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Autore: Marty_199    05/02/2015    3 recensioni
L’amore..dicono sia il sentimento più bello e più sincero che una persona può provare. Ma due ragazzi rimasti soli, senza mai aver avuto una vera dimostrazione d'amore dalle famiglie possono crederci? Riescono a provarlo senza averne paura?.
Eulalia è una ragazza di diciotto anni cresciuta in orfanotrofio, nella vita ha dovuto superare difficoltà che l’hanno portata a chiudere i suoi sentimenti e ad avere paura di provare amore verso qualcuno, perché la sua vita gira intorno alla convinzione che prima o poi tutti se ne vanno.
Duncan è un ragazzo di vent’anni, molto attraente e all'apparenza superficiale. Nessuno sa del suo passato tormentato che torna ogni giorno nel suo presente. La sua vita naviga nella rabbia, mentre vive nella proiezione di una felicità che non sente davvero sua, cercata tra le cose più banali: nelle donne, nella rissa e molte volte nell'alcool.
Ma può davvero l'amore non comparire mai nella vita di una persona? Tra vari incontri e amicizie i due ragazzi all'apparenza diversi si ritroveranno a provare l'uno per l'altra il sentimento tanto temuto, potrebbe essere l'inizio di qualcosa per entrambi..che li porterà su vie del tutto inaspettate.
Genere: Azione, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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                                                                             SEI PROPRIO UNA BAMBINA

“L'incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c'è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati.”
Carl Gustav Jung

       
Nel silenzio della mattina il rombo di una moto che sfrecciava sovrastava la maggior parte dei rumori in strada, più precisamente il rombo una Harley Davidson. Tutti i passanti non poterono fare a meno di girarsi per capire da dove e da cosa provenisse quel rumore.

Questo fece solo piacere a colui che ci era seduto sopra e la guidava con un sorriso soddisfatto stampato sulle labbra, mentre rallentava parcheggiando fuori dal cortile della scuola in cui era diretto.
<< Ohè Kevin scendi, mi rovini la moto>> Duncan si sfilò il casco e si girò a guardare l'amico giusto in tempo per vederlo sbuffare annoiato.
<< Addirittura!>>
<< Sbrigati ragazzino>> Duncan alzò un sopracciglio sempre guardandolo come a intimargli di sbrigarsi e Kevin sbuffò nuovamente scendendo. Si girò giusto in tempo per prendere lo zaino che Duncan gli aveva lanciato appresso.
<< Su cammina... e vedi di non farti bocciare di nuovo, non fare come me che alla fine scuola l'ho mollata>> Duncan si grattò la testa noncurante, senza capacitarsi del perché continuasse a ripetere a quel ragazzino sempre la stessa frase ogni anno.
<< Sì sì okay>> Kevin sbuffò nuovamente, infastidito e divertito allo stesso tempo.
<< Okay, vattene adesso>> Duncan lo scacciò con un gesto annoiato della mano e Kevin gli lanciò un brutto sguardo, per poi avviarsi verso l'entrata della scuola.
<< Ti vengo a prendere dopo scuola! Così andiamo al bar.>>
<< Va bene, ciao!>>
Duncan si poggiò alla sua preziosa Harley Davidson, pensando a cosa poter fare nel pomeriggio.

 


Eulalia uscì fuori nel cortile della scuola, stare nell'atrio da sola era una palla assurda. Appena fuori la prima cosa che le saltò all'occhio, all'infuori dell'ordinario, fu una bellissima moto, anzi più precisamente una Harley Davidson parcheggiata fuori dal cortile, tutta nera e perfettamente lucida, i sedili in pelle nera appena usurati ma perfettamente curati. Semplicemente stupenda, tanto che per un folle momento le venne pazza voglia di farsi un giro. Un ragazzo alto con indosso una giacca di pelle, dei semplici jeans scuri e larghi con ai piedi stivali neri da militare, in perfetta tuta da motociclista, con tra le labbra una sigaretta, ci era poggiato sopra, sicuro era il proprietario. Ad Eulalia diede l'impressione che fosse uno di quei ragazzi coatti, sempre pronti a darsi arie ed a imprecare dalla mattina alla sera. Ad aggiungersi a favore di quelle sue teorie fu il notare la cresta bionda che aveva in testa, sembrava suggerire un'aria da bulletto pieno di sé.
Eulalia scosse la testa davanti quei suoi pregiudizi e rientrò nella scuola, diretta alla sua classe che era rimasta sempre la stessa, mentre i compagni dell'anno prima erano stati quasi tutti bocciati, quindi ne avrebbe avuti di nuovi, non che la notizia le interessasse particolarmente.

Eulalia si sedette a quello che ormai era il suo posto, al terzo banco verso la parte del muro. Con ancora le cuffiette nelle orecchie e la musica a palla sistemò la sua roba sul banco. Dalla porta tra la fila di ragazzi che entravano ne notò uno in particolare, indossava un paio di pantaloni bianchi che sembravano essere degli specie di jeans un poco più larghi dei soliti, una camicia a strisce nere e bianche con sopra un enorme capotto, i capelli biondo platino tagliati corti che mettevano in risalto il viso pallido, forse anche troppo, ed era terribilmente magro. Eulalia riuscì a intuirlo da come i vestiti gli calzavano addosso, davano a vedere la forma di un corpo magro nonostante le evidenti taglie più grandi. Più lo guardava più quel ragazzo sconosciuto le ispirava per un qualche strano motivo una certa simpatia, non lo aveva avuto in classe l'anno prima, sicuramente era un nuovo arrivato.
<< Buongiorno ragazzi>> il professore entrò in quell'istante, sempre lo stesso uomo sulla sessantina basso e cicciottello, con qualche capello bianco qua e là e il classico cappotto grigio che sembrava voler simboleggiare e sottolineare la sua serietà. Tra tutti i professori della sua classe lui era classificato come il più odiato, essendo uno di quei professori che non facevano altro che alzare la voce per ogni minimo motivo e perché era solito mettere note all'intera classe, nonostante molte volte ci fosse un solo colpevole del casino. Tutto ciò aveva contribuito a farsi etichettare in quel modo dai ragazzi.
Eulalia si sfilò le cuffiette dalle orecchie e si sedette composta al proprio posto.
<< Allora... nono Kevin cambia posto non ti voglio all'ultimo banco.>>

Eulalia si girò verso la stessa direzione del prof, che si stava riferendo al ragazzo di prima vestito di bianco col cappottone, si sentì un sussurrato << Che palle>> provenire da quella direzione, poi il ragazzo si alzò e si sedette al secondo banco, quello di fronte a lei, sbuffando sonoramente.
<< Lei deve essere Eulalia giusto?>> la ragazza alzò lo sguardo, era al quinto anno e sembrava che il professore non si ricordasse nemmeno il suo nome, cosa che le risultava alquanto fastidiosa.
<< Sì.>>
<< Bene... può cortesemente mettersi nel posto accanto a Kevin?>>
"Ci mancava il professore rompi palle!".
Eulalia sbuffò appena e si alzò dal suo posto, buttando lo zaino sul banco davanti a lei e sedendosi dove le era stato indicato, senza guardare il suo nuovo compagno di banco.
<< Bene... oggi è il primo giorno quindi ripasseremo le cose vecchie di storia...>>
Eulalia prese il quaderno dallo zaino, non perché avesse la minima intenzione di prendere appunti, ma scarabocchiare le avrebbe sicuramente fatto passare il tempo più velocemente.
<< A te non interessa storia vero?>>

Eulalia si girò verso il ragazzo che le sedeva accanto e la guardava con i suoi occhi chiari sorridendo come se si conoscessero da sempre.
<< No, mi rompo sempre le palle con questa materia>> il tipo allargò il sorriso.
<< Bene! Io sono Kevin, dai rossa parlami di te.>>
Cosa? Aveva sentito bene? Conosceva da cinque secondi il suo nome e quello voleva la storia della sua vita? E poi, che storia interessante poteva mai avere una ragazza che aveva vissuto tutta la sua vita in un orfanotrofio?
<< Non c'è niente da sapere... mi chiamo Eulalia e ho diciotto anni, altezza media, ho i capelli rossi e gli occhi azzurri, ti può bastare?>>
<< Bene, ma questo avrei potuto benissimo constatarlo da solo sei davanti a me, di altro.>>
<< Non c'è niente da sapere>> rispose Eulalia in tono leggermente basso e neutro, lo vide sbuffare e incrociare le braccia sul banco, per poi poggiarci la testa sopra sospirando stanco.
<< Dai non mi far annoiare, già ci pensa quel tipo seduto dietro la cattedra.>>
<< Silenzio! Voi due andate fuori a chiacchierare!! Puniti il primo giorno di scuola...vergogna!>> il professore cominciò ad urlare come suo solito ed Eulalia non aveva proprio voglia di stare ad ascoltare le solite nenie di rimproveri, così prese e uscì dalla classe senza farselo dire due volte, seguita da Kevin, appena fuori lui si poggiò con la schiena alla parete ed Eulalia gli si posizionò di fronte.
<< Tu quanti anni hai?>>
<< Diciannove.>>
<< Come mai a diciannove anni al quinto?>> Kevin non fece in tempo a risponderle che gli prese a squillare il cellulare.
<< Mh? Ah sei tu... okay va bene... ciao>> si rimise il cellulare in tasca e tornò a guardarla.
<< Dicevamo... ah perché l'anno scorso quella di chimica e quella di matematica mi hanno steccato.>>
<< Ah>> Eulalia sbuffò di nuovo per quella che doveva essere la centesima volta, era già stufa di stare a scuola ed era passata solo mezz'ora... per di più doveva anche stare in piedi nel corridoio! No, si era decisamente stufata, prese e si sedette a terra a gambe incrociate, incurante degli sguardi dei pochi ragazzi o professori che di tanto in tanto passavano lì davanti.
<< Oddio voglio andare a casa>>

Sentì Kevin ridere sommessamente.
<< Dai solo altre tre ore e poi libertà>> Eulalia rise e si poggiò con la schiena al muro.                             
Le ore passarono più veloci di quanto pensasse, era stata vicina di banco con Kevin tutto il giorno parlando di argomenti per lo più stupidi, ridendo e scherzando senza ascoltare neanche una sola spiegazione... pazienza era solo il primo giorno, si sarebbe rifatta più in là.
<< Eulalia!>> lei si girò di scatto al richiamo del suo nome e vide Kevin correre verso la sua direzione, i capelli al vento e il giaccone che gli si apriva e gli si chiudeva, con dietro lo zaino che si muoveva in avanti e indietro gli davano un'aria talmente buffa che le venne da ridere.
<< Ti andrebbe di andare al bar con me e un mio amico?>> Kevin che era appena arrivato di fronte a lei, si piegò in due poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato. Eulalia ci pensò su, infondo non aveva niente da fare e l'alternativa sarebbe stata starsene all'orfanotrofio, chiusa nella sua stanza a sentire musica o a leggere, uscire la vedeva come un'opzione molto più divertente.
<< Sì, mi farebbe piacere>> Kevin si ritirò immediatamente su, illuminandola con un gran sorriso.
<< Perfetto! Però prima dobbiamo passare a prendere il mio amico>> Eulalia fece spallucce annuendo e insieme si avviarono per la strada.                     
Mentre camminavano Eulalia si fermò davanti qualche vetrina, per osservare quei magnifici vestiti che non si sarebbe mai potuta permettere, almeno non ora. Come quello che stava osservando in quel momento, il corpetto nero sotto in seta e sopra decorato con il pizzo, senza spalline a sorreggerlo, verso la vita si stringeva intorno al corpo, che in quel caso era un manichino, mentre la gonna lunga fino a coprire i piedi aveva un taglio a sirena che fasciava il tutto, taglio che lo rendeva raffinato e sensuale allo stesso tempo, tutto il vestito era nero semplice, non era niente di che, eppure le piaceva. Eulalia sperava tanto che un giorno se ne sarebbe riuscita a comprare uno, magari anche solo per sfizio personale. Sarebbe rimasta lì ancora per un po', ma Kevin la prese per un braccio trascinandola a pochi isolati più in là.

Si fermarono davanti un'officina, Eulalia si guardò intorno, era abbastanza grande come spazio, in giro si potevano notare le gomme delle macchine, i motorini da riparare e attrezzi buttati un po' ovunque, i muri forse una volta bianchi, ormai erano grigi con qualche macchia nera qua e là, appese ai muri si trovavano delle mensole con sopra poggiati degli attrezzi da lavoro e alcune bombolette.
Kevin la guidò fino ad una macchina rossa parcheggiata dentro, da cui sotto si vedevano uscire due gambe.
<< Ei zucca vuota! Sono qui e oggi con noi viene anche Eulalia.>>
Da sotto la macchina sbucò un ragazzo con una canottiera grigia sporca di grasso, con indosso la tuta da lavoro anche questa grigia e macchiata leggermente di nero. Eulalia lo osservò bene, dalla canottiera riusciva a intravedere leggermente la forma degli addominali e si vedeva anche dalle braccia che la canottiera lasciava scoperte che era molto allenato... un accenno di barbetta, due pearcing sull'orecchio, gli occhi scuri quasi a sembrare neri come il carbone e i capelli altrettanto scuri tagliati corti, con nel mezzo una striscia di capelli schiariti fino a diventare biondi scuro, più lunghi a mo di cresta ma lasciati bassi in modo quasi normale, senza alcuna cresta dritta o sparata in alto, potevano sembrare strani ma a quel tipo stavano davvero bene.
Eulalia si ritrovò a fissarlo con un certo interesse, dovendo ammettere che era davvero un bel ragazzo.
<< Chi è Eulalia?>>
<< Una mia compagna di classe.>>
<< Sei un porco, appena arrivato nella nuova classe e già ci provi con una?>> il tipo ghignò sarcastico.
<< Ma vaffanculo senti chi parla.>>
<< Zitto idiota!>>
<< Zucca vuota!>>
<< Coglione!>>
<< Zucca vuota!>>

Eulalia posava gli occhi prima su Kevin intento a insultare il suo amico, poi su l'altro che faceva la stessa cosa, da per terra con una chiave inglese in mano, nonostante la scena fosse divertente le davano davvero sui nervi, si comportavano come se lei fosse invisibile.
<< Basta idiota!>>
<< Basta tu!>>
<< Okay basta tutti e due!>>
<< Okay, andiamo?>> il tipo si alzò e gli si parò davanti, strofinandosi le mani nel vano tentativo di pulirle.
<< Se se aspetta>> si avviò verso una porta e li fece aspettare per un po', quando ne riuscì Eulalia notò che si era cambiato, ora non indossava più la tuta da lavoro ma un paio di jeans scuri con sopra una maglietta grigia e un giacchetto di pelle nero, si avvicinò facendo segno ai due di andare.
<< Comunque piacere, io sono Eulalia... tu sei?>>
<< Ah?>> lui si girò e la guardò negli occhi come avesse notato davvero solo in quel momento la sua presenza.
<< Duncan... De Medici.>>
<< B'è piacere>> Eulalia allungò la mano verso di lui in un gesto fin troppo formale. Il ragazzo le si avvicinò allargando le labbra in un sorriso bianchissimo e stringendole la mano, che Eulalia notò essere terribilmente enorme in confronto alla sua... poi del tutto inaspettatamente lui si portò la sua mano alle labbra e le fece il baciamano, lasciandola sorpresa.
<< Piacere>> le fece l'occhiolino guardandola in modo provocante con quegli occhi scuri e profondi, poi come se niente fosse, si rigirò verso Kevin.
<< Dai andiamo idiota>> entrambi si incamminarono, Eulalia si riscosse e li raggiunse, vide Duncan accendersi una sigaretta e portarsela tre le labbra, non sapeva bene il perché ma quel gesto compiuto da quel ragazzo le era sembrato tremendamente sensuale.
<< Ma dove andiamo?>>
<< Al nostro bar>> i due continuarono a parlare tra loro mentre camminavano, Eulalia li seguiva in silenzio non sapendo bene cosa dire per intromettersi e sentendosi ignorata.
Dopo aver percorso qualche metro girarono in un angolo, Duncan e Kevin le fecero cenno con la testa di superare la porta dove poco più sopra si trovava una semplice insegna con su scritto, "Dino Bar".
Appena dentro Eulalia notò subito che era colmo di ragazzi, lo spazio non era molto grande eppure dentro vi si trovavano un tavolo da biliardo, situato in una piccola zona riservata, un tira a segno con un tizio di fronte che barcollava tenendo in mano le freccette e cercando senza alcun successo di centrare il centro del bersaglio, dei tavolini sparsi un po' dappertutto senza un ordine preciso, si trovava anche un piccolo ripiano, un mini palco, forse per qualcuno che faceva qualche spettacolo di musica, naturalmente Eulalia suppose che in un posto del genere si suonasse solo musica rock.
Si fermarono davanti il bancone.
<< A zio Dinooo!>> Eulalia si girò verso Duncan, che si era poggiato al bancone con una mano alzata verso il barista, un uomo calvo e cicciottello che si avvicinò a loro sorridente, ora che era più vicino si potevano notare bene i piccoli occhi azzurri e il naso leggermente rosso che lo rendeva terribilmente buffo.
<< Bello de casa! Chi hai portato oggi?>>
<< Kevin, e una nuova in classe sua... ehm, a Eulalia>> di certo nella sua voce non si poteva leggere entusiasmo.

Il barista la guardò sorridendo, per poi puntare gli occhi piccoli e furbi su Duncan.
<< Oh finalmente figliolo, quando venivi qua portavi sempre ragazzi! Sembrava la sacra della salsiccia! Cazzo finalmente una donna!>>
<< Che so sti termini? Dobbiamo essere educati cazzo! C'è una signora>> Duncan la indicò con un gesto veloce delle mani, facendole alzare le sopraciglia rosse sorpresa, primo non era una signora e in secondo piano, lui rimproverava il barista di non essere educato? Era come sentire il bue che diceva cornuto all'asino.
<< Signora? Mica ho cinquant'anni!>>
Duncan si girò verso di lei con un sorriso strafottente e leggermente divertito, con ancora tra le labbra la sigaretta ormai quasi finita.
<< Era per essere gentile... allora c'è una bambina>> Duncan ghignò continuando a guardarla, davvero l'aveva appena chiamata bambina? Era da quando aveva dodici anni che nessuno la chiamava più così, e poi arrivava quel tipo e la chiamava bambina?.
<< Scusa bambina a chi?!>> alzò appena la voce in tono serio incrociando le braccia al petto e fissandolo con sfida, lui sorrise poggiandosi con i gomiti al bancone, nella posizione di chi ha intravisto una preda e progetta di catturarla.
<< La bambina c'ha le palle, modera i termini con chi è più grande... bambina.>>
<< Di sicuro ne ho più di te>> se voleva la guerra aveva trovato la persona giusta. Eulalia non si sarebbe fatta chiamare bambina o fatta trattare come tale senza rispondere, e soprattutto, non era una preda facile da catturare.

Doveva averlo sorpreso, perché per un momento lo vide spalancare appena gli occhi, per poi ridurli in due piccole fessure.
<< Te l'ha detto figliolo, questa è tosta!>>
Eulalia non capì bene se il barista si riferisse alla sua risposta o direttamente a lei, in ogni caso si poteva sentire onorata.
<< Da che parte stai vecchio infame?>> il barista le sorrise, per pi allontanarsi ridacchiando verso un'altra cliente e Duncan tornò a fissarla.
<< Dici? Allora perché non controlli di persona?>> ghignò il ragazzo, portandosi la sigaretta tra le labbra carnose e indicando con le mani la patta dei pantaloni, per mettere in chiaro un atto osceno che forse voleva fosse compiuto da lei.

Eulalia guardò Kevin, che era rimasto in silenzio tutto il tempo, lui le fece spallucce allontanandosi verso un tavolo. Ma era scemo? Evidentemente non aveva capito che lei cercava una specie di aiuto.
Eulalia ripunto' lo sguardo su Duncan, tentando di assumere un'espressione dura.
<< Non ci tengo.>>
<< Mm b'è è un vero peccato, ci saremmo divertiti. Comunque, da bere!>>

Eulalia ignorò il suo commento fastidioso e tutti e due si sederono al tavolo dove sedeva anche Kevin, naturalmente Eulalia si mise vicina a lui, con cui si sentiva decisamente molto più a suo agio mentre al posto davanti a lei sedeva Duncan.
Il barista, sempre lo stesso di prima, portò da bere poco dopo tre birre, Duncan ne prese una passandola a Kevin, poi una per sé e infine la guardò.
<< Ne bevi bambina?>>
<< Si, grazie rompi...>> Eulalia lasciò la frase in sospeso sorridendogli amabilmente, si capiva bene cosa stesse per dire in conclusione di quella frase.
<< Ragazzina maleducata>> ringhiò lui per poi passarle la birra.
<< Parla quello beneducato.>>
<< Zitta, la tua voce mi urta il sistema nervoso>> Duncan cominciò a ingurgitare il liquido ambrato racchiuso nel boccale ed Eulalia fece lo stesso, poco dopo ripassò lo stesso barista che portò ad Eulalia un'altra birra, mentre a Duncan un alcolico più forte e a Kevin lo stesso, anche se quest'ultimo dopo tre giri era già ubriaco e rosso in viso. Cominciò a parlare a vanvera facendola ridere per più di una volta, poi dopo aver poggiato la testa sul tavolino si addormentò di botto, come fosse caduto in catalessi.
<< Sempre così, non lo regge affatto l'alcol>> anche Duncan non sembrava essere messo tanto meglio, le guance arrossate dall'alcool e gli occhi socchiusi, mentre continuava a ingurgitare quel liquido come se niente fosse. Per sua fortuna Eulalia era consapevole di non saper reggere quasi per niente l'alcool, infatti si fermò alla seconda birra, anche perché i boccali che le avevano portato erano davvero grandi per la sua poca esperienza con l'alcool.
<< E tu lo reggi?>>
<< Certo che sì! Non sono ancora al limite.>>
<< Secondo me dovresti fermarti...>>

Duncan si fermo e la guardò fisso negli occhi, ora nel suo sguardo non c'era più solo l'arroganza,  all'interno vi si nascondeva una particolare nota di tristezza e di dolore dipinta in quegli occhi di carbone, come se l'alcool avesse buttato giù la sua parte da arrogante, lasciando scoperto qualcosa... qualcosa che agli occhi di Eulalia in quel momento non fu chiaro.
<< Secondo me non ti devi impicciare, bambina.>>
<< Sei davvero maleducato, mi stavo preoccupando per te ma se vuoi ucciderti con l'alcool okay.>>
<< Sarebbe una liberazione>> fu solo un sussurro soffiato con voce amara, ma Eulalia riuscì a percepirlo comunque.
<< Perché dici questo?>>
Lui smise di bere la sua birra e la guardò di nuovo dritto negli occhi, senza alcuna emozione.
<< Chi ha detto niente.>>

In quel esatto momento un tipo biondo dietro Duncan, inciampò rovesciandogli il suo boccale di birra addosso. Duncan rimase fermo a testa bassa quasi come se non se ne fosse accorto, mentre il tizio diventò rosso dalla rabbia e lo prese per il colletto della maglietta.
<< Ei brutto stronzo! Sono inciampato sulla tua gamba, ora me la ricompri!>>  Gli ruggì contro con voce grave.
Eulalia guardò Duncan preoccupata, ma lui sembrava essere tranquillissimo e la ragazza non fece nemmeno in tempo a rendersene nemmeno conto data la velocità del gesto di Duncan, che alzatosi premette la testa bionda del tizio contro il tavolo, mentre con la mano lo teneva fermo e con l'altra gli storceva leggermente il braccio dietro la schiena.
<< Il braccio!>>
<< Silenzio rifiuto della società! E vattene!>> sputò Duncan lasciandolo e passandosi una mano tra i capelli bicolore.
<< Figlio di...>> il biondo arrogante non fece in tempo a finire la frase che Duncan si girò di scatto, afferrandolo da dietro il collo e facendogli sbattere la testa sul tavolino violentemente, con gli occhi neri ardenti come tizzoni del fuoco e sbarrati dalla rabbia.
<< Sta ZITTO!>> urlò in preda a un folle raptus di rabbia. Eulalia si alzò velocemente, inginocchiandosi di fianco al biondo caduto per terra a causa del forte trauma subito alla testa, lo aiutò ad alzarsi reggendolo per un braccio temendo che lui potesse cadere e questo la guardò.

In quel momento Eulalia vide i suoi occhi marrone chiaro pieni di gratitudine, le sorrise appena ringraziandola e allontanandosi con una mano premuta sulla testa, solo dopo aver mandato un'occhiataccia a Duncan e qualche insulto sussurrato.
<< Tu sei pazzo! Non puoi andare in giro a picchiare la gente così, per poco non lo ammazzi!>>
Duncan non fece in tempo a risponderle che gli arrivò una spinta da dietro, talmente forte da farlo cadere in avanti sul tavolino e sbattere all'altezza dello stomaco, la ragazza lo sentì emanare un basso gemito di dolore per poi cadere a terra inginocchio.
<< Oddio>> la ragazza gli si avvicinò preoccupata e cercò di aiutarlo ad alzarsi. << Stai bene?>>
<< Mm...>> le rispose lui con mugugni sofferenti, nonostante questi si rialzò con una mano premuta sugli addominali e cominciò a guardarsi intorno, tutti i presenti si erano girati verso la loro direzione, si poteva sentire l'aria carica di tensione e sembrava che tutti sapessero che di li a poco sarebbe scoppiata una rissa.
<< Chi è stato? Su esci fuori, non ti faccio niente>> il tono che usò fu tremendamente calmo e anche leggermente inquietante, con gli occhi neri che vagavano tra le persone alla ricerca di colui che lo aveva sfidato.
Un uomo scuro di pelle, alto e grosso quando un armadio a due ante si fece largo tra i tavolini.
<< Ti credi forte? Sei solo un coglione pieno di sé!>>

Duncan allargò le labbra in un sorriso innocente, lo ampliò sempre più, mostrando i suoi denti bianchissimi all’uomo e avvicinandovisi con calma.
Non appena gli fu di fronte strinse il pugno e gli mollò un cazzotto in bocca, in un gesto veloce e del tutto inaspettato, mettendoci anche una buona dose di forza. L'uomo barcollò all'indietro impreparato al colpo mentre un gruppo, sicuramente in cerca di una scusa per scatenare una rissa, si fece avanti.
Eulalia non capì neanche come ma si scatenò un inferno, il gruppetto cominciò a fare casino e ad aggredire altri coetanei che stupidamente si erano messi in mezzo a quella rissa senza senso, i camerieri urlavano nel vano tentativo di riportare la calma tra i clienti, molti dei quali abbandonarono il proprio tavolo e si avviarono di fretta verso l'uscita. Lei decise saggiamente di unirsi a loro, era senz'altro la cosa più giusta e sicura da fare.
Prese il giacchetto e lo zaino avviandosi velocemente verso l'uscita, si girò giusto un secondo verso colui che in fin dei conti aveva provocato la rissa.
<< Io me ne vado, tu fai pure a cazzotti!>>
<< E'?>> Duncan alzò lo sguardo su di lei, aveva ancora la testa di uno sotto il braccio e velocemente gli diede un cazzotto, correndo al tavolo e caricandosi Kevin sulla spalla come un sacco di patate. Poi corse verso la sua direzione ed Eulalia si sentì prendere per la vita, gli si ritrovò praticamente in braccio, con le braccia si reggeva alla sua spalla, mentre lui la teneva appena per la vita correndo fuori dal locale, in pratica gli era attaccata come un koala e si sentiva ridicola.
<< Ei lasciami!>> Eulalia cominciò a scalciare furiosamente, cosa credeva? Che non sapesse camminare?.
<< Shh!!>>
<< Shh cosa? Siamo lontani dal bar idiota! Mettimi giù!>>

Duncan frenò di botto e si girò, perfetto era capitata con un completo idiota! Che non si era neanche accorto che erano ormai lontani abbastanza da essere al sicuro. Eulalia aveva la maggior parte dei capelli davanti agli occhi, che le impedivano di vedere bene, in più il ragazzo glieli stava tirando inconsapevolmente con il braccio e questa cosa la stava uccidendo.
<< Oh bene.>>
Eulalia alzò gli occhi al cielo spazientita, nascondendo però un leggero divertimento.
<< Ora mi puoi mettere giù per favore?>>
<< Se se... calmati bambina>> la lasciò e finalmente Eulalia toccò terra, si tolse le ciocche rossicce da davanti gli occhi, accorgendosi solo in quel momento che fuori si era già fatto buio, possibile che avesse passato tutto il pomeriggio là dentro? Non si era minimamente accorta del passare delle ore.              
Guardò l'ora sul cellulare che segnava le otto, doveva ancora cenare e quel pensiero seguito dal brontolio improvviso dello stomaco, le ricordò che stava letteralmente morendo di fame. Guardò Duncan che nel frattempo aveva poggiato Kevin su una panchina e aveva preso a correre verso dei cespugli poco lontani, Eulalia lo vide piegarsi in due e tossire, poteva immaginare il perché... dopo tutto quello che si era bevuto una bella vomitata era il minimo. Mentre aspettava che lui finisse di vomitare, si avvicinò a Kevin e cercò di svegliarlo smuovendolo più volte, ma niente, sembrava caduto in letargo.
<< Stai bene?>> chiese Eulalia mentre Duncan ritornava verso di loro a passo lento e con il viso più pallido, la maglietta era bagnata da quello che doveva essere acqua, doveva essersi sciacquato la bocca alla fontanella poco distante.

Si sedette sulla stessa panchina di Kevin, spostandolo malamente per farsi spazio.
<< Benissimo.>>
<< Se lo dici tu, io me ne devo andare, grazie del bel pomeriggio>> Eulalia cercò di assumere il tono più sarcastico possibile per marcare le ultime parole.
<< Quando vuoi>> il ragazzo dai capelli bicolore si alzò e in un secondo Eulalia se lo ritrovò fin troppo vicino, il suo viso era a pochi centimetri dal suo, lo sguardo sempre serio mentre la fissava negli occhi con un cipiglio leggermente divertito, quella improvvisa vicinanza la mise a disagio e istintivamente si allontanò da lui, assumendo un'espressione tra il serio e il neutro.
<< Che vuoi?>>
<< Sei proprio una bambina>> Duncan si allontanò tanto velocemente come le si era avvicinato e prese Kevin risistemandoselo sulla spalla.
<< Sfortunatamente per te ho intenzione di riaccompagnarti.>>
<< Chi te l'ha chiesto? Me ne vado da sola>> Eulalia si girò e incominciò a camminare senza aspettarlo, voleva che nessuno sapesse del fatto che viveva in un orfanotrofio, odiava tutte le domande che la gente le poneva quando lo veniva a sapere, ma ancora di più odiava quegli sguardi pieni di compassione, come se a quella gente importasse davvero qualcosa di lei! Odiava gli sguardi pieni di pietà di cui lei non sapeva cosa farsene, ne era veramente stufa.
Ecco perché aveva deciso che da quel momento in poi avrebbe tenuto segreta quella parte della sua vita a chi conosceva.
Duncan prese a seguirla con passo lento e leggermente affaticato dall'avere Kevin come peso da portare su di sé.
<< Che uomo sarei se lasciassi andare in giro da sola una bambina quando fa buio?>> nonostante la fatica e il leggero affanno, tutto ciò che era uscito dalla sua bocca era stato detto in tono da presa in giro.
<< Ma scusa tu quanti anni hai?>> quella domanda le uscì spontanea, si era completamente scordata di chiederglielo o di domandarlo al suo amico Kevin, poi con tutto quello che era successo, le era davvero passato di mente.
<< Venti bambina.>>
<< E tu sei grande? Ma dove lo vedi l'uomo?>>
<< Ragazzina, ma non la pianti mai di parlare? Sei logorroica? Fai silenzio e il viaggio sarà molto più piacevole>> Duncan le fece cenno di stare zitta con la mano, ma questo tipo cosa voleva? Lo conosceva da un solo pomeriggio e già cominciava a dargli sui nervi.
<< Tu non mi dici cosa fare! E poi se ti do tanto fastidio perché non te ne vai?>> Eulalia cominciò a camminare più velocemente e per un attimo di trionfo pensò di averlo finalmente seminato.

Ma con suo rammarico si accorse ben presto che non era così, dato che poco dopo la sua quasi trionfante seminata, Duncan la raggiunse e gli si rimise a camminare di fianco, per essere affaticato era tremendamente veloce.
<< Te l'ho detto, non sarei un uomo a lasciare in giro da sola una bambina.>>
Eulalia sbuffò, le venne in mente la stupida idea di dargli un bello spintone, ma poi pensò che ci avrebbe rimesso anche il povero Kevin, così si costrinse a resistere a quell'idea e si diede una calmata, continuando a camminare in silenzio.
Anche Duncan dopo pochi minuti si era fatto silenzioso, tanto che Eulalia sentiva solo i suoi passi, si girò verso di lui e lo vide mentre camminava con la testa alzata verso il cielo, talmente tanto concentrato nell'osservare qualcosa che suscitò la curiosità di Eulalia, la ragazza alzò a sua volta lo sguardo al cielo senza notare nulla di strano, solo le stelle, eppure lui sembrava esserne rapito.

Non sembrava più il burbero maleducato di poco prima, ora assomigliava quasi a un bambino che ammirava quei corpi celesti completamente rapito, mentre i piccoli puntini luminosi nel cielo si specchiavano in quegli occhi neri e seri.
<< Cosa guardi?>> sussurro lei curiosa, con gli occhi rivolti verso di lui e non più al cielo.
<< Le stelle... sono sempre state il panorama più bello per me, le guardavo sempre con mia madre>> Duncan abbassò lo sguardo e sorrise appena con aria nostalgica, un sorriso triste quanto amaro, che morì sulle sue labbra e scomparve subito dopo, portandosi via anche quell'aria da bambino. Si prese una sigaretta dal pacchetto che aveva in tasca con un'aria ormai stranamente quasi arrabbiata.
Eulalia aveva notato quel "guardavo" nella sua frase di prima, ed era ovvio che questo argomento doveva essere doloroso, lo riusciva a capire dal suo sguardo, dagli occhi che avevano assunto un'espressione triste che si mischiava alla rabbia. Si la curiosità c'era, ma lo conosceva da troppo poco, in più le sembrava terribilmente scortese dato che sapeva quanto fastidiose potessero essere le domande troppo personali. Così decise di non fare domande e di restare in un imbarazzante silenzio.
<< La testa>> Kevin cominciò a muoversi appena, agonizzante.
<< Ben svegliata bella addormentata>> Duncan lo rimise giù, in modo decisamente molto poco aggraziato. Kevin appena poggiò i piedi per terra si premette una mano sulla tempia, facendo una smorfia.
<< Ora cammina da solo>> Duncan si accese la sigaretta e si passò una mano tra capelli.
<< Ben svegliato Kevin>> Eulalia gli sorrise dolcemente, era molto sollevata del fatto che si fosse ripreso proprio in quel momento.
<< Sai anche sorridere... o mio dio!>> Duncan la guardò con finto stupore, mentre buttava fuori una nuvola di fumo.
<< Certo solo per chi lo merita, e tu sai fare altro oltre quel ghigno strafottente?>> Kevin le sorrise debolmente, mentre Duncan la guardò storto, indurendo lo sguardo e la mascella.
<< Ma vaf... ma cos'è?>> il ragazzo che la stava guardando male, si portò una mano alla testa e appena la tolse, tutti e tre notarono le dita leggermente sporche di sangue.
<< Idiota! Hai cercato rissa mentre dormivo?>>
<< Non è colpa mia, uno stava per dire che sono un figlio di...>> emise un sospiro dal naso. << Di una donna che si copre poco e vende il suo corpo>> sibilò con amarezza e lo sguardo serio puntato davanti a sé, a quelle parole persino Kevin sembrò esserne infastidito, mise le mani in tasca e diede un calcio a un sassolino, che rotolò di poco davanti ai loro piedi.
<< Che bastardo, allora hai fatto bene>> Duncan lanciò la sigaretta lontano in un involontario gesto di rabbia.
<< Domani che giorno è?>>
<< Bho, Eulalia tu lo sai?>> la interpellò Kevin.
<< Giovedì>> rispose distrattamente la ragazza per poi bloccarsi di colpo, riconosceva bene la strada che stavano percorrendo in quel momento, mancava poco per arrivare all'orfanotrofio e doveva assolutamente trovare un modo per allontanarli.
<< Okay grazie, da qui vado da sola.>>
<< Suvvia andiamo dalla stessa parte.>>
<< No! Ho detto che vado da sola!>> Eulalia alzò inconsciamente la voce, pentendosi subito dopo dell'eccesivo tono brusco che aveva utilizzato contro i due ragazzi, che in fin dei contri la stavano solo accompagnando.
<< E non urlare! Fai come cazzo ti pare!>> la voce di Duncan suonava ormai irritata.
<< Andiamo idiota>> guardò Kevin e la sorpassò a passo svelto, senza fermarsi per aspettare il suo amico, né per salutarla.
<< Cammina Kevin!>>
<< Certo che faccio come mi pare! Ciao Kevin ci vediamo a scuola.>>
<< Ciao>> la salutò lui, forse leggermente in imbarazzo per i modi maleducati del suo amico, ma Eulalia non ci fece molto caso cominciando a correre e lasciandoseli dietro. Appena davanti l'entrata dell'orfanotrofio girò appena il capo per guardarsi indietro, i due ragazzi ancora non erano arrivati, forse il modo in cui li aveva lasciati non era uno dei migliori, ma era stato necessario per lei, prima di rischiare il loro arrivo e di essere vista, prese ed entrò dentro diretta verso la sua stanza.


ANGOLINO AUTRICE:
Ciao a tutti! Intanto grazie per aver letto questo capitolo, spero vi sia piaciuto, questa storia è stata scritta in due, da me e da una mia amica che su efp si chiama Benks00 (tutte e due posteremo varie storie scritte insieme).
Questa storia è scritta tutta completamente insieme e poi riscritta qui da me, spero che se continuerete a leggerla vi piaccia e se vi va,  magari lasciate qualche recensione per farmi sapere cosa ne pensate, almeno saprò se la storia vi interessa e se apprezzerete il suo futuro svolgimento, o anche se notate qualcosa che non va.
Un saluto a tutti.

   
   
 
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