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Autore: smarsties    31/01/2015    6 recensioni
Sbagliare è umano, lo sa, e perseverare è diabolico. Eppure ha continuato a farlo, a perseverare.
Sapeva che non ci sarebbe stato ritorno da quella via buia e tortuosa. Avrebbe dovuto pensarci più a lungo prima di imboccarla, perché si era spinta troppo oltre, ora non aveva più la possibilità di tornare.
Non avrebbe dovuto perseverare così tanto. Ne avrebbe pagato presto le conseguenze. Perché fuori era troppo freddo per far sì che un altro angelo si alzasse in volo. E lei sarebbe precipitata, per sempre.
***
Estratto dal testo:
Ti sei distrutta inconsapevolmente. Hai preferito vedere la tua vita bruciare, scivolarti lentamente dalle dita, piuttosto che farti aiutare a superare il male che causa una perdita.
Sei un angelo caduto, cui hanno tagliato le ali troppo presto.
***
One shot ispirata a «The A Team» di Ed Sheeran.
Genere: Drammatico, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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«Fa troppo freddo fuori perché gli angeli possano volare»

 

 

 

White lips, pale face
Breathing in snowflakes.

 

Viso pallido, labbra violacee.

Stai aspettando fuori, al freddo di dicembre. Si gela.

Il tuo respiro si solidifica in una nuvoletta di condensa.

Occhi vuoti, corpo ghiacciato.

Ti sfreghi le mani in cerca di quel poco di calore.

Ti guardi attorno: lungo la strada solo ragazze come te.

Denti battenti, lacrime che solcano il viso.

Cerchi di fermarle, altrimenti ti si scioglierà il trucco e tutte le tue piccole imperfezioni fatali verranno alla luce. E loro non vogliono bamboline imperfette.

Stai ritta, i piedi conficcati nel morbido manto innevato.

Nevica. Qualche fiocco si deposita sul tuo lungo e pesante cappotto.

Ti sciogli i capelli, insoddisfatta della piccola crocchia che avevi ottenuto con tanta fatica, e lasci che la lunga chioma color ebano ti cada lungo le spalle, giù fino a metà schiena.

Siete rimaste in poche in quel viale buio. Le altre già sono state portate via, a bordo di qualche macchinone.

Forse non è la tua serata fortunata.

Il vestito che hai messo ti sembra improvvisamente inadatto e la matita nera intorno agli occhi ti convince sempre meno. E ti sei persino dimenticata di mettere il rossetto.

Stai per andare via, quando una mustang nera si ferma davanti alla tua postazione. Il finestrino si abbassa di colpo, mostrando un uomo - completamente sbronzo - sulla quarantina con una barbetta sfatta alquanto deliziosa.

Ti fa cenno di salire, ammiccando. Non te lo fai ripetere due volte: prendi un respiro profondo, apri lo sportello e ti accomodi sul sedile anteriore.

Perché ti sei ridotta in questo stato?

 

 

 

 

 

 

And the say she’s in the Class A Team
Stuck in her daydream, been this way since 18

 

Scendi le scale velocemente. Saranno forse le tre di notte.

La stazione della metropolitana è completamente silenziosa, tanto da farti chiedere come mai tu sia in quel posto a quell’ora assurda.

Conosci benissimo la risposta.

Lo frequenti assiduamente, da quando hai diciotto anni. Da quando hai perso l’unica persona cui tenevi più di te stessa in quel dannato incidente. Tuo padre.

Alle volte ti sembra assurdo distruggerti per qualcuno che ti voleva invulnerabile. Ma il dolore è troppo forte e quella è l’unica soluzione che, da un paio di anni a questa parte, riesca a farti sentire meglio.

Il rumore dei tuoi tacchi alti riecheggia sul pavimento. Tutto pare ancora più inquietante.

I tuoi occhi stanchi cercano di scorgere quella figura. Ed eccola lì, poggiata al muro, poco distante da te.

Gli vai incontro furtivamente.

«Hai i soldi, dolcezza?» chiede impassibile.

Annuisci e gli sganci un paio di banconote e qualche centesimo in più. Lui ti sorride e si affretta a darti una bustina, che tu subito infili nella tasca del cappotto.

«Adesso sparisci, così come sei venuta» ti raccomanda. «Io non ho mai visto te, tu non hai mai visto me».

E, in fretta e furia, corri fuori dalla stazione, mimetizzandoti meglio che puoi con l’ombra.

Perché ti sei ridotta in questo stato?

 

 

 

 

 

 

Tried to swim and stay afloat

 

T’infili nell’ascensore di quello squallido albergo di periferia e premi con forza il pulsante che reca il numero “2”.

Un attimo e le porte mostrano il piano da te richiesto.

Infili le chiavi nella toppa della porta della tua stanza e ti precipiti dentro, lanciando a terra sciarpa e cappotto e lasciando scivolare fuori da quest’ultimo la bustina. Contiene una polverina bianca.

Dal cassetto tiri fuori tutto il necessario. Prepari una canna con un’abilità a te, forse, sconosciuta e con un accendino verdastro bruci uno dei due bordi.

Hai provato con tutte le tue forze a rimanere a galla, a non sprofondare in quell’oceano dannatamente profondo. Ci hai provato, non ci sei riuscita. È stato più forte di te.

Un tiro. Due, tre, quattro.  Il precedente sempre più avido del successivo.

Cominci a tremare e non puoi evitarlo.

Forse non avresti dovuto tirare troppo la corda. In fondo, ti avevano detto di andarci piano con quella roba.

Ma tu, con una cicatrice sul cuore che ancora bruciava, non hai dato retta a quei preziosi consigli.

Cinque, sei, sette, otto.

Tremi ancor più di prima. Ti gira la testa, è come se stessi per cadere.

La droga ormai è parte di te; tu stessa, senza saperlo, sei completamente composta di droga.

Nove, dieci, undici, dodici.

Il battito del cuore accelera vorticosamente, il sangue comincia a pulsarti nelle vene. Sempre più forte, sempre più insistentemente.

La corda si è spezzata definitivamente.

Cadi a terra come un ramoscello. Non riesci ad alzarti.

Ora stai piangendo, invocando perdono. Perdono che mai riceverai.

Ti sei distrutta inconsapevolmente. Hai preferito vedere la tua vita bruciare, scivolarti lentamente dalle dita, piuttosto che farti aiutare a superare il male che causa una perdita.

Sei un angelo caduto, cui hanno tagliato le ali troppo presto.

E l’ultima cosa che vedi è il soffitto oscurarsi.

Sei felice di esserti ridotta in questo stato?

 

It’s too cold outside for angels to fly

Ed Sheeran - The A Team

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Solluxy’s wall

Questa è la prima volta in due anni che pubblico qualcosa nelle originali. Sì, insomma, faccio molto schifo.

È un traguardo importante per me, anche perché è la prima volta che tratto di tematiche così delicate, quali la prostituzione e la droga.

Soprattutto riguardo quest’ultima, ho cercato di rimanere abbastanza sul vago, per non banalizzare il tutto. Spero di esserci riuscita.

Come ho già detto la canzone utilizzata è The A Team di Ed Sheeran, brano che, personalmente, amo.

Dopo ciò, mi eclisso.

Mi auguro che la one shot sia di vostro gradimento e vi prego di farmi notare se c’è qualcosa che non fila. Qualsiasi cosa.

Ci sentiamo in recensione.

With love,

Solluxy

  
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