{Note | La storia è ispirata dalla canzone Always, composta nel 1925 da Irving Berling come regalo di nozze per la moglie, e in seguito reinterpretata da molti celebri artisti, tra cui Frank Sinatra, che ha contribuito a renderla immortale. Di conseguenza, anche il titolo della storia è ispirato alla medesima canzone (è la traduzione del verso Not for just an hour, not for just a day, not for just a year, but always).}
Non per un'ora soltanto,
non per un giorno soltanto,
non per un anno,
ma per sempre
tu non puoi amare un tarlo, tu commetti un sacrilegio.
E ogni volta che ti spogli non lo senti il freddo dentro,
quando lui ti paga i conti non lo senti l'imbarazzo del silenzio?»
{Marco Masini | Bella stronza}
Las Vegas, 31 dicembre 1947
William ha venticinque anni, ed è la prima volta che soffre per amore.
Las Vegas, tre giorni prima
William sorride, baciandole la spalla. «Lo hai detto anche la volta scorsa. E quella prima. E quella prima ancora.»
«Questa volta dico sul serio, Will. Quella dell'ultimo dell'anno sarà la mia ultima esibizione al Blue Moon.»
«Quindi quello che dicono è vero. Il vecchio Jimmy fa i bagagli e si trasferisce a Los Angeles» sospira lui, sfregandosi il mento non rasato con una mano. «E in valigia mette anche te» aggiunge in tono più sommesso.
«Sarà la mia grande occasione. Conosce delle persone, in California. Mi farà avere un contratto, inciderò delle canzoni, e...»
«Dio, Margot, com'è possibile che tu sia così ingenua? Piuttosto di credere ad una sola delle promesse di Jimmy Scott mi sparerei su un piede.»
«Dimentichi che è stato lui a farmi ottenere l'ingaggio al Blue Moon. Senza il suo aiuto non avrei mai cantato su un palcoscenico» ribatte la ragazza, voltandosi. «Gli devo molto» aggiunge, concentrandosi sulle calze.
«Sì, certo» borbotta lui, alzandosi dal letto alla ricerca della biancheria.
«Qual è il problema, Will? Sapevi che tra noi sarebbe finita.»
«Il problema è che tu non vuoi vedere la realtà, Margot! Jimmy ti sta soltanto usando, e invece di ribellarti tu ringrazi!»
«Jimmy non mi sta usando, Will. Lui mi ama» replica lei, voltandosi per guardarlo.
Girato di spalle, le mani come impietrite all'altezza della patta, Will non riesce a reprimere una risata. «Sei davvero convinta che lui ti ami? C'è una sola cosa che Jimmy Scott riesca ad amare, ed è il denaro. Non ha mai amato un solo essere umano dal giorno in cui è venuto al mondo, e di certo non inizierà con te.»
«Quando saremo a Los Angeles ci sposeremo, così avrai la tua prova.»
«Sposarvi?» Finalmente Will si volta, incrociando lo sguardo della ragazza. «Siamo in una città che conta più cappelle che semafori, Margot. Se ti avesse davvero voluta sposare, l'avrebbe già fatto.»
«Da quando sei diventato così cinico?»
«Da quando tu hai iniziato a credere ad ogni bugia che esce dalla bocca di quel criminale, suppongo.» Will indossa la camicia, abbottonandola lentamente, mentre anche Margot finisce di vestirsi. «Tu non riesci a vederlo, ma lui ti tratta come se fossi una sua proprietà, come se fossi una delle sue stupide automobili, o uno dei suoi club. Lui non ti ama. Non l'ha mai fatto e non lo farà mai. E ti illudi se credi che ti sposerà, una volta che sarete in California. Continuerà a pagare i tuoi conti e a scoparti dopo ogni esibizione finché non scoprirà un'altra ragazza di talento, bellissima, piena di vita, solo più giovane di te. A quel punto ti caccerà via, comincerà ad illudere lei, e a te non rimarrà nulla.»
Margot abbassa gli occhi, tentando di celare un singhiozzo. «Perché mi fai questo, Will?» sussurra tra le lacrime.
«Perché io so cosa vuol dire amare qualcuno, Margot» le risponde, senza voltarsi. «Amare qualcuno significa essere pronti a tutto, essere disposti a sacrificare qualunque cosa, persino la vita. Jimmy non farebbe niente di tutto ciò per te.»
Margot fissa le spalle di Will per un tempo indefinito, cercando il coraggio di tirar fuori quelle parole che sente in gola ormai da settimane. «Perché, tu invece sì?» Will non risponde e non si volta: tiene gli occhi chiusi, cercando di continuare a respirare. «Dammi una ragione, una sola ragione per restare, Will, e io non partirò.» Il ragazzo serra le labbra, sentendosi in trappola: prima di Margot non ha mai saputo cosa fosse l'amore, e sa che con lei potrebbe essere felice – di più, anche lei sarebbe finalmente felice. Ma cosa potrebbe mai offrirle uno come lui, un musicista spiantato che a malapena ha di che vivere per sé? Margot è speciale, una donna stupenda, e non potrebbe mai costringerla a dividere con lui quello squallido monolocale in cui tante volte si sono amati. «Beh, a questo punto direi che è tutto molto chiaro» riprende lei, allacciando il cappotto e prendendo la borsa. «Addio, Will.»
Las Vegas, 31 dicembre 1947
Las Vegas, otto mesi prima
«Arrivo» risponde Will, spegnendo la sigaretta nel posacenere e vuotando il bicchiere con un unico sorso. Guarda la ragazza in piedi accanto a lui, tremante di paura: il vestito semplice e i riccioli scuri raccolti sulla nuca le danno l'aria di una scolaretta, tanto che si chiede che cosa abbia convinto il signor Aubrey ad ingaggiarla per quella serata. «Hank, fammene un altro» dice, rivolgendosi al barista, e non appena lo scotch è nel bicchiere bussa alla spalla della ragazza. «Tieni, bevi questo.»
«Che cos'è?»
«Coraggio liquido. Schiarisce la gola e fa cantare meglio.»
«Non posso bere. Non ho ancora ventun anni.»
Will fa spallucce, appoggiando di nuovo il bicchiere sul bancone. «Come vuoi. Lascia che ti dia un consiglio da amico, però: se vuoi sopravvivere in questo mondo, non rivelare mai a nessuno la tua vera età» aggiunge, strizzandole l'occhio e superandola per andare a sedersi dietro il pianoforte. Sorride quando, con la coda dell'occhio, la vede guardarsi attorno, svuotare d'un fiato il bicchiere, tossendo subito dopo, e poi raggiungere il palcoscenico con il passo leggero di una ballerina.
«Un attimo di attenzione, gentili ospiti» esordisce il signor Aubrey, attirando su di sé gli sguardi degli avventori. «Questa sera abbiamo una nuova voce, qui al Blue Moon. Viene dal New Jersey, ed è la prima volta che si esibisce in questa città, ma vi prometto che la sua voce vi incanterà. Accogliete con un applauso la vostra nuova cantante preferita, Margot Corelli!»
Mentre finisce di sgranchirsi le dita, Will osserva la ragazzina sistemarsi dietro il microfono, stringendo l'asta con entrambe le mani, come fosse una stampella. Aspetta il segnale di Roger, il percussionista, e inizia a suonare tenendo un occhio sulla tastiera e uno sulla ragazza, aspettando il momento in cui scapperà via in lacrime, spaventata dal pubblico e dal suo giudizio. Invece, del tutto inaspettatamente, alla seconda battuta la voce della ragazza fa il suo ingresso nella melodia, armonizzandosi alla perfezione con tutti gli strumenti. Will intercetta lo sguardo stupefatto di Charles, il chitarrista, e dopo avergli sorriso continua a suonare. La voce della ragazza non trema, non sbaglia intonazione, e a poco a poco conquista ogni orecchio, persino il più ignorante. È una canzone che tutti conoscono, scritta nel 1925 da Irving Berlin e portata al successo da Frank Sinatra, e poi riproposta dai più grandi cantanti d'America – e ora è lei, Margot Corelli, una ragazza del New Jersey, una ragazza che probabilmente non ha mai conosciuto l'amore, ad appropriarsi di quel testo e a renderlo suo, facendosi scivolare le parole tra le labbra come gocce di pioggia su un vetro lucido, ed è ancora lei ad aprire una breccia nel suo cuore ferito, nella giovinezza che ha perso, nel suo spirito di giovane uomo che si cerca nel mondo. «Not for just an hour, not for just a day, not for just a year, but always» canta lei, quasi sussurrando, e mentre insegue le note sullo spartito Will sente il cuore aprirsi, gonfiarsi d'amore – quell'amore che non ha mai provato, forse nemmeno cercato, ma che ora sente crescere in sé, chiaro e vivido come non mai.
«Sei stata brava» le sussurra poco più di un'ora più tardi, mentre lei gli passa accanto, scendendo dal palcoscenico per prendersi una pausa. «Se non fai stronzate, hai la strada spianata.» Lei non risponde, ma si limita ad un breve sorriso, mentre lui continua a suonare.
Las Vegas, 31 dicembre 1947
Las Vegas, otto mesi prima
A Will, Jimmy non piace per niente. Jimmy se ne va in giro con i vestiti puliti e le scarpe lucide, lasciando generose mance alle cameriere e facendo l'amicone con tutti, ma Will sa che sotto quell'aspetto da gentiluomo si cela un cuore marcio, un vero e proprio faccendiere, uno che non si fa scrupoli a calpestare il prossimo pur di raggiungere i propri biechi scopi. E quando lo vede parlottare con Aubrey, indicando Margot, seduta al bar con uno Shirley Temple tra le mani, capisce che è stato lui a portarla al Blue Moon, e che questo fa di lei una condannata – qualunque cosa succeda, comunque giri la fortuna, Jimmy non perderà mai occasione di ricordarle che appartiene a lui, e a lui soltanto.
Continua a tenere d'occhio Margot, ignara di tutto, chiedendosi se sua madre non le abbia insegnato qualcosa circa gli uomini, chiedendosi se sia davvero tanto ingenua da credere che l'aiuto di Jimmy sia completamente disinteressato, un atto di beneficenza senza conseguenze. La guarda e dentro di sé già sente che finirà male, che l'innocenza sul suo volto svanirà, trasformandola in una delle tante ragazze che si esibiscono nei locali di Las Vegas. Guarda Jimmy, poi torna a guardare lei, e gli si stringe il cuore al pensiero che quella magia, quel fuoco sacro che soltanto lei sembra possedere, un giorno non troppo lontano finirà con lo spegnersi, raffreddato dal gelo della realtà. Forse è per questo che indugia a lungo, prima di andarsene e tornare a casa: vuole assicurarsi che quel giorno non arrivi già stasera, vuole essere certo che lei riesca a rimanere incolume fino alla prossima alba, e non soltanto perché l'ha incantato con la sua voce – in fondo, Margot gli ricorda le sue sorelle minori, quelle che erano ancora bambine al momento della sua partenza, e che ormai devono avere all'incirca la sua età. Will la guarda e sente di volerla proteggere – dalla crudeltà di Jimmy, da quella città che può elevarti o distruggerti, ma soprattutto da se stessa. Desidera soltanto il suo bene, e per questo, già lo sente, sarebbe pronto a morire.
Las Vegas, 31 dicembre 1947
Las Vegas, cinque mesi prima
È una calda sera di luglio quella in cui Margot dice addio alla propria innocenza, varcando la soglia del suo monolocale e spogliandosi, oltre che dei vestiti, di ogni pudore e remora. Si studiano da molte sere, lei e Will, giocano a rincorrersi con lo sguardo tra una canzone e l'altra, ricorrendo a qualsiasi scusa pur di rivolgersi la parola, o anche solo per stare l'uno accanto all'altra. Ma è soltanto quando un cliente particolarmente molesto inizia a darle fastidio che Will sente crescere in sé il coraggio: si fa avanti, prende le difese di Margot e la allontana da quel viscido che non riesce a vedere in lei tutto ciò che lui ha visto sin dal primo istante: un bell'involucro, questo sì, ma prima di ogni altra cosa tutto il mondo che la sua bellezza cela.
Al sicuro nel retrobottega, Margot studia il volto di Will con i suoi grandi occhi verdi, respirando piano davanti a lui. «Perché lo hai fatto? Aubrey paga gli uomini della sicurezza proprio per situazioni come queste.»
Will alza la mano e le sfiora la guancia con la punta delle dita, come fa con i tasti del pianoforte ogni volta che lei decide di intonare Always, quell'inno di amore ed eterna devozione che sembra essere stato scritto appositamente per lei. «Volevo solo sapere com'è stringere la tua mano nella mia» sussurra, ricambiando lo sguardo.
Sono così vicini che Margot riesce a sentire lo scotch e la nicotina nel suo fiato, così simili da confondere il proprio battito con il suo, e prima che la mente ponga ostacoli annulla le distanze, posando le labbra sulle sue. Sorpreso per quel gesto inaspettato, Will si tira indietro, fissandola come se non avesse mai visto una donna – ma è solo un attimo, e subito la sorpresa si fa da parte per lasciar posto alla passione, che lo spinge a prendere tra le mani il volto di Margot per baciarla ancora, a lungo, come soltanto nei propri sogni ha sperato di fare.
Will non sa come escano dal locale, o come riescano a chiamare un taxi: tutto ciò che sa è che si ritrova ad indugiare davanti alla porta di casa, vergognandosi di poterle offrire soltanto uno squallido monolocale in periferia, un posto pieno di spifferi e scricchiolii, ben lontano dall'idea di perfezione cui è abituato ad accostare una come Margot. Ma lei non si lascia intimidire, né storce il naso vedendo la sua casa: non appena sono entrambi al sicuro dietro la porta chiusa riprende a baciarlo, aggrappandosi al suo corpo con la forza propria di una ragazza che sta scoprendo il mondo per la prima volta.
Nel caldo soffocante di una notte di metà luglio, Margot trova rifugio tra le braccia di Will, spogliandosi di ogni maschera e pudore, offrendosi a lui con tutta la purezza dei suoi ventuno anni, quella purezza rimasta miracolosamente intatta nonostante le tentazioni della città del peccato. Con la stessa delicatezza con la quale ogni sera dà vita ad Always, Will si prende la verginità di Margot, sapendo che con quel gesto egli stesso la sta privando di un piccolo frammento di quell'innocenza che tanto lo aveva colpito all'inizio. L'unica cosa in grado di consolarlo è che per lei è stato il primo uomo, segno che Jimmy Scott non si è ancora fatto avanti pretendendo la propria ricompensa – una vittoria effimera, certo, perché presto o tardi entrerà al Blue Moon con la mano tesa, pretendendo il dovuto, e in quel momento Margot non potrà far altro che accettare, se desidera che la sua carriera continui. Che lo voglia o no, Margot dovrà accettare di aver fatto un patto col diavolo, e quant'è vero Dio, lo dovrà onorare.
«Perché mi hai baciato?» le domanda dopo quelle che forse sono ore, quando la passione è consumata e tutto ciò che resta sono due corpi sudati e immobili, stretti ad aspettare la fine del mondo.
Margot gli accarezza lentamente il petto con le unghie laccate di rosso, in silenzio. «Quand'ero bambina, chiedevo sempre a mio padre di raccontarmi come aveva conosciuto mia madre. Lui diceva sempre che quando l'aveva baciata per la prima volta aveva sentito il cuore scoppiare di gioia, e la terra sgretolarsi sotto i suoi piedi. Diceva sempre che un bacio della persona che ami dovrebbe farti sentire così, come se fossi in procinto di spiccare il volo verso il paradiso.» Will abbassa la testa, incrociando per un istante il suo sguardo cristallino. «Volevo vedere se era vero.»
«E che cosa hai scoperto?»
«Mi sono sentita come non mi ero mai sentita prima. Nessuno dei ragazzi che ho baciato finora mi ha mai fatta sentire così.»
Will le posa un bacio tra i capelli, felice di scoprire di non essere stato soltanto uno svago, ma allo stesso spaventato all'idea di tutto ciò che potrebbe accadere, dell'inferno in cui potrebbero finire. Ha soltanto venticinque anni, ma non è sprovveduto: è stato un soldato, ha visto cosa può accadere quando si abbassa la guardia, ha visto uomini forti e vigorosi cadere come foglie d'autunno, ha sentito amici esalare l'ultimo respiro tra le proprie braccia – lo sa, sa che non potranno dirsi al sicuro, mai, soprattutto se di mezzo c' Jimmy Scott. «I tuoi genitori sanno che sei a Las Vegas?»
«Mia madre è morta quando ero molto piccola» risponde lei. «Mio padre si risposò per farmi crescere con una donna in casa, ma tra noi le cose non funzionavano un granché. E poi, lo scorso anno è morto anche lui. Non avevo più niente che mi trattenesse in New Jersey, perciò ho deciso di partire.»
Restano in silenzio per il resto della notte, accarezzando i reciproci contorni come ciechi alla scoperta di un mondo nuovo. Anche se fatica a convincersene, Will si ripete che ci sarà tempo, tanto tempo, per parlare e conoscersi – deve crederlo, altrimenti come potrà andare avanti?
Las Vegas, 31 dicembre 1947
Las Vegas, tre mesi prima
«Che cosa ti sta succedendo, Margot?» le domanda ore più tardi, aspettandola fuori del camerino.
«Che cosa vuoi dire?»
«Niente, è solo che... è solo che sei diversa dalla ragazzina spaventata che ho conosciuto cinque mesi fa.»
«Cambiare è nella natura di tutte le cose, Will. Dovresti saperlo» replica lei, allungando una mano per sistemargli il bavero della giacca.
«Non so se sono disposto ad accettarlo» risponde lui, allontanandosi senza una parola di più.
Dopo quella sera non si sono parlati per settimane, entrambi troppo orgogliosi per ammettere l'errore, entrambi troppo certi di essere nel giusto per tornare sui propri passi. Will ha continuato a suonare e lei ha continuato a cantare, e per settimane il pubblico si è accorto che qualcosa non andava, che mancava la solita armonia. Poi, complice una serata di pioggia e la conseguente ricerca di un rifugio, Will e Margot si ritrovano chiusi nel retrobottega, scenario del loro primo bacio, e nascosti in un angolo buio si amano ancora una volta, soffocando i gemiti e tremando al pensiero di essere scoperti, magari proprio da Jimmy. Da quella sera, come per magia, nell'orchestra del Blue Moon è tornata l'armonia, come se il solo vero collante fosse davvero l'amore tra Will e Margot, come se il loro rapporto fosse davvero la sola cosa al mondo per cui valga la pena combattere.
Las Vegas, 31 dicembre 1947
Las Vegas, un mese prima
«Forse sarebbe un bene se ci scoprisse e ti lasciasse. Non hai bisogno di lui per fare carriera.»
«Will, non essere ingenuo. Se ci scoprisse, tu non vivresti abbastanza a lungo per chiedergli scusa. E Dio solo sa che farebbe di me.»
Will non risponde, sapendo che Jimmy Scott sarebbe in grado di macchiarsi di un crimine del genere – in giro si vocifera che abbia sparato ad un barista soltanto perché non aveva riso ad una delle sue oscene barzellette, perché mai non dovrebbe prendersela scoprendosi tradito dalla sua gallina dalle uova d'oro? «Potresti sempre lasciarlo tu» suggerisce. «Dirgli che ti sei stancata e vuoi tornare a Middlesex. Potremmo partire insieme, tu ed io. Tu potresti cantare, e io suonerei per te. Riusciremmo a cavarcela, in qualche modo.»
«Non posso, Will» sussurra lei, troncando la questione. Will sa che Margot non è soltanto una dipendente, per Jimmy: ovunque vada lui la presenta come sua fidanzata, la porta in ristoranti di lusso, la esibisce nei club, sorride accanto a lei nelle fotografie sulle riviste di pettegolezzi. Ciò che più lo infastidisce non è il fatto di doverla dividere con lui – perché sa che vanno a letto insieme, la prima volta Margot glielo ha confessato in lacrime –, quanto il fatto che lui la tratti come una puttana, senza accorgersi di quante cose belle ci siano da amare in lei, oltre alla sua voce e al suo bel visetto.
La stringe a sé ancora una volta, mentre fuori dalla finestra il sole cala, lasciando spazio alla sera. La stringe forte, sapendo che non saranno mai più vicini di così.
Las Vegas, 31 dicembre 1947
La cantante sorride, lascia il microfono, e mentre scende dal palcoscenico indugia per un istante accanto al pianoforte. «Resta per me» sussurra Will, mentre l'orchestra riprende a festeggiare, per accogliere in musica l'imminente mezzanotte. Margot schiude le labbra, ma in un attimo Jimmy Scott la prende per un braccio, trascinandola via, e tutto ciò che resta a Will è l'effimera scia del suo profumo – che, esattamente come il loro amore, è destinata a scivolare via nel tempo.