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Autore: eli_s    02/02/2015    4 recensioni
Un momento fuori dalle luci accecanti del set...forse qualcosa è davvero rimasto. Ian, Nina e una panchina.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cando penso que te fuches,

negra sombra que me asombras,

ó dos meus cabezales

tornas facéndome mofa.

Cando maxino que es ida,

no mesmo sol te me amostras,

i eres a estrela que brila,

i eres o vento que zoa.

Si cantan, es ti que cantas,

si choran, es ti que choras,

i es o marmurio do río

i es a noite i es a aurora.

En todo estás e ti es todo,

pra min i en min mesma moras,

nin me dexarás nunca,

sombra que sempre me asombras

Negra Sombra-Rosalìa de Castro


Quando penso che tu sia fuggito,

la tua ombra scura mi sorprende

e ritorni ai piedi del mio capezzale

cogliendomi di sorpresa.

Quando immagino che tu te ne sia andato,

ti mostri nel sole stesso,

sei la stella che brilla,

il vento che fischia.

Se cantano sei tu che canti,

se piangono sei tu che piangi,

sei il fremito del fiume,

sei la notte e l’aurora.

Tu sei in tutto e sei tutto per me.

In me dimori. Non lasciarmi mai,

ombra che sempre mi sorprendi.

 

 

A luci spente

 

 

 

 

 

È stata una giornata pesante, piena di emozioni, di fatiche e talvolta anche di incomprensioni.

La mia prima avventura da episode director è volta al termine e con essa le riprese che hanno concluso la puntata 16, siamo già a metà stagione.

 

Ho sempre saputo che siamo un gran cast con una troupe incredibile, ma sedersi dietro la cinepresa, cambiare punto di vista e vedere loro, tutti loro pronti a seguirmi e così immediatamente ricettivi è stato incredibile.

I miei ragazzi sono stati fantastici, Candice cambia continuamente stati d'animo, per non parlare di Kat.

Anche simpatia Wood risponde in modo unico alla telecamera, devo ammetterlo.

 

Mi stiro allungando le braccia e sorrido agli ultimi rimasti che mi salutano complimentandosi per il lavoro svolto e dietro le loro teste individuo una panchina del set della piazza cittadina, dove vado a sedermi un istante. Ho bisogno di un momento per me beandomi del silenzio che si forma piano piano.

 

Penso a quello che mi attenderà stasera, a Nikki, a quello che mi avrà preparato, al bagno caldo che faremo insieme e già sento i miei sensi attivarsi all’idea di passare la notte a scaricare la tensione lavorativa con lei.

Mentre la mia mente fluttua verso il miele della mia relazione, una voce spezza la realtà bloccando quello che si stava agitando nei miei pantaloni e mi fa involontariamente contrarre i muscoli, alzare un sopracciglio e con esso aprire appena un occhio per spiare lei.

 

Nina.

 

È ancora qui; le ho girate proprio con lei le ultime scene e non so definire il potere che esercita sullo schermo.

L’ho sempre saputo e visto, sono sei anni che recitiamo insieme, ma riprenderla, guidarla fino a scoprire che è lei senza volere che conduce la telecamera è stato...beh Nina rende tutto più semplice e allo stesso tempo lo colma di uno spessore e profondità unici.

 

Non è stato facile inquadrarla, entrare in lei e cogliere tutto quello che può dare rimanendo distaccato, non sentendo le mie vene pizzicarmi sotto pelle, non perdendomi tra le sfumature delle sue pozze nere, infinite come la notte.

 

Richiudo gli occhi ripercorrendo la giornata cercando di scacciare questo effetto di confusione che ha su di me. La panchina di metallo accoglie tutta la tensione in attesa di scivolarmi di dosso, ma il pensiero di lei che gironzola nel mio spazio vitale irrigidisce i miei muscoli indolenziti.

 

Sento che saluta qualcuno e regala una risata stanca; mi sono accorto che la sua voce ultimamente è più roca forse per tutti i pianti che io e Damon le abbiamo scatenato.  Poi il tono cala perdendosi nell’aria che si muove facendomi avvertire la sua presenza.

 

Ora si fa più vicina, ha un passo leggero e incerto.

 

E il mio maledetto corpo reagisce al pensiero che stia venendo qui.

Perché proprio non me lo aspetto, sarebbe una piacevole sorpresa.

 

Anche se sono a occhi chiusi, con le gambe allungate e la testa appena reclinata all’indietro in un tentativo fallimentare di rilassarmi, il mio corpo reagisce a lei che non ha ancora fatto nulla se non semplicemente esistere e respirare in un raggio d'azione percepibile dai miei sensi.

 

Apro entrambi gli occhi per incontrare i suoi che si fanno liquidi, si tortura l'orlo delle maniche e capisco che aspetta quasi un mio tacito invito. È ferma in piedi che mi guarda, ha il volto provato dalle ore di lavoro, come tutti, ma è tutto sommato allegra cosa strana quando è con me ultimamente.

 

Mi limito a farmi accarezzare dal velluto marrone dei suoi occhi che scivola sul mio volto, adesso improvvisamente rilassato sotto il tocco del suo sguardo.

 

-Ottimo lavoro Smolder-

 

Si tiene quelle parole tra le labbra da una settimana almeno, non abbiamo mai parlato extra lavoro, ma riconosco quando mi cerca con gli occhi e devia lo sguardo, l’esitazione trattenuta coi denti che mordono la bocca, le mani che scostano i capelli.

Aveva bisogno di trovar il momento per dirmelo e l’ho lasciata fare, limitandomi a guardarla. Come si fa coi bambini quando devono trovare il coraggio di confessarti una cosa.

 

E mi scappa un piccolo sorriso se penso a quanta dolcezza mi trasmette con il suo essere impacciata e i miei occhi si dilatano per accoglierla tutta, prima che mi sfugga come un’ombra al calar del sole.

 

Si avvicina e si sedie, svegliandomi dal torpore in cui mi stavo cullando.

Sento quell’ansia familiare avvolgermi lo stomaco quando il suo corpo mi sfiora e il suo odore punge le narici.

 

Che fai Nina?

 

Non glielo chiedo.

 

Averla intorno tutto il giorno, tutti i giorni non mi ha mai fatto abituate a lei, non l’ha resa quotidiana ne prevedibile.

Gli occhi cerchiati vagano su di lei e la stanchezza abbatte tutto l’astio e il disagio che costantemente innalziamo tra noi, forse questo è uno dei pochi istanti di verità quando non ne puoi più di lottare contro l'altro e ti lasci andare all'indefinibile bene che c'è, sommerso da tutta la sporcizia e le ferite infette.

 

È tesa, ma appena fa aderire la schiena contro la panchina si rilassa scaricando la fatica sul metallo e, in un gesto che mi sorprende e mi strozza un po’ il fiato in gola, appoggia la testa sulla mia spalla mentre le sue palpebre si chiudono.

E sento il peso del suo corpo contro il mio, abbandonata a me in un barlume di fiducia.

 

Ancora quella domanda

Nina che stai facendo? Cosa vuoi farne di me e della mia scarsa dignità?

Ancora le parole che mi muoiono in gola.

 

Non sono sicuro che sia il mio cuore o il suo, un battito incessante prende vita e rimbomba nella mia testa, i suoi capelli solleticano la mia gota sinistra mandando impulsi a ogni cellula del mio corpo estremamente ricettiva al contatto con lei, mentre il calore della pelle della sua fronte si irradia sul mio collo che scotta.

 

Trattengo l’impulso di avvolgerla in un abbraccio, di sfiorarla più di quanto già non faccia per copione e lavoro.

 

E non posso rilassarmi più con lei incastrata perfettamente in me, nell’incavo del mio collo, sotto la carne che mi accende arrivandomi fino dentro.

 

Non è questione del suo odore, del suo calore, non sono tanto i piccoli respiri che si fanno più lenti o il fatto che basterebbe voltare la testa quanto basta per raggiungerla.

 

È il dannato problema che è Nina.

 

Ed è il problema dell’effetto che ha su di me, del fatto che mi manca lei, come colma i miei spazi con piccoli frammenti di sé.

 

Non ci curiamo di nessuno, del buio che scende su di noi, di sguardi curiosi e confusi, del freddo di gennaio che ci punge il naso addensando i respiri mentre un umido che profuma di neve carica l’aria attorno.

Tutto, d’improvviso, sembra nuovo.

 

Un cielo che non ho mai visto, un’aria che non ho mai respirato, un profumo che non ho mai sentito. Perché era davvero troppo tempo che non sentivo la vita infiammarmi il cuore e lo stomaco e mi trovo a distendere i nervi del collo consentendo alla mia guancia di aderire contro i suoi capelli soffici, al mio cuore di aprirsi a lei e agli occhi di chiudersi di nuovo, cullato da qualcosa di molto più concreto di ogni mio pensiero.

 

Restiamo così e per ora ci basta.

 

Ho solo bisogno della certezza che nella mia vita, anche per un solo istante, potrò respirare lei.

 

 

Ciao a tutti.

Breve one shot nata dai recenti rumors che millantavano di un momento di tenerezza tra Ian e Nina durante una pausa dalle riprese, dunque a luci spente.

A presto

Eli

   
 
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