Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: __Mary__06    05/02/2015    2 recensioni
E finalmente trovava il coraggio di riprendere le sue colpe tra le mani, quelle mani che avevano premuto il grilletto troppe volte. I tacchi della donna creavano un suono simile ad un orologio, un orologio che aspettava la fine della sua carriera da assassino. I capelli biondi ondeggiavano lasciando un'aroma di erbe selvatiche. La verità era venuta a galla: era finita.
«Raccontami...»
▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬▬
-Tratto dal capitolo due-
«E pensando al mio futuro, riposi la letterina nella scatola lasciandola cadere dolcemente sopra tante altre. Dovevano essere state almeno cinquanta, una per ogni volta che sentivo la mancanza di mia madre più degli altri momenti. »

-Tratto dal capitolo quattro-
«Volevo che crescessi forte e senza cuore perché chi ha un cuore, prima o poi, se lo ritrova a pezzi.»
Genere: Malinconico, Slice of life, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chianti, Gin, Korn, Vermouth, Vodka | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Never opened myself this way   (Non mi ero mai aperto così)
Life is ours, we live it our way    (La vità è nostra, la viviamo a nostro modo)
All these words I don't just say  (Tutte queste parole che non dico)
And nothing else matters   (E non importa nient'altro)
[Nothing Else Matters - Metallica]

 


Non era passato poi così tanto tempo, ma decisi di tornare a frequentare le lezioni.
La pioggia ticchettava sull’asfalto e le suole delle mie scarpe creava cerchi nell’acqua a ogni mio passo. Era una cosa normale, ma in quei momenti pareva che anche l’acqua volesse starmi lontana. L’ombrello quasi mi sfuggiva di mano per il forte vento e il freddo apriva piccole ferite sulle mia mani. I negozi stavano aprendo a quell’ora, le persone camminavano tristemente in quella giornata troppo grigia. Le nuvole avevano un aspetto distinto, avevo l’impressione che il cielo ridesse di me e della mia cattiveria che si stava manifestando velocemente. Una parte di me, sapeva che la cattiveria era sbagliata. Conoscevo bene la frase di Nietzsche «C'è una baldanza nella bontà che si presenta come cattiveria.» La parte più voluminosa di me, al contrario, si sentiva affranta dal dolore provato negli anni precedenti e cercava pace, o vendetta.  
Dinanzi al cancello della scuola, un macchinone passò schizzando l’acqua fangosa sui miei pantaloni. L’automobile si fermò all’angolo dell’isolato e, dai sedili posteriori, scese Kei.
Ero arrabbiato per i pantaloni. Kei correva sotto la pioggia verso il cancello, reggendo un ombrello bordeaux. Quando vide me e i miei pantaloni macchiati di acqua e fango, sembrò turbato. 
“Scusami, mio padre non ha pensato che l’acqua sarebbe potuta finire su di te. Posso tentare di pulire…”
Lo guardai negli occhi. Le sue pupille m’imploravano di permettergli di ripulirmi i pantaloni e forse chiedevano pietà. Sentivo che mi temeva. Con il mio sguardo più freddo acconsentii.
“D’accordo. Andiamo lì sotto e pulisci tutto!” 
“Sì, andiamo.”
Entrammo in una casa abbandonata di fronte la scuola. Non ci abitava nessuno da anni e anni e la porta era sempre aperta. Spesso era luogo di ritrovo per gente poco raccomandabile e coppiette con sporche intenzioni. Palline di polvere rotolavano sul pavimento ad ogni minimo spostamento d’aria.
Mi sedetti su una sedia quasi rotta e Kei s’inginocchiò davanti a me. Con acqua e uno straccio, sfregò i pantaloni tentando di levare quelle macchie marroni. 
“Ma dimmi un po’ Kei, da quando ti metto paura?”
“Ma no…ho solo deciso di esserti amico.”
“Dì la verità ciccione, non te le aveva mai suonate nessuno?” e sorrisi beffardo.
Dopo un po’ di silenzio ammise di no.
“Cosa hai intenzione di fare quindi?”
“Te l’ho detto: voglio esserti amico.”
“Perché?”
“Mi hai picchiato, è vero. Però…mi hai aiutato dopo. Nessuno aveva mai compiuto un gesto carino nei miei confronti: i bulli non sono amati, solo rispettati. Credevo che il rispetto equivalesse ad amore, rispettare è uguale ad amare. Mi sbagliavo.”
“Rispettare è uguale ad amare? Che cretinata. Rispettare è sottomettersi, l’amore non c’entra, a dire il vero l’amore non ha mai niente a che fare. Ti ho aiutato? Ringraziami, allora! Ringraziami e rispettami, per sempre, perché nessuno ti ha mai aiutato o sbaglio? Sono stato il primo.”
“Io ti rispetterò, Koichi! Appunto perché sei stato il primo ad essere stato gentile con me meriti il mio rispetto, sempre.”
“Bene, perché avrò bisogno del tuo aiuto. Non negare un aiuto ad una persona che rispetti…”
“Aiuto per cosa?”
“Ti dirò al momento…”
Calò il silenzio. La macchia venne via e andammo a scuola. Le lezioni passarono noiose, come sempre. La campanella suonò e tutti gli studenti uscirono come evasi da un campo di sterminio.
“Kei.” Chiamai il mio nuovo “amico”.
“Dimmi.”
“Abbiamo un lavoretto da svolgere, è per me, ma mi aiuterai.”
“Parlamene allora.”
“Non qui. A casa mia è meglio. Non è qualcosa che bisogna far sapere in giro.”
Kei annuì e ci dirigemmo verso ‘casa’ sorseggiando una Cola gelata nonostante il freddo. 

La luce dello schermo del computer si rifletteva nei nostri occhi. Scrutavo pagine di risultati di ricerche da cima a fondo.
“Sicuro che ci sia?”
“Sì, è un importante chirurgo, l’ho visto un mese fa al telegiornale mentre si vantava di aver salvato le vite di molti malati gravi. Deve esserci qualcosa su di lui su Internet!”
Dopo un’oretta di ricerche riuscimmo a trovare il suo sito web, piccolo e noioso, ma conteneva le informazioni di cui avevamo bisogno.
“Ma tu hai anche…quella cosa che ci serve?”
“Certo che ce l’ho. Nobu ne avrà almeno una, ma io so già quale usare..."
"Sei sicuro di farlo? E se ci beccano, che succederà?"
"Non mi importa di essere scoperto. E tu sarai con me."
"Non pensavo di arrivare a cose illegali..."
"Me lo devi Kei! Ti ho curato quel giorno! E poi tu sei come me..."

Avanzavamo a passo svelto e deciso verso la meta come due soldati verso un nemico intemuto.
Nei pressi del portone mirato, aspettavamo la nostra preda. Piccola preda indifesa, finalmente disarmata ed esposta all'attacco di un predatore spietato e motivato. Quella volta doveva essere lui la vittima.
Ed eccolo, con il suo bel completo, giacca e cravatta, dirigersi verso l' appartamentino che si affrettava a vendere. Uscimmo dal nostro angolo e andammo verso di lui; arrivammo al portone nello stesso istante. 
"Scusi, dobbiamo trovare un amico che abita in questo condominio. Ci lasci la porta aperta, per favore."
Gentilmente ci fece entrare nel palazzo. 
Saliva le scale e noi lo seguivamo alle spalle, scalino dopo scalino. Ogni gradino era un passò in alto verso la mia vendetta. Si fermò sul pianerottolo del quarto piano e aprì la porta. Stava per chiuderla alle sue spalle, ma la mia mano la bloccò freddamente. Kei e io la spalancammo. 
"E voi che volete fare?"
Tra i ciuffi ribelli, i miei occhi verdi scintillavano di furia e feci in modo che lo notasse.
"Che volete fare? Uscite!"
Entrati, Kei chiuse la porta di colpo. L'uomo era spaventato e indietreggiava. Lo guardai dritto negli occhi per scrutare bene quell'odioso volto prima di spegnerlo per sempre. 
Estrassi la Beretta dal cappotto e la puntai verso di lui. 
"No! Cosa...? Non farlo, ti darò tutti i soldi che vuoi!" implorava l'uomo, ma ormai era troppo tardi.
Dito sul grilletto. Kei lo fece cadere a terra e la mia pistola era puntata verso il suo petto.

Mamma, guardami. Ti sto vendicando, riposerai in pace finalmente. Guarda la faccia spaventata del tuo assassino, guarda come piange e implora, proprio come facevi tu. Lui non ha avuto pietà per te, io sarò ancora più spietato con lui. Guarda mentre impugno la pistola con la quale ti ha uccisa, la pistola che ho raccolto da terra il giorno in cui ti ho vista morta e che ho nascosto con cura. Guardami, ora. Guarda...

Un singhiozzo bloccò i miei pensieri. Le lacrime rigavano il volto di Ishimori. Poi una rigò il mio quando feci forza sul grilletto.

 
________________________________________________________
Angolo autrice *^*

Salve! Ed eccomi qui con il quinto capitolo!
Beh, Koichi ha ucciso Iwao per vendicare sua madre. Che cattivo eh? Anche con la pistola con la quale Iwao ha ucciso la mamma di Koichi ;D
Ah a proposito...per quanto riguarda la frase di Nietzsche: baldanza vuol dire arroganza...  Per chi non lo sapesse, ihih XD 
(Mary06, ora sei anche esperta di citazioni e vocaboli?  Oh yes!) 
Probabilmente dovrete aspettare qualcosa tipo... due  glaciazioni e una nuova era  per il capitolo sei XD Tempo  e ispirazione scarseggiano, ragazze/i! T^T
Grazie a chi ha recensito, a chi recensirà e quelli che hanno paura di recensire (o.o)
Bacioni! Alla prossima :D

 
________________________________________________________________________



 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: __Mary__06