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Autore: kiara_star    01/02/2015    9 recensioni
[Thorki] [Crossdressing] [Ambientazione pre-THOR]
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Esiste un fiore molto raro che si differenzia da ogni altro per una piccola, grande peculiarità: sboccia solo di notte. Ha petali gialli, simili a gocce d'oro, e foglie di un verde con sfumature così singolari che neanche un abile pittore potrebbe mai riprodurre. Nasce sul finire della primavera, così come molti altri fiori ma, nella sua unicità, esso sboccia soltanto sotto la luce della luna, e quando sorgono i primi raggi del mattino appassisce e muore. Per questo suo insolito comportamento si è guadagnato il nome di “Primula della sera.”
[…]
“«Ma come ti viene in mente un'idea simile?!» urlò Thor e si accorse di avere le guance accaldate.
Per la rabbia, per l'offesa, mica per l'imbarazzo!
Loki lo guardava con espressione impassibile, quasi la sua fosse la più normale delle proposte.
Vestirsi da donna? Ma era ridicolo!
Thor non avrebbe mai accettato una simile soluzione."
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Loki, Thor
Note: Movieverse | Avvertimenti: Incest
Capitoli:
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cap4
“Primula della sera”

[ Atto IV ]







L'aria fresca dei giardini fu una carezza più che piacevole sul viso accaldato. Thor camminò lesto, dietro i passi di suo fratello, mentre si allontanavano dalla caotica sala. C'era qualche altro ospite che passeggiava sorseggiando del vino o cercando di abbordare una giovane ancella.
La lunga veste iniziava a essere d'intralcio ed ebbe l'istinto di tirarla su, anche se in quel caso avrebbe messo in mostra due gambe davvero poco femminili, ma era abbastanza buio e forse-
«Aspetta!» disse poi Loki, arrestando il passo mentre guardava alla sua sinistra. Thor non ebbe il tempo di chiedere nulla ché si sentì afferrare un polso e trascinare verso l'ombra di un grande albero.
«Cosa succede?» riuscì finalmente a domandare quando si ritrovò spalle alla corteccia.
Loki continuava a tenere lo sguardo altrove e la fronte corrugata in chissà quali pensieri. Thor, i suoi cercava di tenerli ben chiusi nel luogo più remoto della testa. Non poteva dar loro ascolto altrimenti avrebbe combinato un casino ben più grave della perdita di Mjolnir.
«C'è Thrymr» sospirò poi Loki, e lui si spinse con il capo oltre il tronco per accertarsi delle sue parole.
«Ma dove? Non lo vedo.»
«È sulla terrazza ma smettila di guardare altrimenti si insospettirà.»
Riuscì a scorgere il viso dell'uomo solo un attimo, prima che Loki gli afferrasse poco gentilmente il mento per fargli riportare lo sguardo su di lui.
Thor scacciò subito quelle dita per non abituarsi al loro tocco.
«E adesso? Cosa facciamo: restiamo qui e aspettiamo che vada via?» brontolò cercando di leggere sul volto di suo fratello. Loki prese un lungo respiro e si morse le labbra con avvilimento.
«È l'unica alternativa» gli rispose guardandolo, e Thor non capì perché provasse quel disagio nel trovarsi sotto i suoi occhi. Oh, menzogne... Lo capiva bene, ma non voleva accettarlo. «Se anche facessi un incantesimo per celarci, Thrymr potrebbe accorgersene e allora tutto questo sarebbe stato inutile.» Nel dirlo sfiorò il foulard che stringeva la sua gola e Thor deglutì, sentendolo quasi troppo stretto. «Appena rientra andremo nelle stalle.» Ancora le sue dita sulla stoffa, ancora i suoi occhi di fiamme verdi.
Thor non ne poté più e gli bloccò un polso con presa decisa.
«Smettila» ordinò serio e lo vide sorridere con finta innocenza.
«Di fare cosa, fiorellino?»
«Di giocare.»  Gli lasciò andare il polso e poggiò la nuca contro il tronco con un sospiro stanco. «Smettila di giocare con me, Loki.»
Smettila di confondermi.
Smettila di stordirmi.
Smettila di tentarmi...
Thor non era riuscito più a tenere quell'inquietudine nel petto. Conosceva bene il piacere che suo fratello provava nello stuzzicare e provocare le persone, qualsiasi ne fosse il motivo, e spesso Thor stesso ne era divertito, ma non adesso. Adesso voleva solo che Loki non lo guardasse in quel modo, che non gli facesse sorgere domande e istinti che sarebbero stati soltanto raccapriccianti e immorali.
Il sorriso di Loki sfumò ma quello sguardo restò incatenato nel fondo dei suoi occhi e, allo stesso modo, Thor si sentiva incatenato contro quel tronco umido.
«Credi che sia un gioco?» gli chiese poi, con tono fin troppo serio.
«E cos'altro, allora?!» ribatté lui per non udire, per non vedere oltre. «Cosa volevi dire prima, con quella frase stupida?... Ti diverte tanto che sia conciato così, vero?» C'era rabbia nella sua voce, imbarazzo, vergogna, paura. Ringhiò una domanda dietro l'altra eppure non era in grado di accettare le risposte.
Sperò che Loki non rispondesse ma lo fece, e rispose nel peggior modo possibile. Quella risposta semplicemente lo paralizzò, perché Loki spinse il viso contro il suo, lo schiacciò con il suo corpo e con tutto il suo desiderio, e Thor sentì il respiro smorzarsi nell'avvertire l'eccitazione di suo fratello premere contro di sé.
«È un gioco, Thor?» sospirò poi sulle sue labbra. «Credi che sia ancora un gioco?»
«Loki...» I respiri gli scossero le spalle, bloccati da quella gabbia di stoffa. «Questo è sbagliato. Tutto! Noi–»
«Pensi che non lo sappia, fratello?» Thor sentì le sue dita sfioragli i capelli e la guancia, sentì la fronte posarsi sulla sua, il respiro caldo bruciare la sua bocca. «Ma lo vuoi anche tu.»
Il cuore martellava selvaggio, conscio del baratro da cui si sentiva attratto.
«No, ti sbagli» mentì, non potendo però allontanarsi da lui che sorrise sfiorandogli la bocca rossa con le dita.
«Ti piace» affermò Loki. «Te l'ho letto negli occhi» disse ancora, incastrandolo con forza contro quel tronco. E a Thor sarebbe bastata una semplice spinta per allontanarlo eppure restò lì, sotto il suo peso, sotto i suoi occhi, sotto quelle verità che lo stavano facendo bruciare di vergogna come non mai.
«Io non sono uno sporco ergi» ringhiò con rabbia, percependo il corpo rispondere con propria volontà a tutta quella situazione, senza che potesse impedirlo.
«Oh, non è quello che ho detto» sospirò ancora Loki, stavolta sfiorando la bocca con la sua. E gli occhi di Thor automaticamente si chiusero.
«Perché mi stai facendo questo?» chiese inerme, vinto da quelle assurde pulsioni, mentre afferrava i fianchi di suo fratello per tenerli contro i suoi. Nel buio delle sue palpebre sentì le labbra di Loki baciargli una guancia e scendere lentamente fino al mento, sentì la sua lingua inumidirlo e non trattenne un gemito.
«Perché lo stai facendo tu a me, Thor?»

A quella calda accusa schiuse la bocca finché non trovò quella di Loki. E si lasciò cadere.



*



Ciò che aveva desiderato, quella brama assurda che lo aveva soffocato, era adesso esplosa come un incendio, e Loki baciò quella bocca come se ne andasse della sua stessa vita.
Affondò le dita fra i capelli biondi mentre avvertiva le mani di suo fratello stringere i suoi fianchi con forza tale da lasciargli neri lividi.
Gemette contro quelle labbra morbide e calde, godendo di un bacio ruvido e virile come non ne aveva mai dati o ricevuti. Perché Thor era tempesta in tutto e, per Hel, avrebbe voluto essere flagellato da quell'impeto.
Avrebbe voluto alzare quella gonna e portare una mano fra le sue cosce per sentirlo ansimare disperato nella sua bocca; avrebbe voluto spingerlo in ginocchio e sentire quelle labbra rosse che lo stavano divorando, strappargli via ogni decenza e pudore.
Si ritrovò a riprendere fiato, vittima di quelle fantasie e di quel forte desiderio.
Anche Thor respirò con affanno contro di lui. «Cosa stiamo facendo, Loki?» gli chiese con occhi così lucidi e neri che Loki non seppe non baciarlo ancora e poi ancora.
«Non lo so» rispose, e di nuovo un bacio. «Non lo so, Thor.»
«È sbagliato...»
«Sì, lo è.»
Ma nessuno dei due riuscì a tirarsi indietro.
In quel momento aveva dimenticato il dove fossero, il perché fossero lì; Loki aveva dimenticato che la persona che stava baciando con passione era il suo stesso fratello, con il quale era nato e cresciuto, con il quale aveva condiviso giochi e rimproveri, sbagli e conquiste.
È Thor... è mio fratello. Cosa sto facendo?
Fu una frustata dritta alla schiena.
Si allontanò dalle sue labbra e cercò di recuperare il respiro mentre Thor lo guardava con il riflesso della sua stessa paura e inquietudine, con il rosso che ormai si era sciolto in un tiepido rosa e che aveva macchiato anche il contorno della sua bocca. Loki sapeva di essere nella stessa condizione e si pulì le labbra con le dita.
«Dobbiamo recuperare Mjolnir» affermò, provando a mettere da parte ogni altra emozione.
Thor lo guardò incerto qualche attimo e poi annuì. «Hai ragione» rispose con un sospiro, lasciando andare i suoi fianchi e pulendosi a propria volta le labbra con il dorso della mano, senza però riuscire a mandare totalmente via la tinta, la quale lasciò un debole alone rossastro sul contorno della sua bocca.
E Loki la rivoleva, voleva sentirla ancora ma...
No, era sbagliato.
È sbagliato!
...
Thrymr intanto non era più sulla terrazza.
Era il momento.
Non c'era più tempo per altro, non doveva esserci altro.
«Andiamo» ordinò senza voltarsi, prendendo la via per le stalle e sentendo i passi di Thor dietro di sé.



*



Mjolnir era lì, sepolto dalla paglia, e Thor lo afferrò senza esitare. Lo sollevò come sempre, privo di sforzi, e guardò la testa ferrata non sentendo il sollievo che avrebbe dovuto.
Lo avevano recuperato, la missione era andata a buon fine. Non restava che tornare a palazzo e rimetterlo sul suo piedistallo.
Nessuno avrebbe saputo, né Odino né alcun altro, e Thrymr avrebbe dovuto tacere per sempre la sua colpa.
Potevano far finta che quel giorno non fosse mai esistito.
Ma come poteva?
Come poteva Thor dimenticare ciò che era accaduto? Come poteva dimenticare di aver desiderato e baciato il proprio fratello senza decenza?
Come poteva dimenticare quella passione?
Sarebbe anch'essa sopravvissuta all'alba o sarebbe sfiorita come quel raro fiore?
«La carrozza ci aspetta.»
Loki attendeva all'entrata della stalla, con una maschera di controllo sul viso che Thor invidiava.
Annuì e lo seguì stringendo l'elsa della sua arma, chiedendosi se era ancora degno di poterla impugnare.



*



Durante il viaggio in carrozza nessuno parlò.
Loki guardò la piccola finestra, Thor tenne gli occhi fissi sul suo martello, ma di tanto in tanto li percepiva su di sè.
Non si voltò mai.
Tacque, represse. Inghiottì.

Arrivati a palazzo si diressero alla Sala delle Reliquie e bastò un piccolo incantesimo per distrarre le guardie e permettere a Thor di rimettere al proprio posto Mjolnir.
Quando lo vide risalire le scale a mani vuote, seppe che erano riusciti nel loro intento.
Adesso si doveva solo dimenticare.



*



Camminarono nel corridoio. Passi pesanti ma lenti. Camminarono ognuno diretto alla propria stanza che distanziava dall'altra di pochi metri.
Loki fu il primo a stringere la maniglia e Thor sentì la voglia di chiamarlo salire in gola.
«Loki?» sospirò, e suo fratello impiegò qualche attimo prima di voltarsi. I suoi occhi non parevano guardarlo davvero. «Grazie» disse Thor per dovere. In realtà voleva chiedergli altro, voleva chiedergli come avrebbe dovuto sentirsi l'indomani, se avrebbero dovuto riparlare di quanto successo, se sarebbe mai accaduto ancora, se...
Se...
Se...
«Buona notte, fratello.» E con quel freddo saluto Loki lo congedò ed entrò nelle sue stanze chiudendo la porta.
Thor guardò il legno intarsiato, la maniglia d'oro.
Voleva bussare. Voleva chiamarlo ancora.
Invece prese il passo verso la sua camera, vi entrò e lasciò andare un sospiro.
Nei suoi occhi rivedeva le lumiere della carrozza, risentiva la musica del ballo, e poi le mani di Loki, i suoi occhi, le sue labbra, il suo corpo, il suo desiderio.
Si sentì soffocare.
Tossì più volte e tirò via quel foulard.
Afferrò il fermaglio che teneva fra i capelli e lo lanciò lontano, senza badare a dove cadesse.
Voleva levarsi quella roba di dosso e dalla faccia. Voleva fare un bagno per togliersi quel profumo, voleva raschiare via dalla pelle quei brividi, quelle sensazioni. Voleva strapparsi quella stessa pelle calda che lo faceva vergognare di se stesso.
Afferrò con difficoltà i nastri del vestito e letteralmente lì strappò con forza, sentendo i polmoni gonfiarsi quando l'abito cadde a terra.
Si accarezzò l'addome e poi il petto, rabbrividendo per quelle memorie ancora vivide.
Calciò via i sandali e la stoffa e sciolse i capelli.
Camminò verso il bagno, pronto a riempiere la grande vasca, quando i suoi occhi incrociarono quelli del suo riflesso.
Un conato gli salì dallo stomaco.
Si avvicinò al canterano poggiandovi una mano mentre l'altra sfiorava il viso.
Era nudo, con i capelli scompigliati, gli occhi sbavati di nero. Le labbra ancora macchiate di rosso, pallido e sporco, come la bocca di una volgare cortigiana.
Si toccò quella bocca e gli occhi si inumidirono di rabbia.
Chi era il ragazzo che stava guardando? Chi era quel ragazzo che stava tremando spaventato, che si stava trattenendo per non far scivolare lacrime nere sulle guance, che si toccava le labbra desiderando che fossero le dita di qualcun altro a farlo?
Dov'era il guerriero feroce? Dov'era lo scapestrato figlio di Odino sempre troppo avventato?
Dov'era il principe che avrebbe dovuto proteggere e guidare il proprio fratello invece di lasciarsi vincere da squallidi istinti?
Dov'era Thor adesso?
Non riusciva a trovarlo in quel riflesso, non sapeva se sarebbe mai più riuscito a trovarlo.



*



Il letto era freddo eppure Loki sentiva caldo.
Calciò via il lenzuolo ma non servì. Sfilò la maglia e la gettò lontano ma neanche questo fu di aiuto.
Aprì le palpebre nelle ombre della stanza. Non era riuscito a prendere sonno, chissà se vi sarebbe riuscito.
Si passò una mano sul viso e prese un profondo respiro.
Lui era sempre lì, nel fondo dei suoi occhi, dentro le sue orecchie, sulla sua pelle.
Thor era lì, con il suo calore e i suoi gemiti, con il suo profumo e la sua irruenza.
Loki non sapeva mandarlo via.
Si girò su un fianco serrando le palpebre.
Le labbra rosse, l'azzurro sciolto dei suoi occhi, l'oro dei capelli... quelle mani sui fianchi.
Quando si era spogliato li aveva visti: piccoli lividi violacei, proprio dove le sue dita lo avevano tenuto stretto.
E Loki si era chiesto se anche le sue cosce avrebbero lasciato gli stessi segni, se Thor le avesse legate con forza attorno al suo bacino.
Sentì una spinta al ventre e trattenne a stento un gemito.
Non sono uno sporco ergi.
Risentì la sua voce ma risentì anche il suo ansimare contro la bocca.
Oh, era una melodia quel suono rauco e caldo. Loki avrebbe potuto trascorrere la vita a udirlo, a udire Thor gemere contro di lui, sotto di lui.
Si tirò a sedere, respirando a fatica, e si asciugò il sudore sulla fronte, sul collo. Il suo petto era madido e così le braccia e la schiena.
Scese dal letto e si diresse alla balconata. L'aprì e si lasciò schiaffeggiare dal fresco della notte.
Asgard dormiva, ignara dello scandalo con cui avrebbero potuto coprirla i suoi principi.
Se Asgard avesse saputo. Se Odino, loro padre, avesse saputo. Se Frigga avesse mai saputo...
Ti piace, te l'ho letto negli occhi.
Si appoggiò alla balaustra e nascose il viso fra le braccia.
Perché mi stai facendo questo?
...
È sbagliato.
Sì, lo è.”
«Allora perché lo voglio così tanto?» si chiese in solitudine, appesantito da colpa e desiderio. «Perché ti voglio così tanto, fratello?»
Ma la notte non ebbe per lui alcuna risposta.



*



Il sonno lo aveva colto solo alle prime luci dell'alba.
Thor si era risvegliato e per un solo istante si era chiesto se il tutto non fosse stato solo un sogno. Poi aveva sentito il viso liscio sotto le dita, poi aveva ritrovato quel vestito gettato a terra.
Si era lavato e aveva indossato i suoi abiti da allenamento. Aveva anche legato tutti i capelli in una coda, sebbene qualcuno fosse sfuggito via.
Non voleva sentirli sulle spalle, non voleva sentire niente che gli ricordasse quella notte precedente.
Si lavò il viso ancora una volta, prima di lasciare le sue stanze, e si guardò allo specchio per cercare qualche residuo di quella maschera.
Non vedeva nulla. Era lui, era il ragazzo che aveva sempre visto in quello specchio.
Bugiardo, pensò, non sei più lo stesso.
Ignorò la voce dei suoi pensieri e si diresse verso la sala dove i suoi genitori lo stavano attendendo per la colazione, dove forse anche Loki era già seduto.
Sperò che non fosse così, che per una volta suo fratello scendesse in ritardo così da non doverlo incrociare, ma quando entrò nella sala scorse i suoi capelli neri e il suo viso impassibile, quasi rilassato. Ma non incrociò i suoi occhi.
Il cuore batté un po' più forte.
«Figliolo, se tardavi ancora avremmo potuto direttamente pranzare.» Suo padre lo riprese per il ritardo e Thor si scusò prendendo posto.
«Odino, non essere il solito pedante» disse sua madre. «Sono giovani. È normale che amino dormire fino a tardi.» Frigga li difendeva sempre, quanto poteva. Frigga li amava come nessun'altra madre avrebbe potuto.
Thor aveva sempre dato per scontato questo suo aspetto ma adesso, incapace di tenere lo sguardo sul viso di sua madre, si chiese se, alla luce della verità, avrebbero ancora potuto ricevere la sua comprensione. Frigga avrebbe mai perdonato ciò che avevano fatto? Li avrebbe ancora giustificati e protetti?
Li avrebbe ancora amati?
La risposta era così assordante che non serviva neanche che qualcuno la pronunciasse.
«Mia cara, vorrei ricordarti che Loki si è unito a noi in un orario consono.» Su quella frase di Odino, Thor d'istinto sollevò gli occhi su suo fratello che sedeva fronte a lui, ma Loki continuò a sorseggiare il suo infuso senza battere ciglio.
«Non vorrai farne una questione di Stato adesso?»
«Ti sto solo facendo notare che non tutti i nostri figli sono dei dormiglioni.»
«E per mia fortuna nessuno di loro è un pignolo come il padre.»
«Pignolo? Da quando sarei pignolo?»
E mentre Odino e Frigga battibeccavano con un'antica e solida complicità, Thor restò a guardare il viso pallido di suo fratello, aspettando che sollevasse lo sguardo nel suo, per vedere cosa vi avrebbe trovato.
Loki non lo fece; terminato di bere, si alzò e chiese cortesemente di poter lasciare il tavolo. Odino gli diede il permesso e il giovane principe prese l'uscita senza voltarsi indietro.
Come ci riusciva? Come poteva avere un simile autocontrollo?
Davvero per lui era tutto dimenticato?
Se era così, allora perché non lo aveva guardato neanche una volta?
Mandò giù un po' di pane e un sorso di infuso, ormai tiepido, e lasciò anche lui la sala.
Voleva solo andare all'arena e scaricare ogni inquietudine, voleva stressare e piegare quel corpo finché non fosse tornato quello di un tempo; un corpo che non avrebbe tremato sotto una carezza di suo fratello.



*



Loki ne era stato convinto: quando avrebbe rivisto Thor l'indomani, non avrebbe più ritrovato quell'emozione.
Era stata solo una fantasia che la sua mente aveva corteggiato e infine conquistato. Come quella primula sarebbe morta alla luce del sole, così Thor sarebbe tornato a essere solo il suo semplice fratello.
Era stato quel vestito, quel trucco, quel segreto... sì, era stata quella cornice a guidare le sue azioni, non altro.
Quando avrebbe rivisto Thor tornare a essere Thor, niente di quella notte sarebbe sopravvissuto.
Ma poi l'aveva visto entrare nella sala e quella convinzione si era frantumata come ghiaccio stretto nella mano.
Il vestito non c'era più, quel profumo femminile neanche. Il suo viso pulito e nudo aveva preso il posto della maschera che lui stesso aveva dipinto. I suoi capelli, completamente tirati indietro, non avevano più sottili trecce o fermagli di smeraldo, eppure il desiderio che aveva provato quando si era seduto di fronte a lui era stato senza eguali.
Si era violentato per non guardarlo, si era imposto di soffocare quell'istinto perché era un'offesa che i suoi genitori non avrebbero meritato.
Era poi letteralmente fuggito, trovando rifugio nella sua amata biblioteca.
Ma il silenzio che all'inizio era sembrato un caldo asilo, si era invece rivelato il peggiore delle compagnie perché aveva fatto risuonare sempre più forte nella sua testa ognuna di quelle voci che aveva creduto di aver sepolto nella notte.
Aveva chiuso il libro con un gesto di stizza, facendo voltare qualche paggio intento a riordinare gli scaffali.
Passandosi una mano fra i capelli, aveva compreso che non avrebbe mai trovato pace da nessuna parte se prima non avesse fatto ordine fra i suoi pensieri e fra le sue emozioni.
Abbandonata la biblioteca aveva passeggiato senza meta, facendosi guidare prima dalle ali di qualche libellula, poi dal profumo dei fiori, finché non aveva udito una voce che lo aveva attratto come una falena veniva attratta dalla fiamma.
Da dietro piccoli arbusti che però potevano celare la sua presenza, Loki aveva visto Thor a qualche decina di metri, in compagnia dei suoi fedeli compagni.
«Coraggio, Fandral!» incitava Volstagg. «Non vorrai farti battere anche stavolta?!»
E Thor sorrideva, con il sole a luccicare sul suo corpo, mentre fronteggiava l'amico avversario.
Fandral aveva attaccato a mani nude fra le esortazioni dei compagni, ma tutto ciò che Loki riusciva a recepire erano i movimenti di Thor.
Quante volte lo aveva veduto lottare? Anche troppe, ma adesso era come se un velo fosse caduto dai suoi occhi e solo ora Loki vedeva ciò che Asgard aveva sempre visto: la bellezza e la magnificenza di Thor, la sua insospettata grazia, la sua eleganza, quasi fosse più una danza che un combattimento.
Vedeva le gocce di sudore scivolare sulla sua schiena nuda, i capelli liberarsi dal nastro a ogni movimento e sferzare l'aria come lame d'oro, vedeva il sorriso di sfida dipinto fra quelle labbra.
Le sue labbra... nessun altro avrebbe mai dovuto rivendicarle.
Strinse un piccolo ramo fino a spezzarlo di netto nel palmo.
Nessuno avrebbe più potuto rivendicare Thor, non adesso che Loki aveva finalmente udito le risposte che aveva invocato in quella lunga notte, non adesso che aveva compreso e accettato la loro follia.
La primula sarebbe sbocciata ancora e non ci sarebbe stato alcun raggio di sole a troncarne la vita.



*



Thor rientrò a sera. Aveva pranzato e cenato in compagnia di Fandral e degli altri compagni.
Si era divertito, avevano lottato e riso, avevano scherzato e bevuto, e tutto sembrava essere tornato alla sua normalità.
Si sentiva quasi più leggero mentre rientrava nelle sue camere, pronto per un bagno e una bella dormita.
Non aveva incrociato Loki per tutto il giorno ma forse era un bene. Un po' di distanza poteva essere la giusta cura, qualche giorno di distacco forse sarebbe bastato a rimettere le cose al giusto posto. Thor voleva crederci, doveva crederci, perché l'alternativa era inaccettabile.
Non avrebbe mai accettato di perdere suo fratello se anche questo avesse voluto dire soffocare nel fondo dell'anima quei nuovi sentimenti. Se doveva fingere di aver dimenticato, se doveva mentire e indossare una maschera, lo avrebbe fatto senza esitazioni.
Una vita mendace al suo fianco era preferibile a qualsiasi onesta solitudine.
Si liberò degli indumenti logori e si lasciò cadere nella grande vasca che il paggio gli aveva fatto trovare riempita e profumata, stavolta con essenze che lo aggradavano.
Guardò la mano umida e la portò al naso, ispirò a fondo il profumo cercando di ricordare quello che aveva indossato la sera prima.
Era una cosa così sciocca, così patetica.
Un pensiero dopo l'altro, un ricordo dopo l'altro si accavallò, e quel bagno non fu così rilassante come aveva creduto.
La spensieratezza, che si era illuso di trovare, era sfumata quando era sfumata la compagnia e Thor, solo con se stesso, sentì pesare sulle spalle il suo stesso cuore.
Uscì dalla vasca avvilito e rattristato per quella consapevolezza. Si avvolse in un telo morbido e tornò nelle sue camere a capo chino quando qualcosa attirò la sua attenzione. No, non qualcosa ma qualcuno.
«Loki?» La sua voce tremò nella gola e poi sulla lingua mentre guardava suo fratello poggiato contro il muro con le braccia incrociate. «Come sei entrato? Non ti ho udito varcare la porta.»
«Come vedi io ti ho aspettato fuori dal tuo bagno» disse poi Loki, ignorando le sue domande. Un sorriso sulle labbra. «Questa, Thor, si chiama decenza.»
Frastornato com'era dalla sua presenza, Thor non riuscì neanche a percepire l'ironia della frase, in ovvio riferimento a ciò che era accaduto quel pomeriggio nel bagno di Loki, perché altre memorie presero a sorgere una dietro l'altra.
«Cosa ci fai qui?» chiese cercando stavolta di tenere la voce ferma. Parve riuscirci.
Loki prima lo guardò in silenzio, ancora poggiato contro la parete, poi sciolse le braccia e gli si avvicinò.
«Vuoi che me ne vada?» gli chiese a sua volta con un tono di voce che Thor aveva già udito e che all'istante gli fece salire il cuore in gola.
«No, certo che no.» Tentò di sorridere. «È solo che mi sorprende vederti qui dal momento che mi era parso di capire che preferivi evitarmi dopo...» Era difficile anche solo dirlo ma dagli occhi di Loki capì che voleva che continuasse. «Beh, dopo quello che è successo ieri.»
Il viso arse e Thor fu grato di avere ancora il corpo bagnato d'acqua fresca.
Loki annuì e abbassò lo sguardo quasi a cercare le parole, ma quando lo risollevò la luce che brillava nei suoi occhi disse più di qualunque discorso.
«Ti ho portato un regalo» affermò poi con un sorriso obliquo, e solo allora Thor si accorse che stringeva qualcosa nella mano.
Aggrottò la fronte senza capire ma, quando Loki aprì le dita e gli mostrò il palmo, quasi ebbe l'istinto di fare un passo indietro.
«Cosa significa?» chiese adesso più indispettito che altro, guardando la tinta rossa racchiusa nel piccolo cofanetto.
Loki fece ancora qualche passo, avvicinando la mano al suo viso.
«Voglio che tu la metta sulle labbra.»
La sua richiesta era sconcertante e Thor per un attimo pensò che fosse solo un modo per sdrammatizzare su quanto accaduto ma sul viso di suo fratello non vi era gioco o scherzo, ma una serietà che quasi incuteva timore.
«Stai scherzando, vero?» ringhiò a quel punto. «Come ti salta in mente di»
«Mettila.» Stavolta era un ordine, e stavolta Thor davvero si infuriò. Gli afferrò quel polso e Loki chiuse la mano per non far cadere la tinta.
«Te lo dirò una volta soltanto, Loki: non mettermi alla prova» lo minacciò ma Loki non accusò assolutamente l'intimidazione. Anzi, sorrise e gli si avvicinò di più.
«È quello che vuoi, Thor» affermò con un fiato.
«Taci!» ringhiò ancora lui, stringendo più forte le dita attorno al suo polso. «Cosa ti prende? Pensavo fosse chiaro che quello che è successo non deve ripetersi. Niente deve ripetersi.»
Ma neanche stavolta la sua fermezza lo piegò.
«E perché non dovrebbe?» gli chiese allora Loki, senza più sorrisi, con una determinazione che faceva impallidire la sua. «Lo vuoi tu, lo voglio io... cosa c'è di sbagliato?»
«E lo chiedi anche?» Gli lasciò andare il braccio e lo spinse via. Non credeva a ciò che stava udendo, non voleva crederci, non voleva che quella pazzia durasse ancora una notte, avrebbe finito con il cederle e questo Thor non poteva permetterlo. «Noi siamo due uomini, Loki, e per di più siamo fratelli! È tutto sbagliato!» ribadì con la voce sempre più malferma per l'impeto e l'agitazione.
«Nessuno verrà mai a saperlo» insistette Loki.
«Ma lo sapremo noi e...» Lottò per non far crollare la sua dignità mentre guardava il viso di suo fratello supplicandolo di smetterla. «Come potremmo anche solo guardarci in faccia? Come potremmo...»
Le parole si persero per strada e Thor gli diede le spalle per passarsi una mano sul viso, per cancellare ogni riflesso di codardia e paura che quasi lo disgustava più di qualsiasi altro sentimento.
Poi avvertì le braccia di Loki avvolgerlo, il suo mento posarsi sulla sua spalla, i capelli solleticargli la guancia. La sua mano nuovamente sotto i suoi occhi e così il rosso sangue della tinta.
Thor deglutì, sentendosi cadere sulle proprie gambe, e quasi inconsciamente si poggiò con le spalle contro il petto di suo fratello.
«Ieri mi hai chiesto cosa stessimo facendo ma sai, Thor, ho capito che ciò che importa non è il cosa, ma il chi» sospirò Loki, con una dolcezza che semplicemente lo annientava. «Siamo io e te, sempre e comunque... solo io e te, fratello.»
Thor teneva lo sguardo su quella tinta rossa, rossa come il peggiore dei peccati e altrettanto affascinante. Ogni istinto che gli urlava di stare in guardia, di non cadere in quella perversione, diveniva sempre più lontano, più labile, mentre quella fame cresceva cieca e sorda a ogni morale.
«Tu non tradirai mai me, Thor, io non tradirò mai te. Sarà un segreto, il nostro segreto.» Loki gli baciò la spalla e Thor respirò profondamente nel sentire le sue labbra contro la pelle.
«Il nostro segreto...» ripeté, come fosse privato di un libero arbitrio, sempre più attratto da quel rosso che splendeva nel palmo pallido di Loki.
«Il nostro segreto, fratello.»
Non seppe cosa guidò la sua mano, se la rassicurazione che sorreggeva le parole di Loki, se la sua vicinanza, se la semplice brama del suo corpo. Thor non seppe cosa lo spinse ad allungare le dita e raccogliere quel piccolo cofanetto, cosa lo spinse a poggiare l'indice sulla superficie cremosa, cosa lo spinse a portarlo alla bocca e tingerla con lentezza.
Il profumo dolce e la morbidezza della tinta si posarono sulle sue labbra prima che si voltasse verso suo fratello con il cuore in subbuglio.
Loki gli sorrideva, intensamente, con una sensualità che sapeva di possedere solo lui.
E fu così che lo baciò, sentendo le dita sottili infilarsi fra i suoi capelli bagnati, sentendo quella bocca fondersi con la propria mentre Loki lo faceva crollare come quella sera prima contro l'umido tronco di un albero.
Lo fece crollare anche la notte seguente e quello dopo ancora, in modi che Thor non credeva possibili.
Una notte dopo l'altra, e non poté più farne a meno.





[ Atto V ]



Giacevano nel letto, stanchi e appagati. Thor riposava, con la guancia premuta contro il cuscino e una mano sul suo petto.
Loki gli accarezzava le dita e le portava alle labbra per baciarne una per volta.
Amava ognuna di quelle dita, amava ogni singolo lembo di pelle, amava quel corpo che si contorceva disperato sotto di lui e che sapeva possederlo con eguale passione.
Ogni notte Thor si perdeva fra le sue braccia, in quel loro segreto, e ogni mattina fingeva che nulla fosse successo e tornava alla sua apparente vita perfetta.
E poi la notte scendeva ancora.
Loki amava quella sua ingenuità, quella sua capacità di sdoppiarsi e donare solo a lui quella metà indecente e perversa.
Dalla balconata filtravano i raggi rossastri dell'aurora.
Sempre troppo presto...
Ma se anche il sole fosse sorto ogni mattina, allo stesso sarebbe calata la notte, e la sua primula sarebbe sbocciata meravigliosa solo per appagarlo.
Per adesso Loki si faceva bastare quella metà ma quando un dì avrebbe desiderato possederlo tutto, per bisogno o capriccio, allora lo avrebbe fatto. Avrebbe ucciso il giorno e fatto calare una notte eterna su Asgard, una notte eterna su ogni altro regno.
Guardò quel sole invidioso divenire più forte. Sibilò fra i denti un piccolo incantesimo e le tende si chiusero, coprendo ogni raggio.
Sorrise.
Come se la luce potesse mai vincere.











***




I took the stars from my eyes and then I made a map
And knew that somehow I could find my way back
Then I heard your heartbeating, you were in the darkness too
So I stayed in the darkness with you

[Florence & the Machine - Cosmic Love]




  
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