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Autore: Glaudrung    01/02/2015    2 recensioni
Era una notte buia e gelida, e in una piccola e desolata casa nella campagna di Birmingham, viveva una famiglia, la famiglia Powell. Essa era composta dal padre Peter, la madre Alice e il piccolo Peter, il figlioletto di Peter e di Alice. In quella notte fredda il piccolo Peter decide di coricarsi presto, e incomincia a sognare. Fa il suo primo incubo, nel quale sogna di essere torturato dal demonio, ma alla fine si sveglia, piangendo. Da questo avvenimento il bambino incomincia ogni notte a fare sogni sempre più paurosi, ma assieme alla sua paura si incomincia a contrapporre una sensazione di fascino verso il mondo dell'incubo. I genitori sono molto preoccupati per il piccolo Peter, per via dei sogni a che si ripetono ogni notte e per l'atteggiamento che dimostra a scuola e dallo psicologo dove viene frequentemente mandato. Quindi il bambino vive la sua infanzia all'insegna dell'incubo, fino al punto di diventare onironauta dei suoi stessi sogni, e quindi di essere cosciente di sognare all'interno di questi, ma la sua passione per l'incubo lo trascinerà in un paradosso onirico tra la realtà e l'Incubo stesso...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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V



Quando Horace e Rosamund tornarono nelle rispettive case, non parlarono affatto di quello che era accaduto nella camera del piccolo Peter, né dell'assassinio commesso, e si limitarono a dire che sono stati ospitati e che hanno "giocato" con Peter. A scuola, i giorno dopo, non riuscivano più a contenersi e dovevano dirlo per forza, ma quando arrivarono si accorsero subito che già si sapeva quello che era accaduto:
<< Come potete ben vedere non c'è più Brian >>, disse la signora Harris, appena arrivata in classe.
<< Già… >>, disse Rosamund.
<< Bene, per dirvi quello che accaduto al costro compagno…è venuta qui a scuola la mamma di Brian, la signora Thompson >>.
Allora dalla porta entrò una donna alta, magra, con un vestito nero fiorato di rosso, giovane, con i lineamenti del viso dolci come quelli di una bambina, occhi azzurri e scarpe con i tacchi; portava con sé una borsa di pelle di coccodrillo nera.
<< Salutate la signora Thompson >>, disse la maestra Harris.
<< Salve signora Thompson >>, dissero all'unisono tutti i compagni.
La signora allora entrò tutta impettita, e andò accanto la signora Harris e poi disse a gran voce: << Cari bambini, il vostro compagno Brian, non c'è più >>.
Appena proferì "non c'è più", tutta la classe si mise ad urlare e fare baccano.
<< SILENZIO! >>, urlò la signora Harris, battendo il bastone di legno sulla cattedra, e tutti stesero zitti.
<< Il vostro compagno non c'è più…>>, continuò la signora Thompson << perché qualcuno tra voi lo ha ammazzato, un altro vostro compagno, e credo che sappiate bene chi sia costui >>.
Seguì una pausa di silenzio, poi Rosamund si fece coraggio, e alzò tremolante la mano >>.
<< Prego? >>, disse la mamma di Brian.
<< Il p-piccolo Peter Powell? >>, chiese Rosamund (anzi, ne era certa).
<< Esatto! >>, disse la signora Thompson, soddisfatta. << Proprio lui! Tu sarai una bambina bravissima, la più brava della classe, non è così? >>, chiese, girandosi verso la signora Harris, che alzò gli occhi al cielo, come per dire che non fosse proprio brava.
<< Beh, però almeno un po' sarà brava >>, riprese la madre. << E dimmi, piccola bambina, come fai a saperlo? >>.
<< Io ero andata a fare visita a Peter Powell, insieme a vostro figlio e a Horace Collins >>, rispose Rosamund.
<< Ah >>, esclamò la signora vestita di nero,girandosi verso Horace.
<< Tu però non hai alzato la mano come la tua compagna, non hai detto chi ha ammazzato mio figlio, e lo sapevi! >>, disse la Thompson.
<< Beh >>, disse Horace << Che motivo c'era di dirlo se lei lo sapeva? >>.
La signora Thompson allora battè il pugno sulla cattedra, facendo saltare tutti sulla sedia e disse: << Come osi rispondere ad un'adulta? Piuttosto racconta quello che hai visto ieri, come Peter Powell ha ammazzato il mio figlio! Eh? >>.
Allora Horace cominciò a raccontare: <<  Eravamo andati, io, Rosamund e Brian, in casa Powell, perché volevamo vedere quanto stesse male, e come si comportasse come dormiva, e…>>
<< Allora non vi è bastato vederlo due giorni fa, spiandolo dalla finestra! Eh? >>, disse la signora Thompson con un ghigno, che a quanto pareva sapeva benissimo quello che era accaduto due giorni prima ( l'indagine di Horace e Brian di sera a casa di Peter Powell).
<< Beh, in ogni caso non ci bastava, e poi l'ha visto suo figlio dalla finestra, non io >>, riprese il Collins. << Gli avevamo chiesto come mai lui non fosse venuto a scuola, e lui rispose che era andato dallo psicologo per il fatto che ogni notte fa incubi e gli piacciono. Poi, quando è tornato, si sentiva male, così si è messo sotto le coperte. Il suo viso era verdognolo, gli occhi grigi, tutto orribile. Poi aspettammo che Peter iniziasse a dormire, per vederlo mentre sognava gli incubi, e non ci volle molto, perciò incominciò a sbavare saliva nera, occhi bianchi, l'atmosfera si fece cupa, poi Brian cerca di fermarlo, ma il demone di Peter gli morde il braccio, perciò il sangue sgorga da tutte le parti. Dopo un po' anche gli occhi di Brian divennero bianchi e quando Peter si svegliò e il demone se ne andò, Brian si accasciò a terra e morì. So che può sembrare un racconto di pura invenzione, eppure non sto mentendo, glielo può dire anche Rosamund Grace, è tutto vero >>.
La signora Thompson si voltò verso Rosamund e chiese lei
<< Tutto vero? >>.
La Grace rispose << Tutto vero >>.
Allora ci fu solo silenzio, un silenzio straziante, difficile da rompere, ma non per la signora Harris: << Bene, adesso penso che sia abbastanza. Quello che hanno narrato i vostro compagni è più che sufficiente, adesso signora Thomspon è pregata di andarsene, è stato un piacere >>.
<< Piacere mio, signora >>, disse la signora Thompson. << Mi sono dimeticata di dire, tuttavia, che non dovrete più parlare con Peter Powell, né essere amici con lui o stringere legami: è un individuo letale, pericoloso per tutti, adesso sarà meglio per tutti se non passerete mai più davanti casa sua o solamente guardarla, perché ho maledetto i Powell, e i Powell moriranno tutti quanti! Per rendere vendetta a mio figlio, Brian Thompson, vostro "ex" compagno. Buona giornata >>.
Perciò la signora Thompson decise di andarsene, ma quando fu sull'uscio riprese a dire: << E non parlate neanche con i suoi genitori, che non si sono nemmeno scusati decentemente, ieri, per darmi il cadavere del mio figliolo >>.
Perciò sbattè la porta, e tutto ritornò alla solita lezione della signora Harris, come se la morte del compagno Brian fosse un argomento di cui non parlare.
Forse era meglio così.
 
Adesso ci spostiamo in casa Powell, per vedero cosa sta facendo il piccolo Peter
<< Interessante >>, sussurrò fra sé e sé il piccolo Peter, appena svegliato dal suo nuovo incubo.
Da quella mattina stava annotando nel piccolo libro di cuoio rosso tutti i suoi incubi, quel libro che gli avevano regalato per il compleanno i nonni paterni.
Stava scrivendo il suo ultimo incubo, in cui manovrava una mano rossa e con essa ammazzava dei mostri. Piuttosto strano come incubo, dato che stava coniando le prime esperienze di onironautica, ma non sapeva esattamente come si chiamassero, perciò le chiamò "esperienze di sogno lucido". Mentre scriveva, cercava anche di trovare un senso agli incubi e ad interpretarli. All'inizio pensò al primo incubo, quello del diavolo, cosa potesse rappresentare, e arrivò alla conclusione che esso fosse una previsione del futuro, come se volesse dire che in futuro gli incubi l'avessero torturato, poi pensò a tutti gli altri e arrivò a concludere che essi vogliono effettivamente dire che la sua passione per gli incubi si trascinerà fino alla pazzia.
Ciò lo aveva previsto lo psicologo Jeremy Wilson, il giorno prima, e aveva previsto molte altre cose, come un paradosso tra la realtà e l'incubo. Infatti, da un po' di tempo il piccolo Peter stava incominciando a vedere tutto opaco come lo sono gli incubi, non ben definiti, senza i particolari. Incominciava a Vedere nella sua stanza  degli occhi di mostri, come visioni, poi gli occhi si dissolvevano. Insomma, la pazzia di Peter stava incominciando a farsi vedere: Stava tutto il tempo nel letto, a sfare incubi, annotare gli incubi, scrivere incubi, e annotare gli incubi e via dicendo. Ogni tanto la madre gli dava un pasto da consumare, ma dal giorno prima lo lasciava sempre nella stanza, Come pazzi in manicomio.
Alla fine giunse il mezzogiorno, e nella camera di Peter entrò la madre Alice, triste e pallida, quasi come il figlio, con una scodella piena fino all'orlo di verdure.
<< Ciao Peter >>, disse lei
<< Ciamo mamma >>, rispose il figlio.
<< Ti ho portato del minestrone, guarda, ci sono fagioli, piselli, carote, e anche patate bollite. Scommetto che ti piacerà >>, disse Alice.
<< Mamma, posa la scodella davanti al letto, la mangio dopo >>, disse il piccolo Peter.
<< Non hai fame? Da ieri non stai mangiando più niente, addesso prendi il minestrone e bevi! E smettila di scrivere! Cosa stai scrivendo di così importante? >>.
<< Sto annotando i miei incubi, stavo proprio pensando di farne un altro >>.
<< Dopo aver mangiato, adesso posa quel libro e…>>.
<< Stai zitta mamma! >>, urlò il figlio.
Allora la madre impaurita dall'urlo del piccolo Peter posò il piatto fondo per terra e corse via dalla stanza, verso il marito che stava nel soggiorno.
<< Come mai corri? >>, chiese il padre Peter.
<< Corro via da nostro figlio, si comporta in modo inquietante >>, disse Alice. << Lui, lui sta studiando i suoi incubi, è da tutto il giorno che lo vedo scrivere e dormire, scrivere e dormire, io non ce la faccio più, io, io stavo pensando di… >>, rimase in sospeso la frase.
<< Di… >>, disse Peter.
<< Di suicidarmi, non posso vivere così >>.
Appena finì la frase corse ad abbracciare il marito cercando consolazione.
<< Perché fa così? Perché a nostro figlio piacciono gli incubi? Perché? >>, chiese la madre.
<< A certe domande non ci sono risposte >>, disse il padre, giustamente.
<< Direi di aspettare qualche altro giorno, poi lo porteremo di nuovo dallo psicologo Wilson, cosa ne pensi? >>.
<< Penso che sia una cattiva idea >>.
<< Non  c'è altra scelta! Dobbiamo portarlo da lui! >>.
<< L'unica cosa da fare è vedercela col destino, come finirà, finirà, e noi non possiamo fare niente per nostro figlio. Di una cosa sono certo: tutto finirà bene, come un finale di una fiaba, eh? >>.
<< No, la vita non è una fiaba, Peter >>.
<<  Tu credi che non sia una fiaba? Io credo che stiano accadendo cose strane…>>.
<< Sono sicura anche io che stiano accadendo cose strane ma io…io…io, Peter, non so cosa fare, la mia vita sta diventando un incubo, le nostre vite, la vita della famiglia Powell sta diventando un incubo, io non ce la faccio più, te l'ho detto >>.
<< Se effettivamente è tutto un incubo…Alice…dovremo svegliarci, come quando uno si sveglia da un incubo e si rassicura >>.
<< Mai sentito parlare di falsi risvegli, Peter? Chi ti dice che quando ti svegli sia tutto tornato alla normalità? Eh? Chi ti dice che quel risveglio non sia falso, e alla fine scopri che stai ancora sognando? E alla fine ti svegli da quel sogno, e credi di esserti svegliato ma in realtà stai sognando? Peter, la vita è come se fosse un sogno, noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni,il piccolo Peter è fatto della stessa sostanza degli incubi >>.
Detta questa frase Peter non rispose più e si stese zitto, come desse ragione alla moglie, che di ragioni ne aveva.
Mentre loro parlavano, il piccolo Peter aveva incominciato a mangiare il minestrone, e lui sentiva benissimo la discussione, ed era dispiaciuto per la mamma. Da sempre lui aveva amato la mamma, la mamma era la sua vita e lui era la vita di lei. Il rapporto tra loro due era diventato qualcosa di angosciante: la madre non poteva più avere la soddisfazione di abbracciare suo figlio e sentirsi dire "Mamma, ti voglio bene", la frase più bella che si possa dire alla mamma. Che senso aveva infatti, vivere ancora senza provare soddisfazioni?. l'uomo stesso (l'uomo inteso come specie) vive per provare soddisfazioni, vive per provare piacere, vive per essere felice, vive per portare a termine propri scopi, ma nel momento in cui perdiamo ogni speranza di provare soddisfazioni, provare piacere, che senso aveva vivere? Tale domanda infatti si stava chiedendo Alice a se stessa. In realtà ancora non si era suicidata per la promessa che le aveva fatto Peter: "Tutto finirà bene", ma ormai la speranza stava scemando sempre di più.
Non era più una famiglia felice come lo era prima.
Peter in quel momento si stava girando i pollici, guardando il soffitta, pensando al figlio e alla moglie disgraziata. Questa, intanto stava piangendo con le mani tra i capelli e il piccolo Peter aveva finito il minestrone, e aveva ripreso lo studio.
<< Mamma, ho finito la brodaglia >>, disse il bambino dalla sua camera.
<< Arrivo >>, disse la madre, tra un singhiozzo e l'altro.
Quindi la mamma salì al primo piano ed andò verso la stanza del fanciullo demoniaco, che aveva posato a terra la scodella.
<< Ciao Peter >>, disse Alice << che ne diresti di dire un " mamma ti voglio bene", eh? Da tanto tempo non dici a mamma cose così, perché, Peter, perché? >>.
Il bambino intanto la guardava con sguardo serioso, e disse: << Mamma, non sono più capace…>>.
Alice allora divenne cupa in viso, aveva le occhiaie scure, gli occhi lucidi, viso bagnato da lacrime, lacrime pesanti e dolenti, non lacrime come tutte le altre.
<< Come? Peter, tu sei mio figlio…>>, disse la madre piangendo. << Tu sei mio figlio! Non puoi trattarmi così! Io sono tua mamma, ti prego…io ti voglio bene, Peter, dammi un bacino sul viso, forza, tu sei  mio figlio…>>.
Allora Alice lo abbracciò forte, piangendo e gemendo, ma il figlio la respinse, e allora il demone arrivò:
<< VAI VIA! >>, disse con voce cupa, forte e paurosa il piccolo Peter.
La madre, scossa dal terrore, se ne andò dalla camera, sbattendo la porta.
<< Che vita orribile! >>, disse fra sé e sé. << Perché  accade tutto questo…Perché? >>.
Il padre stava sentendo tutto dal piano inferiore e allora pianse anche lui, cosa che non faceva da quando non era un fanciullo, ma quando la paura invade le anime, tutti siamo fifoni come bambini.
Il bambino era l'unico che non piangeva, perché non era più un fanciulletto, adesso era un mostro nel corpo di un angioletto, il male nel corpo del bene.
   
 
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