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Autore: Baby Giant    06/02/2015    4 recensioni
Ahh! Sono finalmente tornata, era da molto che non pubblicavo.
Bene questa è una storia nuova e diversa dal solito.
Spero vi piaccia!
“Allora, mi piacerebbe sapere cosa hai intenzione di fare adesso”, cercò di provocarmi.
“Fra poco lo vedrai ma prima baciami”.
Cit. Viole(n)t Love
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: PWP
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“Sei sicura che quello che stai facendo non è pericoloso?”
“Stai tranquillo, so quello che faccio”, lo rassicurai.
“Lo hai già fatto con qualcun altro?”, era curioso.
“No, tu sei il primo ma, come ti ho già detto, so quello che faccio”, rincarai la dose, era si un gioco ma doveva capire chi è che aveva in mano la situazione.
Uscii dal bagno dopo aver recuperato le ultime cose.
Appoggiai tutto ciò che avevo in mano sul comodino: preservativi, lubrificante e il Rabbit (se non sapete di cosa sto parlando allora è il caso che iniziate a guardare Sex and The City).
Lo guardai dall’alto dei miei tacchi. Era seduto sul mio letto, a gambe incrociate.
Lo avevo precedentemente bendato, per far si che prendesse confidenza con le tenebre e successivamente lo avevo ammanettato.
Mi voltai verso la finestra che permetteva agli ultimi raggi lunari di penetrare in quella stanza. Sul davanzale campeggiavano tre candeline nere, al gusto “MoonFlower”. Le accesi, servivano per fare atmosfera.
Tornai ai piedi del letto da una piazza e mezza che di li a poco sarebbe diventato troppo stretto per tenere entrambi i nostri corpi.
Mi tolsi le decolté, le calciai e le gettai in un angolo provocando uno stridio sul pavimento. Mentre facevo ciò tenni gli occhi fissi su di lui e notai che girò il capo nella direzione da dove proveniva il rumore.
Un sorriso beffardo crebbe sul mio volto.
Gli appoggiai un mano sulla guancia e gentilmente gli sussurrai: “Adesso mi siedo anche io, stendi le gambe”.
Obbedì, mi sedetti a cavalcioni sopra di lui. Non fece una piega, sapevo che avrebbe perfettamente resistito.
Nonostante tutto, era ancora vestito.
“Pazienza”, dissi fra me e me, “Ci penseremo dopo”.
 
“Adesso puoi toglierti la benda”, gli ordinai.
“Mi piacerebbe ma ti ricordo che mi hai ammanettato”, ghignò.
“Non ti conviene ridere, non sai cosa ti aspetta Sayan”, cercai di intimidirlo, inutilmente.
A quel punto gli tolsi la benda. Aspettò un breve istante prima di aprire gli occhi ma quando lo fece rimase estasiato.
Ammirava il prosperoso seno stretto in quel reggiseno di pizzo nero che si trovava proprio ad un palmo dal suo naso. Scese con lo sguardo, notò le culottes anch’esse di pizzo nero che si trovavano al di sotto di quei tremendamente sexy collant neri, paurosamente trasparenti nella zona dell’inguine.
Si riprese, alzo lo sguardo, mi fissò in volto
“Allora, mi piacerebbe sapere cosa hai intenzione di fare adesso”, cercò di provocarmi.
“Fra poco lo vedrai ma prima baciami”.
Mi guardò stranito inizialmente ma quando gli dissi che gli conveniva farlo e che si trattava di un ordine decise di agire.
Non fu un bacio appassionato, fu dolce, quello che bastò per schiudermi le labbra e farmi assaggiare il suo sapore.
Quando si staccò da me ci guardammo per un attimo, successivamente gli passai le mani fra i capelli.
Una volta.
Due volte.
Alla terza li afferrai e tenni stretta una ciocca che si trovava al di sopra della nuca.
Gli feci chinare il capo e prima che potesse controbattere lo ammonii: “Adesso ti insegno io come si bacia”.
Spinsi la mia lingua nella sua bocca, violentemente ma lui non si scompose. Mi accolse, ricambiando il mio bacio.
Avevamo avuto un contatto.
“Sembra rilassato nonostante sia incapacitato di muoversi”, pensai.
Mi stavo evidentemente sbagliando.
Un secondo dopo iniziò a far pressione sulle manette, voleva liberarsi. Iniziò a tirare come un forsennato e prima che io potessi fermarlo lui si era già liberato e avvinghiato al mio corpo.
Inutile dire che il mio dominio ebbe breve vita.
Mi fece girare e mi impose di sottostare al suo volere.
“Erano di quelle che si aprivano con un click, non c’era bisogno neppure della chiave”, gli dissi appena le nostre bocche si distanziarono.
“Non importa, tanto sappiamo entrambi che preferisci essere dominata”.
Merda, aveva ragione.
“Vieni qui”, nonostante fossimo già molto vicini, prese la mia nuca per farmi avvicinare ancora di più a lui.
“Chiedimi scusa”, cercò di farla passare come un’imposizione quando invece era solo un gioco.
Non proferii parola.
“Te lo ripeto, chiedimi scusa”.
“Scusi principe…”, mi bloccai.
“Principe…”
Decisi che sarei stata alle sue regole: “Scusi principe Trunks”.
“Okay, così va molto meglio. Adesso hai il permesso di fare l’amore con me!”
  
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