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Autore: IMmatura    31/01/2015    2 recensioni
Cos'avrà pensato Mayu Kanzaki, quella sera, dopo che Otani aveva lasciato la palestra per raggiungere Koizumi sul ponte? Una piccola intrusione nei suoi pensieri: sopra il ponte nasce un attimo di felicità, sotto muore una piccola illusione...
[Storia partecipante al "Lovely Complex Contest! indetto da Chappy_ sul forum di EFP]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Aya Nakahara; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

Prima neve

 

-Ehi, ma Otani non era con te?-

Scuoto la testa simulando un sorriso. Rispondo educatamente, come ci si aspetta da me, che sei andato via prima. Mi sforzo di non dare preoccupazione ai nostri vecchi compagni che hanno cercato di darmi tutto il supporto possibile, in modo quasi sfacciato. Sono loro grata, ma devo accettare che le cose stiano cambiando. Non siamo più alle medie. Stiamo crescendo, poco a poco, e non tutto gira ancora attorno alla mascotte della classe, la dolce e gentile Mayu Kanzaki.

L’anno scorso, se fossi venuto a quella festa, forse sarebbe stato diverso. Saremmo stati ancora Kanzaki e Atsushi, circondati dall’affetto festoso dei nostri amici. Mi sarei dimenticata di chiunque altro e il tempo sarebbe ancora potuto tornare indietro.

Adesso invece è diverso. Il vecchio gruppo si riunisce stancamente per le feste, giocando un po’ a basket in attesa che finisca l’imbarazzo di queste rimpatriate a cui siamo sempre in meno a partecipare. Ci stiamo allontanando sempre di più, e i miei sforzi non cambieranno le cose. Neppure rimetterci insieme le cambierebbe, in realtà. Se il piano dei nostri compagni avesse funzionato, sarebbe stato solo il loro regalo di addio, con la cinica clausola non detta: “E adesso siate felici, e non incastrateci in altre serate del genere per avere un pretesto...”.

“Si può andare verso il futuro, quando il passato è ancora presente?”* mi sono chiesta l’altra sera, su una panchina del parco, appena scaricata da quello che doveva essere il mio nuovo ragazzo, il mio nuovo inizio. Mi ero risposta di no. Se il passato mi tornava alla mente così spesso, con gomitate prepotenti all’altezza del cuore, voleva dire che non dovevo andare avanti, ma tornare indietro. Mi sono detta che smuovere mari e monti per cercare di parlarti era, probabilmente, un segno inconscio che provavo ancora qualcosa per te. Per Atsusi Otani, che è arrivato in palestra in ritardo, con dei nuovi amici, e se ne è andato prima lasciandomi indietro in tutti i sensi.

Una parte di me ha finalmente capito che era giusto così, che era tutta una bugia: questa serata, il mio presunto ritorno di fiamma, la complicità degli amici. Una farsa che tu hai spazzato via senza neppure rendertene conto. Una farsa che serviva solo ad anestetizzarmi, ad ubriacarmi di ricordi stantii per non farmi sentire il dolore della rottura. Un tentativo infantile di vivere nel passato. Ma la nebbia ovattata di cui mi ero circondata si è dissolta, mi hai strappato con un sorriso questo velo dagli occhi e adesso non ho più scuse a cui appigliarmi. Non si può andare verso il futuro, se il passato è ancora presente. Ma non si può neppure bloccare il tempo, per paura di affrontare il presente e il futuro. Anche se fanno male.

Infilo il cappotto e mi avvio, scoprendo con sorpresa che ha iniziato a nevicare. I fiocchi planano leggeri fino a toccare l’asfalto, per poi sciogliersi in un istante. Il vento freddo mi pizzica le narici e mi fa bruciare gli occhi, nonostante cerchi di nascondere il viso nella sciarpa.

Si è bagnata. Sto piangendo lacrime silenziose, mentre le tue parole mi vorticano nella mente.

“Non posso proprio farlo. C’è di mezzo una persona intrattabile e...se ci vedessimo, questa persona piangerebbe...”

Ci sono di mezzo altre persone. Ci sono di mezzo mesi e mesi passati distanti. C’è di mezzo la vita che deve andare avanti. C’è di mezzo una ferita che solo adesso comincio a capire, e da cui mi chiedo come tu sia riuscito a riprenderti, a suo tempo. Come hai fatto tu a smettere di soffrire, Atsushi? Come hai fatto ad innamorarti di nuovo (sempre che tu te ne sia reso conto)? Come hai fatto a gettarti finalmente alle spalle il passato?

Vorrei che qualcuno lo insegnasse anche a me, che invece, proprio non riesco a lasciarlo andare. Che cerco, dando fastidio a te e a tutti, di riportare il mio passato nel presente, per non soffrire. Sono stata egoista e stupida, e lo sono ancora mentre piango, scivolando sotto l’ombra di un ponticello. Mentre scoppio a singhiozzare finalmente con tutta la poca forza che ho ancora, rendendomi conto che, anche sono io ad avere torto in tutto questo, non riesco ad impedire che faccia male. Non riesco a non essere malata di ricordi e nostalgia, e non ho più nessuno accanto, adesso, disposto a tentare di curarmi, a parte la prima neve. Non riesco a non pensare che vorrei tornare alle medie anche senza avere più l’età, tornare con te, anche se forse non ci sarebbe più amore, che vorrei nascondermi nel passato incosciente e sereno.

Come faccio ad essere felice di un così triste nuovo inizio?

 

* Dal telefilm Sex and the City

  
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