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Autore: Relie Diadamat    31/01/2015    17 recensioni
Non ha importanza ciò che noi vogliamo, ma è necessario capire ciò di cui abbiamo bisogno.
Molly Hooper ha realizzato la realtà più banale ed intuitiva della sua vita: lei necessita di Sherlock.
La patologa si accorgerà di non aver mai smesso di amare quell'uomo, solo durante il matrimonio del Dottor Watson e deciderà di fare la sua scelta.
Dal testo:
A volte ciò che abbiamo, non è ciò di cui abbiamo bisogno.
Ti prego, se puoi, di perdonarmi.
Non ho saputo resistere all’ultimo ballo.

[ Questa storia partecipa al contest "Questione di Secondi" indetto da MichiGR sul forum di EFP ]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note D'autrice: Inizio ricalcando il concetto che sono una fiera sostenitrice dello Johnlock e per me non esiste coppia migliore di quella nel fandom, però c'è anche da dire che sono stata molto legata alla coppia Sherlolly, per un arco di tempo a me indeterminato. Insomma, reputo Molly la donna che ama e veramente AMA Sherlock per quello che realmente è, perchè lei lo ha ACCETTATO e AMATO, senza fiatare.
Questa è la mia primissima fanfiction su questo fandom: è il mio telefilm preferito, ma lo trovo estremamente impegnativo.
Una dedica vorrei farla soprattutto ad Anne Elliot, bravissima autrice - che tra parentesi adoro - che mi ha finalmente fatto il suo rientro nel fandom. Se non la conoscete, leggete i suoi scritti, sono qualcosa di tremendamente fantastico. Okay, ritornando alla storia... Ringrazio chiunque la leggerà, e invito come sempre chiunque stia leggendo ad esprimere la sua opinione, positiva o negativa che sia ( niente minacce di morte, please.)
Detto questo...
Buona, spero, lettura!
 
Nickname Autore : EFP- Relie Diadamat/ Forum- Rita221b

Titolo: L'ultimo ballo di Molly Hooper
Fandom: Sherlock BBC
Tipologia: one shot
Generi: Malinconico, sentimentale, introspettivo
Avvertimenti: /
Note: /
Nda: il prompt dovrebbe essere "
 • Hope that you fall in love and hurt so bad"


L’ultimo ballo di Molly Hooper
 
 
 
T'amo come si amano certe cose oscure,
Segretamente, entro l'ombra e l'anima.
T'amo senza sapere come, né quando né da dove,
t'amo direttamente senza problemi né orgoglio

- Pablo Neruda 

Quello non era un giorno normale come tutti gli altri. Quello, era il giorno del matrimonio di John Watson.
Molly, dal canto suo, si era agghindata di giallo canarino: un vestito semplice e fresco ed un nastro a stringere i capelli in uno chignon basso.
L’agitazione per quel matrimonio era elevata; Molly sapeva che prima o poi sarebbe successo qualcosa che impedisse agli eventi di compiersi serenamente, senza rivelazioni scioccanti, uscite da un libro giallo. Forse era per quello che aveva indossato quell’abito. Il suo inconscio aveva lavorato su quel timore represso dandone prova con un vestito improbabile.
Eppure Tom, le aveva detto che andava benissimo anche così. Il suo ragazzo, non smetteva mai di ripeterle quanto fosse bella, ogni santissimo giorno della sua vita.
In chiesa, durante la celebrazione delle nozze, era stato al suo fianco, per tutto il tempo. Sentiva la stoffa della sua camicia elegante, sfiorarle la pelle nuda, lasciata scoperta, delle braccia. Tom, aveva mille modi di farle capire che era sempre al suo fianco; eppure c’era qualcosa, qualcosa in se stessa che non andava.
Molly Hooper era al fianco del suo ragazzo, in una chiesa nel bel mezzo di un matrimonio, eppure i suoi occhi cercavano altro. Il suo sguardo lo trovò ancor prima che lei potesse rendersene conto. Sherlock Holmes, in completo nero e camicia bianca, era ritto in piedi sull’altare, al fianco dello sposo.
Perse il tempo necessario per coglierne ogni singolo movimento, anche quello più impercettibile. Era nervoso, glielo leggeva dalla mascella lievemente serrata, i muscoli tesi, le mani troppo strette, incatenate tra loro.
Molly Hooper era l’unica persona al mondo in grado di comprendere i sentimenti di Sherlock Holmes. Ne coglieva, col solo sguardo, ogni stato d’animo, quasi ogni pensiero. Così, mentre il consulente investigativo leggeva ed analizzava qualsiasi persona sulla faccia della Terra, la patologa aveva imparato a sfogliare le pagine del suo volto. Ne leggeva le righe tra i lineamenti, il colore diafano della pelle, le onde ribelli dei suoi capelli castani.
L’azzurro improbabile dei suoi occhi intelligenti, era diventato il colore predominante della vita di Molly Hooper.
Perché, nonostante i secondi scanditi dal tempo, le rughe sul volto, i mille battiti di ciglia, c’era qualcosa d’immutabile nel cuore della patologa.
Ma non era qualcosa di sano.
Non era qualcosa di contemplabile.
«Immagina di essere su quell’altare.» Tom si era sporto, accostando la bocca al suo orecchio, parlando in un soffio «Vestita di bianco, con i capelli raccolti ed un velo a coprirti il volto…»
Molly si lasciò andare nelle fantasie romantiche del suo fidanzato, senza però distogliere lo sguardo dal suo punto fisso. Sorrideva sbilenca, quasi imbarazzata anche da quel semplice attimo d’intimità. Lo sentì proseguire, mentre il fiato di lui le solleticava l’orecchio «Non sarebbe perfetto?»
La donna fissò intensamente il profilo di Sherlock Holmes, composto ed elegante, anche se agitato «Sì…» rispose, con tono quasi impercettibile, la voce tremante «Sarebbe perfetto.»
I due sposi, i nuovi coniugi Watson, suggellarono le loro promesse con un bacio, dolce e delicato. Nemmeno in quel frangente Molly sembrò guardarli. Sentì un improvviso battito di mani, cominciare sotto iniziativa di Tom e prolungarsi per tutta la chiesa.
La patologa imitò i presenti per meccanica, mentre i suoi occhi fissavano il volto, quasi intristito di Sherlock. Pensava che non l’avrebbe mai notata, invece si voltò. Le iridi azzurre del consulente investigativo, incontrarono quelle scure della donna, dai capelli biondo caramellato.
Un mezzo sorriso, comparve dall’imbarazzo sul volto di Molly Hooper, coloratosi appena di rosso, sulle gote. L’uomo sembrò osservarla, contraccambiando con educazione il sorriso; fu talmente veloce, che la donna poté immaginare di esserselo sognato.
Sherlock Holmes, occhi negli occhi, batteva le mani a tempo, imitando un’impacciata Molly Hooper.
 
*
 
Gli tenne gli occhi addosso per tutta la festa, durante il buffet.
Portava un pezzo di carne tra i denti, lo addentava e osservava l’uomo, elegante nel suo completo, chiacchierare con lo sposo. Sembrava essere ritornato al suo solito standard: sguardo altezzoso, schiena perennemente dritta, tono superbo.
«Questa carne è ottima!» annunciò Tom, cogliendola di sprovvista, continuando a masticare soddisfatto «Dobbiamo assolutamente aggiungerla al nostro menù nuziale.»
La donna si affrettò a guardarlo, mentre prendeva un bicchiere di champagne e se lo portava alla bocca «C-certo.» balbettò incerta, per poi deglutire tutto il liquido del bicchiere.
Lo vide sorridere ed imitarla, mentre lo sguardo della patologa si posò al suo fianco destro, dove era seduto Lestrade. Quest’ultimo le riservò un’occhiata di dissenso che la donna colse benissimo. L’agente, era convinto che Molly Hooper fosse ancora innamorata di Sherlock e che, sposarsi, sarebbe stata la sua rovina: si sarebbe chiusa in cella da sola, dimenticando la chiave aldilà delle sbarre, imprigionandosi in una vita infelice.
Lestrade non sapeva nulla di lei e Tom. Non sapeva di come si erano innamorati, ignorava la luce che quell’uomo aveva negli occhi quando le aveva chiesto di diventare sua moglie. Lestrade non concepiva la sua felicità. Non era in grado di immaginarsi una Molly Hooper innamorata della persona giusta.
In quel momento, Sherlock si alzò in piedi, il discorso del testimone lo attendeva.
La donna ripuntò gli occhi su di lui, sentendo una strana ansia invaderle in corpo, che la costrinse a stringere forte la mano di Tom: Sherlock, con i discorsi, quelli veri, non era per nulla ferrato.
 
Non sbagliare Sherlock.
So che non lo farai.
Quando il discorso fu concluso, tutti i presenti erano commossi. John non aveva resistito nell’abbracciare il suo miglior amico, se non la persona più importante della sua vita. Il resto dei presenti picchiettò forte le mani, creando un applauso forte e sincero.
Tra la folla, una Molly Hooper con le lacrime agli occhi batté le mani, orgogliosa di quell’uomo.
Sherlock Holmes non aveva fallito.
 
*
 
Quando si parla di Sherlock Holmes, si parla di crimine.
Non importa dove si trovi, un caso si materializzerà sul posto. Anche nel bel mezzo di una festa nuziale.
Fu colto, così come risolto, dallo stesso consulente investigativo, dopodiché ebbero inizio le danze.
Sherlock Holmes, suonava il suo violino, con la stessa passione di una madre che culla il proprio bambino. Al centro della sala, i coniugi Watson, volteggiavano sulle note di quell’armonia perfetta.
Molly ne rimase come ipnotizzata. L’archetto che Sherlock aveva tra le mani, sfiorava quelle corde, esattamente come quella melodia pizzicava la sua pelle.
In quel momento si accorse che le note non c’entravano niente. I peli delle sue braccia si sarebbero drizzati lo stesso, anche se fosse stata sorda.
Sherlock Holmes riusciva a far vibrare le corde della sua anima anche così: senza guardarla, senza musica, senza colori. Era la sua semplice esistenza che smuoveva il suo interno.
Molly era la mela di Newton, attratta irrimediabilmente dalla forza di gravità. La sua gravità, era l’uomo dagli occhi di ghiaccio, col violino magnetico.
Molly Hooper era attratta da Sherlock Holmes, secondo le leggi della fisica. Come poteva smettere?
L’armonia si spezzò. L’uomo cessò di far vibrare le corde del suo violino, parlando ai giovani sposi. Scese dal piccolo palco, per avviarsi proprio verso i diretti interessati, mentre una musica commerciale arricchiva le pareti della sala.
Molly Hooper allora si lasciò andare.  Decise che il troppo pensare l’avrebbe fatta impazzire. Al dito portava un dannatissimo anello, lo stesso che Tom, il suo fidanzato le aveva donato. E lei gli aveva dato la sua parola.
Legge di gravitazione universale o meno, non poteva sottrarsi dalle sue responsabilità. Ma proprio mentre iniziava a danzare, spensierata e quasi allegra, si accorse, nel frastuono della sala, il movimento impercettibile di Sherlock. Aveva indossato il suo cappotto, e nel rumore assordante delle casse, se n’era andato dalla sala.
La donna lo seguì con lo sguardo, quasi come per accompagnarlo fino alla porta, dopodiché un altro sorriso amaro si disegnò sul suo volto.
Sherlock Holmes era uscito di scena, ma lo show doveva continuare.
 
*
 
La musica si addolcì di colpo.
Tutte le coppie presenti in sala, iniziarono a riunirsi al centro della pista da ballo, unendo i loro corpi in un lento romantico.
La canzone che risuonava, dolce e delicata, nella sala, era quella di Celine Dion, quella che più volte aveva fatto lacrimare gli occhi della patologa nel semibuio di una stanza.
Sarà stata richiesta sicuramente dallo sposo siccome, John, era un inguaribile romantico.
“Accidenti Dottor Watson! Hai appena mandato in frantumi tutte le mie certezze, riducendo il mio cuore in mille pezzi, sparsi un po’ per tutta la sala.”
Quella era la loro canzone. Anche se lui non lo sapeva.
Quella era la canzone che Molly riascoltava, tutte le volte che pensava a Sherlock Holmes.
Le dolci parole di quell’armonia sofisticata, rimbombavano nel cervello della patologa come versi velenosi, pensieri sadici.
“Il mio cuore andrà avanti.” Ripeteva il ritornello straziante di quell’assemblaggio maledetto di note perfette.
“E il tuo Molly Hooper?” si chiese mentalmente la donna “Il tuo cuore è andato avanti?”
D’improvviso si sentì tirare per il polso, roteando lievemente su se stessa, riscoprendosi nella folla in movimento.
«L’usanza richiede che si balli.» precisò l’uomo che ancora la teneva per un polso. La sua voce calda e profonda. Quella voce che la donna conosceva meglio delle proprie tasche.
«S-Sherlock?» soffiò lei, quasi come se stesse vendendo un fantasma.
Lo sguardo altezzoso dell’uomo caratterizzò i lineamenti del suo volto «Mi rendo conto che dovrei chiedere il… permesso al tuo fidanzato, ma a quanto pare il suo interesse verso il punch è inversamente proporzionale a quello nei tuoi confronti.»
Dovrebbe essere arrabbiata, avrebbe dovuto difendere il suo fidanzato dalle accuse infondate di un sociopatico iperattivo, ma non lo fece.
Molly Hooper era persa nell’immobilità contemplativa del suo volto.
«V-vuoi ballare con me?» balbettò lei, con un misto di imbarazzo e incredulità nella voce.
Sherlock Holmes storse il viso, mollando finalmente la presa del suo polso «Eseguire passi e movimenti secondo ritmi musicali.» corresse lui «Gli esseri umani hanno quella spiccata capacità nell’esprimersi diversamente per poi affrontare lo stesso concetto.»
«O-okay…» boccheggiò in risposta la donna, alludendo alla proposta del ballo.
Sentì la mano destra dell’uomo, poggiarsi contro la sua schiena, per stringersela lievemente più a sé. L’altra mano, quella sinistra, era ricongiunta alla sua, portata lievemente più in alto.
Molly dimenticò come si muovessero le ossa delle sue gambe. Era sicura che in quel momento non sarebbe riuscita ad effettuare nemmeno una corretta deambulazione bipede.
Si lasciò semplicemente trascinare dai passi dell’uomo. Erano lenti, precisi. Erano passi di danza veri. Sherlock Holmes non smetteva mai di sorprenderla con le sue mille capacità. Quell’uomo era qualcosa di tremendamente eccezionale, soprattutto nei suoi mille difetti. Le sue, erano delle imperfezioni maledettamente perfette.
Se prima c’era una musica, in quel momento era improvvisamente svanita. Molly Hooper era diventata sorda di colpo, l’unico suono che riusciva a percepire erano i battiti irregolari del suo cuore. Un passo, un battito. Era quella la sequenza di quel ballo.
La patologa si lasciò cullare dalle braccia di quell’uomo. Goffamente fece ricadere la sua testa sul petto di lui, potendone finalmente avvertire i battiti. Chiuse gli occhi, cullata dal suo battito cardiaco.
Era perfetto.
Tra quelle braccia, quella sera, avrebbe potuto morirci.
Aprì gli occhi di scatto.
Molly Hooper era nel suo letto, sdraiata sul suo morbido materasso. Restò a guardare il soffitto per un tempo indeterminato, accorgendosi di colpo di aver sognato tutto.
Si voltò verso la sua sveglia. Dal giorno che segnava si rese conto che la festa nuziale c’era stata per davvero, ma il ballo… quello era stato tutto frutto della sua mente.
Si rigirò col capo verso sinistra. Tom dormiva al suo fianco, il corpo nudo sotto le lenzuola.
Un’immensa malinconia pervase il suo corpo. Aveva fatto l’amore con quell’uomo. Aveva unito il suo corpo con quello dell’uomo che a breve avrebbe sposato, ed aveva sognato di ballare con Sherlock Holmes.
Si morse il labbro inferiore d’istinto, quasi a fermare il leggero tremolio che si stava creando.
Gli occhi le pizzicavano ed erano diventati troppo pesanti.
Non era giusto continuare in quel modo, non era possibile.
Si portò la mano al viso, ad asciugarsi l’unica lacrime che le era ricaduta sulla guancia. Senza nemmeno sapere il perché se la riguardò accorgendosi di non avere nessun anello al dito.
Com’era possibile? Che avesse sognato anche quello?
I suoi pensieri trovarono risposta una volta che il suo sguardo si posò sul comò, accanto alla sua abat jour. Il brillante dell’anello luccicava nell’ombra della sala, rabbuiando ancora di più il cuore della donna.
Tom era un brav’uomo. Era paziente. L’ascoltava. Era premuroso.
Lui la guardava per davvero. Sapeva i suoi gusti e tutte le sue passioni.
Tom era tutto ciò che aveva sempre desiderato… ma non era quello di cui aveva bisogno.
Perché Molly Hooper, in cuor suo, sapeva di non essere andata avanti. Sapeva perfettamente di preparare ogni volta un caffè nero, con due di zucchero. Sapeva di dover catalogare il suo nome in base a richiami o ammonizioni.
Molly Hooper aveva bisogno di Sherlock Holmes. Era scritto nella fisica, nelle sue leggi.
Forse Sherlock non l’avrebbe mai amata, ma lei non poteva continuare a prendersi in giro da sola. Lei era innamorata di lui e nessun’altro. Nessun uomo al mondo avrebbe mai preso quel posto nel suo cuore.
Si alzò piano dal letto, cercando nella stanza i suoi vestiti, per poi rivestirsi nel buio, ricordando tutti i punti in cui Tom, quella stessa sera l’aveva toccata. Si sentì sporca ed infelice.
Greg aveva ragione, fin dall’inizio.
Si fermò alla sua scrivania, sedendosi sulla sua sedia imbottita.
Afferrò tra le mani la sua bic nera, poi lasciò che la sua grafia tremolante riempisse il bianco di un foglio da stampa.
Caro Tom,
quando leggerai questa lettera mi odierai, e per questo motivo non posso permettermi di essere presente. Me ne sarò già andata quando il tuo cuore si sgretolerà in mille pezzi, perché non voglio vedere mentre accade.
So cosa si prova Tom, il mio cuore è stato ricucito così tante volte, che ormai i pezzi non riescono neanche più ad assemblarsi.
Tu eri il cotone col quale ricucivo quei brandelli del mio amore, ma non mi eoa mai accorta che l’ago e il filo non bastano. La cicatrice era ormai infetta ed io non sapevo come disinfettarla.
Meriti una donna che ti ama per quello che realmente sei Tom, perché noi non siamo il cotone di nessuno. Non rammaricarti della mia scelta, ti giuro che sarebbe stato peggio sposarmi e vivere nella consapevolezza di non essere mai amato.
A volte ciò che abbiamo, non è ciò di cui abbiamo bisogno.
Ti prego, se puoi di perdonarmi.
Non ho saputo resistere all’ultimo ballo.
Molly
 
Piegò con cura il foglio, poggiandolo delicatamente sulla parte del letto lasciata vuota, poggiandoci sopra il suo anello.
Si riasciugò nuovamente gli occhi, per poi sparire definitivamente da quella casa e dalla vita di quell’uomo. Molly Hooper non poteva scappare dai suoi sentimenti.



 
Angolo Autrice
I personaggi del fandom non mi appartengono, e nemmeno l'immagine
mentre i primi appartengono all'illustre e ben degno di nota sign. Doyle
e a quel genio di Moffat, l'immagine non so di chi sia, siccome è presa dal web.

 
   
 
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