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Autore: LysL    02/02/2015    3 recensioni
Gli occhi verdi di Annie lo pregavano, lo supplicavano, gli chiedevano una sola cosa. Amami.
[...]
Annie che lui amava più di se stesso. Infinitamente più di ogni altra cosa.
Amami Finnick. Mi basta questo. Amami. È l’unica cosa che ti chiedo. Amami.
Ti amo, Annie.

Per una volta, un Finnick parecchio insicuro ed una Annie che lo prende per mano e lo guida.
Perché loro si sono donati qualcosa a vicenda.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amami e basta

 
Finnick Odair aveva da poco compiuto ventidue anni. Otto anni erano passati dalla sua vittoria agli Hunger Games. Tre da quando aveva conosciuto Annie. Due e mezzo da quando aveva scoperto di essere innamorato di lei e di essere ricambiato. Due da quando avevano implicitamente deciso di stare insieme.
Non avrebbe quindi dovuto provare quella paura cieca nel guardarla mentre, come una gatta, silenziosa e aggraziata, gli si avvicinava piena di aspettative.
Aveva imparato che Annie era un persona particolare. E no, non solo per quella sua instabilità, anche se sicuramente era parte della sua personalità incostante.
Annie aveva bisogno di cose differenti a seconda della situazione. Si era ritrovato a stringerla tra le braccia, cercando di trasmetterle il suo calore e di calmarla durante le sue crisi, quando niente sembrava poterla tirare fuori da quel mondo che si era costruita e nel quale rimaneva intrappolata. Aveva dovuto imparare a farlo, perché lei ne aveva bisogno e lui non riusciva neanche a concepire l’idea di rimanere fermo a guardarla mentre si distruggeva.
Si era ritrovato a ridere con lei, rilassato, immerso in un’atmosfera di intima complicità che gli era diventata estranea dopo la morte della sua famiglia e che infondeva pace in tutti e due, regalando loro qualche momento di serenità e leggerezza, una parvenza di casa. In quei momenti, Annie era una ragazza normale, con i problemi e i pensieri di una diciannovenne che non ha mai visto la brutalità e la violenza della morte e dell’assassinio.
L’aveva vista guardare il vuoto, ferma ed immobile, e muovere le labbra, come se stesse parlando, ma così velocemente da sembrare che tremassero.
E poi, si era ritrovato a baciarla, leggero e mai invasivo, timoroso di turbarla in qualche modo, di sfiorarle le braccia, e la schiena, allontanandosi di colpo appena l’istinto prepotente di osare di più lo coglieva all’improvviso. Sapeva che lei non lo temeva, che lei voleva andare oltre. Lo sentiva bene, nel modo in cui si aggrappava al suo petto, come volesse a tutti i costi strappargli un bacio più profondo, ma Finnick aveva paura, paura di vedere al suo posto solo un pezzo di carne da soddisfare; gli succedeva sempre, a Capitol.
Ed in quel momento, Finnick aveva paura. Annie, con indosso solo la bianca camicia da notte, gli camminava incontro, muovendosi con grazia. La stoffa chiara e leggera le cadeva addosso, morbida, a celarle le forme armoniose, che tuttavia erano comunque svelate dal frusciare e svolazzare dell’indumento stesso.
Davanti a lui non c’era la ragazza che piangeva con le mani sulle orecchie e gli occhi serrati, non c’era quella che rideva e parlava di cose quotidiane e comuni, né c’era la timida ragazza che lo baciava e cercava in lui un contatto più forte e profondo. In quel momento, Annie era una donna, una donna che voleva prendersi le attenzioni che meritava, e le voleva dall’uomo che amava.
Non si mosse, Finnick, mentre lei gli cingeva il collo con le mani e lo guardava intensamente, quasi volesse chiedergli permesso.
Non parlavano. Nessuno dei due distoglieva lo sguardo. Annie per determinazione, Finnick per paura.
Provò a poggiarle i palmi sui gomiti e a spingerli verso il basso, in un vano tentativo di allontanarla da sé. Ti prego, Annie, non voglio. I suoi occhi gridavano questa frase, congelati e spalancati.
Non sapeva come fare. La desiderava, e dio solo sapeva quanto, ma non era capace di farlo come avrebbe voluto.
Finnick era il dio del sesso, a Capitol. Tutte le donne, e anche qualche uomo, avrebbe dato chissà cosa per passare una notte, una sola, maledetta notte, con lui. Era stato abituato così da quando Snow aveva capito quale grande fonte di guadagno sarebbe stato. Aveva tentato di ribellarsi, ma Snow aveva ucciso la sua famiglia, ed in quel momento aveva capito che l’unica cosa da fare era quella di sfruttare a suo vantaggio quella brutale costrizione.
Ma aveva dovuto pagare un’altra volta, un altro prezzo.
Non c’era certamente amore, in quello, e con il tempo, Finnick aveva disimparato ad amare, e non solo: non aveva mai imparato a trasformare l’amore in gesti per dare piacere alla carne, e non solo allo spirito. Non conosceva cosa volesse dire baciare le labbra di una donna per la pura voglia di farlo, né come si potessero letteralmente bere i gemiti e gli ansiti, non sapeva dimostrare la sua devozione con le carezze.
Annie gli aveva insegnato di nuovo alcune di quelle cose, ma altre gli erano ancora sconosciute, e non sapeva se sarebbe mai stato capace di capire quel semplice e stupendo atto che la gente chiamava “fare l’amore”.
Gli occhi verdi di Annie lo pregavano, lo supplicavano, gli chiedevano una sola cosa. Amami.
Tutto di lei gli urlava di farlo. E Finnick per primo voleva accontentarla, voleva accontentarsi. Perché anche lui non faceva altro che pensare a come sarebbe potuto essere con Annie.
Annie che non aveva la pelle maculata o di qualunque altro strano colore.
Annie che non aveva i capelli sfibrati e mosci per il continuo uso delle parrucche.
Annie che aveva il viso pulito.
Annie che lui amava più di se stesso. Infinitamente più di ogni altra cosa.
Amami Finnick. Mi basta questo. Amami. È l’unica cosa che ti chiedo. Amami.
Ti amo, Annie.
Si sporse verso di lei, e le diede un bacio lieve sulle labbra dischiuse, mentre lasciava scivolare le mani lungo le braccia di Annie, fino alle spalle e scendeva giù lungo la schiena, fino ai fianchi, in una lunga carezza che aveva procurato brividi anche a lui stesso. La sentì sospirare, il suo petto si espanse entrando in contatto con quello tremante di Finnick.
Il sangue gli rimbombava nelle orecchie, lo sentiva scorrere verso il basso ventre, nelle mani che agognavano più pelle da toccare, nelle labbra che si muovevano sempre più veloci ed impetuose su quelle di Annie, in un concerto di schiocchi umidi. Annie aveva un sapore che gli dava alla testa; se gliel’avessero chiesto avrebbe risposto che non sapeva a cosa associarlo, ma era come se riuscisse ad amplificare ogni singolo senso che possedeva. Gli occhi di Annie, anche nella penombra, brillavano come mai, e ogni gemito e sospiro gli echeggiava con un grido nel cervello. Lei era bollente, lo erano le sue labbra e lo era il suo corpo attraverso il tessuto sottile, che era un enorme impedimento di cui liberarsi.
Lasciò la bocca di Annie e si stupì di quando fosse bella, con le guance chiazzate di rosso e le labbra umide che luccicavano alla poca luce che filtrava dall’unica finestra di quella camera.
Annie gli accarezzò il petto coperto dalla maglietta bianca, sospingendo i lembi verso l’altro. Finnick la guardò. Come era diversa. Nessuna, nessuna, aveva mai voluto spogliarlo. Aveva sempre fatto da solo, nel modo più sensuale possibile, prima di strappare i vestiti di dosso a chi gli si trovava davanti.
Annie invece continuava a fargli quella muta richiesta di permesso. E lui acconsentì, alzando le braccia e lasciando che lei facesse quello che per troppo tempo era stato suo esclusivo compito.
Lasciò che la maglietta cadesse sul pavimento, e gli prese il viso tra le mani, per tornare a baciarlo.
Amami.
Adesso anche le sue labbra, con il loro movimento e ritmo, gridavano quella parola.
Amami.
Non fu necessario ripeterlo. Finnick si piegò sulle ginocchia, le mani che scivolarono sui lati del corpo di Annie, strappandole un sospiro.
Inginocchiato di fronte a lei, nudo di ogni difesa, e nudo nel corpo. La guardò dal basso, riconoscendola come la sua unica dea.
Iniziò dalle caviglie, le massaggiò con lentezza, prendendo a risalire lungo i polpacci lisci. La camicia da notte le arrivava alle ginocchia. Poggiò i palmi aperti all’altezza della piega dietro di esse, poi ricominciò la sua ascesa, portando con sé l’indumento, scoprendo mano a mano la pelle delle cosce, le natiche, i fianchi appena pronunciati, l’addome profumato sul quale lasciò un bacio, ed infine il seno, prima che Annie alzasse le braccia, come aveva fatto lui stesso qualche minuto prima, e gli facilitasse il compito di svestirla.
Amami.
Fissava incantato il corpo nudo di Annie, come se fosse la prima donna in assoluto che vedeva. Era minuta, eppure questo non le impediva di essere sensuale. La pelle di lei era bianca ed invitante, il collo magro spiccava tra i folti capelli scuri e le clavicole sporgevamo lievemente, sotto di esse, il seno di Annie, sodo e non eccessivamente abbondante, era per lui un angolo di paradiso.
Amami.
La venerò. Con le mani, con la bocca. Sul collo, sul seno, lungo la mascella e sulle spalle. Riusciva a cogliere ogni fremito ed ogni gemito di piacere, per la prima volta felice di essere lui l’autore di quelle reazioni in una donna, nella sua Annie.
Annie che, mentre lui era occupato a procurarle brividi e sospiri, era riuscita ad abbassargli i boxer.
La prese in braccio e si avvicinò al letto che, al centro della stanza, non poteva essere ignorato.
La depositò con dolcezza, con la schiena contro il materasso. Annie gli passò una mano dietro il collo e gli lasciò una lunga e piacevole carezza lungo la spalla, per poi artigliare i suoi capelli e portarlo più vicino a sé, per potergli baciare e mordere il collo.
Amami.
Annie lo chiese di nuovo, e Finnick le obbedì. La amò, fino in fondo, come mai, fece l’amore con lei, la prima di tante altre volte. E non smise più.
 
Aveva visto Annie mentre, tra le sue braccia, cercava di placare i singhiozzi, e con le mani schiacciate sulle orecchie.
L’aveva vista ridere, serena, in pace con se stessa.
Aveva assistito a tutte le volte in cui fissava un punto in aria e mormorava parole senza senso.
Le aveva regalato dei baci casti e timidi, come le aveva regalato dei baci passionali e impazienti.
E l’aveva amata, come un uomo ama una donna. Le aveva dato entrambe le forme dell’amore. L’aveva amata per il suo spirito, per quello che lei era, l’aveva amata dandole tutto se stesso. E l’aveva amata per il suo corpo, con i brividi e i gemiti, e il dolore delle unghie e dei morsi e il sudore e il calore e i baci umidi e le carezze ogni volta sempre più ardite.
E lei l’aveva amato allo stesso modo, donandogli quel che le era rimasto.

 

 

Note dell’autrice:
Buonasera/Buongiorno a tutti! Grazie per prima cosa a chiunque sia arrivato/a a leggere fin qui.
Spero che vi sia piaciuta questa One Shot, anche perché per me è stata un esperimento: ho provato a muovere i personaggi in un contesto più intimo. Non mi sono dilungata in descrizioni, visto che non sapevo davvero da dove iniziare a mettere mano, e limitandomi ad immaginare il “prima”.
Sempre perché io li amo, e perché dovevano avere più spazio nei libri, come non mi stancherò mai di ripetere!
Ho voluto rappresentare un Finnick molto insicuro, più di Annie per una volta. Ho pensato che per lui l’amore platonico e quello fisico si muovessero su due linee differenti, e che avesse paura di provare a farle incontrare perché nella sua esperienza c’è solo sesso e non amore.
Infatti, è Annie che insegna a Finnick, e gli insegna ad amare completamente.
Spero di essere riuscita a far passare la paura di Finnick di sbagliare qualcosa, e successivamente il suo totale e completo abbandonarsi ad Annie, e dopotutto è anche Annie ad abbandonarsi a lui. Volevo sottolineare che nel loro rapporto non è solo Finnick il fattore consapevole e completo, ma che entrambi hanno qualcosa da donare all’altro, per colmare i vuoti e le ferite.
Non so se siano concetti che si riescano a spiegare in modo chiaro con le parole.
Ah, e se pensate che i personaggi siano OOC (non posso fare a meno di aver sempre paura di storpiarli) non esitate a farmelo notare!
Confido che qualche anima pia decida di farmi sapere cosa ne pensa, anche ne caso che fosse una critica (costruttiva, mi raccomando).
Detto ciò, un bacio a tutti voi e un grazie immenso anche solo per avere letto!
LysL
  
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