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Autore: SonounaCattivaStella    05/02/2015    1 recensioni
[MasaHika][Fict scritta a quattro mani con Ale_chan_23 per il compleanno di Beta Chan! Auguri broccolina neo diciannovenne! Ti voglio bene ♥ C:]
Il compleanno di Masaki era finalmente arrivato e il suo dolce fidanzato, Hikaru, si era messo in testa di organizzare una piccola sorpresa per rendere quel giorno PERFETTO.
Ci sarà riuscito o avrà combinato solo guai?
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Dal testo:
"Hikaru sorrise felice ed elettrizzato, sapeva già che il turchese si aspettava, come ogni anno, di ricevere attenzioni particolari, come la colazione a letto seguita da qualcosa di più piccante, ma quell’anno le cose sarebbero state un po’ diverse. Il viola aveva altri piani per il suo bellissimo e irascibile Masaki."
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hikaru Kageyama, Kariya Masaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un compleanno perfetto... o quasi



Il sole si stagliava alto nel cielo già da un po’ e i suoi raggi si insinuavano furtivi e silenziosi attraverso le tapparelle della finestra, andando a posarsi sul viso di un ragazzo dai capelli viola riportandolo, a poco a poco, nel mondo reale. Hikaru si rigirò nel letto per non dover sopportare ancora per molto quel supplizio, si stropicciò piano gli occhi assonnati e li aprì puntandoli prima sul viso del suo ragazzo, che dormiva ancora beatamente, e poi sul calendario appeso alla parete: il giorno del compleanno di Masaki era finalmente arrivato. Hikaru sorrise felice ed elettrizzato, sapeva già che il turchese si aspettava, come ogni anno, di ricevere attenzioni particolari, come la colazione a letto seguita da qualcosa di più piccante, ma quell’anno le cose sarebbero state un po’ diverse. Il viola aveva altri piani per il suo bellissimo e irascibile Masaki.
Guardò l’orologio, mancava ancora un quarto d’ora dall’orario deciso per svegliare il suo coinquilino ma Hikaru, conoscendo bene il turchese, sapeva che quel giorno avrebbe fatto di tutto per starsene a letto – Masaki, per quel giorno dell’anno, si prendeva sempre il giorno libero. Senza far sapere niente al capo, ovviamente – quindi decise di svegliarlo con largo anticipo.
«Masakiiiiii! Alzatiii! Devi andare a lavoro!» Urlò il viola a pochi centimetri dall’orecchio di Masaki facendolo scattare seduto per lo spavento.
Questo era il risveglio che toccava ogni mattina al turchese. Hikaru aveva provato più volte a svegliarlo dolcemente ma con scarsi risultati, finiva sempre che Masaki lo ignorasse e continuasse a ronfare rischiando, la maggior parte delle volte, di arrivare in ritardo a lavoro.
«C-che? Cosa? Dove mi trovo?»  Il turchese sbadigliò rumorosamente, mettendo in mostra la sua finezza pari a quella di uno scimpanzé, si stropicciò gli occhi dal taglio felino e guardò il suo ragazzo come se stesse ancora cercando di metterlo a fuoco.
«A casa e devi sistemarti per andare a lavorare.» Hikaru lo guardava cercando in tutti i modi di trattenere le risate, se gli fosse scappato anche solo un suono dalle labbra avrebbe fatto infuriare parecchio Masaki che la mattina risultava davvero molto irascibile.  
Il turchese lo guardò perplesso per un attimo, lanciò un’occhiata al calendario e si risistemò velocemente sotto le coperte, coprendosi fin sopra la testa.
«Oggi non devo andare a lavorare, ho il giorno libero.» Disse poi con la voce resa ovattata dalle coperte sotto cui si era rifugiato.
Hikaru sorrise tra se e se prima di sfilare via, con uno strattone, copriletto e lenzuolo, lasciando il suo ragazzo scoperto, e assumere l’espressione perplessa più credibile possibile.
«Perché hai il giorno libero? Mica c’è qualche avvenimento importante, è un giorno come un altro. Quindi alzati e sbrigati a prepararti, non vorrai ricevere un’altra lamentela da parte del tuo capo, vero?» Disse il viola scaraventando praticamente giù dal letto Masaki che lo guardava con tanto d’occhi.
«M-ma… non dirmi…» Il turchese guardava deluso il suo ragazzo. Possibile che si fosse scordato, dopo cinque anni di convivenza insieme, che quello era il giorno del suo compleanno?
«Ma, cosa? Vai su!» Il violetto spinse Masaki dritto in bagno intimandolo a prepararsi. Gli si stringeva il cuore a vedere quello sguardo di delusione sul volto perfetto del suo ragazzo, ma per quell’anno lui avrebbe fatto a modo suo. Gli avrebbe fatto credere di essersi dimenticato del suo compleanno per poi fargli una piccola festa a sorpresa; sarebbe stato tutto perfetto.
Non appena il violetto si fu assicurato che il fidanzato se ne fosse andato corse velocemente in bagno a prepararsi e, dopo essersi fatto una doccia lampo, si vestì indossando una maglietta turchese, una felpa viola e un paio di jeans. Andò a prendere la giacca appesa all’appendiabiti all’ingresso e si coprì pronto ad uscire di casa.
«Bene, ora non mi resta che preparargli la sua sorpresa!» Disse pimpante prima di uscire e dirigersi verso il supermercato più vicino. 
Non appena fu dentro, facendo entrare insieme a lui una folata di vento nell’edificio, tirò fuori dalla tasca del suo giubbino una lista chilometrica dove erano riportati un sacco di alimenti tra cui uova, farina, cacao, latte e tanti altri. Gironzolò per una buona mezzora facendo esasperare parecchi commessi per la sua sbadataggine – aveva infatti fatto cadere come minimo venti pacchi di differenti prodotti – prima di riempire il carrello con tutto l’occorrente e andare a pagare.
Ritornò a casa carico della spesa appena effettuata, si cambiò velocemente e, indossando anche uno di quei grembiulini femminili con tanto di farfalle e cuoricini, dispose tutti gli ingredienti necessari sul tavolo, pronto a cimentarsi nella difficile arte della cucina. Non aveva mai preparato niente in vita sua, anche perché aveva rischiato più volte di far esplodere il forno, ma stavolta doveva farcela. Voleva che Masaki fosse felice come mai era stato in vita sua.
«Bene, sono pronto a fare la torta più bella del mondo!» Disse sistemandosi meglio il grembiule.
Prese in mano la confezione della farina ma non trovò il punto dove si apriva così la girò e rigirò, provò anche ad alzarla e finalmente gli venne l'illuminazione di aprirla proprio dove due parti di carta erano incollate, la sua sbadataggine però lo portò ad aprire il sacco di farina da sotto e mentre quest'ultimo era posizionato a poca distanza dal suo viso, così finì per essere travolto da una cascata di farina e ben presto tutta la cucina fu investita da una nuvola bianca. Hikaru iniziò a tossire e dopo aver sbattuto la gamba contro al tavolo ed essere inciampato nel tappeto vicino al lavandino riuscì a raggiungere la finestra e a far sparire quella nube bianca che si era formata in tutta la stanza. Cercò di tornare davanti al tavolo per continuare a preparare la torta con ciò che ne restava della farina, ma a causa di quest’ultima che era finita sul pavimento, scivolò e andò a sbattere la testa contro allo spigolo del tavolo.
«Ahi, non credevo che preparare una torta fosse così difficile e doloroso…» Si lamentò massaggiandosi il capo.
Alla fine, con non poca fatica, riuscì a versare la farina, che per puro miracolo rientrava nella dose scritta nella ricetta, in un contenitore e si dedicò alla divisione del tuorlo dall’albume delle uova. O almeno il suo intento era quello ma, non avendo mai fatto niente del genere in vita sua, finì col disintegrare almeno cinque uova, spappolandosele addosso, prima di riuscire a separare decentemente i tuorli dall’albume. Il violetto prese lo zucchero che miracolosamente riuscì ad aprire per il verso giusto, ma qualcosa andò storto e fu più lo zucchero che buttò fuori che quello che finì nella ciotola, infine mise i tuorli che aveva cercato di dividere, ma si accorse che qualcosa non andava... CAVOLO! Aveva confuso di nuovo lo zucchero con il sale! Anche se poi riuscì a rimediare in qualche modo potendo così procedere con la preparazione del dolce. Lesse di nuovo la ricetta per assicurarsi di aver inserito tutti gli ingredienti nella ciotola e quando constatò di aver fatto tutto secondo ciò che era scritto nel ricettario si apprestò ad amalgamarli insieme con lo sbattitore automatico, quindi attaccò quest’ultimo alla corrente e lo accese alla massima potenza. Quello che però il violetto non sapeva era che lo sbattitore andava acceso solo dopo aver inserito le fruste nel composto e ad una velocità media, così finì inevitabilmente per far schizzare il contenuto della ciotola fin sopra il soffitto. Per la fortuna di Hikaru ciò che rimaneva nella ciotola era sufficiente par fare una torta così prese la ciotola dove vi erano gli albumi e continuò a consultare la ricetta.
«Montarli a neve... chissà cosa vuol dire... magari devo metterci della neve o del ghiaccio, boh... meglio chiedere a Midori, forse lei mi saprà dare una mano...» Così il violetto non ci pensò su due volte e chiamò la rossa alquanto scocciata da quella telefonata improvvisa da parte di quella piccola peste viola.
«Kageyama… che c'è da rompere mentre mi sto guardando la saga dei film di Harry Potter?» Chiese con tono stanco lei.
«Ciao Midori, scusa il disturbo ma starei cercando di fare una torta ma non so come montare a neve gli albumi... cosa ci devo fare? Metterci la neve? La panna montata? Il ghiaccio? Oppure devo montarli a qualcosa come i mobili dell'Ikea che si montano a casa? Aiutami per favore!»
Dopo che la ragazza provò in tutti i modi e in tutte le lingue a spiegare che doveva semplicemente usare lo sbattitore elettrico il violetto capì e andò tutto felice a montare a neve gli albumi, fortunatamente senza alcun danno, e li aggiunse al resto dell'impasto. Finalmente il composto era pronto per poter essere versato in una teglia e infornato. Miracolosamente riuscì ad accendere il forno alla giusta temperatura, così impostò il timer esattamente a 35 minuti e si buttò stanco sul divano. Non pensava minimamente che preparare un torta richiedesse tutto questo gran spreco di energie.
Caso volle che per la stanchezza si appisolò per un paio di minuti non sentendo nemmeno il trillo del timer che annunciava la fine della cottura del pan di spagna. Aprì nuovamente gli occhi solo quando un odore acre gli arrivò alle narici, si chiese quale fosse la causa di quello strano odore e quando realizzò che si era appisolato lasciando la torta nel forno si fiondò in cucina con le mani nei capelli.
«Oh, porca puzzola salterina! La torta nel forno!» Imprecò mentre provava frettolosamente a spegnere il forno girando pomelli a caso.
Quando riuscì a tirare fuori la torta vide che questa aveva uno strano colorito nerastro, segno che si era inevitabilmente bruciata. Il violetto rimase qualche minuto ad osservare incuriosito quella che per lui era una torta leggermente bruciacchiata, non ci diete troppo peso, d'altronde era al cioccolato e il cioccolato era marrone, quasi nero e poi sarebbe andato a farcirla quindi non gli interessava più di tanto il colore. Quando fece per togliere la torta nerastra dalla teglia poté constatare di non riuscire a staccarla dalla superficie di quest’ultima e di essersi bruciato le mani perché si era dimenticato di prendere i guanti da forno. Rimase alquanto incuriosito dal fatto che la torta fosse incollata alla teglia, quindi guardò la ricetta presa da internet che diceva esplicitamente “Prima di versare il contenuto nella teglia e di infornare il tutto imburrare la teglia per evitare che la torta si attacchi”.
«Santo cielo, il burro!» Disse dandosi un leggero pungo sulla fronte, ma ormai i giochi erano fatti ed iniziò una lotta tra lui e la torta. Finalmente riuscì a togliere il dolce che si era attaccato come una piovra alla teglia anche se qualcosa non andava... effettivamente la torta aveva una forma alquanto bizzarra, ma non ci fece molto caso, il danno sarebbe stato coperto con la panna quando sarebbe andato a farcirla.
Mise da parte il pan di spagna lasciandolo raffreddare e si dedicò, invece, alla cottura della crema pasticcera che avrebbe messo come farcitura. Cercò la ricetta e quando lesse che ci volevano altre quattro uova, di cui tre dovevano essere divise per prendere solo i tuorli, imprecò nuovamente. Lui aveva solo tre uova e se avesse fatto lo stesso macello di prima per dividerle sarebbe stato un bel problema. Cercò su internet un modo migliore per evitare di spappolarle e rimase perplesso quando lesse come la maggior parte delle persone dividesse i tuorli dall’albume: con una bottiglia di plastica.
Si grattò la testa confuso, cercò una bottiglia di plastica vuota e seguì le istruzioni che qualcuno aveva avuto l’accortezza di spiegare come si fa con i bambini dell’asilo.  Aprì due uova – decise che se le sarebbe fatte bastare, chissene se ne servivano quattro e non tre – in una ciotola, avvicino la bottiglia al tuorlo e la premette. Con suo sommo stupore il tuorlo si divise perfettamente dall’albume restando intrappolato dentro la bottiglia di plastica. Saltò da un piede all’altro euforico ma nel farlo lascio la presa sul contenitore di plastica facendo scivolare fuori il tuorlo. Ebbe giusto il tempo di riacciuffarlo con un’altra ciotola prima che questi avesse fatto una brutta fine, spappolandosi sul pavimento. Fece molta attenzione a rompere l'ultimo uovo sul bordo del recipiente per poi andare ad aggiungerlo, insieme allo zucchero, ai tuorli e iniziare a mescolare con lo sbattitore elettrico, anche se per il violetto la parola "molto lentamente" non esisteva così fece schizzare via un po' del preparato. Dopo una lunga lotta contro lo sbattitore riuscì miracolosamente ad impostarlo sulla velocità giusta e cercò di prendere il pacco con la farina, cosa che gli risultò alquanto difficile perché aveva entrambe le mani occupate, una a tenere la ciotola e l'altra per tenere lo sbattitore. Così ebbe la geniale idea di lasciare lo sbattitore sul tavolo ancora acceso facendo così in modo che cadde giù dalla superficie liscia tavolo finendo per attorcigliarsi con le fruste nel tessuto del suo grembiule e man mano saliva attorcigliandosi nella stoffa. Hikaru iniziò ad urlare come faceva  Takuto alla vista di un ragno, poi finalmente riuscì a staccare la spina, liberò il grembiule da quell'aggeggio infernale e prese la farina aggiungendola alle uova tirando un sospiro di sollievo.
Continuò a mischiare – stavolta senza far arrivare il composto fino in strada – finché gli ingredienti non furono perfettamente amalgamati tra di loro, a quel punto aggiunse il latte e mise tutto in un pentolino che adagiò sul fornello a fiamma bassa. Fin lì andò tutto bene, niente intoppi, o almeno finché un forte odore di bruciato invase la stanza: infatti Hikaru stava lì a guardare la crema anziché mischiarla per come diceva la ricetta. Cercò immediatamente di recuperare e alla fine ottenne qualcosa che solo lontanamente si poteva definire crema pasticcera. Mentre aspettava che la cottura fosse ultimata, il violetto tolse le due grandi ceste di fragole che fino ad allora erano rimaste in frigorifero e le lavò accuratamente, sempre se accuratamente volesse dire lavarle con il detersivo per i piatti, perché Kageyama non aveva afferrato il concetto di “lavare” usando solo l'acqua, infatti l'unica cosa che aveva lavato fino a quel momento non erano altro che piatti. Ne lavò una decina, ma la tentazione si fece sentire così ne addentò una. Era così dolce, così succosa, così...
«Bleah!» Esclamò in fine Kageyama sputando la fragola.
«Qui c'è qualcosa che non va...» Si disse l'improvvisato pasticcere grattandosi con un dito il capo. Così, dato il cattivo sapore delle fragole, decise di provare a lavarne una senza usare il detersivo, chissà, magari avrebbe funzionato... e in effetti era proprio così. Le lavò tutte andando poi a rimuovere le foglie. La tentazione si fece risentire e nel giro di dieci minuti Hikaru aveva decimato il numero delle fragole, anche se, per sua fortuna, quelle che restavano erano sufficienti per decorare la torta. Ne tagliò una parte in piccoli dadini andando poi a mischiarli con la crema pasticcera che ormai era pronta da togliere dal fornello, bruciandosi le dita che già portavano qualche taglio procurato nel tentativo di affettare le fragole.
Dopo aver sistemato la crema si impegnò a tagliare in due il pan di spagna per poterlo finalmente farcire e decorare, finendo così quello che lui definiva “il suo capolavoro”. Spalmò alla bell’e meglio la crema creando uno strato spessissimo, strato che fuoriuscì dai bordi non appena vi appoggiò su l’altra parte della torta, ed infine applicò la panna montata decorandola con le fragole rimaste, strani ghirigori fatti con la sac à poche e una scritta sghemba che diceva “Tanti auguri Masaki!”, o almeno, il significato doveva essere quello dato che le lettere erano incollate tra di loro e sembrava più un “Tonti ovgvzi Mosoki!
Finalmente la torta era finita così la piccola testa violetta se ne andò in camera da letto a cercare tra gli scatoloni abilmente nascosti da lui la sera precedente nell'armadio. Uscì dalla stanza con in mano un buon numero di addobbi, tra cui festoni e palloncini colorati, ma ciò che il violetto preferiva in assoluto era lo striscione con la scritta “Tanti auguri” delle Winx che erano state la sua ossessione da bambino anche se poi preferì lasciare da parte le Winx e optare per un qualcosa di più maschile come Spiderman. Prima di tutto tentò di gonfiare come meglio poteva i palloncini di tutti i colori, tra cui anche alcuni di Peppa Pig, facendone scoppiare circa una ventina e facendosi male in ogni modo. La sfida per Kageyama però fu legarli perché era proprio negato e ogni volta che tentava di legare un palloncino quello gli scappava dalle dita e volava per la stanza con un rumore alquanto molesto. Dopo svariati minuti passati a litigare con i palloncini che continuavano a fargli la pernacchia volando per tutta la stanza, Hikaru riuscì ad addobbare il piccolo appartamento sentendosi realizzato ed immaginando la faccia di Masaki alla vista di tutto ciò. Guardò l’orologio e si accorse di aver passato mezza giornata solo per preparare una semplicissima torta, saltando anche il pranzo tanta era la concentrazione. Si lasciò cadere sfinito sul divano stropicciandosi gli occhi, il suo ragazzo non sarebbe rientrato prima di altre quattro ore così chiuse gli occhi e si appisolò sui morbidi cuscini del grande divano.
Il violetto cadde in un profondo sonno e finì persino per sognare Masaki e la sua espressione alla vista del suo magnifico lavoro e ciò era più unico che raro dato che Kageyama sognava solamente cose infantili o unicorni che vivono in valli incantate e che cavalcano arcobaleni. Si svegliò mezz'ora prima dell'arrivo di Masaki e si sistemò come meglio poteva, finalmente sentì delle chiavi girare nella serratura della porta e vide una massa di capelli turchesi sbucare dalla porta. Il giovane teneva lo sguardo felino stanco puntato in un punto imprecisato del pavimento e prima che potesse chiedere a Kageyama cosa fossero tutte quelle decorazioni in giro per la casa fu gettato a terra dal violetto che lo inchiodò a terra.
«TANTI AUGURI MASAKIIII!» Gli urlò allegro a pochi centimetri dalla faccia rendendolo sordo da entrambe le orecchie.
Il turchese sbatté le palpebre più volte, a causa della capocciata data al pavimento, prima di riuscire a mettere a fuoco il volto sorridente di Hikaru. Se lo scrollò leggermente di dosso, si guardò attorno per poi riportare le sue iridi gialle sul fidanzato, guardandolo stupito.
«Allora non te ne sei dimenticato!» Esclamò abbracciandolo felice. Non lo avrebbe mai detto a nessuno ma lui ci teneva molto a festeggiare il giorno del suo compleanno, specialmente con la persona che amava.
«Dimenticato? Non potrei mai! Ma non potevo farti stare a casa come ogni anno, se no che sorpresa sarebbe stata?» Chiese il violetto abbracciando Masaki e stampandogli un dolce bacio sulle labbra.
Si alzarono e Hikaru trotterellò allegro fino al frigo per tirare fuori la sua più grande “opera d’arte” mentre il turchese si guardava attorno divertito ed irritato allo stesso momento. Si che amava festeggiare il suo compleanno proprio come un bambino, ma che bisogno c’era di usare decorazioni e palloncini così infantili? Tipico del suo ragazzo. Hikaru tolse dal frigorifero la sua meravigliosa creazione la ma sfortuna volle che il violetto inciampasse in un palloncino rischiando così di far cadere la torta in faccia a Masaki, fortunatamente in qualche straordinario e misterioso modo riuscì a salvarla. Kageyama posò la torta sul tavolo e andò a prendere due forchette, un coltello e due piattini. Il turchese osservò incuriosito la scritta in cioccolato “Tonti avgvzi Mosoki... bhe, almeno ci è andato vicino...” Pensò sorridendo al pensiero che il fidanzato si era impegnato tanto per fargli quella sorpresa. Kageyama tagliò con molta cura la prima fetta di torta andando a posizionarla sul piattino e porgendola a Masaki che ne prese subito un grosso pezzo con la forchetta. Nessuno lo sapeva se non Hikaru, ma lui amava le torte con le fragole e la panna! Anche se... quella torta aveva un che di strano. Portò il pezzo di torta alla bocca addentandolo felice, ma non appena il sapore gli invase il palato per poco non si ritrovò a sputare tutto in faccia al suo fidanzato. Quella torta era un attentato per le sue papille gustative e il povero stomaco! Ma cosa ci aveva messo in mezzo per avere quel sapore orribile? A guardarla da fuori non si direbbe un tale disastro.
«Allora? Com’è?» Hikaru guardava Masaki con i suoi grandi occhi carichi di aspettative.
Il turchese non ce la fece proprio a dirgli che la torta faceva schifo, in fondo il violetto aveva preparato tutto con un tale amore, non poteva di certo ferire i suoi sentimenti! Quindi con uno sforzo immane ingoiò il pezzo che aveva in bocca per poi mangiarne un altro e diventare di almeno venti colori diversi prima di rispondere alla domanda posta da Hikaru.
«È buonissima! Non credevo avessi tali doti culinarie.» Masaki mentì spudoratamente sudando freddo ad ogni boccone che mandava giù, ma il sorriso che il violetto aveva in viso bastava a cacciar via il saporaccio di quel “dolce” e farlo sorridere di rimando.
Riuscì a mangiare, chissà per quale miracolo, due pezzi di torta facendo saltare di gioia Hikaru che già progettava di preparare la torta anche per il prossimo compleanno. Doveva trovare presto un modo per farlo desistere a quell’idea se voleva mantenere integro il suo stomaco.
«Ed ora, per far si che questo compleanno sia perfetto, il regalo!» Il violetto aveva smesso di saltellare per casa e si era fiondato direttamente tra le braccia del turchese baciandolo con trasporto.
Masaki aveva intuito il tipo di regalo che il suo ragazzo aveva in mente di fargli, così si alzò e, tenendolo tra le braccia, si diresse in camera da letto pronto a scartare il più bel regalo che si possa ricevere per il proprio compleanno.
 

Il sole della mattina seguente non era stato per niente magnanimo ed era spuntato anche fin troppo presto per i canoni di Masaki, il quale cercava di coprirsi il viso da quei raggi che entravano dalla finestra che aveva dimenticato aperta per la foga di godersi il suo regalo. Hikaru dormiva ancora beatamente, ignorando i raggi che gli accarezzavano il viso. Come poteva dormire così? Non si accorgeva che quella mattina i raggi sembravano ancora più accecanti del solito? Il turchese si stropicciò gli occhi e decise di scendere in cucina lasciando il suo ragazzo a dormire per un altro po’. Non appena però si mise seduto un forte capogiro lo travolse e un crampo allo stomaco lo fece piegare in due. Chiuse gli occhi inspirando quanta più aria possibile per cercare di riprendersi e alzarsi per andare a bere un bicchiere d’acqua. Quando i capogiri si fermarono si alzò pronto a scendere in cucina, ma un vero e proprio conato di vomito gli fece cambiare direzione facendolo fiondare dritto in bagno dove vomitò persino l’anima piegato in due sul gabinetto. Fare il bis di quella “torta” non era stata poi una gran bella idea.
Un’oretta più tardi Hikaru trovò il proprio fidanzato abbracciato al gabinetto che imprecava sconnessamente contro la torta che gli aveva preparato il giorno prima. Preoccupato chiamò un dottore che, dopo aver visitato il turchese, decretò che il male di Masaki altro non era che un’intossicazione dovuta a qualcosa che aveva ingerito recentemente. Il violetto capì subito che la causa era stata la sua torta, si sedette sconsolato sul letto dove riposava Masaki e gli carezzò un guancia sentendosi maledettamente in colpa. Altro che compleanno perfetto, era riuscito a mettere K.O. il suo ragazzo con una banalissima torta. Guardò il turchese ancora una volta e si ripromise che entro il prossimo compleanno sarebbe riuscito ad imparare a cucinare decentemente, così da poter finalmente preparare la sua idea di “compleanno perfetto”. Dal canto suo Masaki, nel suo stato di semi coscienza, si ripromise che mai più avrebbe assaggiato qualcosa preparato dal suo ragazzo, ne andava della sua stessa vita.




 




 
 
Angolo degli auguri arcobalenosi (?) per Beta Chan! C:

Oh, oh, oh! Merry Christmas!
… ehm, no, aspetta, non siamo a Natale. Ma… allora oggi cosa c’è di così importan- MA CERTO! Oggi è il compleanno di quella melanzanottera (?) di BetaH! Allora qui ci sta un:
Happy Birthday Nicole!
Dillo che credevi che io e Chiara ci eravamo scordate del tuo compleanno. Non sai quanto ti sbagli caVa la mia kohai! In realtà pensavamo di scrivere questa fict daaaa… praticamente da Capodanno o giù di lì :3
Che poi come potevamo scordarci di questo giorno? Tu sei una persona speciale e non puoi immaginare quanto io sia felice di averti conosciuta. Ti ho trovata in un momento in cui mi sono ritrovata completamente sola, in un periodo difficile. Già dai primi messaggi avevo capito di aver trovato quell’amica di “penna” o di fandom C: che avevo sempre cercato. Abbiamo parlato di tutto e tu non mi hai mai giudicata, hai letto anche le cose più stupide o più noiose e ogni volta che mi rispondevi avevo sempre un sorriso stampato sulle labbra. Tu non sei una persona strana per come ti hanno sempre detto, sei semplicemente
UNICA! E non puoi immaginare quanto io ti voglia bene, pur non essendoci mai incontrate. Te l'ho sempre detto, non mi capita spesso di affezionarmi alle persone solo tramite un pc, ma con te è successo. Ti voglio bene miaH HikyHiky
Ti faccio taaaaantissimissimi auguri di buon compleanno, stai attenta però che stai invecchiando, caVa la mia Befanina secondina C: ma quanto tivubi? ♥
Ora la smetto di dilungarmi e passo la parola alla più giovinciUella del trio delle pervertite della porta accanto, che anche lei vuole dirti due bele bele paroline C: Ancora auguri! Spero ti sia piaciuto questo regalino ^^

"Perché lei è una brava ragassa, perché lei è una brava ragassaaaaaa e deve morir!" C: (?) Oh, ma buonsalve Betuzzola, come annamos? Visto cosa abbiamo fatto io e quella befana nonnuzza di Fanny? E il tutto solo per farti tanti tanti auguri, ma anche per vendicarci degli sbatasciamenti generali di feels che ci hai procurato. Visto come ti abbiamo fregata? Pensaaaavi tu che ci fossimo dimenticate del tuo compleanno, eh? Ammettilo... uwu Io e Fanny diventeremo dei Servizi Segreti di questo passo! x'3 Se sei arrivata alla fine della storia ti meriti un regalino! *le da una torta gentilmente offerta dalla pasticceria "Dolci & disastr-eeevolevodiredolcezze" gestita dai tre pasticceri più famosi del mondo: Chiara, Fanny & HIKARUUUUU!* Speriamo che la torta ti piaccia e che tu faccia la fine di Masaki! ^-^ E... nientO, auguroni! Grazie per esserci sempre stata, per avermi sempre donato quel sorriso che in pochi sapevano darmi, per avermi fatta ridere e sbatasciare con le tue fict, per avermi contagiata con le tue malattie & perversità, ma soprattutto grazie di ESSERCI! Ti voglio bene sorellona-ochetta-bakuzzola-balconicina-carotene-Beta-Nicole-melanzana-broccola-pervertita-membrA del famigerato trio delle tre pervertite occhialute della porta accanto! Ti voglio tanto bene, non te lo dimenticare! ❤ Ora chiudo altrimenti faccio troppo la sentimentale, spero che la fict ti sia piaciuta! :33

Fanny & Chiara
   
 
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