05/02/2015
1 recensioniVampiro.
Creatura della notte, creatura del folklore popolare di intere civiltà, creatura dai mille volti. Creatura non morta.
Un Vampiro sta suonando.
Suona nell’ombra della stanza, mentre dalla finestra aperta entra il vento di ghiaccio che minaccia la natura esterna.
Il cielo è scuro di nuvole opache, nuvole che si sovrappongono litigando tra cenere e carbone.
Gli alberi spogli si muovono, come se volessero afferrare quei fuggevoli fantasmi tristi che ricoprono la terra, mentre i loro scheletri paiono ancora più scuri di quel vapore.
È uno di quei giorni dove il tempo sembra essere nullo. Uno di quei giorni dove pare di immergersi in un pensiero onirico senza uscita, dove non vi è giorno e non vi è notte.
Non importa che ora sia, non importa di quanto la luce va calando, l’inquietudine è perpetua; l’inquietudine dell’azzurro che il cielo ha dimenticato.
Il vento soffia, ma sembra dedito al silenzio, bisbigliando piano, per lasciare che le note del pianoforte si liberino, scivolando lucide nell’aria, e si diffondano nei dintorni.
Musica dolce e malinconica, che pare quasi una maschera, o una rivelazione.
Gli occhi verdi, che quasi paiono avere luce propria, guardano le dita affusolate che accarezzando con grazia i tasti suonanti, ma stanno osservando ben altro.
Ricordi cupi, melodrammatici, macabri. In fondo è normale, i vampiri vivono negli incubi.
La musica accelera, seguendo l’anima che corre, sperando in un’uscita fuori da quel suo corpo. Non c’è un desiderio, né un volere, soltanto una non esistenza sperata.
Bisognerebbe solo dimenticare.
Ma non si può scegliere, bisogna sopportarsi, ricordandosi di non avere colpe.
Perciò il Vampiro suona senza un fine, senza uno scopo.
Il cappello scuro adagiato accanto a lui, come se fosse uno scudo, pronto a svolgere il suo dovere.
Raito suona, continua a suonare senza seguire uno spartito. Segue le note che sente vicine per richiamare quelle lontane. Non importa se i suoni sono giusti o sbagliati, ciò che è udibile è semplicemente una meravigliosa e incomprensibile melodia.
Le tende di velluto danzano, come a volerlo assecondare. Si aprono a ventaglio, come a voler raggiungere lui, per accarezzarlo, o quantomeno toccarlo.
Non smettere ora, Raito, continua a suonare.
Suona per me, te ne prego.
Suona per noi.
Suona per chi ti ascolta senza che tu lo sappia. Suona per chi immagina la tua musica, suona per chi sa cos’è l’amore e cos’è l’odio, suona per chi conosce i principi che tu sai di ignorare, prigioniero come sei di sentimenti distorti e malsani. Suona per chi non può capirti.
Suona perché non sei il vampiro di Stoker*, suona perché non sei Nosferatu**, e nonostante ciò che sei e ciò che fai, non sarai tu ad abitare i nostri incubi, Raito.
NOTE:
*Stoker: Abraham Stoker, autore del famoso romanzo gotico del terrore Dracula.
**Nosferatu: Nosferatu, eine Symphonie des Grauens, titolo originale di Nosferatu il vampiro, film muto del 1922 diretto dal regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau.
Bene, ehm…salve.
È la prima volta che scrivo in questo fandom, per cui scusatemi se non sono poi così brava. Premetto subito che non sono una fan accanita di Diabolik Lovers in generale, ma di Raito sì; mi piace un sacco come personaggio e prima o poi dovevo per forza scrivere su di lui.
Sinceramente è da un po’ che avevo scritto questa flashfic ma non ero sicura se pubblicarla, e a dir la verità mi è venuta voglia leggendo alcune storielle davvero ammirevoli che ho trovato qui.
Non credo ci sia molto da dire, spero solo vi piaccia.
Grazie in anticipo a chi leggerà.