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Autore: EffieSamadhi    03/02/2015    2 recensioni
«Perché mi hai baciato?»
[...] «Quand'ero bambina, chiedevo sempre a mio padre di raccontarmi come aveva conosciuto mia madre. Lui diceva sempre che quando l'aveva baciata per la prima volta aveva sentito il cuore scoppiare di gioia, e la terra sgretolarsi sotto i suoi piedi. Diceva sempre che un bacio della persona che ami dovrebbe farti sentire così, come se fossi in procinto di spiccare il volo verso il paradiso.»

Las Vegas, 1947.
Will, un ragazzo del Tennessee, dopo essere tornato incolume dalla guerra si guadagna da vivere suonando il pianoforte in uno dei tanti club della città del peccato. Ha soltanto venticinque anni quando incontra Margot, una ragazza del New Jersey con una voce tanto soave da incantare gli dei. Si innamorano al primo sguardo, cullandosi nell'illusione che la loro giovinezza li salverà. Ma nessun amore è al sicuro, e presto Will e Margot dovranno fare i conti con la realtà, e fare una scelta che potrebbe cambiare per sempre i loro destini...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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See Emily Play [And you can tell everybody, this is your song]
{Disclaimer | La seguente storia è completamente frutto della mia fantasia, e i personaggi e le vicende in essa descritte appartengono a me. Eventuali plagiatori sono pregati di fare dietro-front e allontanarsi a passi lunghi e ben distesi.}
{Note | La storia è ispirata dalla canzone Always, composta nel 1925 da Irving Berling come regalo di nozze per la moglie, e in seguito reinterpretata da molti celebri artisti, tra cui Frank Sinatra, che ha contribuito a renderla immortale. Di conseguenza, anche il titolo della storia è ispirato alla medesima canzone (è la traduzione del verso Not for just an hour, not for just a day, not for just a year, but always).}






Non per un'ora soltanto,

non per un giorno soltanto,

non per un anno,

ma per sempre






«Ma se Dio t'ha fatto bella come un ramo di ciliegio
tu non puoi amare un tarlo, tu commetti un sacrilegio.
E ogni volta che ti spogli non lo senti il freddo dentro,
quando lui ti paga i conti non lo senti l'imbarazzo del silenzio?»
{Marco Masini | Bella stronza}






Las Vegas, 31 dicembre 1947


    William accende la sigaretta, le lunghe dita da pianista tremanti per il freddo della notte. Ha soltanto venticinque anni, ma si sente più vecchio che mai, perso nell'inverno senza neve tipico del deserto sul quale sorge la città del peccato. Ripensa agli inverni della sua città natale, un piccolo centro immerso nelle immense campagne del Tennessee – lì almeno c'era la neve, di tanto in tanto. Si stringe nelle spalle, aspirando lentamente, e pensa che se anche a Las Vegas ci fosse la neve, forse sarebbe più facile sopportare il dolore, quel morso che gli attanaglia lo stomaco e non lo lascia dormire, quel malessere che lo costringe a fingere il sorriso, giorno dopo giorno, ma che la notte lo infastidisce tanto da averlo portato più volte sull'orlo del pianto.
    William ha venticinque anni, ed è la prima volta che soffre per amore.






Las Vegas, tre giorni prima


    «Questa è l'ultima volta.»
    William sorride, baciandole la spalla. «Lo hai detto anche la volta scorsa. E quella prima. E quella prima ancora.»
    «Questa volta dico sul serio, Will. Quella dell'ultimo dell'anno sarà la mia ultima esibizione al Blue Moon
    «Quindi quello che dicono è vero. Il vecchio Jimmy fa i bagagli e si trasferisce a Los Angeles» sospira lui, sfregandosi il mento non rasato con una mano. «E in valigia mette anche te» aggiunge in tono più sommesso.
    «Sarà la mia grande occasione. Conosce delle persone, in California. Mi farà avere un contratto, inciderò delle canzoni, e...»
    «Dio, Margot, com'è possibile che tu sia così ingenua? Piuttosto di credere ad una sola delle promesse di Jimmy Scott mi sparerei su un piede.»
    «Dimentichi che è stato lui a farmi ottenere l'ingaggio al Blue Moon. Senza il suo aiuto non avrei mai cantato su un palcoscenico» ribatte la ragazza, voltandosi. «Gli devo molto» aggiunge, concentrandosi sulle calze.
    «Sì, certo» borbotta lui, alzandosi dal letto alla ricerca della biancheria.
    «Qual è il problema, Will? Sapevi che tra noi sarebbe finita.»
    «Il problema è che tu non vuoi vedere la realtà, Margot! Jimmy ti sta soltanto usando, e invece di ribellarti tu ringrazi!»
    «Jimmy non mi sta usando, Will. Lui mi ama» replica lei, voltandosi per guardarlo.
    Girato di spalle, le mani come impietrite all'altezza della patta, Will non riesce a reprimere una risata. «Sei davvero convinta che lui ti ami? C'è una sola cosa che Jimmy Scott riesca ad amare, ed è il denaro. Non ha mai amato un solo essere umano dal giorno in cui è venuto al mondo, e di certo non inizierà con te.»
    «Quando saremo a Los Angeles ci sposeremo, così avrai la tua prova.»
    «Sposarvi?» Finalmente Will si volta, incrociando lo sguardo della ragazza. «Siamo in una città che conta più cappelle che semafori, Margot. Se ti avesse davvero voluta sposare, l'avrebbe già fatto.»
    «Da quando sei diventato così cinico?»
    «Da quando tu hai iniziato a credere ad ogni bugia che esce dalla bocca di quel criminale, suppongo.» Will indossa la camicia, abbottonandola lentamente, mentre anche Margot finisce di vestirsi. «Tu non riesci a vederlo, ma lui ti tratta come se fossi una sua proprietà, come se fossi una delle sue stupide automobili, o uno dei suoi club. Lui non ti ama. Non l'ha mai fatto e non lo farà mai. E ti illudi se credi che ti sposerà, una volta che sarete in California. Continuerà a pagare i tuoi conti e a scoparti dopo ogni esibizione finché non scoprirà un'altra ragazza di talento, bellissima, piena di vita, solo più giovane di te. A quel punto ti caccerà via, comincerà ad illudere lei, e a te non rimarrà nulla.»
    Margot abbassa gli occhi, tentando di celare un singhiozzo. «Perché mi fai questo, Will?» sussurra tra le lacrime.
    «Perché io so cosa vuol dire amare qualcuno, Margot» le risponde, senza voltarsi. «Amare qualcuno significa essere pronti a tutto, essere disposti a sacrificare qualunque cosa, persino la vita. Jimmy non farebbe niente di tutto ciò per te.»
    Margot fissa le spalle di Will per un tempo indefinito, cercando il coraggio di tirar fuori quelle parole che sente in gola ormai da settimane. «Perché, tu invece sì?» Will non risponde e non si volta: tiene gli occhi chiusi, cercando di continuare a respirare. «Dammi una ragione, una sola ragione per restare, Will, e io non partirò.» Il ragazzo serra le labbra, sentendosi in trappola: prima di Margot non ha mai saputo cosa fosse l'amore, e sa che con lei potrebbe essere felice – di più, anche lei sarebbe finalmente felice. Ma cosa potrebbe mai offrirle uno come lui, un musicista spiantato che a malapena ha di che vivere per sé? Margot è speciale, una donna stupenda, e non potrebbe mai costringerla a dividere con lui quello squallido monolocale in cui tante volte si sono amati. «Beh, a questo punto direi che è tutto molto chiaro» riprende lei, allacciando il cappotto e prendendo la borsa. «Addio, Will.»





Las Vegas, 31 dicembre 1947


    Lascia cadere il mozzicone sul selciato, soffiando via l'ultima boccata di fumo. Da quando Margot ha varcato la soglia di casa sua, lasciandolo, il mondo gli sembra un posto ancora più buio e freddo. Ripensandoci, a mente fredda, si rende conto di aver commesso un errore: avrebbe dovuto dirle che sì, lui l'ama, e che al contrario di Jimmy lui salterebbe nel fuoco per lei. Avrebbe dovuto inginocchiarsi e pregarla di rimanere, prenderla per mano e trascinarla nella prima cappella disponibile per sposarla, così come sogna di fare dall'istante in cui l'ha sentita cantare. Ma non è stato abbastanza uomo, e ora tutto ciò che gli resta sono i ricordi.






Las Vegas, otto mesi prima


    «Muoviti, Callahan, tra due minuti tocca a voi» lo avverte l'impresario con una pacca sulla spalla.
    «Arrivo» risponde Will, spegnendo la sigaretta nel posacenere e vuotando il bicchiere con un unico sorso. Guarda la ragazza in piedi accanto a lui, tremante di paura: il vestito semplice e i riccioli scuri raccolti sulla nuca le danno l'aria di una scolaretta, tanto che si chiede che cosa abbia convinto il signor Aubrey ad ingaggiarla per quella serata. «Hank, fammene un altro» dice, rivolgendosi al barista, e non appena lo scotch è nel bicchiere bussa alla spalla della ragazza. «Tieni, bevi questo.»
    «Che cos'è?»
    «Coraggio liquido. Schiarisce la gola e fa cantare meglio.»
    «Non posso bere. Non ho ancora ventun anni.»
    Will fa spallucce, appoggiando di nuovo il bicchiere sul bancone. «Come vuoi. Lascia che ti dia un consiglio da amico, però: se vuoi sopravvivere in questo mondo, non rivelare mai a nessuno la tua vera età» aggiunge, strizzandole l'occhio e superandola per andare a sedersi dietro il pianoforte. Sorride quando, con la coda dell'occhio, la vede guardarsi attorno, svuotare d'un fiato il bicchiere, tossendo subito dopo, e poi raggiungere il palcoscenico con il passo leggero di una ballerina.
    «Un attimo di attenzione, gentili ospiti» esordisce il signor Aubrey, attirando su di sé gli sguardi degli avventori. «Questa sera abbiamo una nuova voce, qui al Blue Moon. Viene dal New Jersey, ed è la prima volta che si esibisce in questa città, ma vi prometto che la sua voce vi incanterà. Accogliete con un applauso la vostra nuova cantante preferita, Margot Corelli!»
    Mentre finisce di sgranchirsi le dita, Will osserva la ragazzina sistemarsi dietro il microfono, stringendo l'asta con entrambe le mani, come fosse una stampella. Aspetta il segnale di Roger, il percussionista, e inizia a suonare tenendo un occhio sulla tastiera e uno sulla ragazza, aspettando il momento in cui scapperà via in lacrime, spaventata dal pubblico e dal suo giudizio. Invece, del tutto inaspettatamente, alla seconda battuta la voce della ragazza fa il suo ingresso nella melodia, armonizzandosi alla perfezione con tutti gli strumenti. Will intercetta lo sguardo stupefatto di Charles, il chitarrista, e dopo avergli sorriso continua a suonare. La voce della ragazza non trema, non sbaglia intonazione, e a poco a poco conquista ogni orecchio, persino il più ignorante. È una canzone che tutti conoscono, scritta nel 1925 da Irving Berlin e portata al successo da Frank Sinatra, e poi riproposta dai più grandi cantanti d'America – e ora è lei, Margot Corelli, una ragazza del New Jersey, una ragazza che probabilmente non ha mai conosciuto l'amore, ad appropriarsi di quel testo e a renderlo suo, facendosi scivolare le parole tra le labbra come gocce di pioggia su un vetro lucido, ed è ancora lei ad aprire una breccia nel suo cuore ferito, nella giovinezza che ha perso, nel suo spirito di giovane uomo che si cerca nel mondo. «Not for just an hour, not for just a day, not for just a year, but always» canta lei, quasi sussurrando, e mentre insegue le note sullo spartito Will sente il cuore aprirsi, gonfiarsi d'amore – quell'amore che non ha mai provato, forse nemmeno cercato, ma che ora sente crescere in sé, chiaro e vivido come non mai.
    «Sei stata brava» le sussurra poco più di un'ora più tardi, mentre lei gli passa accanto, scendendo dal palcoscenico per prendersi una pausa. «Se non fai stronzate, hai la strada spianata.» Lei non risponde, ma si limita ad un breve sorriso, mentre lui continua a suonare.






Las Vegas, 31 dicembre 1947


    Guarda l'orologio, contando ancora cinque minuti di quiete prima che il signor Aubrey lo prenda per la collottola e lo sbatta di nuovo dietro i tasti di quel pianoforte che un tempo era tutta la sua vita, ma che ora gli sembra soltanto un orrido strumento di tortura. Adesso, otto mesi dopo quella magica serata, vorrebbe che il debutto di Margot fosse stato un completo disastro, vorrebbe averla sentita steccare, sbagliare le parole, vorrebbe averla vista fare i bagagli e prendere il primo treno per il New Jersey, delusa e ferita. Non perché non sia felice per il suo successo, ma perché è stata proprio quella serata a segnare l'inizio del suo declino.






Las Vegas, otto mesi prima


    Will si accorge soltanto a fine serata che tra il pubblico c'è Jimmy Scott, uno dei boss del quartiere. Jimmy è arrivato dall'Arkansas nel 1927, ad appena diciassette anni, inseguendo il sogno americano. In fondo, Jimmy non è diverso da lui, cresciuto nella sconosciuta Sallisaw, o da Margot, venuta al mondo in un posto ignoto quanto Middlesex. Jimmy è un ragazzo di provincia che ha avuto successo, uno che è arrivato in città con il fagotto sulla spalla e ora possiede quattro o cinque club in città, tre grosse automobili e torna a casa ogni sera con una soubrette diversa. In fondo, Jimmy è molto diverso da lui, che nonostante sia a Las Vegas da due anni continua a vivacchiare di piccoli ingaggi e grandi economie. Quello al Blue Moon è il primo ingaggio serio, il primo lavoro davvero remunerativo che trova, ma invece di sperperare Will preferisce accantonare il denaro per i momenti più difficili, così come gli ha insegnato la famiglia di contadini dalla quale proviene. Jimmy ha trascorso i primi dieci anni in città lavorando per i più importanti gangster del Nevada, imparando trucchi e stringendo amicizie che gli hanno permesso di mettersi in proprio e costruire la propria fortuna.
    A Will, Jimmy non piace per niente. Jimmy se ne va in giro con i vestiti puliti e le scarpe lucide, lasciando generose mance alle cameriere e facendo l'amicone con tutti, ma Will sa che sotto quell'aspetto da gentiluomo si cela un cuore marcio, un vero e proprio faccendiere, uno che non si fa scrupoli a calpestare il prossimo pur di raggiungere i propri biechi scopi. E quando lo vede parlottare con Aubrey, indicando Margot, seduta al bar con uno Shirley Temple tra le mani, capisce che è stato lui a portarla al Blue Moon, e che questo fa di lei una condannata – qualunque cosa succeda, comunque giri la fortuna, Jimmy non perderà mai occasione di ricordarle che appartiene a lui, e a lui soltanto.
    Continua a tenere d'occhio Margot, ignara di tutto, chiedendosi se sua madre non le abbia insegnato qualcosa circa gli uomini, chiedendosi se sia davvero tanto ingenua da credere che l'aiuto di Jimmy sia completamente disinteressato, un atto di beneficenza senza conseguenze. La guarda e dentro di sé già sente che finirà male, che l'innocenza sul suo volto svanirà, trasformandola in una delle tante ragazze che si esibiscono nei locali di Las Vegas. Guarda Jimmy, poi torna a guardare lei, e gli si stringe il cuore al pensiero che quella magia, quel fuoco sacro che soltanto lei sembra possedere, un giorno non troppo lontano finirà con lo spegnersi, raffreddato dal gelo della realtà. Forse è per questo che indugia a lungo, prima di andarsene e tornare a casa: vuole assicurarsi che quel giorno non arrivi già stasera, vuole essere certo che lei riesca a rimanere incolume fino alla prossima alba, e non soltanto perché l'ha incantato con la sua voce – in fondo, Margot gli ricorda le sue sorelle minori, quelle che erano ancora bambine al momento della sua partenza, e che ormai devono avere all'incirca la sua età. Will la guarda e sente di volerla proteggere – dalla crudeltà di Jimmy, da quella città che può elevarti o distruggerti, ma soprattutto da se stessa. Desidera soltanto il suo bene, e per questo, già lo sente, sarebbe pronto a morire.






Las Vegas, 31 dicembre 1947


    Si sistema dietro il pianoforte senza degnarla di uno sguardo, badando soltanto ai cenni di Roger e facendo ballare le dita sui tasti come se dalla musica dipendesse la sua intera esistenza. Pieno di scotch e di livore, Will ignora la voce di Margot, quei toni soavi che lo hanno fatto intrappolato in un amore senza via d'uscita, un rapporto che, lo ha sempre saputo, era destinato a fallire. Suona senza badare a lei, al vestito rosso che indossa per l'occasione, alla vertiginosa scollatura che lascia scoperta quella schiena bianca e perfetta che centinaia di volte ha percorso con le proprie labbra e le proprie carezze. Cerca di riportare alla mente la Margot che era quando l'ha conosciuta, non quella che si esibisce ora per l'ultima volta, la donna con le labbra rosse e i capelli sciolti che le accarezzano il viso, tanto bella da sembrare la sorella bruna di Veronica Lake. Cerca di non pensare a tutte le volte che è stata sua, a tutte le volte che l'ha amata, a tutte le volte che l'ha sentita dire «Questa è l'ultima», ma più cerca di reprimere i ricordi, più quelli tornano a galla, ferendolo a morte.





Las Vegas, cinque mesi prima


    Margot si esibisce al Blue Moon da poco più di tre mesi, e ormai il pubblico è innamorato di lei. L'esperienza l'ha resa più sicura di sé, tanto che non ha più bisogno di farsi un bicchiere prima di salire sul palcoscenico. La sua voce si fa più forte sera dopo sera, il suo coraggio cresce e la sta lentamente cambiando, facendole abbandonare passo a passo la giovinezza.
    È una calda sera di luglio quella in cui Margot dice addio alla propria innocenza, varcando la soglia del suo monolocale e spogliandosi, oltre che dei vestiti, di ogni pudore e remora. Si studiano da molte sere, lei e Will, giocano a rincorrersi con lo sguardo tra una canzone e l'altra, ricorrendo a qualsiasi scusa pur di rivolgersi la parola, o anche solo per stare l'uno accanto all'altra. Ma è soltanto quando un cliente particolarmente molesto inizia a darle fastidio che Will sente crescere in sé il coraggio: si fa avanti, prende le difese di Margot e la allontana da quel viscido che non riesce a vedere in lei tutto ciò che lui ha visto sin dal primo istante: un bell'involucro, questo sì, ma prima di ogni altra cosa tutto il mondo che la sua bellezza cela.
    Al sicuro nel retrobottega, Margot studia il volto di Will con i suoi grandi occhi verdi, respirando piano davanti a lui. «Perché lo hai fatto? Aubrey paga gli uomini della sicurezza proprio per situazioni come queste.»
    Will alza la mano e le sfiora la guancia con la punta delle dita, come fa con i tasti del pianoforte ogni volta che lei decide di intonare Always, quell'inno di amore ed eterna devozione che sembra essere stato scritto appositamente per lei. «Volevo solo sapere com'è stringere la tua mano nella mia» sussurra, ricambiando lo sguardo.
    Sono così vicini che Margot riesce a sentire lo scotch e la nicotina nel suo fiato, così simili da confondere il proprio battito con il suo, e prima che la mente ponga ostacoli annulla le distanze, posando le labbra sulle sue. Sorpreso per quel gesto inaspettato, Will si tira indietro, fissandola come se non avesse mai visto una donna – ma è solo un attimo, e subito la sorpresa si fa da parte per lasciar posto alla passione, che lo spinge a prendere tra le mani il volto di Margot per baciarla ancora, a lungo, come soltanto nei propri sogni ha sperato di fare.
    Will non sa come escano dal locale, o come riescano a chiamare un taxi: tutto ciò che sa è che si ritrova ad indugiare davanti alla porta di casa, vergognandosi di poterle offrire soltanto uno squallido monolocale in periferia, un posto pieno di spifferi e scricchiolii, ben lontano dall'idea di perfezione cui è abituato ad accostare una come Margot. Ma lei non si lascia intimidire, né storce il naso vedendo la sua casa: non appena sono entrambi al sicuro dietro la porta chiusa riprende a baciarlo, aggrappandosi al suo corpo con la forza propria di una ragazza che sta scoprendo il mondo per la prima volta.
    Nel caldo soffocante di una notte di metà luglio, Margot trova rifugio tra le braccia di Will, spogliandosi di ogni maschera e pudore, offrendosi a lui con tutta la purezza dei suoi ventuno anni, quella purezza rimasta miracolosamente intatta nonostante le tentazioni della città del peccato. Con la stessa delicatezza con la quale ogni sera dà vita ad Always, Will si prende la verginità di Margot, sapendo che con quel gesto egli stesso la sta privando di un piccolo frammento di quell'innocenza che tanto lo aveva colpito all'inizio. L'unica cosa in grado di consolarlo è che per lei è stato il primo uomo, segno che Jimmy Scott non si è ancora fatto avanti pretendendo la propria ricompensa – una vittoria effimera, certo, perché presto o tardi entrerà al Blue Moon con la mano tesa, pretendendo il dovuto, e in quel momento Margot non potrà far altro che accettare, se desidera che la sua carriera continui. Che lo voglia o no, Margot dovrà accettare di aver fatto un patto col diavolo, e quant'è vero Dio, lo dovrà onorare.
    «Perché mi hai baciato?» le domanda dopo quelle che forse sono ore, quando la passione è consumata e tutto ciò che resta sono due corpi sudati e immobili, stretti ad aspettare la fine del mondo.
    Margot gli accarezza lentamente il petto con le unghie laccate di rosso, in silenzio. «Quand'ero bambina, chiedevo sempre a mio padre di raccontarmi come aveva conosciuto mia madre. Lui diceva sempre che quando l'aveva baciata per la prima volta aveva sentito il cuore scoppiare di gioia, e la terra sgretolarsi sotto i suoi piedi. Diceva sempre che un bacio della persona che ami dovrebbe farti sentire così, come se fossi in procinto di spiccare il volo verso il paradiso.» Will abbassa la testa, incrociando per un istante il suo sguardo cristallino. «Volevo vedere se era vero.»
    «E che cosa hai scoperto?»
    «Mi sono sentita come non mi ero mai sentita prima. Nessuno dei ragazzi che ho baciato finora mi ha mai fatta sentire così.»
    Will le posa un bacio tra i capelli, felice di scoprire di non essere stato soltanto uno svago, ma allo stesso spaventato all'idea di tutto ciò che potrebbe accadere, dell'inferno in cui potrebbero finire. Ha soltanto venticinque anni, ma non è sprovveduto: è stato un soldato, ha visto cosa può accadere quando si abbassa la guardia, ha visto uomini forti e vigorosi cadere come foglie d'autunno, ha sentito amici esalare l'ultimo respiro tra le proprie braccia – lo sa, sa che non potranno dirsi al sicuro, mai, soprattutto se di mezzo c' Jimmy Scott. «I tuoi genitori sanno che sei a Las Vegas?»
    «Mia madre è morta quando ero molto piccola» risponde lei. «Mio padre si risposò per farmi crescere con una donna in casa, ma tra noi le cose non funzionavano un granché. E poi, lo scorso anno è morto anche lui. Non avevo più niente che mi trattenesse in New Jersey, perciò ho deciso di partire.»
    Restano in silenzio per il resto della notte, accarezzando i reciproci contorni come ciechi alla scoperta di un mondo nuovo. Anche se fatica a convincersene, Will si ripete che ci sarà tempo, tanto tempo, per parlare e conoscersi – deve crederlo, altrimenti come potrà andare avanti?






Las Vegas, 31 dicembre 1947


    Will ce la mette tutta, si impegna con tutte le proprie forze per continuare a seguire la musica senza distrarsi, ma non è semplice fare il proprio mestiere, quando dalla prima fila Jimmy Scott sorride a Margot, quasi risplendendo nel suo vestito gessato. Will lo vede rivolgere a Margot quello sguardo carico di lussuria e avidità che lo contraddistingue, e deve aggrapparsi con tutte le forze all'amore per quel posto al Blue Moon per impedirsi di saltargli addosso e gonfiarlo di schiaffi. Perché è colpa sua, soltanto sua, se la perfezione dei primi istanti con Margot è scomparsa. È soltanto colpa di Jimmy Scott se il loro amore, così perfetto e puro come può esserlo soltanto quello di due ragazzi che si affacciano alla vita, è cambiato fino a trasformarsi in odio.






Las Vegas, tre mesi prima


    Margot sta cambiando, cambia ogni giorno sotto i suoi occhi, ma è una metamorfosi così lenta che Will se ne accorge soltanto quando ormai è quasi ultimata. Jimmy l'ha accompagnata a Reno per un intero fine settimana, per presentarla ad alcuni amici e farla esibire in alcuni club della città. Al suo ritorno, Will si accorge che Margot non è più la stessa, non lo è più da tempo: i vestiti da scolaretta hanno lasciato il posto a capi d'alta moda che ogni sera sottolineano la sua splendida figura, riempiendo il locale di uomini che fanno di lei un sogno proibito, deprivandola una volta di più della sua dignità; il trucco si fa più marcato, mettendo in evidenza quelle labbra che ormai non sono più soltanto una parte del meccanismo che le consente di cantare come un angelo, ma un vero e proprio strumento di seduzione; persino il suo modo di stare sul palcoscenico è cambiato: se all'inizio se ne stava in piedi come una corista in una chiesa cattolica, senza sapere dove guardare, ora si muove come una soubrette, incantando il pubblico con la sua camminata e il suo fisico, prima che con la voce.
    «Che cosa ti sta succedendo, Margot?» le domanda ore più tardi, aspettandola fuori del camerino.
    «Che cosa vuoi dire?»
    «Niente, è solo che... è solo che sei diversa dalla ragazzina spaventata che ho conosciuto cinque mesi fa.»
    «Cambiare è nella natura di tutte le cose, Will. Dovresti saperlo» replica lei, allungando una mano per sistemargli il bavero della giacca.
    «Non so se sono disposto ad accettarlo» risponde lui, allontanandosi senza una parola di più.
    Dopo quella sera non si sono parlati per settimane, entrambi troppo orgogliosi per ammettere l'errore, entrambi troppo certi di essere nel giusto per tornare sui propri passi. Will ha continuato a suonare e lei ha continuato a cantare, e per settimane il pubblico si è accorto che qualcosa non andava, che mancava la solita armonia. Poi, complice una serata di pioggia e la conseguente ricerca di un rifugio, Will e Margot si ritrovano chiusi nel retrobottega, scenario del loro primo bacio, e nascosti in un angolo buio si amano ancora una volta, soffocando i gemiti e tremando al pensiero di essere scoperti, magari proprio da Jimmy. Da quella sera, come per magia, nell'orchestra del Blue Moon è tornata l'armonia, come se il solo vero collante fosse davvero l'amore tra Will e Margot, come se il loro rapporto fosse davvero la sola cosa al mondo per cui valga la pena combattere.






Las Vegas, 31 dicembre 1947


    Will serra le palpebre, cercando di scacciare i ricordi: vorrebbe dimenticare ogni minuto, ogni parola, ogni promessa d'amore. Vorrebbe smettere di pensare ai piedi freddi di Margot che cercano tepore tra i suoi polpacci, vorrebbe dimenticare il suo seno rotondo premuto contro il proprio torace, i lunghi ricci neri che le coprivano il viso quando si metteva sopra di lui, quel modo particolare che aveva di toccarlo, di baciarlo, di amarlo... ma dimenticare non è semplice, perché Margot sta cantando Somewhere over the rainbow, quella stessa canzone che ha intonato per la prima volta proprio mentre era a letto con lui, dopo aver fatto l'amore per un'intera domenica, approfittando di un viaggio fuori città di Jimmy.






Las Vegas, un mese prima


    «Somewhere over the rainbow skies are blue, and the dreams that you dare to dream really do come true...» canta a bassa voce Margot, accoccolandosi contro il suo petto nudo, e per un istante Will si sente davvero in pace, come se il mondo intorno a loro avesse finalmente smesso di bruciare. Ma la pace non dura a lungo, perché dopo un istante di silenzio lei aggiunge: «Questa è l'ultima volta, Will. Temo che Jimmy inizi a sospettare qualcosa.»
    «Forse sarebbe un bene se ci scoprisse e ti lasciasse. Non hai bisogno di lui per fare carriera.»
    «Will, non essere ingenuo. Se ci scoprisse, tu non vivresti abbastanza a lungo per chiedergli scusa. E Dio solo sa che farebbe di me.»
    Will non risponde, sapendo che Jimmy Scott sarebbe in grado di macchiarsi di un crimine del genere – in giro si vocifera che abbia sparato ad un barista soltanto perché non aveva riso ad una delle sue oscene barzellette, perché mai non dovrebbe prendersela scoprendosi tradito dalla sua gallina dalle uova d'oro? «Potresti sempre lasciarlo tu» suggerisce. «Dirgli che ti sei stancata e vuoi tornare a Middlesex. Potremmo partire insieme, tu ed io. Tu potresti cantare, e io suonerei per te. Riusciremmo a cavarcela, in qualche modo.»
    «Non posso, Will» sussurra lei, troncando la questione. Will sa che Margot non è soltanto una dipendente, per Jimmy: ovunque vada lui la presenta come sua fidanzata, la porta in ristoranti di lusso, la esibisce nei club, sorride accanto a lei nelle fotografie sulle riviste di pettegolezzi. Ciò che più lo infastidisce non è il fatto di doverla dividere con lui – perché sa che vanno a letto insieme, la prima volta Margot glielo ha confessato in lacrime –, quanto il fatto che lui la tratti come una puttana, senza accorgersi di quante cose belle ci siano da amare in lei, oltre alla sua voce e al suo bel visetto.
    La stringe a sé ancora una volta, mentre fuori dalla finestra il sole cala, lasciando spazio alla sera. La stringe forte, sapendo che non saranno mai più vicini di così.






Las Vegas, 31 dicembre 1947


    «Prima dell'ultima canzone, vorrei dire due parole» sussurra Margot al microfono, mentre la musica si ferma e il pubblico resta in attesa. «Questa è la mia ultima esibizione al Blue Moon. Sono stati otto mesi stupendi, ma è ora che vada a cercare altrove la mia fortuna. Siete stati un pubblico meraviglioso, e prometto che avrete sempre un posto speciale nel mio cuore. Per concludere al meglio questa serata, vorrei offrirvi la canzone con cui ho debuttato su questo palcoscenico. Ma se è possibile» aggiunge, voltandosi verso i musicisti, «vorrei soltanto l'accompagnamento del pianoforte.» Per un unico, magico istante i suoi occhi verdi si incatenano a quelli neri di Will, in un'ultima, disperata richiesta di perdono e di aiuto. Il pianista abbassa lo sguardo, iniziando a suonare. Non ha bisogno di spartiti, perché conosce quella melodia a memoria. Margot si avvicina al microfono, i lunghi capelli alla Veronica Lake a coprirle un lato del viso, e lentamente comincia a cantare: «I'll be loving you, always, with a love that's true, always, when the thing you've planned need a helpin' hand, I will understand you always, always...» Le donne in sala si commuovono, sedendo in silenzio accanto a uomini che non sapranno mai amarle quanto Will ha amato Margot. «Days may not be fair, always, that's when I'll be there, always. Not for just an hour, not for just a day, not for just a year, but always...» Gli altri membri dell'orchestra non staccano gli occhi dal pianista, che anche ad occhi chiusi riesce a toccare i tasti giusti. «Days may not be fair, that's when I'll be there, always. Not for just an hour, not for just a day, not for just a year, but always...» Dietro le palpebre serrate, lottando contro se stesso per non mollare tutto, Will continua a suonare, immaginando che ogni tasto sia il corpo nudo di Margot steso accanto al suo, e ogni nota una carezza. Suonare per lei, ed essere il solo a farlo, è come quella domenica trascorsa con lei tra le lenzuola: unica, speciale, irripetibile, e la fine. Fa l'amore con lei per l'ultima volta su quel palcoscenico, davanti ad una sala gremita che non si accorge di nulla, e paradossalmente l'ultima volta è la più intima e la più vera. «Always, always, all the time.» La musica termina, il pubblico grida, applaude e piange, e in prima fila Jimmy sorride alla sua donna, battendo le mani con convinzioni, senza accorgersi che non è altro che un corpo vuoto quello che porterà in California, perché comunque vadano le cose laggiù, è qui al Blue Moon che resterà il cuore di Margot.
    La cantante sorride, lascia il microfono, e mentre scende dal palcoscenico indugia per un istante accanto al pianoforte. «Resta per me» sussurra Will, mentre l'orchestra riprende a festeggiare, per accogliere in musica l'imminente mezzanotte. Margot schiude le labbra, ma in un attimo Jimmy Scott la prende per un braccio, trascinandola via, e tutto ciò che resta a Will è l'effimera scia del suo profumo – che, esattamente come il loro amore, è destinata a scivolare via nel tempo.
   
 
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