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Autore: Megan Alomon    03/02/2015    1 recensioni
"Potrei ripercorrere nostalgicamente questi sette mesi e mezzo passati assieme ma non credo affatto di essere qui per questo. A pensarci bene, quello che mi porta qui, è il fatto che io non sopporti le cose lasciate a metà, in sospeso, e prima ho preso in mano il libro che mi hai regalato a Natale: manca la dedica che mi avevi promesso. La cosa mi da terribilmente sui nervi."
Se mai passerai di qui, sappi che questa lettera è per te. E' l'unico modo che mi rimane per dirti alcune cose.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Stammi bene."
 
 



Lettera numero 3, a Lu
 
 

3 febbraio 2015
 
 
 
Non so nemmeno da dove iniziare, poeta.
Potrei ripercorrere nostalgicamente questi sette mesi e mezzo passati assieme ma non credo affatto di essere qui per questo. A pensarci bene, quello che mi porta qui, è il fatto che io non sopporti le cose lasciate a metà, in sospeso, e prima ho preso in mano il libro che mi hai regalato a Natale: manca la dedica che mi avevi promesso. La cosa mi da terribilmente sui nervi.
Avevi promesso. Mi rendo conto sia una cavolata, ma avevi promesso.
"Ora non sono più sicuro di cosa ci voglio scrivere... Me lo riporti e ti prometto che qualcosa scrivo." Hai detto così, ma probabilmente te lo sei dimenticato.
Anzi, sono sicura che tu te lo sia dimenticato.
Con il senno di poi, poeta, capisco che avevo fiutato la fine di tutto quanto molto prima di te.
Una parte di me era già si stava preparando a sopportare questo dolore, e tutto sommato, penso si sia preparata bene. Mentre scrivo queste parole sono calma, non mi viene da piangere. Forse la mia psiche ha già accettato la tua assenza.
Sabato scorso ti ho guardato bene. Eri molto bello dentro quella camicia bianca che celava male la perfezione delle tue spalle: troverai presto un'altra donna per te.
Troverai un altro corpo da accarezzare e altre labbra ti baceranno.
Solo una cosa non mi è chiara: perchè, se come mi hai detto spesso, ti sentivi spento e apatico, hai comunque cercato il mio corpo?
Perchè poi, quel giovedì, ti sei seduto sul letto con le gambe semi incrociate, le braccia appoggiate alle ginocchia, i pugni chiusi e non mi hai più guardata? Perchè hai dovuto farlo? Perchè mi hai fatta sentire solo carne e niente spirito? Non oso paragonarti a nessun altro, tu non sei come gli altri, sei stato e sarai sempre molto meglio.
Ma perchè hai dovuto farlo? Perchè non ti sei steso in fianco a me come al solito?
Magari nemmeno te lo ricordi. Magari hai già dimenticato. Io non dimenticherò mai come mi sono sentita in quel momento: usata. L'ho pensato per una frazione di secondo, poi avevo già cambiato idea, ma è bastato.
Perchè hai dovuto farlo? Perchè a me? Perchè ti sei seduto in quella maniera, perchè non mi hai più guardata, come se quello che avessimo appena fatto fosse sbagliato e terribile? Per me non è mai stato sbagliato. Per te lo era?
Sono certa che tu non mi abbia usata: tu non sei così. Ma per un secondo l'ho pensato e mi sono spaventata.
Avrei voluto farti male, soprattutto mentre mi stringevi a te. Avrei voluto morderti le spalle fino al sangue. Avrei voluto piantarti le unghie nella carne.
Ma non l'ho fatto, poeta. Perchè alla fine lo so che non sei come gli altri.
Perchè alla fine fare del male a te, sarebbe stato come ferire la mia stessa carne.
Non ho pianto quando mi hai detto che non potevamo continuare a stare mano nella mano e non ho pianto il giorno dopo.
Ho pianto due giorni dopo, la mattina, con una sigaretta in bocca e non ho nemmeno cercato di nascondermi. Continuavo a pensare che non avrò mai dei figli con i tuoi capelli, con le tue mani, con i tuoi occhi. Perchè ti sembrerà infantile, ma ho sempre pensato che i nostri bambini sarebbero stati bellissimi.
Dammi pure della sognatrice o della stupida o della pazza ma io, una vita insieme a te, l'avrei costruita volentieri.
Guardavo tua sorella e il suo ragazzo seduti vicino al fuoco e pensavo che forse ce l'avremmo fatta anche noi. Che saremmo stati assieme per anni e anni e sarebbe andato tutto bene. Forse una delle ultime volte che sono stata a casa tua, tua sorella ha capito i miei pensieri e le mie paure perchè mi ha sorriso molto dolcemente.
Non ho ancora vent'anni e sono abbastanza stupida. Non ho ancora vent'anni e sogno troppo.
Sabato guardando le tue spalle ho pensato che nessuno dei miei figli t'avrebbe mai assomigliato, nessuno dei miei figli sarebbe mai stato simile al poeta. E allora ho tirato una bestemmia ad alta voce, tu mi hai guardato solo un secondo e io ho sceso le scale e sono andata a fumare.
Poi sono andata a casa, mi hai abbracciata e hai detto "Ciao Rachelina, Stammi bene."
Avrei voluto chiederti se per caso tu stessi scherzando, se ti sembrasse appropriato dirmi "Stammi bene" ma sono stata zitta.
Prima di uscire dalla sala mi sono voltata e ho guardato per un secondo la tua schiena. Mi si è stretto lo stomaco e ho deciso che sarei stata bene sul serio, perchè non mi merito altro dolore, non me lo merito affatto.
Con il senno di poi, poeta, capisco che troverai presto un'altra donna per te, un'altro corpo da tenere stretto, altri occhi da amare, altre guancie da baciare.
Con il senno di poi, mi è chiaro che l'unica cosa che mi da tanto fastidio è il fatto che su questo stramaledetto libro che mi hai regalato non ci sia nessuna dedica.
Odio le cose lasciate a metà, incompiute.
Con il senno di poi, sorrido pensando alle tue spalle, ai tuoi capelli, ai tuoi occhi. Starò bene poeta.
Ti ho amato moltissimo, fuori misura e una parte di me continuerà ad amarti sempre.
Ti ho amato moltissimo e starò bene.
 
Stammi bene poeta,
ci vediamo questo giovedì.
 
Con tutto l'affetto del mondo,
Rachele.
  
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