
«Grandioso!»
Nancy sta gioendo come Liam temeva non l'avrebbe più vista fare, dopo che Tony's ha ingaggiato Olly per la musica dal vivo; sta battendo le mani e sorride come una bambina la mattina di Natale di fronte ad una distesa di pacchi regalo col suo nome sopra.
A quanto pare Lou Teasdale ha avuto un'idea, una buona idea. Sembra che, a conti fatti, quello che va dal lunedì al giovedì non sia un periodo particolarmente produttivo per il locale; il numero di pizze sfornate è infinite volte minore di quello dei weekend. Secondo Lou con qualche promozione potrebbero efficacemente incrementare le vendite anche in quei giorni, magari aggiungendo un servizio di take away.
Nancy sembra entusiasta di questa proposta e Liam, mentre sistema le tovaglie sui tavoli della sala, non può fare a meno di sorridere intenerito da tanta gioia.
In poco più di un'ora la proprietaria ha fatto un giro di telefonate – si è consultata con Taylor, che oggi non lavora, con il commercialista e persino con la vecchia signora che si prendeva cura di lei ogni venerdì sera quando era piccola – e ha deciso che, sì, la proposta di Lou Teasdale può essere presa in considerazione.
Appena un paio d'ore dopo c'è un volantino appeso alla vetrina di Napoli Pizza che si affaccia su Church Street, la strada principale, nonché più lontana dagli occhi indiscreti dello staff di Tony's. In una grafia elegante e ordinata, c'è scritto “Cercasi personale – per informazioni presentarsi alla cassa”, niente più e niente meno.
Questo per Louis significa una cosa sola: ci sarà qualche matricola a cui insegnare come comportarsi al locale e, no, lui proprio non riesce ad esserne felice.
Quella sera, oltre ai soliti clienti, non si presenta nessuno a porre domande, ma Nancy non sembra sorpresa dalla poca affluenza di aspiranti camerieri.
«Date tempo al tempo, arriveranno» dice in risposta ai silenzi dei suoi dipendenti.
 
Il primo a presentarsi è un ragazzo in una giacca verde pisello sopra ad una t-shirt scura che mette in mostra i muscoli ben definiti. Per Louis, a giudicare dagli occhiali da vista in stile vagamente hipster, da quel mocio Vileda biondo che ha in testa e soprattutto da quelle appariscenti fossette, è un immenso “no”.
Quell'immenso no si chiama Ashton Irwin, è australiano d'aspetto, d'accento e di effettiva provenienza; picchietta ritmicamente le dita su tutto quello che trova, perché – dice – è un batterista; anche se Liam pensa che sia un'abitudine davvero curiosa, a Louis dà così tanto sui nervi che quando Nancy prende in considerazione l'idea di assumerlo lui minaccia di licenziarsi seduta stante.
La proprietaria non è per nulla sorpresa dalla sua del tutto immotivata ostilità – al contrario, ci sarebbe rimasta male se Louis non avesse avuto reazioni da prima donna gelosa di fronte ad una novità del genere – ma dal momento in cui Ashton sembra essere l'unico volontario non può proprio permettersi di assecondare inutili scenate. Liquida il suo capo-cameriere roteando gli occhi con accondiscendenza, quindi, e chiede a Liam cosa ne pensi, glissando sull'ennesimo sbuffo contrariato.
Liam si stringe nelle spalle e abbozza un sorriso amichevole: «Sembra simpatico».
«Ma certo che ti sembra simpatico» sibila Louis, incrociando le braccia con stizza; «ride come Pippo, ha la Fossa delle Marianne sulla guancia destra e il Grand Canyon sulla sinistra». Essendo un caso umano, Liam non può che trovare simpatici gli altri casi umani che incontra sul proprio cammino.
A quel commento seguono risate spontanee da parte di Nancy e Liam, che stanno già ritornando ai propri usuali compiti, del tutto incuranti della totale indisposizione di Louis nei confronti di quella novità. Il quale, comunque, non ha alcuna intenzione di lasciare che quel ragazzo biondo con le fossette – le fossette, cavolo! Non c'è niente che Louis detesti di più al mondo!– e il musetto da topo invada i suoi spazi, ecco perché durante la pausa sigaretta telefona all'unica persona che sa poter risolvere il suo problema.
 
«Mi stai chiedendo aiuto, sweetheart?»
Louis è in piedi accanto all'ingresso di Napoli Pizza su Vicar Lane, quello proprio di fronte all'entrata di Tony's; tiene il telefono accostato all'orecchio e lo sguardo ostile fisso sulla vetrina dell'altra pizzeria, pronto ad alzare il dito medio contro chiunque si azzardi a guardarlo da là dentro. Con chiunque, chiaramente, intende quell'ignobile pseudo-stalker di Harry Styles, che sembra sempre nei paraggi da quando gli ha annotato il numero di telefono sulla ricevuta. È una grandissima scocciatura.
Louis rotea gli occhi e soffia un sorrisetto di scherno, prima di rispondere. «No, raggio di sole, ti sto offrendo il mio» precisa, perché Louis Tomlinson non chiede mai aiuto, a nessuno, e sicuramente non a Eleanor Calder.
«Non mi ero accorta di essere in difficoltà» prende tempo lei, leggermente confusa.
«Ovviamente, honey, ecco perché ci sono qui io. Nancy cerca personale. Lavorare qui non è forse il sogno della tua vita?»
«Be', a dire il vero...»
«Sì?»
«Non proprio».
«Oh, avanti!» Louis sbuffa: perché deve rendere le cose così difficili? Lei non ha un lavoro, Nancy ne offre uno e lui non ha alcuna intenzione di accollarsi qualche irritante sconosciuto – cosa c'è di meglio di avere accanto un animaletto che ha già addomesticato?
Poi l'obiezione di Eleanor giunge all'orecchio di Louis e un'espressione di pura indignazione si disegna sul viso del ragazzo: «Come sarebbe a dire che non sei interessata? Grazie tante, El, tu sì che sei un'amica» sbotta nella cornetta in tono tagliente, un attimo prima di riagganciare e tornare dentro a Napoli Pizza, dove trascorrerà la serata a sorridere con cortesia ai clienti e a infierire verbalmente su di un innocente e spensierato Liam Payne.
 
Il secondo candidato giunge la sera seguente alle otto e un quarto, mentre Louis corre da un lato all'altro della sala per sopperire a tutte le mancanze di Liam – il quale, in realtà, non ha ancora combinato nessun guaio, ma il suo collega sembra aver voglia di lavorare per quattro e lui non ha cuore di impedirglielo. Ecco perché, di fatti, è Liam che si trova davanti il nuovo aspirante cameriere, quando arriva.
Si studiano in silenzio per qualche istante, poi entrambi sorridono e lei gli porge una mano: «Ciao, sono Gemma. Mi hanno detto che siete alla ricerca di personale e...» lascia cadere la frase, mettendo invece in mostra le fossette come degna conclusione.
«Liam» risponde lui. Rimane ad osservarla per qualche istante di troppo –ha lunghi capelli biondo cenere, un sorriso famigliare e gli occhi tendente al verde–, perché ha come l'impressione di averla già vista da qualche parte.
Solo quando lei inclina la testa da un lato e lo guarda confusa, a labbra strette e sopracciglia inarcate, con la stessa espressione che ha visto tante volte sul volto di Louis (nei rari momenti in cui è di umore troppo buono per prenderlo a male parole), si rende conto di doverle dare una risposta; quindi sobbalza, annuisce con enfasi e cerca di recuperare il tempo perduto correndo – letteralmente – a cercare Nancy. «Torno subito!»
Quando Louis trotterella alla cassa per preparare il conto per il tavolo quattro e la vede, per poco non si accascia al suolo; sgrana gli occhi, sbianca e si strozza con la sua stessa saliva, portando una mano al petto come ad evitare che il cuore schizzi fuori dalla sua cassa toracica.
Gemma si acciglia, si guarda attorno per capire che cosa l'abbia spaventato così tanto, poi si accorge di essere proprio lei il problema. A quel punto mette su un sorriso sornione e incrocia le braccia con l'aria di chi ha capito tutto. «Fammi indovinare, conosci mio fratello» suggerisce. Chissà perché conoscono sempre tutti suo fratello.
«Tuo fratello?» boccheggia Louis nel tentativo di fingersi indifferente, ma la verità è che è impossibile non notare la somiglianza.
«Yep. Harry».
Harry. Harry Maledizione Styles. Quel piccolo stalker.
«Ti ha mandato a dirmi che vorrebbe uscire con me? No, perché i bigliettini dentro l'ombrello, la richiesta di amicizia su facebook, il numero di telefono sulla ricevuta e gli occhiolini attraverso la vetrina erano attenzioni già abbastanza chiare e, no, non le ho ignorate per errore».
Gemma rimane in silenzio per un po', mentre Louis batte il conto alla cassa e prepara la ricevuta da riportare al tavolo; aspetta che lui alzi di nuovo lo sguardo su di lei e a quel punto sorride sorniona. «Mi dispiace infrangere i tuoi sogni, ma sto aspettando Nancy per discutere del posto di lavoro».
Liam, di passaggio, lancia loro un'occhiata preoccupata e riesce quasi a vedere il fumo che esce dalle orecchie di Louis, mentre lui e quella ragazza si fronteggiano scambiandosi sguardi egualmente sardonici e orgogliosi. È uno scontro tra titani in cui Liam non vuole immischiarsi – quindi eccolo che fugge in sala a prendere nuove ordinazioni, lasciando che sia Nancy a sbrigarsela.
Quando Gemma se ne va, la responsabile riunisce brevemente la crew in cucina e chiede loro un parere. Liam si stringe nelle spalle, le dice che a lui sembra una ragazza a posto, ma non si sbilancia in ulteriori giudizi per non scatenare l'ira funesta del Tommo.
Quello aspetta il suo turno e poi, semplicemente, la guarda a braccia incrociate con aria mortalmente seria e scrolla le spalle. «Piuttosto il Mocio Vileda» proclama. Ci sono così tanti buoni motivi per cui Gemma Styles non può lavorare con lui che non si prende nemmeno la briga di elencarli.
Insomma, tanto per dirne una, è la sorella di Harry-troppo-alto-capelli-ricci-e-fossette, che oltre a marciare nelle schiere nemiche ultimamente si è autoproclamato suo stalker personale – cosa di cui Louis davvero non ha bisogno, è abbastanza paranoico di suo. In secondo luogo, diamine, è dannatamente identica a suo fratello: come si presume che lui possa lavorare al fianco di qualcuno che ha la stessa faccia della persona che lo irrita di più al mondo? Senza contare che, per l'amor del cielo, ha pure lei delle stramaledette fossette!
Non aggiunge altro, torna subito al lavoro; Nancy lo guarda allontanarsi e si rivolge a Liam: «Che gli prende, secondo te?»
L'altro si stringe nelle spalle e dondola sui talloni prima di rispondere. «Lei è identica a lui» risponde solo. E con “lui” magari il suo collega intenderebbe Harry, ma non Liam: è fermamente convinto, infatti, che Gemma e Louis abbiano lo stesso identico carattere.
Nancy sospira, comprendendo il problema. Se è difficile gestire la rivalità tra lui e Taylor, non vuole nemmeno immaginare che cosa possa succedere se due personalità come quella di Louis Tomlinson dovessero scontrarsi all'interno della sua pizzeria. Ecco che quindi tira una riga sul nome di Gemma Styles nell'elenco mentale dei candidati al posto vacante. Poi si sistema i capelli rossicci nella piccola coda di cavallo e torna subito al lavoro.
Non le resta che aspettare altre proposte o assumere quell'Ashton Irwin.
 
La soluzione ai suoi problemi si presenta il pomeriggio di mercoledì diciassette, che almeno non è venerdì, ma secondo Louis è comunque un giorno di disgrazie. Dicevo, si presenta di fronte all'entrata di Napoli Pizza alle sedici e trenta, quando tutto lo staff sta giungendo al locale per cominciare le pulizie quotidiane. Li sta aspettando accanto alla porta su Church Street, con i capelli raccolti in una crocchia disordinatamente composta e due occhioni blu da cerbiatta che conquistano Liam in un istante – non che lui sia sensibile alla bellezza femminile, ma, insomma, «è tanto carina».
Il suo nome è Barbara e sembra proprio tutto ciò che stanno cercando: una ventunenne dall'aria adorabile, docile e obbediente, con esperienza derivata dal servizio al ristorante di famiglia, in Ungheria, e pure simpatica.
Viene assunta ufficialmente mezz'ora dopo, accolta da un abbraccio di Nancy, una stretta di mano di Liam, un bacio sulla guancia da Lou Teasdale e una smorfia di disappunto da parte di Louis. Nancy sa di aver trovato la persona giusta quando lei, invece di offendersi per la freddezza del suo capo cameriere, scoppia in una risata leggera.
Il giorno dopo tra i servizi offerti da Napoli Pizza c'è anche la possibilità di ordinare pizza da asporto.
 
*
 
È giovedì pomeriggio, il sole brilla pallido e alto nel cielo di Sheffield e si riflette sull'asfalto bagnato facendo strizzare a Zayn Malik gli occhi stanchi e cerchiati da ombre scure, mentre corre a perdifiato per le strade diretto al lavoro. Centra con un'impareggiabile mira tutte le pozzanghere che incontra lungo il suo cammino, decorando i jeans sciupati di schizzi fangosi, ma è troppo nervoso per badarci. Nell'ultimo periodo è così stanco che oggi dopo pranzo si è addormentato al tavolo della cucina e nessuna delle troppe donne che abitano casa sua si è degnato di svegliarlo; così ora non gli resta che correre a più non posso e pregare che oggi Tony sia di buon umore, perché mezz'ora di ritardo ingiustificato gli costerebbe come minimo altre due chiusure questa settimana – e lui, seriamente, piuttosto venderebbe l'anima al demonio.
Non si ferma nemmeno un istante a prendere fiato sulla soglia come fa di solito, oggi: una volta raggiunto il locale ci entra di filato, sgattaiola nel bagno e inizia subito a pulire i cessi – perché tanto è quello il triste compito che gli verrebbe affidato, già lo sa–, senza salutare né guardare in faccia nessuno. Tra sé prega che Tony lo trovi lì, mentre lavora, e non si accorga di non averlo visto quando ha distribuito i compiti.
Ha ormai tirato a lucido i sanitari, quando Niall fa il suo ingresso nei bagni e gli comunica che, ehi, deve essere la sua giornata fortunata, perché il capo oggi non si è ancora fatto vivo – e a quella notizia Zayn è così felice che potrebbe quasi baciarlo.
Niall ridacchia, le guance appena un po' rosse, e si appollaia su uno dei lavandini. «Che mi dici, di queste novità?» gli chiede, dondolando i piedi nel vuoto.
«Che spero siano finite» risponde l'altro, tirando lo sciacquone. Non che non gli piacciano i cambiamenti, è solo che più idee vengono a Tony e più lavoro va a gravare sulle spalle dei pochi impiegati.
L'ultima trovata di Napoli Pizza è il servizio da asporto. Lui sa già, in cuor suo, quale sarà la contromossa di Tony's, ma spera di sbagliarsi, perché, davvero, loro non possono reggere un carico di lavoro simile.
Poi Zayn si alza, va a sciacquarsi le mani al lavabo accanto al collega e si abbandona ad un lungo sbadiglio. Forse è davvero la sua giornata fortunata, pensa; forse questa sera potrà tornare a casa... se non addirittura presto, almeno non per ultimo. Brama qualche ora di sonno come desidererebbe acqua nel bel mezzo del deserto, o magari con un pizzico di disperazione in più.
Niall ridacchia, gli batte una pacca sulla spalla e sorride incoraggiante: «Ma sì, vedrai! Non può andare peggio di così, no?»
Zayn chiude gli occhi e trattiene il fiato, preparandosi al peggio – esiste una frase più sfigata di quella?
 
Sono le sei e un quarto quando la porta si spalanca e l'accento italiano di Tony tuona tra all'interno della pizzeria interrompendo solo per un istante tutte le operazioni in corso. Per un attimo, addirittura, Olly Murs smette di parlare e Harry di sorridere; solo per un attimo, poi tutto torna alla normalità, mentre il proprietario fa il suo ingresso inveendo a gran voce.
«Avete visto che ha combinato quella strega?» è il riassunto depurato dalla serie di improperi e grugniti di ciò che sbotta una volta incrociato il primo essere vivente – essere vivente che risulta essere Niall, per sua sfortuna.
Lui annuisce e si scompiglia i capelli, a disagio, ma è abbastanza furbo da non rispondere.
«Take away, take away, take away» si lamenta con stizza, lisciandosi i baffi. «Quella stronza!» Il suo sguardo vaga da un lato all'altro della sala da pranzo finché non incontra Zayn, che sta già sudando freddo. Non ha ancora compiuto un passo falso, ma presto o tardi troverà qualcosa da rimproverargli. È inevitabile, si dice il ragazzo, che la sua ira si scateni su di lui; prima di tutto perché l'ira di Tony ricade sempre su di lui, in secondo luogo perché l'ottimismo di Niall porta sfiga come nessun'altra cosa al mondo e, come se questo non bastasse, ha detto la frase solo poco fa. Non che Zayn sia superstizioso, non è mai stato il genere di persona che crede a certe sciocchezze, ma Tony sì, essendo italiano. Ora, lui non saprebbe dire come le due cose siano collegate, fatto sta che non più di dieci minuti di improperi e rimproveri distribuiti un po' a caso e in maniera per nulla equa tra tutti i dipendenti, il proprietario punta il dito indice contro Zayn e: «Mi avete rotto il cazzo» gli dice, «tu e il tuo maledetto silenzio».
Zayn inarca le sopracciglia, senza capire, anche se sa già che cercare di seguire i ragionamenti del suo capo è impossibile oltre che del tutto inutile. «Non ho fatto niente» si giustifica in tono del tutto neutro.
Tony ride, all'altro viene la pelle d'oca.
«Infatti, non hai fatto niente» conferma; «quindi facciamo che questa settimana chiudi la baracca tu, eh?» Ed è una domanda, ma ovviamente lui non è tenuto a dargli una risposta.
Zayn sta reggendo un secchio pieno d'acqua sporca e detersivo e desidera affogarci dentro.
 
L'una di notte è passata da un po', Olly Murs e Harry Styles sembrano non aver intenzione di smettere di parlare e Zayn si sta addormentando in piedi, poggiato allo stipite della porta della cucina con la scopa in mano.
Olly lo vede, ride e «La povera Cenerentola ha bisogno di dormire» osserva, per poi tornare a sciacquare i piatti.
Zayn apre un occhio, intercetta il sorriso tutto fossette di Harry, che proprio in quel momento gli sta lanciando addosso un asciugamano umido – gli atterra sulla faccia e lui non ha nemmeno le forza di spostarlo. Vorrebbe dirgli che non ha nemmeno una vaga idea di quanto ne abbia bisogno, ma non risponde, limitandosi a chinare la testa in avanti per lasciare cadere la pezza sul pavimento.
Basta un quarto d'ora perché la fin troppo allegra accoppiata finisca di lavorare e si defili, dopo aver salutato il povero Zayn con una pacca sulla spalla e l'augurio di recuperare un po' del sonno arretrato.
«Ci vediamo domani!» saluta Harry, mostrandogli le fossette; «Se ci arrivo a domani» borbotta l'altro, mentre l'amico di chiude la porta alle spalle e si allontana con Olly.
Una volta rimasto solo, Zayn controlla che al locale sia tutto a posto – passivamente: la metà del tempo non sta davvero guardando, lascia che lo sguardo scorra sugli oggetti e desidera ardentemente il momento in cui il suo amato piumone con su stampati i Power Ranger lo avvolgerà, cullandolo finché non si addormenterà per sognare un dolce mondo in cui la pizza non esiste.
Mentre chiude a chiave la porta dell'ingresso principale di Tony's, ovviamente non si accorge che qualcuno dall'altra parte della strada lo sta osservando con un sorriso da bambino sulle labbra piene. Solo quando si volta lo vede e per poco non muore di paura; sta già pensando di barattare il suo cellulare e lo stipendio di un mese in cambio della vita, quando finalmente riconosce Liam.
«Scusa, ti ho spaventato?» gli domanda quello; la luce dei lampioni illumina le guance lucide e arrossate, gli occhi piccoli e brillanti di allegria, un'ombra di barba su mento e guance.
Zayn scrolla lentamente il capo, cercando di ricomporsi – insomma, che cavolo, non può comportarsi da ragazzetta spaurita ogni volta che lo incontra. «Come va?» chiede, nel tentativo di portare l'inevitabile conversazione su qualcosa che non riguardi i suoi nervi ipertesi.
«Non male!» Liam sembra entusiasta, tanto per cambiare, mentre gli racconta che il suo capo ha assunto una nuova ragazza, in modo da poter sostenere un ritmo più serrato e fornire un servizio da asporto senza pesare troppo sul lavoro dei dipendenti. Gli toccherà lavorare in cucina per aiutare Lou, gli racconta, perché per il momento è meglio che Barbara rimanga in sala: non c'è tempo per insegnarle a lavorare “dietro le quinte” – proprio così, dice, e a Zayn viene da ridere per la scelta del termine.
Si sono incamminati nella stessa direzione senza nemmeno deciderlo; passeggiano fianco a fianco, lentamente, abbastanza vicini da sembrare in compagnia l'uno dell'altro, ma lontani quanto basta a non sfiorarsi mai, nemmeno per errore. È una vicinanza studiata, consapevolmente o meno, per evitare imbarazzi ma alimentare la confidenza che incontro dopo incontro si sta creando.
Per lui invece – replica Zayn – non ci saranno cambiamenti: sarà sempre il capro espiatorio preferito di Tony e toccherà sempre a lui rimanere fino all'orario di chiusura. Gli confida ciò che è successo oggi: lo obbliga a chiudere per tutto il weekend, come se non gli avesse già sottratto il giorno libero, solo perché trovava il suo silenzio indisponente.
L'espressione di Liam a quella rivelazione è sinceramente affranta: è sempre stato un ragazzo empatico e non c'è niente di più onesto al mondo della sua compassione nei confronti del prossimo. Specie se questo prossimo è il cameriere carino della pizzeria accanto. «Mi dispiace» gli dice e dal suo tono è chiaro che gli dispiaccia davvero.
Si nota talmente tanto che quasi Zayn si sente in colpa; si passa una mano sulla nuca, imbarazzato, e cerca di sminuire il problema: «Ci sono abituato», anche se non è proprio vero.
Liam rimane in silenzio per quasi un intero minuto, durante il quale l'altro si guarda attorno alla ricerca dell'ispirazione per dire qualcosa, ma alla fine ci rinuncia e aspetta.
A quel punto il primo si ferma e alza lo sguardo per guardarlo in faccia: «Io vado di qua» gli ricorda, accennando con il capo ad una strada laterale.
Zayn reprime un moto di delusione a quelle parole; annuisce e si gratta un sopracciglio. «Be', buonanotte allora» dice. Finge che non gli dispiaccia, finge che la sua compagnia non sia l'unica che durante la giornata non l'abbia infastidito, finge di non avergli guardato il sedere quando Liam, dopo averlo salutato, si è voltato per andare a casa. Però l'ha fatto, e allora finge di non sentirsi un idiota.
 
*
 
Quando il giorno dopo Liam arriva al lavoro, si sentono già le grida di Tony rimbombare dentro la sua pizzeria nonostante le porte chiuse. Non riesce ad impedirsi di spiare attraverso la vetrina, sperando inutilmente che il bersaglio di quella sfuriata non sia Zayn, ma non riesce a distinguere bene le figure all'interno, dunque si rassegna a sgattaiolare dentro Napoli Pizza prima che Louis si faccia prendere dall'isteria a causa dei dodici minuti di ritardo con cui è arrivato.
Come si chiude la porta alle spalle, viene accolto dalla risata allegra di Barbara, che secondo Liam potrebbe essere la persona che più si diverte al lavoro nell'intero universo; da quando è arrivata non ha fatto che ridere spensierata della cieca furia di Louis, della goffaggine di Liam e dell'infinito istinto materno di Lou Teasdale. A Liam, nemmeno a dirlo, Barbara piace un sacco.
La saluta, quindi, poi si affretta verso la cucina alla ricerca di Nancy, a cui ha un favore da chiedere.
«Perché?» domanda lei sistemandosi i capelli rossicci in una coda di cavallo bassa, quando lui le fa la proposta.
«Non si può?» chiede lui preoccupato. Non pensava che un piccolo cambiamento potesse creare problemi, ma se è così... Ci ha riflettuto a lungo ed era convinto che il resto del personale potesse solo essere contento alla prospettiva di non dover chiudere il locale, andandosene così a casa un po' prima.
Nancy in tutta risposta ride, poi scuote lentamente il capo. Nessun problema, lo rassicura con un sorriso, che piano piano va facendosi più furbetto: «C'è un lui di mezzo?» Gli fa l'occhiolino con aria complice.
Liam viene preso così tanto in contropiede da quella domanda che si strozza con la saliva e comincia a tossire disperatamente nel tentativo di liberare le vie respiratorie.
Louis, in piedi accanto a Nancy, perché proprio non può farsi i fatti propri e rimanere in disparte, rotea teatralmente gli occhi e schiocca la lingua contro al palato: ovviamente c'è di mezzo un lui, dice. «Patetico» commenta poi, come se il suo disprezzo non fosse già messo abbastanza in risalto dalle labbra strette e leggermente incurvate all'angolo destro della bocca.
Liam, paonazzo in viso, non può fare altro che annuire di fronte a quell'ovvietà. «Sì» ammette, dopo essersi ripreso e aver schiarito la voce un paio di volte.
Nancy sembra illuminarsi di gioia a quella rivelazione: non può che essere felice di sapere che il buon Liam ha trovato qualcuno con cui spartire la propria vita; già li vede sposati e con tanti bambini di tante nazionalità diverse – anche se nella sua fantasia al posto del volto dell'altro ragazzo c'è un grande punto interrogativo bianco – e si vede piangere seduta in un angolo al loro rinfresco di nozze, trangugiando torta, disperata in quanto destinata a rimanere zitella per tutta la vita.
«Ed è carino?» si assicura, avvicinandosi in atteggiamento confidenziale.
Liam tira la testa leggermente indietro, imbarazzato dalla curiosità e dalla vicinanza amichevole del suo capo; annuisce.
«Ed è gentile?»
«Ehm, sì?»
«Simpatico?»
«Sì».
«Bravo a letto?»
«Oh». Liam arrossisce talmente tanto che se si appostasse tra i pomodori maturi di Lou nessuno noterebbe la differenza.
Nancy ride forte, battendo le mani contenta, perché è sempre pronta a festeggiare la felicità di qualcuno a cui vuol bene, mentre Louis alza di nuovo gli occhi al soffitto e di esibisce in un'espressione di totale disgusto: «Oh, ti prego».
Barbara, che a quanto pare è anche piuttosto curiosa e non ha resistito alla tentazione di ascoltare la conversazione, gli batte una pacca sulla spalla e «Avanti, Tommo, non fare il guastafeste» commenta.
Liam trattiene il fiato, quando vede Louis impallidire di indignazione di fronte alla confidenza che la nuova arrivata ha osato prendersi – l'ha toccato. La fulmina con l'occhiataccia più cattiva che Liam abbia mai visto – peggio di quelle che riserva ad Harry Styles, quando, prima di rientrare da Tony's dopo aver buttato la spazzatura, si ferma a bussare nella vetrina della pizzeria per salutarlo. Barbara, del tutto ignara dell'immenso rischio che ha corso osando tanto, ovviamente se la ride, per poi tornare al lavoro.
«Okay!» esclama il nostro Liam, ansioso di concludere quella riunione prima che il Tommo strangoli la loro nuova cameriera: «Allora fino a lunedì chiudo sempre io! Grazie, Nancy».
 
Il venerdì notte da Tony's c'è musica dal vivo. Questo significa, che Zayn lo voglia o meno, correre come pazzi dentro e fuori la cucina, da un lato all'altro del locale, controllare che Niall non rompa qualcosa mentre inciampa nelle sedie e che Tony non affoghi Harry nel lavabo della cucina per aver raccontato una battuta “toc toc” di troppo. Non ha nemmeno il tempo di respirare e, quando finalmente la pizzeria si svuota, può finalmente tirare un sospiro di sollievo e accasciarsi su una sedia per riprendere fiato. Ne ha il tempo solo per un minuto, però, perché poi una discussione su chi sappia suonare meglio l'intera colonna sonora di Frozen con la chitarra lo richiama in cucina, dove, come è ovvio che sia, viene attirato anche Tony. Al proprietario non servono spiegazioni: una volta proibito a Niall e Michael di suonare al di fuori degli spettacoli (e, anzi, a Niall di suonare in generale), punta il dito contro Zayn e lo obbliga ad assicurarsi che i piatti vengano tirati a lucido. «Prima finite e prima andate a casa» proclama, poi dà loro la buonanotte e se ne va. Zayn si ritrova a sperare che venga investito da qualche ubriacone incosciente.
Naturalmente niente può impedire a Niall e Michael di continuare a litigarsi la chitarra; a intervalli di cinque minuti uno dei due la afferra e comincia a strimpellare proclamando la propria assoluta supremazia nel destreggiarsi con gli strumenti a corda. Michael insiste nel tentare di detronizzare Niall dal suo primato, finché lui, irritato dall'effettiva abilità dell'altro, non prende a suonare i bicchieri strofinando un dito umido sui bordi, lasciando l'avversario a bocca aperta.
Se Harry e Zayn non ne rimangono particolarmente colpiti – ormai lo sanno, che Niall potrebbe suonare letteralmente qualunque cosa –, Olly e Michael sembra abbiano appena visto un prodigio. Sono così esaltati che dopo quasi mezz'ora di chiacchiere ed entusiasmo Zayn li manda tutti a casa, perché la testa gli fa talmente male che se gli fosse esploso dentro un candelotto di dinamite starebbe meglio. Finisce di sciacquare i piatti da solo, quindi, impilandoli mano a mano nell'apposita rastrelliera, poi chiude tutto e fa per andarsene finalmente a casa.
È inevitabile che si stupisca, però, quando trova Liam seduto sull'asfalto davanti alla porta di Napoli Pizza, addormentato con la testa tra le braccia.
In un primo momento si preoccupa – che stia male? – poi si avvicina e sentendolo russare scoppia a ridere; gli posa una mano sulla spalla e lo scuote leggermente, prima di chiedergli che cosa diavolo stia facendo lì per terra.
Liam sgrana gli occhi, batte le palpebre diverse volte prima di metterlo a fuoco e metabolizzare la domanda; gli serve qualche altro secondo per ricordarsi come si parla, quindi si alza, si stiracchia e con le guance rosse risponde: «Ti aspettavo». Si chiede poi se quell'affermazione non suoni un po' troppo da stalker – e di stalker, tra Vicar Lane e Church Street ce n'è già uno–, quindi rettifica: «Cioè, mi hai detto che dovevi chiudere e ho visto le luci accese, quindi...»
Zayn ride piano e scuote il capo, incredulo; anche se nel buio non si nota, è un po' arrossito per l'imbarazzo. «Uhm, grazie» borbotta, senza sapere bene come reagire. Non è abituato a cose del genere.
Vorrebbe chiedergli se è lì fuori da molto, ma non osa per paura di sembrare troppo interessato. Attende che Liam si alzi, invece, e insieme si incamminano come la sera precedente lungo Church Street in direzione di casa. Questa volta, al di là di ogni previsione, è Zayn a parlare di più: racconta di quella ridicola sfida tra Michael e Niall, del fastidiosissimo suono dei bicchieri che stridevano, della solita irritabilità di Tony, del bis che era stato chiesto a Olly dopo aver cantato qualche canzone di un film Disney e di Harry che sembrava particolarmente di buon umore e non aveva smesso nemmeno un istante per tutto il giorno di raccontare barzellette. «Tony's è un delirio» dice, proprio nel momento in cui si fermano all'incrocio subito dopo la fermata del bus, quello dove Liam e Zayn sono costretti a separarsi. Cala uno strano silenzio quel giorno tra loro, come se ad entrambi costasse molto prendere strade diverse. Eppure quel momento di attesa svanisce presto, allontanato dallo scambiarsi dei saluti.
È inutile negarlo a questo punto, pensa Zayn mentre cammina da solo verso casa: a lui la compagnia di Liam piace.
 
Il sabato notte, nonostante Liam glielo abbia anticipato, Zayn si volta dopo aver chiuso a chiave la porta di Tony's e si sorprende di trovarlo lì, intento ad abbassare le serrande sulle vetrine di Napoli Pizza. Si salutano con un “Hey”, qualche domanda si circostanza e si incamminano come di consueto; parlano di conoscenze in comune oggi: di come Louis tutto d'un tratto sembri essere allergico alle fossette sulle guance delle persone, al punto da non voler assolutamente servire i clienti che ne sono provvisti, e di come Harry non perda mai occasione per uscire su Vicar Lane e sbirciare all'interno della pizzeria di dirimpetto alla ricerca di un fondoschiena tutto particolare.
«Gli piace Barbara?» chiede Liam confuso, le labbra dischiuse in segno di sorpresa.
Zayn scoppia a ridere, incredulo, e «Barbara? Louis!»
Liam si dà dell'idiota, ridendo di se stesso, e Zayn non può che dargli, in tutta sincerità, ragione.
Questa notte quando arrivano alla fermata dell'autobus, si siedono sulla panca sotto alla pensilina e rimangono a chiacchierare per ore, finché il telefono di Liam non suona e sua sorella maggiore Ruth non gli urla nella cornetta di tornare subito a casa, se non vuole dormire nella cuccia del cane – senza cane.
 
La domenica notte, invece, Zayn esce dal locale con due cerchi bluastri enormi attorno agli occhi, ma il sorriso sulle labbra. Liam è già lì, appoggiato al muro accanto alla porta, e fissa il vuoto come se fosse assorbito da chissà quale riflessione filosofica. Quando si accorge di Zayn, però, si riscuote subito e lo saluta con un largo sorriso da bambino.
Zayn ha talmente tanto sonno che potrebbe senza alcuna esagerazione addormentarsi in piedi e senza nemmeno appoggiarsi ad alcunché, ma l'idea di poter passare dell'altro tempo con Liam gli piace tanto che cerca di ricacciare la stanchezza in un angolo remoto della testa.
Al pensiero che probabilmente il giorno dopo non si vedranno quasi sale un po' di malinconia tra loro, ma la cacciano in fretta sostituendola con le solite chiacchiere. Parlare con Liam della propria giornata per Zayn è uno sfogo – e lui, di sfoghi, solitamente non ne ha. Dopo aver incamerato stanchezza e frustrazione tutto il giorno, normalmente arranca fino a casa e cerca di soffocare il proprio malumore in qualche ora di sonno, salvo poi svegliarsi più stressato di prima. In questi giorni, invece, le cose sono andate leggermente meglio: è come se raccontare tutto ciò che succede e come si sente a riguardo lo aiutasse a scaricare la tensione, eliminando dal proprio corpo parte di quella negatività che di solito non riesce ad allontanare. È come se, sostenuto da quattro spalle, il peso di una giornataccia fosse più leggero.
Zayn è grato a Liam, perché lo aiuto a star meglio; lo fa sentire più tranquillo, meno frustrato; una persona e non solamente il bersaglio delle ire di un imprenditore pigro.
Liam, invece, è sempre più preso da Zayn. Ha imparato a memoria ogni nota che la sua voce tocca: da quelle acute quando è divertito, fino a quelle gravi quando dimostra serietà. Ha conosciuto alcuni dei suoi sorrisi – quello divertito, quello ironico, quello amaro – e non saprebbe decidere quale doni di più a quel volto dai lineamenti geometrici. In compenso, però, ha deciso che lo Zayn con gli occhiali è quello che preferisce: lo trova meno costruito, più spontaneo, più sereno. Forse anche più carino.
Gli dispiace sapere che la notte seguente molto probabilmente non si incontreranno. Glielo dice, quindi, e gli propone di rimediare: «Potremmo uscire a bere qualcosa».
E all'improvviso Zayn si raggela sul posto. Ha desiderato l'arrivo del lunedì come da bambino attendeva il Natale: non ha aspettato altro che la possibilità di andare a dormire ad un orario decente, recuperando finalmente un po' del sonno che aveva accumulato in tutti quei giorni. Non senza sentirsi un po' in colpa, dunque, scrolla il capo e si trova a dover rifiutare. «Sinceramente» gli dice, «finché Tony non cambia gli orari, non credo che ne avrò il tempo». Aggiunge, quasi senza pensarci, che secondo lui non accadrà tanto presto.
Si salutano, poi, e Liam si allontana con il labbro inferiore sporto all'infuori e la sensazione di essere stato rifiutato.
 
*
 
«Ma forse, Liam...»
«Ben ti sta, così impari a fraternizzare con il nemico».
Il tentativo di Barbara di risollevare il morale del suo nuovo amico, cercando di giustificare il rifiuto di Zayn, viene interrotto e cancellato dal freddo cinismo di Louis Tomlinson, che proprio non riesce a credere che Liam stia continuando a provarci con quel tizio. È riprovevole, perché nessuno se ne accorge? Pecca di alto tradimento e nessuno se ne cura, sono tutti troppo impegnati a medicargli l'orgoglio.
Povero piccolo soldatino ferito – puah!
Louis lancia un'occhiata irritata fuori dalla vetrina, imprecando mentalmente sul buon nome di Tony; è più o meno in quel momento che si accorge della cosa parcheggiata nel bel mezzo della strada. «E quella che diavolo è?» domanda ad alta voce, a metà tra il divertito e l'indispettito dalla nuova trovata degli avversari.
 
Quella cosa altro non è che una vecchia bicicletta da donna riverniciata da poco di giallo paglierino. Ha due portapacchi: un cestino sul manubrio, ricoperto di fiori finti intrecciati tra le maglie di metallo, e due tasche nere piuttosto capienti ai lati della ruota posteriore. I freni sono un po' arrugginiti, quando li tiri – e devi usare molta forza – stridono con la stessa potenza di quelli di un treno, ma funzionano. Non ha il cambio, il che è una fortuna perché la catena è un po' lenta e rischierebbe di uscire ad ogni marcia scalata, ma tutto sommato secondo Tony è un buon mezzo di trasporto. Anzi, si corregge: «Quella è la nostra arma segreta».
Niall si gratta la testa guardandola attraverso la vetrina; più che un'arma segreta la trova terribilmente imbarazzante e ha quasi paura di chiedere a che cosa possa servire.
Zayn invece ha già capito e si sente un po' debole: non saprebbe ben dire se quello a cui sta andando incontro sia un calo di pressione o un infarto. Spera nella seconda ipotesi.
«È una figata!» secondo Harry, che non ha la minima idea di che cosa il loro capo abbia in mente. Al contrario di Niall, non ha nessun brutto presentimento, quindi pone la domanda a cui nessuno ha il coraggio di dar voce: «E a cosa ci serve?»
Il sorriso trionfante che si allarga sotto i baffi di Tony fa colare a picco la pressione sanguigna di Zayn, che sente la testa girare e nasconde la debolezza poggiandosi con falsa nonchalance alla spalla di Niall – il quale un po' si piega sotto il suo peso, rivolgendogli un'occhiata confusa.
«Questo, signori miei, è il nostro biglietto di ingresso nel mondo della pizza a domicilio!»
Zayn chiude gli occhi e incassa la novità come un pugno nello stomaco, deluso che invece del calo di pressione non gli sia venuto direttamente un infarto.
A sentire Tony, è tutto perfetto: hanno un sacco di personale, motivo per cui Niall e Michael potranno comodamente alternarsi i giorni in cui sfrecciare per Sheffield in sella a quel bolide e consegnare pizze senza che il locale senta davvero il peso della loro assenza.
Zayn sta quasi per tirare un sospiro di sollievo, quando però Michael alza una mano, incurvandosi leggermente per l'imbarazzo. Ridacchia un po', prima di ammettere di non saper andare in bicicletta.
«E che problema c'è?» dice Tony, battendogli una mano sulla spalla con fare amichevole. «Al posto tuo ci pensa Zayn».
Ovviamente.
Il ragazzo tenta la fortuna: «Nemmeno io so andare in bicicletta».
Tony replica con un grugnito sprezzante. «Non dire sciocchezze, certo che sei capace» taglia corto e senza una parola di più consegna a Harry due volantini, incaricandolo di appiccicarli alle vetrine e di scrivere sulla lavagnetta un avviso del nuovo servizio offerto da Tony's.
 
Anche Nancy per poco non sviene, quando capisce che cosa sta succedendo; tutto il personale di Napoli Pizza è alla vetrina che si affaccia su Vicar Lane, con il naso premuto contro il vetro, e osserva con un certo divertimento il cameriere biondo e quello dai tratti esotici della concorrenza che si esercitano con dei cartoni di pizza vuoti per capire quale sia il modo migliore di sistemarli sulla bicicletta senza rischiare di fare disastri.
«Se li appoggiano sul cestino e li legano sono a cavallo» suggerisce Barbara tra sé, ottenendo in risposta un'occhiataccia da parte di Louis: «Sì, certo, brava: vai a dar loro una mano» sputa con astio e sarcasmo.
Nancy alza gli occhi al cielo, Taylor ride, Liam sospira. È in quel momento che le ragazze si accorgono che in tutta probabilità il ragazzo di Liam è proprio uno di quei due.
«Ti prego, dimmi che non è il grezzone biondo» mormora Taylor, gli occhi socchiusi e le dita incrociate dietro la schiena.
Barbara ride e si morde il labbro inferiore, senza smettere di guardare fuori: «Perché? È carino!»
«Sì» conferma Louis, che suo malgrado non può che apprezzare la linea definita della mandibola di Zayn, ignorando del tutto il biondino; «come uno scopino del water».
E nonostante le proteste di tutti di fronte alla sua presunta cattiveria, Louis rimase nella sua posizione, almeno finché il signor Scopino del Water non alza lo sguardo accorgendosi di essere osservato; scoppia a ridere, indicando all'amico il loro pubblico.
Quello lascia scorrere lo sguardo su tutti, prima di fermarsi ad osservare l'espressione smarrita di Liam e sorridergli timidamente.
Liam arrossisce e accenna un saluto con la mano, per poi allontanarsi in fretta dalla vetrina.
Il giudizio delle ragazze è unanime: Liam ha davvero buon gusto.
 
«Dunque» domanda Louis, mentre apparecchia l'ultimo tavolo un attimo prima dell'apertura della pizzeria. «Qual è il nostro piano d'attacco?» Perché è logico che Napoli Pizza contrattaccherà anche questa volta: non lascerà a Tony's il monopolio sulla zona.
«Niente, per il momento» risponde Nancy, con somma sorpresa del suo capocameriere.
«Come sarebbe?!» squittisce lui infatti, quasi oltraggiato al pensiero della resa.
La donna si stringe nelle spalle e scuote lentamente la testa. Non è che abbia gettato la spugna, crede solo che il rivale non possa davvero reggere ritmi del genere. A sentire Liam, che con tutta la buona fede possibile continua a spifferare tutto ciò che gli viene detto, le truppe nemiche sono sul punto della sommossa. Gli affari da questo lato della strada vanno così bene che Nancy pensa sia il caso di lasciare che Tony's si autocombustioni o faccia retromarcia prima della disfatta; in entrambi i casi la supremazia sul campo spetterà a loro.
A Louis, inutile dirlo, piacerebbe molto di più poter infierire in maniera più diretta sul nemico, ma sa riconoscere un buon piano quando ne sente uno, per cui non osa contraddire il suo generale. Si esibisce quindi in un saluto militare e «Signor sì, signora!» esclama, per poi allontanarsi mentre Nancy ride tranquilla.
 
*
 
È passata una settimana e se da un lato della strada gli affari vanno a gonfie vele, dall'altro, come volevasi dimostrare, il morale della milizia è basso e tumultuoso.
Grazie alla perfetta sincronizzazione tra tutti i membri del personale di Napoli Pizza, nonostante l'aumento dei compiti, non sono stati rilevati scompensi in un nessun ambito, anzi, un leggero incremento delle entrate. Non è senza un certo orgoglio che Nancy può dire che la sua attività ha raggiunto un perfetto equilibrio.
D'altra parte, da Tony's la coordinazione sembra essere del tutto sparita. Con soli tre dipendenti e una piccola sala di cui prendersi cura, mai una volta il proprietario aveva riscontrato problemi a gestire il lavoro. Questo perché, al di là di tutte le lamentele dei ragazzi, tra loro c'erano intesa e fiducia: sapevano esattamente quando e come svolgere ognuno dei loro compiti, sostituendosi a vicenda con singolare efficacia quando le mansioni si sovrapponevano. Con l'aumento del personale qualche mano in più è di certo utile, ma quel perfetto ingranaggio aveva cominciato a cigolare, salvo però mantenere un'andatura piuttosto efficiente, anche sotto il peso del nuovo carico di clientela portato dalle esibizioni live di Olly durante i weekend. Dall'ultima novità, però, i ragazzi sembrano proprio non essere in grado di riprendersi.
Harry corre disperato tra cucina e sala, non riesce ad aiutare più Tony con le pizze come ha sempre fatto nell'ultimo periodo perché, per quanto sembri impegnarsi, Michael continua a consegnare le ordinazioni ai tavoli sbagliati e Olly, quando non è in ritardo (e anche quando lo è), si ferma a chiacchierare con tutte le ragazze carine che varcano la soglia. Hanno provato a mettere Michael al bancone, in modo che risponda al telefono e prepari i conti, ma impiega troppo tempo e la sua calligrafia è illeggibile.
Quando c'è Zayn, poi, un po' d'ordine si riesce a fare: quel ragazzo riesce a sopperire alle mancanze di tutti, dando una mano a destra e a manca nonostante le occhiaie sempre più scure e il viso più pallido giorno dopo giorno. Quando è di turno per i trasporti, però, la goffaggine di Niall non diventa altro che l'ennesimo errore da correggere: non fa più ridere, fa incazzare -- dice Tony.
E Zayn, dal canto proprio, non ce la fa più a reggere quei ritmi. Non riesce a occuparsi della casa, a chiudere il negozio, a pensare a Liam – cosa di cui farebbe a meno, se solo ci riuscisse –, a tenere d'occhio Niall e Michael, richiamare all'ordine Olly, sopportare le sfuriate isteriche di Tony, correre per la città su quella cavolo di bicicletta gialla e ascoltare la logorrea di Harry quando a fine serata rimangono solo loro due in cucina e il ricciolino è così sovraccarico di emozioni che non riesce a tenere a freno la lingua. È spossato come non lo è mai stato in vita sua; dorme poco, quasi non mangia e se lo fa si addormenta sul piatto.
È sua madre che un martedì mezzogiorno, dopo averlo visto appisolarsi sulla sedia col cucchiaio pieno di minestra in mano, gli ha posato una mano sulla spalla e gli ha detto: «Zayn, adesso basta».
E Zayn l'ha guardata con occhi stanchi, poi ha annuito, sapendo già cosa fare. E lo ha fatto, senza alcun rimpianto.
 
«E ora come cazzo si fa?»
Siamo nella merda, pensa Niall soffocando un sospiro; è appollaiato sul mobile della cucina mentre Tony misura il pavimento a grandi falcate, le mani sui fianchi e le sopracciglia aggrottate. Sta borbottando come una vecchia caffettiera da ormai venti minuti e tutto il personale – a parte Olly, ovviamente, che è in ritardo – è in attesa che qualcosa succeda. Parla un po' in inglese, un po' in italiano, solo che questa volta Harry e Niall non hanno il coraggio di ridere né di fargli il verso, perché il problema è serio: Zayn si è licenziato. Quando l'hanno saputo, appena arrivati al lavoro, si sono scambiati la stessa occhiata smarrita, mentre la stessa domanda appena posta da Tony balenava nelle loro menti.
«Eh? Me lo dite come facciamo adesso?» chiede ancora loro, bersagliandoli con occhiate truci a profusione.
Harry si passa una mano sul collo, poi tra i ricci e scrolla le spalle: non ne ha idea. Senza Zayn a tenere insieme i pezzi della baracca, non sa proprio come potranno mandare avanti l'attività.
Michael, che evidentemente non comprende fino in fondo la gravità della situazione, fa una smorfia e azzarda un'ipotesi: «Potremmo assumere qualcun altro».
A quel punto la marcia di Tony si interrompe, il suo sguardo saetta attraverso la stanza fino ad inchiodare Michael con i suoi occhi scuri, ora scintillanti di rabbia: «Ti sembro uno che accetta consigli da un australiano con i capelli rosa?» sbotta a pieni polmoni, per poi ricominciare a camminare avanti e indietro.
Michael, spaventato, abbassa lo sguardo e si zittisce, trattenendo a stento una smorfia di disperazione; di fronte ad un'emergenza simile non c'è proprio favoritismo che tenga.
«È una catastrofe!» sta sbottando il responsabile proprio nel momento in cui Olly Murs si decide a presentarsi sul posto di lavoro, il solito sorrisetto irriverente stampato in viso. «Che cosa è una catastrofe?» chiede a mo' di saluto.
E poi succede qualcosa che né Niall né Harry hanno mai visto prima: Tony sbianca talmente tanto che per un attimo tutti i presenti temono che stia per svenire, poi assume un colorito verdognolo che va poi cambiando sempre di più, finché il suo volto non è rosso e gonfio della più cieca furia. Dopo aver passato tutte le tonalità della bandiera italiana, quindi, Tony scoppia.
Ed è il caos. Grida, rimproveri, insulti, minacce e lunghe frasi in una lingua che i ragazzi non riescono a capire, ma non ne hanno bisogno per intuire che la situazione sta degenerando. Prende a calci il secchio della spazzatura, apre e chiude con forza le credenze, inveisce contro ognuno di loro, Nancy, Zayn e pure Nick Grimshaw, poi li caccia tutti dalla cucina e si mette ad impastare pizza avvolto da un silenzio mortale.
I quattro camerieri si ritrovano travolti dall'improvvisa quiete tra un temporale estivo e l'altro, senza saper bene come comportarsi. Che sia meglio rimanere chiusi almeno per quella sera?
No, dice Harry, bisogna mettersi al lavoro e tirare a lucido il locale come sempre e poi... poi si vedrà.
A nessuno di loro è più permesso mettere piede nella stanza fino all'orario di apertura; rimangono quindi nell'incertezza fino a quando finalmente Tony non esce dalla sua tana. Lo staff si raduna al suo cospetto dimostrando singolare diligenza e lui li fissa per un po' con sguardo grave, senza dire niente. Dopo così tanto tempo che Niall pensava sarebbe impazzito – non è mai stato un tipo molto paziente –, Tony inizia il suo discorso nel tono basso ma deciso di chi non ammette repliche: «Siete quattro teste di cazzo» inizia, «e per quando mi dispiaccia dirlo, senza Occhioni siamo nella merda più totale». Poi continua con un'orazione degna delle più antiche punte di diamante della retorica latina, il cui riassunto è presto fatto.
A Michael e Olly dice che assumerli è stato forse il più grosso errore della sua carriera, ma per loro fortuna in questo momento non può permettersi altre perdite, per cui avrebbero fatto meglio a rimboccarsi le maniche, o il loro salario avrebbe esponenzialmente risentito di ogni errore. «E tu, per favore, tingiti i capelli di un colore normale» conclude diretto a Michael, che all'improvviso non è più il suo preferito.
Il peso della baracca peserà per la maggiore sulle spalle di Harry e Niall questa sera, avvisa, ma vuole che tutto fili per il verso giusto. «Niente inciampi, Niall, e niente fottute barzellette, Harry» si raccomanda. A quel punto strofina le mani l'una nell'altra, volta il cartello sull'ingresso di Vicar Lane in modo che indichi che il locale è “Aperto” ed emette un fischio sordo a labbra strette: «A noi due, strega».
 
Per quanto sembri assurdo, alla fine fila tutto liscio come l'olio. Al telefono risponde Olly, che si occupa anche della cassa e smista i cartoni in pile ordinate per destinatario e urgenza; Michael si sforza di non combinare casini e sbaglia a portare le pizze ai tavoli solo una volta in tutta la serata, ottenendo persino qualche euro di mancia da parte di un ragazzo alto e moro che ha prenotato a nome Grimshaw. Niall di tanto in tanto lascia il locale e porta le ordinazioni a domicilio usando la macchina di Tony, che visto lo stato di emergenza si è sentito in dovere di fare un piccolo sacrificio. Harry si alterna tra il forno e le scatole da riempire e tutti, in generale, danno una mano come possono agli altri. L'ingranaggio è ancora un po' arrugginito, ma sembra funzionare.
A fine serata Tony è quasi sul punto di far loro i complimenti per aver lavorato bene anche senza Zayn a far loro babysitting, ma poi decide di non farlo per paura che abbassino la guardia. Questa sera, dice invece, chiude lui: possono andare a casa.
Quando il locale è vuoto, controlla da cima a fondo che tutto sia al proprio posto e poi, quasi orgoglioso del buon lavoro svolto, chiude tutto. Mentre lega la vecchia bicicletta gialla appoggiata a muro accanto all'entrata su Vicar Lane, da Napoli Pizza esce il ragazzo alto e tozzo, quello con la faccia da scemo.
Per un attimo si guardano senza dire niente, l'uno con espressione smarrita e l'altro con sguardo duro, poi Liam arrossisce, abbassa la testa e se ne va di tutta fretta. Tony scuote il capo ridacchiando tra sé, soddisfatto di aver spaventato quel ragazzino, poi si stiracchia e osserva pigramente la facciata del suo locale.
La pizzeria è tutto ciò che ha, non saprebbe cosa fare della propria vita se per caso andasse in rovina. Per quanto Zayn gli sia sempre stato sulle palle, è innegabile che fosse un muro portante per la struttura della sua attività; lo sostituiva in quasi tutti i ruoli e riusciva sempre a risolvere i problemi di tutti. Oltre al lato economico, gli dispiace che se ne sia andato anche perché, molto in fondo, si era affezionato a lui.
Prima che possa allontanarsi per andare finalmente a casa, ecco che la porta di Napoli Pizza si apre di nuovo per lasciare uscire Nancy, la coda di cavallo sfatta e le chiavi in mano, pronta ad abbassare la serranda sulle vetrine.
Il gelo cala su Vicar Lane, quando i loro sguardi si incontrano, e una strana elettricità riempie l'aria. Si studiano per qualche istante come due animali feroci sulla difensiva, ma pronti al contrattacco.
La prima a parlare è Nancy; incrocia le braccia sotto al seno nascosto dal cappotto blu e stringe le labbra in una smorfia di disappunto. «Guarda, guarda chi abbiamo qui» dice: «il signor Capuleti».
Tony aggrotta le sopracciglia e fa una smorfia: «Che diavolo stai dicendo?» Come l'ha appena chiamato?
«Mi hanno detto che Giulietta è fuggita» insiste lei, intimamente soddisfatta di poter vantare anche un vantaggio intellettuale su di lui.
Antonio si gratta la testa con espressione confusa, senza capire di che cosa lei stia parlando. Sta citando Shakespeare? Perché questi inglesi citano sempre Shakespeare? Lui mica parla per citazioni della Divina Commedia, cazzo. «Cosa stai farneticando?»
Nancy rotea gli occhi e sbuffa: «La conosci, la storia di Romeo e Giulietta?»
Anche Tony sbuffa e incrocia le braccia, assumendo la sua stessa posizione. Fa un passo verso di lei per dimostrare un'assoluta sicurezza di sé, nonostante non abbia capito dove il discorso debba andare a parare. «Certo che la conosco» borbotta.
Lei non sembra crederci, dall'alto di quello spirito di superiorità tipicamente inglese, quindi inarca un sopracciglio e spiega: Romeo e Giulietta erano figli adolescenti di due facoltose famiglie veronesi storicamente rivali – dovrebbe conoscerla, Verona, si trova in Italia! – e si erano perdutamente innamorati. Per superare l'inimicizia delle loro famiglie e l'ovvia ostilità dei loro genitori vero la loro relazione, Romeo e Giulietta avevano architettato uno stratagemma per vedersi di nascosto e sposarsi e –
«Bla, bla, bla. Hai finito? Non ho tempo da perdere con la letteratura, io» la interrompe Tony, dopo aver sbadigliato teatralmente.
Nancy lo fulmina con un'occhiataccia, poi si ricompone e rimette su la sua maschera di altezzosità. «Male non ti farebbe» osserva, per poi dirigersi dritta al punto: «Uno dei miei ragazzi se la fa con uno dei tuoi».
E a quel punto Tony si illumina, improvvisamente è tutto chiaro: ecco perché Zayn se n'è andato. È lui la Giulietta di cui la strega va farneticando! Gli scorrono davanti agli occhi le immagini delle occhiate del ragazzo alla vetrina del locale accanto, la sua improvvisa mancanza di voglia di lavorare, la stanchezza – chissà che cosa combinavano quei due finocchi insieme all'orario di chiusura! –, il suo licenziamento... tutto torna. È di certo stato il dipendente di Napoli Pizza ad allontanarlo dal suo lavoro.
«AH!» sbotta trionfante e al tempo stesso costernato; «È stato quel maledetto Nick Grimshaw, non è vero? Lo sapevo io, che avremmo dovuto cacciarlo a calci nel--»
«Nick Grimshaw?» Nancy ride sprezzante e scuote il capo; «Oh, certo, hai proprio capito tutto» commenta ironicamente.
Tony grugnisce di frustrazione e mentre parla gesticola come un forsennato, abitudine tipicamente italiana che proprio non riesce ad abbandonare. «Non credere di potermi sabotare in questo modo, sai? Mi avrai anche portato via il braccio destro, uccellaccio del malaugurio, ma la mia squadra è comunque imbattibile!»
Nancy sogghigna, per nulla intimorita. «Uh, sì, certo. Forse oggi, ma che mi dici dei giorni degli spettacoli?»
La furia orgogliosa di Tony si smorza all'istante, non appena si rende conto di quanto quelle parole siano veritiere. A quelle circostanze non aveva ancora pensato: come potrà il locale reggere il servizio in sala e quello a domicilio con sole quattro braccia a disposizione? Nel weekend, per giunta!
Rimane a bocca aperta per qualche lungo istante, annaspando in cerca d'aria; Nancy approfitta del suo silenzio per ridere di lui. «Oh-oh» lo schernisce; «alla tua squadra mancano le riserve?»
Ormai lo sappiamo, no?, che ad Antonio non piace “essere preso per il culo”. Magari, pensa, a quell'idiota di Zayn sì, ma lui non è proprio il tipo da farselo mettere in quel posto. Non da una donna, di certo. Il suo temperamento orgoglioso dunque gli impone di mettere in piedi una sceneggiata di quelle tipiche italiane, con tanto di grida, imprecazioni e intermezzi nella sua lingua madre. Per la seconda volta nella giornata, quindi, esplode.
Il problema (o la parte divertente, a seconda dei punti di vista), a questo punto, è che Nancy non è il genere di donna che si tira indietro di fronte alla prospettiva di una discussione coi fiocchi, nemmeno nella consapevolezza di dare un'immagine poco controllata di sé; ha un carattere competitivo e determinato, di soccombere a quella ridicola sfuriata non ha la minima intenzione.
Risponde al fuoco col fuoco, quindi: lo provoca verbalmente, gli ride in faccia, continua ad avanzare verso di lui puntandogli contro un dito e gli sputa in faccia tutto ciò che pensa di lui e della sua disorganizzazione, proprio sotto il naso, a pochi centimetri da quel corpo alto quasi il doppio del suo.
Non le importa della differenza d'altezza, del buon costume, dell'orario né di nulla: c'è di mezzo la dignità della sua pizzeria e non accetta che Tony possa vincere nemmeno uno scontro verbale – soprattutto non uno scontro verbale: non può perdere contro uno zotico come lui.
 
Louis è l'unico rimasto all'interno di Napoli Pizza quell'ora; Lou e Barbara sono state le prime ad andarsene e ora tocca finalmente a lui. Ha appena finito di sistemare tutto e si sta affrettando all'uscita, attirato da quegli schiamazzi che quasi gli dispiace di dover interrompere. Capita relativamente spesso che, incontratisi all'orario di chiusura, Nancy e Tony intraprendano rumorosi scontri verbali che sembrano destinati a non concludersi mai. Qualche volta interviene uno dei dipendenti, altre il poliziotto di quartiere, altre ancora qualcuno degli abitanti di Vicar Lane che lancia secchiate d'acqua sulla strada sbraitando di disappunto.
Dopo aver abbassato la serranda, Louis si prende qualche minuto per godersi lo spettacolo. Trova sinceramente esilarante il modo in cui Tony si agita e perde le staffe, mentre Nancy lo istiga e lo tiene a bada con una certa facilità. Volano insulti e accuse di ogni calibro, a partire da «Sfruttatore razzista!» per finire con qualche intramontabile perla quale «Stai zitta, sei piatta come una tavola da surf!», passando per i soliti «Strega!» e «Animale!».
Normalmente l'autocontrollo di Louis gli permette di mantenere un certo contegno anche in situazioni assurde, ma i litigi tra Nancy e Tony sono davvero troppo anche per lui. Gli basta qualche secondo quindi per ritrovarsi senza fiato e con le lacrime agli occhi per il troppo ridere, del tutto invisibile agli occhi dei due proprietari, troppo concentrati l'uno sull'altra per accorgersi di qualunque cosa al di fuori di loro stessi. Nel momento preciso in cui il suo orologio da polso suona le due di notte e Louis si convince che presto interverrà la polizia, Nancy, per spingere la provocazione ai livelli dell'umiliazione, si alza in punta di piedi e bacia Tony sulla bocca.
A Louis manca il fiato per la sorpresa; Nancy attende immobile che il nemico sconfitto batta in ritirata; Tony invece, dopo un istante di incertezza, risponde e approfondisce il bacio con tanto impeto che dopo pochi secondi lei si arrampica su di lui per continuare degnamente ciò che ha cominciato, ma ora con tutt'altra intenzione. Ed a quel punto è tutto un susseguirsi di schioccare di labbra su labbra, mormorii, gemiti sommessi, persino risatine; ci sono mani che toccano corpi, accarezzano e tirano capelli, denti che mordono, poi c'è una porta che si apre e quell'unica figura composta di due diversi individui avvinghiati scompare all'interno di Tony's, lasciandosi alle spalle un ragazzo tramortito dallo shock.
 
Qualche minuto dopo, una finestra su Vicar Lane si apre; un signore stempiato con un paio di occhiali a mezzaluna sul naso si sporge a controllare la strada, finché non avvista Louis, rosso come un peperone con lo sguardo costernato perso nel vuoto. «Ehi, ragazzo» lo richiama, curioso; «hanno finito di litigare?» domanda. «Posso tornare a dormire?»
Louis deglutisce a fatica, traumatizzato dalla scena a cui ha appena assistito, e, tremante, alza lo sguardo verso il vecchietto. Troppo sconvolto per parlare, si limita annuire.
L'uomo però sembra non avere informazioni a sufficienza, insiste: «Si sono fatti fuori una volta per tutte?» chiede speranzoso.
E a quel punto Louis prende un respiro profondo, mentre scuote il capo con aria affranta e ammette a se stesso che quello che è successo non è affatto un incubo. Sul suo viso balena un'espressione di puro disgusto quando risponde: «Molto peggio, signore: stanno pomiciando».
 
*
 
Sei mesi e un matrimonio più tardi, ad entrambi gli angoli tra Church Street e Vicar Lane, nel centro di Sheffield, ci sono ancora due pizzerie a vantare una gestione italiana: sul lato sinistro, proveniente dalla strada principale, c'è “Romeo”, che offre il migliore servizio al tavolo di tutta la città, su quello destro, invece, c'è “Pizzetta” – scritto proprio così, in italiano.
È stato uno shock per tutta Sheffield – ma soprattutto per Louis Tomlinson – quando, dopo un breve periodo di chiusura, le due più rinomate pizzerie di tutto il South Yorkshire hanno riaperto contemporaneamente con un nome e un'organizzazione differenti.
Sei mesi e un matrimonio più tardi, la sana concorrenza che spronava Napoli Pizza e Tony's è del tutto svanita, sostituita da un disgustoso “spirito di condivisione e solidarietà”. Ogni volta che sente pronunciare queste parole da Nancy il colorito di Louis prende una sfumatura tendente al verde, quindi esce a prendere una boccata d'aria “prima che la glicemia gli salga alle stelle”, ma rientra subito, costernato, non appena le fossette di Harry Styles gli sorridono da sotto l'insegna “Pizzetta”.
Sei mesi e un matrimonio più tardi, Liam, che ieri era cameriere di Napoli Pizza e oggi di Romeo – il che è esattamente la stessa cosa, ma a lui piace specificarlo–, mentre lavora sorride senza sosta, perché sa che all'uscita, sotto al lampione dal lato opposto di Church Street rispetto alle pizzerie, ci sarà il suo ragazzo ad aspettarlo. Sono sei lune che Zayn non mette piede nel locale di Tony, sono sei lune che dorme, mangia (ma non pizza) e va a prendere Liam all'orario di chiusura per poi salutarlo con un timido bacio sulle labbra e portarlo il più lontano possibile da lì.
Sei mesi e un matrimonio più tardi, Harry è diventato il miglior pizzaiolo di tutta Sheffield – secondo forse solo a Tony, ma non a Lou Teasdale, ora sua ottima amica –, ma non ha perso l'abitudine di fuggire dal locale appena possibile; sempre più spesso, ormai, lo trovano seduto ad un tavolo da Romeo, dove mangia poco, parla molto e fa una corte spietata alla principessa del castello, che non è Taylor. Non lo è perché, se lo chiedi, Louis Tomlinson risponde con una nota di soddisfazione che lei non lavora più lì – «Però c'è Barbara, se vuoi: ha pessimi gusti in fatto di uomini, magari hai qualche speranza» aggiunge con una pacca amichevole sulla spalla a chi da Romeo ci è entrato solo per vederla.
Barbara, in effetti, sembra essere “culo e camicia” con quello zotico casinista irlandese di Niall Horan; lui la porta in giro sulla raccapricciante bicicletta giallo paglierino che usa per le consegne, la sistema sul portapacchi proprio come le pizze che consegna, la implora di proteggere la sua chitarra a costo della vita, e insieme ridono, ridono, ridono sempre. A Zayn, quando li vede passare all'orario di chiusura, mettono allegria, così come a tutta la popolazione di Romeo e Pizzetta – be', quasi tutta.
Da “Pizzetta” il clima è molto cambiato rispetto a quando ci lavorava Zayn. Tanto per cominciare, Tony sembra sempre di buon umore, paga con puntualità, non sfrutta i suoi impiegati e ha messo in regola sia Michael, come lavapiatti e aiuto-consegne, che Olly, cassiere e addetto all'intrattenimento. Il tutto, come è ovvio, è accaduto grazie a Nancy: da quando si sono sposati, le sfuriate di Tony perché “quella strega mette il naso nei miei affari” sono calate ad una al mese, che è tutto sommato una buona media, e i due hanno iniziato ad aiutarsi a vicenda nella gestione dei locali fino a fondersi in un'unica società con nomi coordinati.
A conti fatti, quindi, Montecchi e Capuleti sono oggi soci in affari e si potrebbe dire che la storica guerra è stata interrotta da un trattato di pace.
«Il maledetto trattato della pomiciata» ringhia Louis con disgusto, quando Eleanor, annusando sognante uno dei mazzi di fiori che Harry gli ha mandato a casa, rievoca i bei vecchi tempi in cui il suo dirimpettaio la coinvolgeva in imprese di spionaggio, «mi ha rovinato la vita».
Secondo lei, comunque, Louis ha un concetto strano di “vita rovinata”. Perché, sì, da quando è stata stipulata quella pace di cui lui ha avuto l'onore e la sfortuna di essere testimone, Harry ha il via libera per entrare ed uscire da “Romeo” tutte le volte che vuole e magari Louis non ha alcun luogo in cui rifugiarsi per sottrarsi alle sue attenzioni, e magari Nick Grimshaw, per vendicarsi della figuraccia che Louis sotto copertura gli ha fatto fare mesi fa da Tony's, potrebbe aver affittato ad Harry l'appartamento al piano inferiore peggiorando la situazione, ma le cose non vanno così male.
Per esempio ad Eleanor non dispiace per niente andare a far colazione da Louis la domenica mattina, ad accoglierla il profumo del caffè appena fatto, né trovare il ricciolino in cucina, mezzo svestito, che prepara la colazione canticchiando allegro, così come non gli dispiace affatto ridere di Tommo che, cercando di nascondere i lividi sul collo e l'alzabandiera mattutino, lo caccia di casa sibilando: «Te lo dico per l'ultima volta, porta le tue fossette lontano da me!»
 
E questa, signore e signori, è la storia di come la rivalità tra Montecchi e Capuleti diede vita a “Romeo e Pizzetta”, il paradiso inglese della vera pizza napoletana. Li trovate a Sheffield, nel South Yorkshire, ai due angoli opposti tra Church Street e Vicar Lane; sulla sinistra, guardando dalla strada principale, c'è il ristorante, mentre sulla destra il buon vecchio Antonio offre servizio di take away e musica dal vivo nel weekend – per la pizza a domicilio, trovate il numero sul lavagnetta.


 
(Se sei sceso per curiosità prima di leggere la storia, ti avviso, potrebbero esserci spoiler tra queste note, ma pace. ♥)
Ecco le scuse. Le cose per cui mi scuso sono principalmente due: a) personalmente mi aspettavo che la seconda parte della storia venisse molto meglio e penso di non aver deluso solo le mie aspettative; b) questa storia è stata scritta nel corso di un anno, con enormi pause tra un pezzo e l'altro e, be', mentre la rileggevo ho notato un'abissale differenza di stile tra l'inizio e la fine e per questo mi scuso, se a qualcuno non piace, ma d'altro la cosa non è dipesa da me. Poi mi scuso anche con Fabia, perché questa storia sarebbe dovuto essere il suo regalo di compleanno dell'anno scorso, poi per Natale, e alla fine l'ho pubblicata solo ora. Spero che almeno ti sia piaciuta. xD E spero che sia piaciuta anche a Flavia, perché mi ha supportato fin da quando ha letto i primi spoiler, e in generale mi supporta sempre. Vi voglio bbbene. :3
Ah, poi: Meri, se stai leggendo... torna a studiare, babba. (Però grazie. ♥)
Deeetto questo, vi confesso che Louis e Eleanor sono in assoluto la coppia di personaggi che più mi piace e che ho un debole assoluto per la parte dello spionaggio. Il mio Louis è sempre un po' isterico e un cazzone di prima categoria, probabilmente lo trovate orribilmente (o meravigliosamente u.u) stereotipato, ma in realtà è semplicemente una persona con una marcata vena teatrale a cui fanno tanta paura i cambiamenti. (E questa una commedia un po' demenziale.) Il mio Louis ha sempre paura dei cambiamenti. Spero che l'abbiate apprezzato anche voi e che non abbiate trovato il finale troppo... idiota? È banale, lo so. Scommetto che ve lo aspettavate fin dall'inizio, ma va be'. In tutta sincerità sono semplicemente felicissima di aver finalmente concluso questa storia e tutto sommato non la trovo malaccio, per quanto piena di difetti. È questo il motivo per cui sto straparlando: sono contenta. Okay, ora basta però.
Con questa one shot, se tanto mi dà tanto, abbandono questo fandom. 
Fun fact: su Google Earth, potete trovare davvero l'angolo tra Vicar Lane e Church street in cui ho situato le due pizzerie digitando coordinate (oppure cliccando, ma non so se funziona):  Vicar Ln, Sheffield, South Yorkshire S1, Regno Unito. Bisogna orientarsi un po', ma più o meno al posto del Deli Shuss, qualunque cosa sia, nella mia storia c'è Tony's/Pizzetta, mentre esattamente di fronte, al posto di... Manpower? (Cos'è, una palestra? WTF?) c'è Napoli Pizza/Romeo. Poi, se si procede lungo Church Street nella direzione di "Napoli Pizza" ad un certo punto dovrebbe esserci la fermata del bus/tram di Liam e Zayn, ma non ricordo esattamente se esista davvero oppure me la sono inventata (no, se ve lo state chiedendo, la loro fermata non è quella proprio davanti all'ingresso di Napoli Pizza). E niente, mi sembrava una cosa carina da dire.
Mi scuso un'ultima volta in caso ci siano errori sparsi per la storia: l'ho riletta da sola e una sola volta, sarebbe davvero troppo stressante per me rileggerla ancora, per cui vogliate perdonarmi.
Ho finito davvero questa volta. Grazie a chiunque abbia letto tutto e grazie a chi ci ha provato ma ha mollato a metà (o prima)! ahaha
 
  
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