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Autore: alessia14    04/02/2015    0 recensioni
“Questo tipo di male non è volontario. Il proprio corpo prende una decisione, non esistono difese. Basta un attimo per ritrovarsi nel vortice del male”
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Arizona Robbins, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Come puoi essere dolce davanti ad una diagnosi del genere?”


Diagnosi del paziente: tumore.


Emma indossa il pigiama. Non è una paziente, è un medico di medicina d'urgenza. Il medico del policlinico.
Una coda di cavallo, un pigiama verde e... tante cartelle!
Il letto è scomodo, meglio andare in giro per l'ospedale. Un reparto poco frequentato: chirurgia.
Tutti la fissano, infermieri, medici e chirurghi. I pazienti sono l'unico conforto.
“Allora...” camminata lenta, le sue gambe sono instabili, nessun affaticamento.
Apre e chiude le mani. Pugno e mano aperta. Il suo corpo brucia, velocemente.
Respiro profondo..
Blocco istantaneo. Un comando del cervello. Una famiglia è in attesa delle condizioni del proprio figlio.
“Dottoressa...”
Respiro profondo..
“Oggi sono qui, in chirurgia. Posso aiutare?” gli occhi puntati sugli abiti.
“Indossa un pigiama?” parole con un filo di voce.
Lei aveva soccorso il ragazzo. Lei aveva scoperto un tumore in quel corpo, sano, fino a qualche ora prima della diagnosi.
Il nostro corpo è imprevedibile.
Emma, era caduta nella trappola qualche mese prima. Non era uscita del tutto illesa.
Il corpo produce il male. Il male si espande, il bene riduce la percentuale.
Coraggio. Pronti, partenza...discorso!
“Questo tipo di male non è volontario. Il proprio corpo prende una decisione, non esistono difese. Basta un attimo per ritrovarsi nel vortice del male” si asciuga una lacrima e continua il discorso, senza interruzioni “Ho avuto lo stesso destino di suo figlio, anzi, il mio era 50-60%, un male buono. Diciamo una pallina da golf, all'altezza del collo” ogni bottone rivela una profondità nascosta, una cicatrice “Tiroide asportata. Conteneva un male. Preso in tempo...” sospiro “...per fortuna”.
Una presenza dietro le sue spalle. Arizona. Il chirurgo di pediatria.
Emma accarezza la mano di entrambi i genitori. Il padre del ragazzo, il più silenzioso, risponde con un cenno del capo. Intendersi, torna ad essere complicato, soprattutto attraverso i gesti.
Arizona sorride alla famiglia del ragazzo, poi, si guarda attorno con aria indaffarata.
Appunti, cartelle, fascicoli.
“Come puoi essere dolce davanti ad una diagnosi del genere?”
La dolcezza di Emma, una volta, aveva dei limiti. Quando hai una cicatrice sul corpo, riaffiorano le qualità più dolci, quelle di cui facevi a meno, prima della trasformazione totale.
“Sono ricoverata, di nuovo. Chirurgia vuole la mia residenza qui! Arizona...non ne posso più!” la calma svanisce “Ho solo...aiutato quella famiglia! Non ricordo neanche i dettagli del figlio! La memoria non funziona!” respiro affannoso “Non possiedo più uno stralcio della mia vita prima del tumore! Porca miseria, sono un medico! Dovrei...ricordare, no?” il formicolio è tornato, l'alterazione brucia, l'ormone non esiste.
“La medicina?” la medicina ha un dosaggio. Il dosaggio giusto richiede molte analisi, una al mese, se tutto va bene.
“Arrivo il pomeriggio a non ricordare se...” Emma massaggia le tempie, lo sforzo è nullo, non ricorda.
“Ok.. Ci vuole tempo, lo sai anche tu. Tempo al tempo. Vuoi una mano?” sorriso splendente, come il sole. Il ricorrente sorriso di Arizona.
“In che senso?” Arizona ha un piano, senza dubbio. Prende il telefono dalla tasca, il camice fatto su misura “Ciao! Disturbo? Certo che no. Adesso puoi essere d'aiuto. Che ne dici di salire in chirurgia? Sei un tesoro! A tra poco..”.
Un brivido sfiora il corpo di Emma, ha l'emozione dentro di sé.
Le porte dell'ascensore si aprono. Un uomo sui trent'anni si avvicina alle due dottoresse. Giacca e cravatta.
“Ciao Jess! E...tu?” sguardo fisso su Emma “Ehm...ma certo! Una sua amica...vero? Piacere, Chris” chi trova un amico, trova un tesoro!
Un altro sorriso di Arizona. Questa volta non c'è il sole, la vittoria regna sovrana.
Aprire e chiudere le mani. Le gambe sono quasi sul cedimento.. “Scusate, torno nella mia camera. Comincio ad essere stanca... Farò una flebo...” passo piccolo accompagnato da una piccola pausa.
Arizona fulmina con lo sguardo Chris “Muoviti!” il ragazzo schizza come un fulmine, facendo qualche sgommata. Il corridoio, a volte, è un po' affollato!
Emma è di nuovo ferma. Non ce la fa. Ci sono giornate dove la forza è l'unica spinta per affrontare la giornata, nelle altre...non è d'aiuto, peggiora solo la situazione.
“Signorina, Chris al suo servizio!” frenata davanti a Emma, inchino e baciamano.
Cosa può chiedere di più una ragazza dentro un ospedale? Magari...la compagnia!
Un sorriso, solo quello è in grado di regalare.
“Chris! Carino da parte tua... Non sono il tipo che richiede aiuto..” un altro sorriso, può farcela, Deve.
“Come vuoi...” soffermato sui dettagli del pigiama verde “Sai essere sincera?”
Risata sonora.
La risata è uno sfogo. Divertente. E' l'impressione di risultare felice.
La risata si trasforma in lacrime. Questa volta, si.
Chris avvicina il corpo di Emma, è esile, indifesa, piena di dolori fisici. Non ha bisogno di un discorso, il tatto è utile.
“Non ho forza fisica. Non posso correre, camminare velocemente. Devo stare seduta se metto a dura prova il mio corpo, gli sforzi sono ben ripagati. Pagati con l'energie. Non ricordo ciò che apprendo. Non visito un paziente da...credo uno o due mesi. E' tutto così...difficile e monotono. Corsa ad ostacoli.. Capisci, Chris?” singhiozzi più intensi, la risata è oramai sorpassata.
“Shh, non dire nulla. Ci sono io. Ok?” bacio sulla fronte.
Quella ragazza è tornata una bambina. Crescere e fiorire, di nuovo.
“Ho vissuto una situazione migliore di tanti altri. Eppure...” alla ricerca di una certezza “Pensavo di essere forte. Il mondo è crollato, davanti ai miei occhi”.
“Insieme” un braccio aiuta a portare Emma nella sua camera.
Rannicchiati nello stesso letto. Carezze sul viso di Emma. Liscio, segnato dalle tante lacrime dell'ultimo periodo.
  
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