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Autore: Kim NaNa    04/02/2015    9 recensioni
I vent'anni di una fanciulla.
Una crociera intorno al mondo
Un segreto in fondo al cuore.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Identità svelate

 

Il giorno seguente, dopo aver trascorso una mattinata nuotando e il primo pomeriggio guardando un film poco interessante, Usagi e Mamoru aspettavano i propri amici. Lei, nell’attesa, si ritrovò ad osservarlo: tratti decisi ed aristocratici, bocca ferma e decisa, occhi blu e profondi come il mare nel quale temeva l’avrebbero gettata alla “fine.” Sentendo lo sguardo posato su di sé, Mamoru girò la testa e i loro occhi s’incontrarono. Dopo un lungo istante, Usagi abbassò gli occhi arrossendo.
«Non ti stavo spiando.» Disse, timidamente. Afferrò una rivista e cominciò a sfogliarla. Per qualche minuto regnò il silenzio, poi lei osò un’altra occhiata da sopra l’orlo della pagina: il viso di Mamoru era calmo e disteso. Improvvisamente, la musica in sordina proveniente da un alto parlante tacque e la voce di un annunciatore cominciò a leggere le ultime notizie.

«…Lutto nel mondo del cinema. Questa mattina, in un grave incidente aereo, la famosa attrice Minako Aino ha perso la vita insieme ad altre novanta persone…»
Mamoru sussultò e si girò istintivamente verso la ragazza che lo guardò incuriosita. Aveva un’espressione incredula e stranita sul volto.
Allora Motoki si è sbagliato. Minako Aino non si trovava sulla Silver Millenium. Si ritrovò a pensare Usagi.
L’annunciatore, intanto, aveva cambiato argomento e la ragazza rivolse la sua attenzione a Mamoru che pareva scosso.
«Qualcosa non va?» gli chiese, solo per distogliere da sé quegli occhi blu indagatori.
Lui non rispose.
«Questa Minako Aino» riprese lei, «il giorno della partenza… ne parlavi con Motoki…»
«Davvero?» la interruppe Mamoru, brusco. «Cos’hai sentito di preciso?»
«Motoki diceva che era sulla nave, in incognito.»
«Sai a chi somigliava l’Aino, Usako?» chiese lui, apparentemente senza motivo.
«No. A chi somigliava? Non ti capisco, Mamochan…»
Mamoru esitò, poi scosse la testa. Sembrava stesse cercando le parole adatte.
«Non hai mai notato una certa somiglianza con te?»
Ci fu come un’esplosione tra i pensieri di Usagi e i suoi pezzi di puzzle andarono a posto.
«Somi… somiglianza co… con me?» Balbettò. «Tu… tu hai creduto che io…»
Lui annuì. Esitava ancora e la sua incertezza era sconvolgente.
Usagi non riusciva a credere che la si poteva confondere con la bellissima e sensuale Minako Aino.
«Usako…» disse infine Mamoru, «ho commesso un errore imperdonabile nei tuoi riguardi. Ti ho scambiata per quell’attrice, una donna con la quale non avrei mai potuto avere nulla in comune e con la quale non avrei intrapreso neanche una conversazione convenzionale…»
Le si era avvicinato e la guardava dritta negli occhi.
«Ora tutto si spiega.» Disse Usagi. «Ma… se non volevi interagire con me… con lei…» Si interruppe. Perché hai continuato a starmi vicino? Si chiese. «Potevi mantenere le distanze…» proseguì.
Uno strano sorriso si delineò sulle labbra di lui.
«Dimentichi che siamo allo stesso tavolo!»
«Dimenticarlo? Certo che non potrei dimenticarlo!» sottolineò Usagi, basita.
«Usako, ti confondi, ed è colpa mia. Volevo semplicemente dire che mi sarebbe stato difficile
mantenere le distanze, dato che eravamo obbligati a incontrarci almeno due volte al giorno.» Cercò di spiegarsi lui, accarezzandole una guancia.

Usagi si scostò, continuando: «Ma non era necessario che passassi anche il resto del tempo con me! Non capisco. Se non volevi avere nulla a che fare con l’Aino, perché dedicarle la giornata… a me, voglio dire.»
Tutto ad un tratto, le sembrò talmente tutto così ridicolo da essere sul punto di scoppiare a ridere. «Che confusione, Mamochan. È tutto così assurdo… anche se avrei dovuto capirlo e poi anche Motoki si comportava in modo strano con me.»
Mamoru cercò le mani di lei e le strinse.
«Perdonami, Usagi. Leggevo nei tuoi occhi quella confusione che devo averti provocato… Avrei dovuto capire che mi stavo sbagliando, ma non avevo prove che tu non fossi… Ho creduto subito alle supposizioni di Motoki… Che stupido…»
«Mi ricordo…» iniziò Usagi. «Una volta ho avuto la sensazione che tu mi confondessi con qualcun’altra. Ma era un’idea talmente assurda che non le ho dato molta importanza.»
«È stato senz’altro il giorno in cui ti ho accusata di essere una brava commediante…» chinò il capo, mortificato. «Usako, potrai mai perdonarmi, un giorno, per come ti ho trattato?»
Usagi aveva alzato una mano per farlo tacere, ma lui aveva ugualmente finito la frase.
«Ammetto che qualche volta mi lasciavi nell’incertezza e nello sconforto più assoluto… ma sei sempre stato meraviglioso per me…» Disse con sincerità, pensando a quello che lui significava per lei, a quello che aveva fatto inconsciamente. Tacque, consapevole di essere per lui un piacevole flirt.
«Meraviglioso» ripeté lui, aggrottando la fronte. «Sono stato un maleducato, antipatico e scontroso… di proposito. È già tanto che tu non mi abbia mandato al diavolo…» constatò, Mamoru.
«Ma cosa dici? Ci tengo molto alla tua amicizia…» mentì. «Ora ho capito tutto, ricordo di aver sentito Motoki parlare di Minako Aino, dei suoi viaggi in incognito, del suo recitare la parte della ragazza ingenua per non farsi riconoscere…»
Mamoru comincò ad osservarla, divertito.
«Esattamente. E tu sei una ragazzina ingenua. Non protestare, ti prego, e non cambiare mai.»Lei arrossì. «Quindi, corrispondevo perfettamente alla vostra idea?»
«Sì, ma avrei dovuto capire.» Disse lui, scuotendo la testa, irritato con se stesso. «Sono stato cieco.»
«Mamochan... Non tormentarti.» Supplicò lei. «Non ha più importanza!»
«È sempre importante quando si ferisce qualcuno ingiustamente.» Proseguì lui serio. «Per questo voglio davvero scusarmi con te...»
«Sei scusato, Mamochan... e poi, guarda, io nemmeno ci penso più.»
Lui la guardò con una strana espressione sul volto. «Sei una bella persona, Usako... Anche se non volevo ammetterlo... Io...» Si interruppe, vedendo Motoki avvicinarsi.
«Ecco... io ho saputo dell'incidente di Minako Aino. Ehm... sono davvero dispiaciuto... ero sicuro di quel che dicevo...»
Usagi scosse le mani, sorridendo con un po' di imbarazzo dipinto sul volto.
«Non preoccuparti, Furuhatakun. Mamoru ed io ne abbiamo parlato ed è tutto chiarito, adesso.»
Motoki spalancò gli occhi: «Mi state dicendo che non avete litigato?»
Usagi sorrise ancora. «Certo che no! È stato un errore comprensibile da parte di Mamoru e anche tua.»
Mamoru guardò Motoki: «Non fa che trovarci delle giustificazioni, questa testolina buffa.»
Risero tutti, mentre i due uomini continuavano a scusarsi. Poco dopo, Usagi restò nuovamente sola con Mamoru, ma non riuscì a farsi dare una risposta al suo più grande dubbio. Perchè Mamoru non aveva mantenuto le distanze da lei, nonostante credesse fosse quel tipo di persona?

Mentre tornava a casa, ricordò le volte in cui lui le sembrava combattuto tra il desiderio di starle accanto e l'improvviso disprezzo, il che spiegava i suoi atteggiamenti incostanti e volubili.Contro chi o cosa combatteva?
«Non può innamorarsi... non di me...» mormorò, chiudendo la porta alle sue spalle.

 

Nei giorni seguenti fu attenta al comportamento di Mamoru, sperando vivamente di non notare segni di innamoramento da parte del ragazzo. Non ebbe prove delle sue paure, così, quando giunsero alle Barbados, sentì di essere più serena. Riteneva di avere il meglio di tutto: amava Mamoru, lui la trattava con dolcezza ed era ormai convinta che, nonostante il dispiacere, lui non avrebbe provato dolore quando sarebbe giunto il momento.
Credeva che la vita fosse perfetta e sperava che le restasse almeno un altro mese per goderne ancora. I mal di testa la prendevano improvvisamente ed erano sempre più atroci, costringendola a mentire a Mamoru pur di restare in cabina.
La capitale delle Barbados, Bridgetown, era per lei una delle meraviglie della crociera e attendeva lo scalo con gioiosa impazienza.
Mamoru le aveva letto tutta la documentazione relativa esistente sulla nave e cercato di organizzare nel miglior modo possibile i quattro giorni che avrebbero passato lì.
Usagi fu ammaliata dallo splendore delle spiagge: la sabbia fine e bianca, l'acqua cristallina che si confondeva col colore del cielo, i pesci tropicale che le accarezzavano le caviglie... Le sembrava di essere in paradiso, con l'uomo migliore del mondo accanto.
Nel pomeriggio fecero il giro dei negozi. Lei cercava da tempo un regalo per Mamoru e aveva trovato una coppia di fermalibri d'avorio eleganti e graziosi, che acquistò non appena Mamoru le diede le spalle.
Tornati a bordo, mentre si salutavano per andare a cambiarsi prima di cena, gli consegnò il pacchetto, e più tardi, quando si ritrovarono in sala pranzo, lui la ringraziò per il regalo.
«Usagi! Non dovevi! Chissà quanto ti saranno costati, l'avorio qui è di estremo valore... Sono davvero belli. Grazie, li custodirò con estrema cura.»
Usagi allargò la bocca in un radioso sorriso. La confortava il pensiero che lui avrebbe avuto un suo ricordo...
Si accorse che Mamoru la stava ammirando, e arrossì appena. Aveva indossato un vestito di pizzo color crema, senza spalline, incorniciato da due orecchini a forma di luna calante impreziositi con delle perle. I lunghissimi capelli biondi, raccolti nei suoi ormai consueti odango, brillavano sotto la luce delle candele sistemate a centro tavola.
Quasi incuriosito da quella visione che aveva davanti, Mamoru le si avvicinò, mormorandole all'orecchio: «Sei incantevole, questa sera Usako... perchè non mi parli meglio di te, della tua vita... Mi piacerebbe sapere di più...»
Usagi tremò. Parlargli della sua vita? Poteva farlo? Come l'avrebbe presa lui?
L'arrivo improvviso di Kaede la salvò da quell’attimo di smarrimento.
«Ragazzi! Ben trovati. Vi siete divertiti oggi in spiaggia?» domandò, accomodandosi al tavolo.
«Tantissimo.» Si affrettò a rispondere Usagi.
«Oh, bene! Anche io... guarda qui, Usagi.» Kaede tese davanti a sé la mano su cui brillava un prezioso diamante.
Usagi sgranò gli occhi: «Tom? Si è deciso finalmente!»
Ebbero inizio una serie di allegre felicitazioni, furono ordinate bottiglie di champagne e le risa di tutti si confondevano in quel gioioso brusio che popolava quella che era diventata una festa di fidanzamento.

«È stata una meravigliosa.» Disse Usagi, più tardi, mentre ballava stretta a Mamoru. «Ed io l'ho vissuta... ho vissuto pienamente queste due ultime settimane.» Constatò con franchezza.
Mamoru l'allontanò un po' da sé per guardarla, le sopracciglia aggrottate. «C'è qualcosa di strano quando parli così, Usako.» disse.
Era una domanda, Usagi lo sapeva e si morse la lingua per aver pronunciato quella frase senza riflettere.
«Non lo faccio di proposito, Mamochan.» rispose, cercando di mantenere un tono allegro.
«Eludi la domanda?» insisté lui, serio.
«No... no. Perché dovrei?»
«Questo non lo so, solo tu puoi saperlo.»
Mamoru sembrava improvvisamente assorto in profondi pensieri e lei si rimproverò per la sua sempre presente sbadataggine. Un paio di volte gli atroci dolori di testa l'avevano colta in compagnia di Mamoru e, ogni volta, avevano dato adito ad una serie di domande pericolose, pronunciate con tono perentorio e quasi professionale. Senza alcun dubbio lui aveva notato il suo malessere e l'aveva osservata con attenzione.
Usagi aveva sempre mentito. Nessuno doveva sapere che la fine era vicina. Pensava diconfidarsi con Kaede quando avesse sentito la morte ormai vicina, ma il momento non era ancora giunto.
Per Usagi, Mamoru era tutto e lei era felice, senza angoscia che potesse raggiungerla.
«Usako...» La sua voce affettuosa la distolse dai suoi pensieri. «A cosa pensi?»
Usagi gli rivolse il suo miglior sorriso.
«Ci sono momenti in cui un uomo non dovrebbe fare una domanda simile ad una donna, Mamochan...» Scherzò.
«D'accordo, un punto per te.» Disse lui, ridendo. E sempre ballando, la condusse verso la porta.
«Bisogna assolutamente che ti baci.» Affermò, come spiegazione.
Le accarezzò piano la nuca, delineando la linea del suo collo. Gli occhi blu di lui si persero in quelli azzurrini di Usagi. Poi avvicinò la bocca a quella di lei, mentre sentiva il suo respiro farsi più corto. La baciò dapprima con delicatezza poi sempre con maggior passione, sentendo il corpo di lei aderire perfettamente al suo.
Si staccò da lei con il cuore che gli batteva all'impazzata, Usagi aveva gli occhi chiusi e lui sorrise mentre lei lo guardava impaziente.
«Se continui a guardarmi così dovrai ritenerti responsabile delle mie stesse azioni...» rise contro le sue labbra, prima di baciarla come mai prima di allora.

   
 
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