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Autore: Mythologia    04/02/2015    0 recensioni
Ambientate in un continente dove le creature mitologiche non sono destinate al solo inchiostro, le storie di eroi e esseri non spinti da nobili ideali ora sono raccolte; verrà narrata la storia di Ravien e i suoi compagni Irvin e Morgan, del paladino traditore che farà amicizia con uno dei suoi più acerrimi nemici, della ragazza prodigio destinata a perdere tutto e moltri altri personaggi... Tutti pensano di aver la possibilità di scegliere, ma in verità tutto è già stato deciso, da Lui.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Le Memorie di Ravien Alombrosa

La criniera del sole, un’altra volta ancora, baciò la fredda neve portata, insieme al profumo di zolfo e carbone, dai venti del nord; come per opporsi, una criniera color del crepuscolo danzava furiosa per poi ricadere su minute spalle, la bianca pelle tela di numerose cicatrici quasi rifletteva la luce della stella dono del Dio Vaat rifiutando il tepore che essa donava al mondo. Presto però la soffice porcellana fu celata da nero metallo gelido al contatto, gli occhi rossi tipici dei Berserkers umani furono schermati e coperti da un elmo sviluppato dal bacinetto a visiera eliminando il camaglio, allungando il coppo e fornendo il copricapo di una barbozza fissa o girevole sulle bande, sul capo erano fissate diverse piume nere per decorazione e pezzi di metallo per farlo sembrare squamato. I pensieri della ragazza furono catturati da una voce familiare eppure atona, fredda ma dolce allo stesso tempo come miele amaro.

“L’accampamento è stato smontato, siamo pronti a spostarci”

La giovane scudiera, vedendo avvicinarsi un altro Berserker molto più alto di un normale umano e molto più robusto della propria signora, si allontanò dopo un veloce inchino . Ora soli i due guerrieri temuti per tutto il continente di Dokein si studiarono a vicenda per un attimo, ma entrambi già conoscevano ogni curva del corpo dell’altro, ogni cicatrice che a vicenda si erano curati; lui era sempre preciso e mai le dava informazioni superflue quando faceva rapporto, lei in risposta annui rompendo il momentaneo silenzio che si era creato con suoni metallici.
L’arehal  nero scuoteva la terra coi suoi zoccoli, creature equine dal manto che variava dal blu scuro a un verde giada che riflettevano la luce come i cristalli artificiali di bismuto che venivano creati nella capitale della cenere, gli arehal color della pece eran esseri rari e ancor più rari eran quelli bianchi; l’esercito avanzava silenzioso attraverso le praterie, dove un tempo immense foreste purificavano l’aria mentre ora gli alberi bruciavano nelle fornaci e nei camini.

“Fra due giorni saremo sull’altra sponda dell’Isanda, dopodiché raggiungeremo l’accampamento principale in una settimana..”

Cose che lei già sapeva e che quindi non ascoltò, preferì invece sedare il dolore dovuto da nove giorni passati in sella ascoltando i melodiosi suoni che il fiume giallo le offriva; fosse per lei avrebbe volentieri camminato insieme alle chimere che, poco dietro ai cavalieri umani, marciavano. Ma la giovane Teresa di Trevathan, appoggiata dalle parole del gussaxes Aurelio di Cabrales, azzurre piume e occhi di identico colore ma che risplendevan di luce propria, l’avrebbe letteralmente trascinata alla propria cavalcatura in nome dell’onore di Ravien di Alombrosa.

Ormai il cielo era territorio della luna e più lontane stelle, da est il vento portava il profumo di un mare distante almeno dieci giorni al galoppo con un buon arehal, Alons di Truman, il giovane Aerin grifone al quale gli dei hanno donato piume di nocciola dai riflessi di smeraldo, proveniente dalle fredde terre di Avelien, affermava che in volo si impiegava solo la metà dei giorni e ogni volta Ravien rispondeva con un sospiro, era ovvio dal momento che i volanti non perdevano tre giorni a lottare contro le tempeste che affliggevano dall’alba dei tempi le montagne fra il Sygen e il Sahri. I soldati ridevano intorno ai fuochi mentre le sentinelle ogni quattro ore si davano il cambio, Teresa correva insieme ad altri scudieri con in mano ciotole piene di cibo destinato ai guerrieri che, come statue, fissavano un mondo lentamente inghiottito dalle tenebre.

Era osservata con curiosità da Morgan, lo stesso elfo che con lei condivideva il destino di Berserker, lui già si era spogliato della nera armatura e lei presto avrebbe fatto altrettanto, mostrava con poco orgoglio i tatuaggi dorati che testimoniavano la sua appartenenza alla casata dei Lupe la quale stemma altro non faceva che contorcersi sotto le fruste del vento, ricamato con fili dorati su bandiere grigio ardesia scuro, lo stesso colore della loro pelle, appese per tutta la capitale di Neavra; Morgan di Lupe era alto due metri e una ventina di centimetri, la pelle era liscia e sembrava seta, le cicatrici sul suo corpo erano poche e la maggior parte di esse se le era procurate durante gli anni di addestramento all’Accademia di Kramea. Gli occhi gialli dell’elfo seguirono ogni movimento compiuto dalla ragazza, come se spinti da un’ossessione primitiva, finchè non furono obbligati a spostarsi sulla figura del gemello la cui presenza fu annunciata dal solo rumore di stoffa.

Agli occhi di molti, gli elfi gemelli quando indossavano l’armatura, sono irriconoscibili e anche il loro modo di combattere e muoversi era identico, la loro voce era della stessa tonalità e entrambi utilizzavano lo stesso tono freddo e privo di sentimenti, poco o niente si sapeva dei due fratelli Lupe; ma Ravien conosceva bene gli elfi suoi compagni, si erano conosciuti tredici anni prima e il loro primo incontro non fu nemmeno uno dei migliori, aveva imparato, col tempo, a distinguerli anche col volto celato in mezzo alla battaglia. Irvin di Lupe era poco più amichevole del fratello ma comunque silenzioso, teneva i lunghi capelli bianchi legati in una coda di cavallo leggermente disordinata e li decorava con gioielli d’oro, Morgan invece li tagliava corti ogni due mesi e, se non poteva farseli aggiustare da un barbiere, non esitava a recidere le ciocche d’argento con la lama della propria spada.
Ora però, senza più nessun metallo ad ostacolare, le calde mani di Irvin accarezzarono la candida e piena di cicatrici pelle della compagna di avventure e battaglie, nessuna parola veniva pronunciata durante quel quasi sacro rituale, lei con dolorosa lentezza si stendeva sulle pellicce che venivano posizionate per terra fra morbidi cuscini, Irvin cercava calore nel meraviglioso corpo color del latte mentre Morgan era sempre l’ultimo a sdraiarsi e, una volta messo comodo, stringeva la giovane fra le sue forti braccia condividendo, più che volentieri, il tepore col fratello.
Ravien dormiva tranquilla così e nessun incubo disturbava il suo sonno.
   
 
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