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Autore: YoongiYah    03/02/2015    2 recensioni
"Bene. Perfetto. Il padre omofobo gli aveva trovato un tutor per fargli passare l'anno e Yoongi stava fantasticando su di lui. Recuperare quelle materie sarebbe stata una passeggiata. Certo. Fantastico"
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YoonSeok
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Min Yoongi/ Suga
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Yoonseok AU. Yoongi ha diciassette anni e Hoseok ventidue.
Perché? Non lo so, è colpa della mia mente malata.










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"Yoongi. Mi ha chiamata il preside della scuola. Il tuo insegnante di chimica e di fisica vuole parlare con me e tuo padre. Che hai combinato?"

Nel momento in cui Yoongi rimise piede in casa, dopo essere tornato da scuola, quel pomeriggio, si sentì accogliere da quelle dolci parole pronunciate dalla madre "Che cosa? Ti ha chiamata? Ma perché? E' solo un'insufficienza, posso recuperare!"

La signora Min sospirò, senza speranze "Hai preso un'altra insufficienza? Con l'ultimo compito dovevi recuperare quella di precedente. E quelle prima ancora"

"Lo so mamma, lo so. Ma siamo tutti consapevoli che non ci posso fare niente, quella roba non fa proprio per me! Ti prego non dirlo a papà, lo sai che andrà fuori di testa" Yoongi pregò letteralmente la madre. L'ultima volta suo padre lo aveva rinchiuso in camera sua per dei mesi interi e tanto non era servito a nulla. Non era portato per le materie scientifiche, punto e basta. Che poi non gli sarebbero servite a nulla nella vita, lui voleva dedicarsi alla musica, al rap. In quello sì che era dannatamente bravo. Ma, ovviamente, quel vecchio conservatore non poteva capire una cosa del genere. Sperava nell'aiuto di sua madre, ma già sapeva che non ci poteva contare. Se li aveva chiamati il preside in persona la situazione era grave.

La madre lo guardò, intenerita dalla richiesta "Tesoro, non ti posso aiutare. Lo sai che io ti appoggio, ma in questo sono d'accordo con tuo padre. Voglio che ti diplomi. Il massimo che posso fare è prometterti che una volta diplomato ti sosterrò, qualsiasi strada tu voglia prendere. Ma prima devi finire la scuola e quindi impegnarti in tutte le materie"

"Si, va beh. Ho capito. Mi preparo alla clausura. Sempre che tuo marito mi faccia arrivare vivo a domani"

"Non fare l'esagerato adesso. Potevi pensarci prima e studiare seriamente"

In realtà le parole di sua madre significavano parecchio per lui. E se proprio doveva essere sincero almeno con se stesso non si era proprio impegnato così tanto per recuperare le insufficienze. E' che studiare, andare a scuola, proprio non gli piaceva, non gli interessava. Era solo una perdita di tempo, gli impediva di concentrarsi su quello che era la sua vita veramente. E non era colpa sua se l'ispirazione per i suoi testi gli venivano mentre quel branco di inutili personecercavano di spiegargli qualcosa.

Ma sì, era anche consapevole di essere solo un quasi diciassettenne con tanti sogni e tante passioni e che forse quel diploma poteva essergli veramente utile. Quello che lo preoccupava sul serio era suo padre. Non riusciva proprio a capire che non era come lui, che lo studio, non tanto la scuola ma l'università, non era l'unica sola strada nella vita di una persona e che, soprattutto, non era una strada che la sua vita contemplava. Che poi il problema non era neanche quello. Non del tutto.

 Suo padre aveva deciso di ignorare il suo outing. Aveva scelto di fare come niente fosse, come se quella chiacchierata che aveva deciso coraggiosamente di fare con lui non fosse mai avvenuta, liquidandolo con un semplice "Sei troppo giovane per sapere cosa vuoi veramente dalla vita. Falla finita e vai a studiare". Da allora, però, qualcosa era cambiato. Ad ogni suo minimo errore, che riguardasse la scuola, il suo coprifuoco o un'altra stronzata qualsiasi, il padre lo puniva con più severità e lo guardava con disprezzo, un disprezzo che lo faceva morire dentro . E doveva fare quello che diceva lui, senza se e senza ma.

Guardò la madre, cercando di farle capire quello che non poteva dire ad alta voce sotto quel tetto e, per quanto lei avesse compreso quale fosse il problema, rispose allo sguardo dicendo "Mi dispiace tesoro, non posso aiutarti questa volta. Il preside ci ha fissato un appuntamento per domani. E ha espressamente richiesto la presenza di entrambi i genitori"

Questa volta fu Yoongi a sospirare senza speranza per poi girarsi e dirigersi al piano superiore e andare in camera sua. Si premurò, comunque, di far sentire tutta la sua frustrazione alla madre, urlando, con quanta grazia possibile un "'FANCULO!"

 

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Il giorno seguente, tornando a piedi da scuola -aveva appositamente perso il pullman per poter ritardare l'ora del giudizio- non riusciva a smettere di pensare a quello che sarebbe successo a breve. Aveva paura, ok? Una paura fottuta. E non della punizione o della ramanzina. Aveva paura di rivedere quello sguardo negli occhi del suo vecchio, quello sguardo che non era altro che la prova per lui di quanto fosse nient'altro che una delusione, il figlio che non avrebbe mai voluto. Pigro, svogliato e frocio, per quanto volesse negarlo.

Il commercialista Min aveva più volte ripetuto al figlio che doveva diplomarsi, iscriversi alla facoltà di economia e lavorare per lui prima e prendere il suo posto poi. Del resto si era fatto un nome, ormai, e anche un giro di ottimi clienti; insomma, guadagnava più che bene, perché mai tutto il suo lavoro doveva andare in fumo per degli stupidi capricci adolescenziali?

Quindi no, Yoongi non era proprio il figlio che il signor Min aveva desiderato. E Yoongi ne soffriva. Perché si, lo sapeva da solo che era pigro e che a questo poteva anche rimediare. Ma non poteva rimediare a tutto il resto. Come poteva rimediare al fatto che non gli piacessero le ragazze ma i ragazzi?! E soprattutto come poteva rimediare al fatto che la musica fosse una parte inscindibile da lui?! Poteva anche sacrificare le sue preferenze sessuali per suo padre ma non la musica.

Sì, Min Yoongi era un diciassettenne drastico e melodrammatico che sosteneva che se nella sua vita ci fosse stata la musica allora quella bastava, non gli serviva altro, nemmeno un ragazzo. Nemmeno l'amore. Come se potesse vivere una cosa del genere in Corea, quando non lo accettava nemmeno il suo stesso padre.

 

 

Giunto al portico di casa sua, perse ancora un attimo davanti alla porta. Quando si decise ad aprirla, lo fece con la massima cura al non fare il minimo rumore, quasi sperasse di passare inosservato.

Illuso.

Non fece in tempo ad entrare nell'ingresso e a togliersi la prima scarpa che sentì la burbera voce del padre chiamarlo "YOONGI! Nel mio studio, subito"

'Fottuto!' pensò Yoongi, con la testa che aveva già iniziato a girare. Vide la madre rivolgergli un mezzo sorriso che probabilmente voleva essere rassicurante. Illusa pure lei.

Suo padre era al centro della stanza, in piedi e con le braccia conserte. E quello sguardo.

 "Chiudi la porta e vieni qui"

Col groppo in gola, fece come gli era stato ordinato e prima che potesse anche accorgersene il signor Min gli diede uno schiaffo. La guancia incominciò a bruciare e gli occhi si inumidirono per il dolore.  Chinò la testa e non riuscì a trovare la forza di alzare lo sguardo.

"Tu e le tue stronzate mi avete stancato. Mi hai fatto chiamare dal preside, come se fossi il padre di chissà quale idiota indisciplinato. Padre di un idiota lo sono, comunque. Da oggi in poi sei rinchiuso in questa casa finché non avrai recuperato tutto il programma di chimica e di fisica e non avrai raggiunto una buona media per poter frequentare i corsi estivi per le università. E niente computer, a meno che non ti serva per la scuola. Così la smetterai con quelle cazzate sulla musica. E niente amici. L'unica persona che potrai frequentare sarà il tutor che ti troverò."

A quelle parole Yoongi riuscì finalmente a guardare il padre. "Tutor?"

"Si, tutor. Pensi sul serio che mi fidi di te? L'anno scorso avevi detto che quest'anno ti saresti impegnato veramente e invece questa mattina mi sono ritrovato nello studio del preside col tuo insegnante che mi diceva che hai preso un'insufficienza dopo l'altra, insufficienze di cui io non sapevo niente. Non solo ho dovuto subire l'umiliazione di avere un figlio deficiente, hai fatto fare anche a me la figura del deficiente."

Yoongi riabbassò subito lo sguardo, cercando di non far vedere al padre quanto fosse ferito.

"Ho già trovato un paio di candidati validi, più tardi li chiamo e vedo di fissarti la prima lezione per domani. E adesso esci di qui e vai in camera tua. Non voglio più neanche vederti per oggi"

Yoongi si girò e uscì da quella stanza alla velocità della luce, correndo in camera sua senza prestare attenzioni alla madre che lo chiamava. Si chiuse la porta alle spalle e si lasciò cadere sul letto, la faccia sepolta nel cuscino.

Schiaffo e offese a parte, era andata meglio di quanto pensasse. Era sicuro che per questo dovesse ringraziare la madre. Ma... Un tutor? Sul serio? E i corsi estivi per l'università? Anche se era sopravvissuto adesso era sicuro che non ce l'avrebbe fatta ad arrivare vivo al diploma. Tanto meglio. Sperava almeno che il padre avesse talmente tanti sensi di colpa da logorargli l'animo e rovinargli la vita per sempre, cadere in depressione e mandare in rovina la sua attività -l'aveva detto che era drastico e melodrammatico no?

Si alzò dal letto e aprì il cassetto del comodino. Ne tirò fuori un quaderno e una penna. 'Coglione, non ho mai usato il computer per le mie canzoni' ed iniziò a scrivere, cercando di sfruttare la sua rabbia per una nuova canzone spacca-culi.

Non tornò al piano di sotto per il resto della giornata, passando da una pagina all'altra senza sosta, ignorando la madre che gli chiedeva cosa volesse per cena, fino a che non sentì le palpebre talmente pesanti che si addormentò con ancora indosso la divisa di scuola.

 

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Dopo la seguente giornata scolastica, Yoongi raccontò gli avvenimenti della giornata precedente al suo migliore -o forse unico- amico, giusto per spiegargli il perché non si sarebbero potuti più né vedere né sentire al di fuori dell'orario delle lezioni di scuola.

"Che sfiga amico, mi dispiace" disse Jimin, dandogli una pacca sulla spalla.

"Si beh, ancora deve iniziare la vera sfiga. Mi sa che oggi mi tocca la prima lezione col dannato tutor. Dovrò passare il pomeriggio a fare una cosa schifosa con uno che sicuramente a questa cosa schifosa gli ha dedicato la vita, ovvero uno completamente pazzo. Ti pare? Cazzo, perdo il pullman se non mi sbrigo, non sia mai che do al vecchio un'altra scusa per dare di matto. Ciao Jiminie!"

E così incominciò a correre verso la fermata, senza aspettare la risposta dell'amico.

 

 

Quando arrivò, fu proprio il padre ad aprirgli la porta.

"Sbrigati. Il tutor ti sta aspettando"

Yoongi si tolse le scarpe talmente in fretta che quasi inciampò, seguendo il padre che lo stava portando verso la cucina.

Vi trovò un ragazzo, evidentemente più grande di lui, che non appena lo vide gli rivolse un sorriso a forma di cuore. Tutto quello che Yoongi riuscì a pensare fu 'Porca troia!'

"Yoongi, lui è Jung Hoseok. E' al terzo anno di medicina veterinaria e da oggi ti aiuterà a recuperare quel disastro che sono i tuoi voti in chimica e fisica"

Avrebbe desiderato tanto far vedere a quel bel ragazzo che non era stupido come sosteneva suo padre ma tutto quello che riuscì a fare fu aprire stupidamente la bocca e farne uscire un altrettanto stupido "Ah"

"E' un piacere conoscerti Yoongi" e quel dannato sorriso si allargò ancora di più, diventando ancora più carino.

'Ok, sarà anche un pazzo che ha dedicato la vita a delle cose schifose, ma cazzo se è fico'

Bene. Perfetto.  Il padre omofobo gli aveva trovato un tutor per fargli passare l'anno e Yoongi stava fantasticando su di lui. Recuperare quelle materie sarebbe stata una passeggiata. Certo. Fantastico.

Si maledì mentalmente e cercando di recuperare un minimo di dignità disse "Vado a prendere i libri"

E per la seconda volta in un minuto pensò 'Porca troia!'

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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