Film > Alice nel paese delle meraviglie
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Autore: Frizzina    04/02/2015    2 recensioni
Cosa succederebbe se Alice, a due anni di distanza dalla sua ultima visita, tornasse a Sottomondo? E cosa accadrebbe se Iracebeth riuscisse ancora ad esercitare il suo potere?
Nell' attesa della pubblicazione del sequel dell'opera originale di Tim Burton, la ragazza si ritrova catapultata nel suo fantastico adorato mondo. Nuove sfide, nuove riflessioni e nuove avventure accompagneranno Alice durante il suo viaggio alla scoperta, o riscoperta di se stessa in questa mia personale interpretazione del film.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Liddell, Cappellaio Matto, Quasi tutti, Regina di Cuori, Stayne
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo primo.
 
Alice incespicó nella lunga gonna da ballo, chiedendosi perché mai avesse indossato un abito cosi ingombrante per andare da lui. Correva nel bosco, ridendo come mai aveva fatto prima.
"Sono tornata! Ehi! C'é nessuno? Cappellaio! Sono qui, sono Alice!" gridó sorridendo, mentre correva verso il mulino. Stava per rivederlo! Non poteva crederci... dopo piu di due anni...
Doveva aver sentito la sua risata cristallina, perché un sorriso spontaneo gli sbocció sul viso.
" Cappellaio!" chiamó ancora la ragazza, attraversando di corsa il piazzale, sfrecciando accanto al tavolo apparecchiato per il thè.
Lui era seduto, e versava in una tazza un po' di quell' ormai freddo liquido ambrato. Cercó di resistere alla tentazione di correrle incontro, ma desistette. Era più forte di lui! Si alzó e dopo un paio di falcate le gettó le braccia al collo ed improvvisó un mezzo girotondo, sollevandola in aria. Quando la riappoggió a terra, il suo guardo era pieno di gioia e tenerezza. 
"Sono felice di rivederti, Cappellaio." gli disse.
"Anch'io sono felice di riaverti qui..." sussurrò stringendola forte a sé, come per non farla piu andare via... ma anche per proteggerla da qualcosa...
Riuscí a scollarselo di dosso ed incrociò il suo sguardo.
"Non sei cambiato di una virgola." constató lei sorridente. 
"Tu sei cresciuta invece..." ribatté l'uomo.
Il sorriso di Alice sparí, assieme a quello del Cappellaio, mentre i due si guardavano negli occhi, avvicinandosi a poco a poco l'una all'altro. I loro cuori battevano all'impazzata, felici di essersi ritrovati. Era come se la distanza non avesse fatto altro che continuare a farli battere all' unisono. Le loro labbra erano separate da meno di un centimetro quando lui balzó sulla sinistra, al posto di Alice, invertendo le posizioni. Un rumore secco di cerbottana sibiló nella radura, portando con se un dardo avvelenato. Il Cappellaio venne colpito alla schiena da esso, e l'ultima cosa che sentí erano le labbra della ragazza premute contro le sue.
"Cappellaio!" gridó spaventata Alice. Lui le si era abbandonato fra le braccia, esanime. Lo accompagnó nella caduta, adagiandolo a terra con delictezza. Scoppió in lacrime mentre tentava invano di restituirlo alla vita. Era stato ucciso. O meglio, si era sacrificato per lei.
Tremava Alice, mentre piangeva adagiata sul petto del Cappellaio.
"Tu sia dannata, maledetta Regina Rossa!" gridó in preda alla collera.
 
 
 
"Alice... Alice, mi senti?" disse una voce lontana. Qualcosa di freddo e bagnato le si posó sulla fronte, e il suo primo istinto fu quello di scacciarlo, con un gesto infastidito della mano. Se solo le braccia non fossero state cosi pesanti... Aprí gli occhi.
"La febbre é ancora alta, ma si rimetterá presto" disse un' altra voce.
"Alice! Hai solo fatto un brutto sogno...me ne vuoi parlare?." la rassicuró qualcuno. 
Ah, la febbre... da quando le era venuta, faceva ogni notte lo stesso incubo. Sognava sempre il Cappellaio, il suo caro Cappellaio che veniva ucciso. 
Fece segno di no con la testa. I suoi sogni non li raccontava mai a nessuno, per paura che si avverassero.
"Zia..." chiamó piano, sorridendo lievemente. La donna le strinse la mano. Non era sua zia, ma ormai la ragazza la considerava come tale. 
"Riposati Alice. Il dottore ha detto che starai bene." si raccomandó l'anziana signora prima di uscire dalla camera, lasciando la ragazza da sola, stesa sul letto candido tra lenzuola pulite, lasciando quelle calde ed umide di sudore alla donna che le aveva cambiate. 
"Sola. Di nuovo sola. E senza nessuno con cui parlare." si lamentó. Il mal di mare tornó a farsi sentire costringendola a chiudere gli occhi. Si mise a ripensare al Sottomondo, a tutti gli amici e nemici che vi aveva incontrato, a tutte le avventure che aveva passato... Le sembrava incredibile. Erano passati due anni dalla sua ultima visita nel Sottomondo, e le sembrava un'eternitá. Quando era in viaggio con il suo non-suocero alla volta della Cina, di solito non ci pensava, ma non era mai stata ammalata. Ora, sulla nave per il sesto viaggio in Oriente, si era esposta troppo alle intemperie, beccandosi una febbre a trentanove. 
Lacrime grandi e calde le infuocarono le guance, e gli occhi tornarono a bruciarle. Non era piu riuscita a trovare un passaggio per Sottomondo, in due anni la sola cosa che fosse riuscita a fare era piagnucolarsi addosso senza veramente trovare una soluzione. Cosí si assopì, dando tregua alle lacrime, e anche i suoi pensieri.
 
 
 
"S'è addormentata?" chiese qualcuno. "Si, dorme alla grande". "Ma ha la febbre... sará il caso di portarla via?" "La regina ha deciso cosi, noi dobbiamo solo fare cio che Ella comanda. E poi ci penserà 'lui'." e cosí dicendo, un coniglietto, un gatto e un ghiro sbucarono fuori dall'oscuritá di un angolo della stanza, arrampicandosi sul letto della ragazza.
"Sarà stato un bene lasciare 'lui' di la?" fece il ghiro. "Sicuramente sarebbe stata piu felice di vedere 'lui' piuttosto che noi tre..." commentó.
"Sta dormendo, non lo avrebbe visto comunque. E poi non dovevamo fare in fretta?" disse sarcastico il gatto scomparendo. 
"Siamo gia in ritardo, mi pare... nevvero, Bianconiglio?" ridacchió facendosi apparire solo la testa, dritto davanti al roditore che poverino, si spaventó.
"Chesire! Dacci una mano, invece di vagare qua e la!" lo rimbeccò il ghiro.
"Suvvia, Mally... "
E cosí dicendo, avvolsero Alice nelle lenzuola e la trasportarono la da dov'erano venuti, ovvero dietro una pesante tenda rossa sulla destra del letto. Lanciarono il fagotto attraverso un buco nella parete e si infilarono dentro a loro volta. Precipitarono per un po' lungo un corridoio buio, o forse sarebbe stato meglio definirlo un pozzo, dal momento che era verticale. Chesire acchiappó al volo un lembo del lenzuolo, rallentando di poco la sua velocitá, per evitare ad Alice l' atterraggio parecchio brusco, che ci sarebbe stato di li a poco.
"Siete arrivati!" esclamarono due omini che parevano la fotocopia l'uno dell'altro. Il gatto svolazzó un po' sopra le teste dei suoi due compagni di viaggio, che erano ruzzolati malamente sul fagotto di lenzuola dentro al quale la ragazza ancora dormiva.
"É lì dentro?" chiese uno dei due omini. 
"Alla rovescia potrebbe essere il lenzuolo che é sopra di lei." ribatté l'altro.
"Sarebbe comunque dentro il lenzuolo, Alice!"
"Pinco, Panco basta!" li zittì Mally. "Sta dormendo!"
I due si guardarono e, scambiandosi uno sguardo d'intesa, partirono a disfare il bozzolo di coperte, facendo un gran baccano.
Alice si svegliò di soprassalto, facendo per scattare seduta, ma non riusciva a muoversi. Era bloccata dentro ad un tessuto bianco e molto resistente. Qualcuno da fuori rideva, qualcun altro sbraitava qualcosa che suonava come 'fate piano', e il suo bozzolo tirava ora a destra, ora a sinistra, ora sopra...
"Ciao Alice!" esclamó un coniglio bianco. Un gatto, un ghiro e due gemelli sorrisero salutandola a loro volta. Era uscita con la testa dalle lenzuola. I due gemelli ripresero a saltare in giro, srotolando il lenzuolo dal corpo della ragazza.
"Fermi, fermi! Lasciate le coperte!" li riprese, quando si accorse di avere indosso solo la biancheria intima. "Siete davvero voi? Cioé, sono davvero qui?" domandó Alice alzandosi e annodandosi il lenzuolo in modo da formare una specie di vestito.
"Vorresti dire che ci stai solo immaginando?" le chiese lo Stregatto fluttuandole davanti agli occhi.
"Anche se fosse, ragazzi, sono contenta di rivedervi" ridacchió. Di colpo si fece seria.
"Se una volta sono venuta nel Sottomondo e ho dovuto uccidere il Ciciarampa..." la voce tremò leggermente pronunziando quel nome. "...ora perché sono qui?" il suo sguardo si fece diffidente, e scosse il capo. Nessun giramento di resta, o occhi doloranti. Era guarita? Si tolse la benda bagnata che ancora aveva in fronte.
"La Regina Bianca ci ha detto di portarti nel Sottomondo, non ha specificato il perché..." disse la ghira, risentita. 
"Abbasso la Capocciona Maledetta!" borbottarono in coro. Lei sorrise.
"Non vi ha detto il perché? Sapeva che ve l'avrei chiesto!" si stupí la ragazza.
"Evidentemente i boschi hanno troppe orecchie e troppi occhi. Ora vieni, ci manca un pezzo. La Regina vuole anche 'lui'." disse lo Stregatto al gruppo.
Alice si sentí avvampare quando udí quel 'lui', ben sapendo a chi si riferisse. 
"Forza, muoviamoci." esclamó risoluta Alice, partendo in quarta verso est. 
"Cielo, Alice! Il mulino é dall'altra parte!" sospiró il Bianconiglio.
"Non é l'ora del the. O meglio... non una delle tante... Dubito lo troveremo lí." ridacchió, dando una sbirciatina al sole.
'Quando il sole sará all'altezza degli occhi, tu lo guarderai. Lo guarderò anche io, cosi non ci dimenticheremo di noi.' le aveva detto 'lui' un momento prima che Alice se ne andasse da Sottomondo. Lei gli aveva risposto con un banale 'si'. Quanto se n'era pentita! Ora però aveva la possibilitá di rimediare.
"Il lago é sempre per di qua?" domandò giusto per spezzare il silenzio che durava ormai da qualche secondo di troppo. Continuarono a camminare per un bel po', sotto quel piacevole tepore del tardo pomeriggio, girellando su sentieri segnati appena tra l'alta e rigogliosissima erba verde. 
"Si, sempre dritto. Accidenti a questo sole! Mi va negli occhi, non ci vedo!" esclamó lo Stregatto fluttuando accanto ad un orecchio della ragazza.
"Perché i gatti di solito stanno piu in basso!" gli gridó dietro Mally.
Un familiare boschetto si aprí davanti a loro, fornendo un po' d'ombra ai sei. Alice era salita su ogni singola pianta tempo prima, e ad ognuna aveva dato un nome. Ora il bosco si era notevolmente ingrandito ma qualche albero lo riconosceva ancora. Phil, il grande abete con i rami larghi, Margie, la quercia... Qualche pennuto cantava gioiosamente, e le cicale frinivano pigre nel silenzio irreale del luogo, interrotto solo dai passi ovattati sul terreno.
La ragazza fece cenno di tacere al suo variegato gruppo di amici ed appoggió una mano su un grosso albero, che aveva battezzato Flo, anni or sono. Lui segnava la fine del bosco. Davanti al grande cedro si stendeva una grande pianura, al centro della quale c'era un laghetto dalle acque cristalline. Diede una sbirciata da dietro Flo. Era sempre tutto uguale. L'acqua rifletteva il colore ambrato del cielo e l'erba giallognola contornava le rive dello stagno. Al centro del campo c'era una grande roccia grigia, che sembrava essere li da secoli. Il cuore della ragazza perse un battito. Eccolo! Era lá, seduto sul suo bordo, il Cappellaio, quasi dovesse scivolare giu da un momento all'altro. Voleva corrergli incontro, voleva stringerlo tra le sue braccia. Mosse un passo, ma inciampó nel lenzuolo-vestito. Forse corrergli incontro non era una cosa fattibile. E poi le avrebbe ricordato troppo il suo incubo. Decise allora di arrivare di soppiatto dietro la roccia, e poi... poi si sarebbe inventata qualcosa. Scivoló fuori dal bosco, camminando furtivamente e facendo attenzione che il Cappellaio non si accorgesse dell'ombra.
"Aspettiamo qui, noi. Lasciamoli un secondo da soli" Chesire bloccó Pinco Panco e suo fratello Panco Pinco, che già erano pronti a seguire la ragazza.
Osservava il sole. Quante volte gli era capitato di farlo, sperando invano che 'lei' ritornasse. Sospirò malinconicamente, facendo preoccupare Mally, ancora nascosta tra gli alberi. Era assorto nei suoi pensieri. Da due anni ormai si ritrovava a guardare il sole, due volte al giorno, il che significa che in un mese lo guardava sessanta volte, e in un anno settecentotrenta. Due anni equivaleva a dire il doppio. Sarebbe impazzito di quel passo. Doveva rivederla, doveva essere sicuro che stesse bene. Probabilmente non si accorse di parlare da solo, dando voce ai suoi pensieri. La ragazza cercò di non ridere, e strisciò dietro alla roccia, dove lui non poteva vederla. 
"Ma che vado dicendo... posso io diventare piu fuori di cosí? É estate, o inverno? Perché il thè si raffredda sempre? Perché devo aspettare sempre cinque minuti in piu per far dorare i biscotti? Cinque minuti sono una nullità in confronto a due anni... Dio, la sto paragonando ad un biscotto? Ah, Cappellaio... puoi curare la febbre, ma non il tuo cuore..." sospirò ricadendo sulla pietra dalla quale si era alzato poco prima, nella foga del parlare.
"Tra poco dovrai andartene Cappellaio. Dunque é meglio farla subito." si disse alzandosi.
Alice da dietro la roccia non poteva vederlo, ma lo aveva sentito eccome. Fece una smorfia disgustata. Possibile che... Oh si, sapeva per esperienza che da quell'uomo ci si poteva aspettar di tutto. Pregò che non si mettesse proprio dov'era lei.
E invece prese a parlare.
"Non possiamo piu cantarla insieme... ma vedrò di farla come se fossi ancora qui. Ti ricordi quante volte l'abbiamo ripetuta alla corte della Regina Bianca?" sospirò camminando lentamente verso la parte di foresta che era in direzione del mulino.
'Perché passi di là, matto di un Cappellaio? È la strada piu pericolosa!' pensó Alice.
"Twinkle, twinkle little bat! How I wonder what you're at..." canticchiò questo primo pezzetto a mezza voce sospirando. Alice ne approfittò subito, intonando il verso successivo, con la voce tremante dall'emozione.
"Up above the world you fly, like a tea tray in the sky..." diede una sbirciatina furtiva dal fianco della roccia, e notò che lui si era fermato, col capo chino.
"Twinkle, twinkle little bat..." continuarono in coro. Il Cappellaio sollevò la testa, con un sorrisetto incredulo. Alice sgusciò fuori dalla roccia, strisciando verso il centro della radura.
"How I wonder what you're at!" terminarono. 
Il Cappellaio si voltó lentamente , e come prima cosa vide quella figuretta esile seduta in mezzo al prato. La ragazza si alzó in piedi, i loro sguardi si incrociarono.
"Sei davvero tu?" chiese il Cappellaio, con la voce piu alta di mezzo tono. Quasi si era ingozzato. Lei sorrideva.
"Mai stata piu sicura di esserlo!" rispose in un sussurro. Corsero l'una verso l'altro, ridendo. Lui strinse forte la vita di lei, che ricambiò l'abbraccio. Troppo simile al suo incubo... cercò di non pensarci. Il Cappellaio affondò il viso tra i capelli della ragazza, inspirandone a fondo il profumo così familiare che avevano, e che così spesso gli aveva provocato fitte di nostalgia.
"Mi sei mancato, Tarrant." gli bisbigliò all'orecchio. Si staccarono. Alice aveva il volto rigato di lacrime, lacrime di gioia, e il cuore che le martellava nel petto. 
Il sorriso dell'uomo sparì di colpo e tolse all'istante le mani da Alice.
"Il tempo è scaduto! I biscotti si sono dorati, standosene in forno cinque minuti in piu! Non ho nemmeno preparato il thè! Oh, perdonami. Perdonami! Scusa, non pensavo che tornassi. Cioè non speravo... no, non è che non sperassi, è che non..." indietreggiava poco a poco, gesticolando come un forsennato ed i suoi occhi si tingevano di un arancione carico, simile al cielo. Lo sguardo che un attimo prima era stato gioioso, ora era preoccupato, quasi impaurito.
"Cappellaio!" lo riprese la ragazza. Lui si bloccò all'istante. 
Alice allungò una mano verso il volto dell'uomo, asciugandogli una sottile scia lasciata da una lacrima caduta. 
"Sto... bene" sussurrò. La ragazza gli sorrise, imitata da lui subito dopo.
"Voi nel bosco! Ci vorrete far onore con la vostra compagnia?" chiese il Cappellaio, senza scollare gli occhi di dosso alla ragazza. 
Lo Stregatto apparì all'improvviso tra i due, facendo sobbalzare la ragazza.
"Certamente, Cappellaio!" esclamò gongolando della reazione di Alice.
"Arriviamo!" esclamarono gli altri saltellando verso di loro.
 
Dopo un paio di minuti trascorsi in religioso silenzio per ascoltare i rumori del bosco, Alice fu la prima a parlare.
"Perché sono qui? Perchè Lei mi ha mandato a chiamare?" sussurrò all'orecchio al Cappellaio. Lui si guardò in giro irrequieto.
'Non qui' sillabò a fior di labbra. La questione era importante dunque, pensò la ragazza.
"Uff... mi fanno male le zampe dopo tutto questo vagabondare..." si lamentò Mally. Il Cappellaio si chinò a raccoglierla, per poi metterla sul cappello che si era tolto. 
"Ecco la vostra carrozza, madame!"
"Grazie!" squittì.
 
Camminarono a lungo, ripercorrendo la strada dell'andata, mentre ridevano degli scherzi del Cappellaio. 
L'ultimo tratto del sentiero che li conduceva al mulino, lo passarono cantando di musiche felici dei vecchi tempi, quando la Regina Bianca non si era ancora scontrata con la sorella, quando Alice non aveva ancora ucciso il Ciciarampa.
Accidenti, era sempre tutto uguale in quel posto. Gli alberi li attorno erano sempre secchi, l'erba giallognola arrivava fino al limitare del bosco, dove una stufa era stata accesa per scaldare un bollitore. Quell'assurdo pezzo di terreno piastrellato era stato lasciato esattamente come se lo ricordava, e il tavolo che ci stava sopra beh... quello era una totale baraonda. Come era sempre stato. Forse l'unica cosa diversa era la tovaglia. O forse era solo scivolata giù, perchè ora toccava il terreno.
Udirono un leggero russare, proveniente dalla Lepre Marzolina che dormiva distesa sul tavolo. Appena sentì il gruppo, si destò.
"Cappellaio ! Hai trovato Alice?" chiese. 
"Certo che si, caro amico. E non ha perso nemmeno un briciolo della sua moltezza, anche a due anni di distanza."
Lei arrossì, ben sapendo che quella frase rappresentava un gran complimento. Si spostò in fretta verso la stufa, sopra alla quale il bollitore aveva iniziato a fischiare. 
"Sono contenta di rivedere anche te, Leprotto..." ridacchiò mentre tirava fuori il vassoio stracolmo di biscotti dal forno, portandolo sul grande tavolo dove tutti avevano preso posto.
Tornata alla stufa, Alice tirò via dal piano cottura il bollitore, e versò l'acqua nella teiera, di modo che iniziasse a tingersi d'oro a contatto con le foglie di thè.
"Non sarebbe il caso, cari compagni, di partire subito per Marmorea?" domandò lo Stregatto assaggiando un biscotto.
"Perfetti, Cappellaio." commentò masticando.
"Ti ringrazio Chesire... Giammai! Nemmeno Mirana può far attendere l'ora del thè!" esclamò scattando in piedi. 
"Una delle tante!" ridacchiò la ragazza facendo sbocciare un sorrisetto ironico al Cappellaio che si lasció ricadere sulla poltrona sformata.
"Ecco a voi!" sorrise Alice, portando la teiera stracolma. Cercò con gli occhi qualche tazza integra in mezzo alla confusione che c'era sul tavolo. 
"Oh, scusami tanto Alice. Non ho proprio avuto l'idea di sistemare..." mormorò il Cappellaio passando in rassegna le stoviglie in preda ad una risata isterica. La ragazza scoppiò a ridere. Non si ricordava di aver mai visto quel tavolo ordinato. 
I due gemelli trovarono tre o quattro tazze che, assieme a quelle recuperate dallo Stregatto e da Mally, bastavano per almeno il doppio dei presenti.
Alice fece per versare del thè, ma lui le strappò la teiera di mano.
"Eh no... non s'è mai visto che un ospite serva a casa di chi l'ha ospitato!" esclamò il Cappellaio, versando a casaccio il thè nelle tazze, suscitando la risata dei compagni. 
"Ok, ok, forse sarebbe stato meglio farlo versare da lei, Tarrant!" disse Mally tra le risa. Pinco Panco e Panco Pinco si stavano letteralmente rotolando per terra quando la teiera ora vuota, appoggiata al bordo del tavolo accanto al Cappellaio cadde, rotolando sotto di esso. Alice scoppiò a ridere e si infilò sotto la tovaglia a raccoglierla. 
Un nitrito acuto riecheggiò in tutta la radura. Stava per riemergere, ma si sentì bloccata. Il Cappellaio aveva infilato una mano sotto al tavolo, piazzandola sul collo della ragazza. Sopra la sua testa piombò il silenzio, e la presa si strinse sulla spalla di Alice. Capì che doveva restare immobile. 
Sullo sfondo c'era un esercito di alfieri neri. 
"Ilosovic Stayne!" esordì il Cappellaio con gli occhi sgranati, alzandosi con la tazzina in mano. 
Il Fante era dall'altro lato del tavolo. Prese una tazza e la lanciò allo Stregatto, che scomparve appena prima che lo colpisse. Mally la prese al volo.
"Gradite un po' di thè, Fante?" gli chiese. 
Il Cappellaio poggiò violentemente la mano sul tavolo, facendo sobbalzare Alice. 
Marzolino e Mc Twisp per poco non svennero, mentre il ghiro se ne stava con gli occhi sbarrati a fissare il nuovo venuto, neanche avesse visto un fantasma. I due gemelli si alzarono in silenzio, tornando a sedersi.
"Ah! Mally! Non ce n'è piu, hai proprio ragione, ne devo mettere a bollire dell' altro..." borbottò in risposta il Cappellaio, alzandosi e camminando a grandi passi verso la stufa. Una spada lanciata da Stayne gli sbarrò il passo. Si voltò verso di lui.
"Non eri nell' Aldilandia, Fante?" chiese aggirando l'arma. 
"Non era il mio posto, Cappellaio. Vedo che non avete sistemato alcunché..." commentò sarcastico il Fante.
'Stà zitto Tarrant... non peggiorare le cose...' pensava Alice, stringendo tra i denti un lembo del lenzuolo per soffocare i singhiozzi. Da un buco nella tovaglia ora vedeva entrambi gli uomini.
"Vi siete ritrovati tutti qui per caso?" osservò Stayne.
"È il secondo anniversario del Giorno Gioiglorioso! Non è un caso che siamo qui." spiegò il Cappellaio, mettendo il bollitore appena riempito sulla stufa.
Il Fante gli fu dietro in due salti. Gli puntò un pugnale alla gola, facendo sobbalzare l'uomo. 
"Dov'è?" disse solo. Alice trattenne il respiro, per paura che si sentisse in quel silenzio glaciale che calò di colpo. Mally evidentemente se ne accorse e scoppiò a ridere, seguita dallo Stregatto e dalla Lepre Marzolina. 
"Non è ancora tornata..." sospirò il Cappellaio, mentendo spudoratamente. Per rendere il tutto più credibile, tolse con un gesto il coltello e guardò in faccia, con aria mesta. 
"Lo spero per te, Cappellaio... lo spero." borbottò allontanandosi, come avesse perso di colpo interesse. Alice tirò un lieve sospiro di sollievo vedendo che gli voltava le spalle. 
"Allora, quanto ci mette un po' di the a bollire?" esordì Stayne, avvicinandosi pericolosamente al tavolo. Il Leprotto gli tirò una tazza dritta in faccia, ma il Fante la parò all'ultimo secondo. L'animale scoppiò di nuovo a ridere, assieme al ghiro. I due finirono per tirarsi zollette di zucchero coi cucchiaini, usandoli come catapulte.
"Quasi pronto, caro Stayne. Abbi solo..." troncò la frase a metà, perché il suo interlocutore si stava avvicinando troppo alla postazione di Alice. 
"... un altro po' di pazienza." terminò saltando sul tavolo, per poi scendere a mò di scala sulla malconcia poltrona a capotavola. Sperava che il Fante non si sedesse. Ma tirò la sedia, facendo spostare la tovaglia quel tanto che bastava per vederci sotto. Il Cappellaio saltò in piedi. 
"Il thè è pronto." affermò mentre quasi saltellava verso il bollitore che non fischiava ancora. 
"Sentite anche voi? Il thè sta per bollire! Se c'è una cosa che non credo di aver mai fatto é tirare via il bollitore non appena inizia a fischiare." cosa le stava dicendo il Cappellaio? Quando vide la tovaglia spostarsi, capì e si spinse piu in fondo, ai piedi dei due gemelli che stavano seduti di fronte al Fante. Stayne sospirò scocciato, spostando ancora piu in fuori la sedia mentre stava appoggiato sullo schienale. Il bollitore iniziò in quel momento a fischiare e il Cappellaio lo strappò via dalla stufa, facendo fuoriuscire un po' d'acqua bollente che atterrò sull'erba in mezzo ad una nuvoletta di vapore. Alice trattenne a stento un risolino. Come faceva quell'uomo ad essere così... così unico?
"Marzolino, cronometra!" quasi gridò il Cappellaio, facendo fare un gran salto sulla sedia alla lepre che, dopo aver lasciato cadere la tazza dallo spavento, frugò nel panciotto del Bianconiglio seduto accanto a lui venendone fuori con un orologio da taschino. Il coniglio glielo tolse di mano stizzito e, dopo averlo lustrato con un lembo della tovaglia, lo ricacciò dentro. I gemelli scoppiarono a ridere, seguiti a ruota dagli altri. Il bollitore smise di fischiare.
"Diciannove secondi, Cappellaio. Arrivederci." si congedò Stayne. E così dicendo, spinse a terra lo schienale della sedia, che cadde. Le due gambe rimaste ancora sotto la tovaglia la alzarono, proprio nel momento in cui il Fante stava girando sui tacchi. Si bloccò. Poi si voltò in modo penosamente lento, puntando lo sguardo in basso. Aprì bocca. Stava per dire qualcosa. 
'Cielo, no... fà che non m'abbia vista...' pregò Alice. 
L'uomo mosse due passi verso la sedia caduta e posò una mano sulla tovaglia. 
"Nascondi qualcosa, Cappellaio?" domandò tagliente all'uomo che stava in piedi accanto alla sua sedia a capotavola. L'altro scosse il capo, improvvisamente in panico e Mally deglutì a vuoto. Marzolino ancora rideva quando Stayne sollevò di colpo la tovaglia, lanciando un'occhiata impudente sotto al tavolo. Il Cappellaio ebbe un attimo di mancamento.
Chesire apparve in quel momento proprio nel punto verso il quale il Fante stava guardando. Si stava pulendo il pelo, e proprio per questo gli soffió minacciosamente. Stayne lasciò subito andare la tovaglia, scuotendo il capo. Corse al suo cavallo e, senza nemmeno salutare, montò in sella e galoppò via. 
"Ehi, Tarrant... riprenditi!" gli sussurrò la ragazza da dietro lo schienale della poltroncina. 
 
  
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