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Autore: Sincro    06/02/2015    0 recensioni
Una storia ambientata in Francia in un imprecisato periodo temporale.
Personaggi custodi di un destino scritto per loro da un'entità celata da una maschera.
Questo destino sarà loro gabbia o salvezza? Chi mai si spingerebbe in qualcosa del genere e perché?
Genere: Horror, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - L'incubo
Presente
 

Notte fonda ma non oscura sulla cittadina di Bugarach, un paesino Francese immerso nella lussureggiante vegetazione, quasi al confine con la Spagna, un’enorme luna sovrastava ed illuminava ogni strada, albero e casa. Sembrava pieno inverno ma una leggera e calda brezza scuoteva le cime degli alberi. Addentrandosi nel cuore del paese si intravedevano, superata la piazza, un agglomerato di graziose villette a schiera. Tutto il paesaggio sembrava fosse immortalato in una fotografia polaroid.
Improvvisamente in lontananza una tenue luce gialla annullò l’armonia e l’equilibrio della città fotografia. Una abat-jour illuminava il piano terra di una piccola villetta circondata da una staccionata in legno bianco. In quella casa c’era qualcuno prossimo all’addormentarsi. Sembrava una stanza da letto, disordinata a dispetto delle apparenze. Al suo interno, inerme sotto le coperte, una giovane donna di aspetto delicato e di colorito pallido, quasi alabastrino. La sua espressione era serena ma accennava di tanto in tanto qualche espressione distorta e tesa, era probabilmente immersa in un sogno. Inaspettatamente spalancò gli occhi dalle pupille dilatate, era agitata e con una leggera angoscia nel cuore. Iniziò a svestirsi, indossava una delicata e trasparente vestaglia in seta bianca che lasciava intravedere le fisicità e delicate protuberanze del suo fragile corpo. La flebile luce proveniente dalla finestra illuminava il suo viso, due enormi occhi verdi osservano il luminoso satellite riflettente per poi esser catturati da un movimento tra le alte chiome degli alberi, un corvo nero corvino la esaminava con fare curioso. La giovane donna socchiuse il tendaggio per poi avviarsi verso, l’ancora caldo, letto. Un rumore proveniente dal bagno attirò la sua attenzione.
Tutto tranquillo se non per qualche spazzola fuori posto. Il vetro che sovrastava il lavabo era ancora opaco per il vapore della doccia precedente. Pulì la giusta porzione di vetro per potersi specchiare e sistemare le ribelli ciocche che coprivano i suoi splendidi occhi. Un riverbero seguito da una sensazione le fece rigelare il sangue. Impaurita uscì dal bagno per andare a mangiar qualcosa in cucina. Aprì il frigorifero e non notò niente di allettante. Proseguì il cammino verso la dispensa, dove si apprestò ad addentare un biscotto. Di ritorno verso camera sua notò delle impronte di stivali sul chiaro tassellato del corridoio. Corse verso il soggiorno in cerca del telefono per chiamare soccorso ma un suono di passi, seguito da rumori ed un lamento provenir dal ripostiglio, la immobilizzarono. Racimolò la giusta calma e compose il numero della polizia ma il telefono era isolato. Corse verso la porta d’ingresso che scoprì essere chiusa; il tentativo di cercar le chiavi fu inane.
Lentamente cercò di calmarsi per poi dirigersi verso la fonte del rumore con tra le mani un semplice coltello da cucina.
Fu di fronte alla porta, riusciva a sentire i battiti del suo cuore che spingevano contro il petto. Afferrò lentamente la maniglia per poi abbassarla facendo scattare l’ingranaggio con uno schiocco che echeggiò in tutta la casa. Adagio spinse la porta per poi scrutare oltre di essa, tutto buio. Il cuore pulsò sempre di più mentre la sua mano percorreva la parete in cerca dell’interruttore. Seguì il perimetro della porta fino a sovrastare il pulsante con le dita; sentì un delicato tocco sfiorarle il dorso della mano. Spaventata scappò verso la sua camera per poi chiudere la porta alle spalle e rannicchiarsi in posizione fetale tra le coperte ancora tiepide. Udì chiaramente dei passi provenir dal corridoio verso di lei. Quello scricchiolio era sempre più vicino, per poi cessare improvvisamente con un colpo; un temporale iniziò. Restò immersa con la testa sotto il cuscino fin quando non si tranquillizzò abbastanza da alzarsi. Sì avvicinò, nuovamente, alla finestra. Discostò la tenda e prolungò lo sguardo verso il basso, un branco di cani correvano illuminati dalla luce dei lampioni arancioni per poi svanir nella boscaglia. Un fulmine illuminò ogni cosa riflettendo un’ombra oltre il vetro della finestra. Sempre più impaurita la giovane donna si allontanò dalla finestra per poi avvicinarsi alla porta della sua camera. 
Ritornarono i cigolii. Ignorando la paura aprì la porta per correre in bagno. Decise di concedersi un caldo e rilassante bagno notturno.
Entrò nel suo bagno e dopo aver aperto il rubinetto della vasca cominciò a spogliarsi; iniziò dalle spalline della vestaglia in seta per poi farla scivolare e ricadere lungo il suo corpo. Con indosso solo l'intimo prese il sapone e iniziò a versarne un filo nell’acqua fumante. Come fosse una strana alchimia il sapone cominciò subito a schiumare infondendo il suo delicato profumo di muschio in tutto il bagno. Quella cappa d'umidità calda e profumata la coccolò come fosse un altro corpo. Socchiuse gli occhi e dopo aver sfilato gli ultimi due capi, nuda, iniziò ad avvertire il tepore dell'acqua con la punta del piede sinistro, per poi senza esitazione alcuna, immergere tutto il corpo in quell’acqua stupenda. Ambientata alla temperatura iniziò, con le mani, a sfiorarsi le gambe, le braccia e i seni; l’acqua saponata rese la sua pelle lucida ed invitante. Onde leggere d'acqua si infransero sul petto, ormai, quasi immerso completamente. Dopo un profondo respiro chiuse gli occhi ed immerse completamente anche il capo. Un profondo rilassamento invase il suo corpo. Le sembrava di essere immersa in una bolla di silenzio e tranquillità, era riuscita a distaccarsi mentalmente per poi socchiudere gli occhi e pensare. Esce dalla vasca e dopo essersi avvolta in un asciugamano per poi raggiungere la specchiera sul lavabo notò uno strano simbolo impresso nel vapore, sembrava un serpente avvolto ad una croce. L'ansia cominciò a riemergere. Velocemente asciugò i capelli e indossò la vestaglia. Ritornò alla porta d'ingresso ma, essa, era ancora bloccata. Cercò di forzarla ma tutto fu inutile. Un suono catturò la sua attenzione ed alimentò nuovamente la sua paura, il gracchiare di un corvo. Ripassò per la cucina constatando che il telefono era ancora isolato. Sentì dei lamenti provenire, ancora una volta, dal ripostiglio. Riprese il coltello e si diresse verso la fine del corridoio, proprio di fronte al bagno. Strinse sempre più il manico del coltello con entrambe le mani e con il piede spalancò la porta. Dall'oscurità non riuscì a scorgere nulla. Riavvicinò la mano all'interruttore con una paura, ormai tangibile, si apprestò ad accendere la luce. Aprì, lentamente, gli occhi che aveva serrato un attimo prima, un'unica e penzolante lampadina unita da un chiodo al soffitto ammuffito e putrido. Il ripostiglio era vuoto, ad eccezione di un grande baule al centro. Ad un certo punto la lampadina cominciò a dondolare lentamente. Dondolava sempre più velocemente fin quando non urtò contro il soffitto infrangendosi.
Dallo spaventò lasciò cadere la lama sul pavimento per poi correre in bagno. Chiuse la porta e corse verso la vasca ancora piena d’acqua; quegli odiosi scricchiolii riapparvero per poi fermarsi improvvisamente.
Tremò fin quando un suono non le fece rigelare il sangue nelle vene; la punta del coltello iniziò ad incidere qualcosa contro la porta in legno del bagno. Gli occhi quasi traboccavano di lacrime. Esasperata tirò un sospiro e urlò verso la porta. Il graffiare cessò seguito da un rumore di ferro contro il pavimento. Con le gote rigate dalle lacrime prese una spazzola e iniziò, quasi volesse scuoiarsi, a pettinar i suoi lunghi capelli. Trascorso un indeterminabile lasso di tempo scandito da tranquillità e nessun altro rumore molesto, aprì leggermente la porta e da una piccola feritoia intravide, verso il ripostiglio, il coltello cosparso dai cocci della lampadina. La porta in legno del bagno era intatta senza nessuna incisione. Sopraffatta dalla paura ritornò verso la sua camera dall’altra parte del corridoio. Si avvicinò, per un attimo, alla finestra prima di ritornare nel letto. Discostò, un'altra volta, la tenda e intravide una scura figura accovacciata ed illuminata dalla luce di un lampione; astutamente socchiuse le palpebre per cercar di vedere meglio. La figura si muoveva come se stesse mangiando qualcosa. Ad un certo punto diresse lo sguardo verso la finestra. Uno scambio di sguardi fuse la giovane donna a quell’essere incappottato, ma non era paura quella che provò. Non riuscì ad intravedere né il suo viso né i suoi occhi ma solo una parte della sua bocca; tutto d’un tratto la figura si alzò per poi scomparire nella boscaglia.
Un senso di impotenza cominciò ad invaderla, era isolata ed impaurita così decise di tuffarsi tra le coperte ed ignorare ogni altro strano rumore, chiuse la tenda e senza farsi distrarre da nulla si insinuò sotto le coperte. Affondò la testa nel cuscino freddo e tirò le coperte fin sopra la testa. Cercò di chiudere gli occhi e non pensare a nulla ma ecco emergere un rumore di passi fermarsi proprio davanti alla sua porta. La porta, cigolando, si aprì completamente urtando contro la parete. La giovane donna serrò gli occhi cercando convincersi che era caduta in un incubo fin dall’inizio. Sentì qualcosa scuotere il letto per poi avvertire un respiro affannoso proprio sopra di lei. Riuscì persino ad avvertire un gocciolare sul pavimento. Chiunque fosse nella stanza con lei proveniva dall’esterno. Sentì il flebile rumore di un guanto di cuoio che iniziò a stringere qualcosa con forza per poi ripiombare il silenzio più assoluto.
Quella mano iniziò a scoprirla lasciando cader alcune gocce di gelida acqua contro la sua caldissima fronte. Ormai era bloccata dalla paura. Quella presenza, ormai, fisica strinse il lembo della coperta per poi, dopo un ghigno, scoprirla completamente…

Si svegliò completamente madida di sudore, ansimante e con il cuore ancora pulsante. Dalla finestra intravide i raggi di un sole ormai maturo e alto nel cielo. Era solo un incubo. Era solo un maledetto incubo.
Quasi ridendo andò verso la porta di casa per constatare che era sbloccata, superò la porta del bagno in fretta e furia e scoprì che il vetro era limpido come non mai; aprì la finestra per arieggiare la stanza e corse verso il ripostiglio, la lampadina era magnificamente sospesa al soffitto ammuffito. Poggiò la schiena verso il muro e lentamente si lasciò scivolare sul pavimento con un sospiro, una delicata brezza le solleticò il viso. Rise quasi per scaricare quella enorme tensione fin quando quel vento non sbatté e chiuse la lignea porta del bagno mostrando un’incisione capace di farle rigelare il sangue.
«T-ti ho trovata.» sussurrò la giovane donna che apprese di non essere stata davvero sola.
   
 
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