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Autore: Artemide12    01/02/2015    6 recensioni
«Lo so. Dispiace anche a me. Ma non posso perdonarti Pai.
Sei mio fratello, ma anche il mio assassino.»
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pai Ikisatashi, Purin Fon/Paddy, Taruto Ikisatashi/Tart
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'After and Before'
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Non voglio diventare come te



Distoglie lo sguardo dallo schermo olografico. La sua concentrazione scema velocemente ora che ha innescato il pilota automatico e non deve più prestare attenzione alla guida.
Si guarda intorno.
Dov'è finito suo fratello?
Si alza e lascia la sala comandi.
Il resto dell'astronave è buio, devono risparmiare energia. La temperatura ha cominciato ad abbassarsi e dovrà continuare a scendere se vogliono riadattarsi al gelo del loro pianeta. Si incupisce. Nessuno ha mai considerato quel posto così ostile come proprio. È sempre stata solo una gabbia da cui aspettavano il momento giusto per uscire. Il luogo di un esilio che, seppur lungo, prima o poi sarebbe finito.
Cosa si dirà del loro fallimento?
Potrà mai una semplice acqua-cristallo migliorare le loro condizioni?
Sente dei movimenti in una camera e entra senza bussare.
L'ambiente è rischiarato solo da un unico, instabile, fascio di bluastro proveniente da una striscia luminosa sulla parete.
Tart è chino sul suo piccolo zaino e ne sta controllando il contenuto. Da come respira si capisce che ha pianto. Non si è ancora accorto della sua presenza.
«Che stai facendo?» gli chiede quasi subito, senza curarsi del tono forse troppo autoritario della propria voce.
Tart trasale. Le sue spalle tremano visibilmente e le sue mani si chiudono a pugno prima che si giri.
«Lasciami stare Pai.»
«Che stai facendo?» ripete lui, esattamente come prima, come se lo stesse chiedendo per la prima volta.
Tart gli rivolge uno sguardo ferito.
«Raccolgo le mie cose.»
«A che scopo?»
Tart rimane immobile e in silenzio per alcuni secondi. Ha gli occhi rossi e gonfi, ma la sua espressione è ferma, le labbra premute tra loro fino a diventare bianche. I pugni sono rigidi, ma il tremolio dei polsi tradisce ancora la sua agitazione. Pai si rende conto che quella che vede potrebbe essere rabbia e non dolore.
Apre la bocca per ripetere la domanda, ma il fratello non gliene lascia il tempo.
«Non voglio tornare sul nostro pianeta con voi.»
«Tutti vorremmo poter rimanere sulla Terra, ma dobbiamo...»
«Forse non mi sono spiegato. Non voglio tornare sul nostro pianeta con te.» quelle ultime due parole, pronunciate con tanta enfasi, sono una lama nello stomaco.
«Come?» fa Pai e la sua espressione perde parte del proprio controllo.
«Mi hai sentito.» replica Tart «Non voglio. Non voglio più vivere con qualcuno che mi ha ucciso.» l'accusa nelle sue parole non è neanche lontanamente velata. Pai rabbrividisce. Vede in Tart la forte emotività di Ghish, la schiettezza di tutti e tre e allo stesso tempo una determinazione fredda e irremovibile che credeva essere solo sua. È cresciuto così tanto nel giro di poche ore? Oppure lo ha fatto da quando sono arrivati, solo che lui è stato sempre troppo occupato per rendersene conto?
«Tart...»
«Non provarci.» lo interrompe di nuovo «Non provare ad inventare scuse, non ne voglio sentire e non cambierebbero i fatti. Tu mi hai ucciso! Sei mio fratello maggiore, quello a cui io e Ghish ci siamo sempre affidati da quando i nostri genitori sono morti, quello che dovrebbe essere la nostra guida!» gli occhi si fanno di nuovo lucidi, ma nemmeno una lacrima scende sul suo volto «E invece non ti sei fatto scrupoli, non hai pensato a cosa stavi per fare nemmeno per un attimo. L'ho visto nei tuoi occhi. Tu e la tua dannata razionalità!» si ferma per riprendere fiato.
Pai si sente sprofondare.
«Mi dispiace.» è tutto ciò che riesce a dire e vorrebbe poter infondere più sentimento nelle sue parole, ma non ci riesce. Ha passato troppo tempo ad esercitarsi ad eludere le emozioni.
Le lacrime scompaiono definitivamente dal volto di Tart, così come la rabbia. Ma il vuoto, la neutralità della sua espressione è anche peggio. Pai non può fare a meno di chiedersi se è così che gli altri vedono lui.
«Lo so. Dispiace anche a me. Ma non posso perdonarti Pai. Sei mio fratello, ma anche il mio assassino.»
Pai sa che Tart lo sta ripetendo così tante volte intenzionalmente. Lui farebbe lo stesso.
Tart sembra accorgersene e gli viene di nuovo da piangere.
«Ecco lo vedi!» urla «Io non voglio diventare come te!» si volta e chiude con un movimento disperato lo zaino «E lo diventerò se non me ne vado!» un singhiozzo fa tremare le sue spalle esili «Come potrebbe essere diversamente?» le parole questa volta sono più movimento di labbra che voce «Non voglio.» ripete.
Pai tiene lo sguardo basso.
«Non puoi tornare sulla Terra.»
«Siamo ancora abbastanza vicini.» protesta Tart.
«Non puoi. Non sarebbe giusto.»
«Non lo faccio per il pianeta. Puoi restare tu sulla Terra se vuoi e io tornare sul nostro pianeta, per me non fa differenza. A te la scelta.»
La mente di Pai lavora in fretta e, per una volta, mettere da parte le emozioni è utile e lo fa sembrare emotivo.
«Il mio posto è sul nostro pianeta. Lì posso essere utile.» accenna un sorriso, subito ricacciato indietro «Non ti lascerei tornare se dipendesse da me.»
«Dipende da te!» replica Tart.
Pai sospira, o sbuffa. Si porta una mano alla testa.
«Tart, capisco che tu sia sconvolto, ma non puoi tornare sulla Terra. Dove andrai? E cosa dirò?»
«La verità.» dice il bambino, rispondendo solo all'ultima domanda «Che sono morto. Solo Ghish sa il resto e lui capirà.»
«Come puoi pretendere di voler restare e fare tornare lui?»
«Questo non c'entra niente! Ghish è stato leale a se stesso ed è stato ucciso da Profondo Blu, non da...»
«Va bene!» esclama Pai prima che Tart possa dire "da suo fratello" «Va bene.» ripete, ad un tono più basso «Torna sulla Terra, prendi l'astronave minore, quella con cui abbiamo seguito Ghish di nascosto. Ha quasi finito il carburante, ma basterà fino all'atterraggio.»
Tart rimane a fissarlo, in silenzio.
Una parte di lui è felice. L'altra più ferita che mai. Non può crederci. Pai lo sta lasciando andare. Così. Con una semplice discussione. Come se il problema fosse andare a farsi una passeggiata nonostante piova. Si è preoccupato solo di cosa dirà della sua assenza, non ha approfondito su dove andrà o come farà a cavarsela. Può solo sperare che sia una questione do fiducia, anche se non ci crede.
Si carica lo zaino in spalla con movimenti meccanici. Non sente niente. Non prova niente nei confronti del fratello. E questo lo spaventa.
Si abbracciano quando arriva davanti alla porta, Pai non abituato a dimostrazioni di affetto, Tart non incline a riceverne da lui in questo momento.
«Grazie.» dice con voce atona per farsi lasciare «Vado a salutare Ghish.»

«Sono a casa!» strilla chiudendosi la porta alle spalle. Dei felici “bentornata” si sentono dal piano di sopra e precedono i passi.
Si guarda intorno.
Sul mobile su cui sta posando le sue cose c'è un biglietto.
   "La cena è già pronta, va solo scaldata."
Riconosce la scrittura della maestra dell'asilo di sua sorella. Sorride. Non le sarà mai abbastanza grata.
«Paddy!» esclama felice sua sorella correndo ad abbracciarla.
«Heicha!» la prende in braccio e le fa fare una giravolta. La bambina ride felice. Anche lei è felice. Dopo aver rischiato la vita per salvare il mondo, rivedere i volti dei suoi fratelli, sani e salvi, ignari del pericolo che hanno corso, è semplicemente meraviglioso.
«Paddy! Paddy!» fanno gli altri fratelli.
Aggrotta leggermente le sopracciglia bionde. «Cos'è tutta questa euforia?» chiede «Cosa avete combinato in mia assenza?» comincia a dirigersi verso la cucina.
«È vero che sei una MewMew?»
Si ferma in mezzo al corridoio, come raggelata.
Fissa i suoi fratelli uno per uno e tutti e quattro si zittiscono.
Come fanno a saperlo? Non lo hanno scoperto per tutto questo tempo, cos'è cambiato? Perché proprio ora che Ryan ha detto che non hanno più i loro poteri?
«Come... chi ve l'ha detto?»
Passa in rassegna tutti quelli che potrebbero saperlo. Le altre ragazza erano con lei. Ryan e Kyle non sono mai stati a casa sua. La maestra? Impossibile.
«Colpa mia.» risponde una voce «Ho dovuto raccontare loro qualcosa per intrattenerli.»
Paddy si volta verso le scale.
Sospeso a metà della rampa c'è un ragazzino che conosce fin troppo bene.
«Tart?» esclama «Sei tu?»
Tart alza gli occhi al cielo. «Chi ti aspettavi, cappuccetto rosso?»
La battuta risveglia Paddy. In un attimo posa Heicha a terra.
«Tart!» strilla saltandogli addosso. Atterrano sui gradini, ma per fortuna non si fanno niente.
«Ehi! Sta' ferma, mollami!» protesta lui.
«Che ci fai qui?» chiede Paddy senza lasciarlo andare «Credevo che fossi partito.»
«Sì, lo ero.» Tart tace.
«Ti credevo quando hai detto che saresti tornato, ma non pensavo così presto.»
«Nemmeno io se è per questo.»
Paddy si rialza.
«Bene, spero non ti dispiaccia dormire in un sacco a pelo, almeno per oggi.»
«Ho dormito per mesi sospeso per aria.» le fa notare lui.
«Perfetto! Benvenuto in famiglia allora.» Paddy guarda i fratelli «Chi ha fame?»
«Io!» rispondono tutti in coro, Tart compreso.





_________________________
Salve a tutti,
se siete arrivati fin qui vi ringrazio per aver letto.

Questa One Shot mi girava in tempo da un po', ma non avevo mai avuto il tempo di scriverla. Non ne ho mai trovata una che parlasse dei sentimenti di Tart sull'argomento e la cosa mi ha sorpreso. Persino in guerra essere uccisi dal proprio fratello è qualcosa di traumatico (anche se, certo, i morti non possono certo parlarne, fortunatamente non è il nostro caso). Spero quindi di essere riuscita a rendere bene l'idea.
Spero che recensiate, così potrò sapere che ne pensate.
Sono stata davvero molto combattuta per il titolo da dare e tutt'ora questo non mi soddisfa, quindi se avete idee migliori da propormi sarò felice di leggerle.
Artemide

  
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