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Autore: Harleen    07/02/2015    1 recensioni
Missing Moment di "L'ultima ruota del carro".
“Io su quella cosa non ci salgo.”
“Sì che ci sali.”
“Mi vuoi legare? Perché mi ci porti solo legata.”
[...]
“Ti tengo io.”
“Sirius, io…”
“Ti tengo io. Per tutto il tempo che vuoi.”
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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“Io su quella cosa non ci salgo.”
“Sì che ci sali.”
“Mi vuoi legare? Perché mi ci porti solo legata.”
“…Ma che idee interessanti che hai, di quando in quando.”
Samantha stringe i pugni, viola come una melanzana particolarmente rancorosa, e arretra di un mezzo passo. La progenie di satana dà due o tre colpetti di tosse, sotto le mani del padrone, e inizia a fuseggiare a volume troppo elevato perché una persona normale possa limitarsi a fare finta di nulla, girare i tacchi e camminare a passi lunghi e ben distesi verso casa con la spesa tra le mani oddio i suoi genitori la uccideranno. “Mi si scongelano i funghi surgelati, devo andare.” Balbetta, improvvisamente tornata presente a sé stessa.
‘Sé stessa’, ora come ora, è un posto veramente squallido dove ritornare.
Samantha abbassa lo sguardo alle infradito spellate dal sole e dagli anni di usura, gambe ossute che spariscono dentro un paio di bermuda grigi – che erano di suo cugino, merlino – e. Beh, la canottiera acquista una sua dignità, al confronto.
“Al diavolo i funghi, vieni a fare un giro.” Il ragazzo insiste con tono petulante, allungando una mano per cingerle i fianchi e attirarla possessivamente a sé. Qualcuno ha visto troppi film di James Dean, e il peggio è che Samantha sa che non si sta parlando di lui. “Bello il disegno sulla maglietta, comunque.” Aggiunge in un tentativo di imbonirla.
Samanta urlacchia, e tenta di mettere tra sé e il mitomane quantomeno la busta del pane. “Non è un disegno, ho fatto un casino col gelato!” Ribatte con vocina stridula mentre, rincretinita dal caldo, trova il modo di dargli una filetta da mezzo chilo di pane sul naso e un pacco di funghi surgelati su tutt’altro genere di pacco.
Sirius, com’è prevedibile, uggiola, si ribalta all’indietro e si schianta contro la moto. La quale, poggiata dalla parte sbagliata di mondo, cade a terra con uno schianto inaudito.

“Mi dispiace.”
“Sei un disastro.”
“Scusami.”
Sirius non le risponde nemmeno, la testa rovesciata all’indietro con i funghi poggiati sul naso e la t-shirt un tempo bianca bianchissima sporca alternativamente di grasso di motocicletta o sangue. Samantha, al suo fianco, continua a fissare il vuoto pigolando scuse.
È una brutta, brutta persona. E una pessima, pessima fidanzata. Ammesso e non concesso che sia mai stata una fidanzata, che con Sirius è tutto un delirio di ‘ma quindi stiamo insieme?’ ‘Beh sì, il letto è lo stesso’ e anche lei, a essere ben onesta, la trova una situazione molto più rilassante per tutti. Ma rimane un atroce esemplare di essere umano, poco ma sicuro. È la quarta volta da giugno che si vedono e la terza in cui lo fa sanguinare. C’è qualcosa di orribilmente sbagliato in lei se non riesce a fare a meno di nuocergli in questo modo alla salute. Oh, deve smetterla. Deve sedersi sulle mani e stare ferma, ecco cosa deve fare. E se le prude il naso se lo deve grattare sulla spalla. Oppure no, la gente che rompe il naso al prossimo senza motivo non merita di grattarsi il naso.
“Non mi hai nemmeno detto se ti piace.” Dice dopo qualche istante, la voce nasale mentre prova a riabbassare la testa per vedere se la piena di fiume ematico si è in qualche modo arginata e risolta.
“Ovvio che no!” Uggiola la ragazza, voltandosi di scatto e gettandogli le braccia al collo. Oddio, la crede una persona che si diverte a fargli male! Con un amore malato per le persone con un setto nasale deviato almeno quanto lei, perversa creatura capace di menomare un innocente ragazzo pur di assecondare le proprie becere fantasie di nasi storti e sanguinanti!
Può sentire Sirius irrigidirsi. “Ah.” Commenta con voce asciutta. “Cretino io che sono corso a fartela vedere.”
Samantha sbatte le palpebre e si ritrae, perplessa. “Il naso?”
“Cosa?”
“Mi sei venuto a far vedere il naso?” Ribatte, senza capirci ufficialmente più nulla.
Sirius le mette un dito sotto al mento e la guida dolcemente a girare la testa. “La moto, Samantha. Sono venuto a farti vedere la moto. Prima che tentassi di ammazzarmi per la quarta volta.”
“Terza.” Corregge in un mormorio istintivo.
Sirius rotea gli occhi. “Direi che questa conta come due.” Ribatte strisciandole un po’ più vicino col sedere sul marciapiede. Samantha apre bocca per difendersi e Sirius tira pateticamente su col naso, dando in un versetto infastidito subito dopo per il dolore provato. Perché notoriamente non è una persona che brilla per lungimiranza e ponderazione. “Mi hai storpiato.” Aggiunge in un mormorio patetico. “Per la seconda volta. Parola d’onore, Sam, non sapessi che non ci fai apposta inizierei a temere che ce l’hai col mio naso.”
Samantha lo guarda con gli occhi sgranati, l’immagine dell’orrore e del senso di colpa, e scuote la testa in cenno negativo. “Non è vero.” Si difende, vagamente mortificata. “Mi hai spaventata. Lo sai che se mi spaventi poi ti faccio male senza volerlo. Non volevo farti male, io. Non volevo.”
Sirius le passa un braccio attorno alle spalle in un concertino di “shh, shh…”, cullandola piano. “Perché io ho il naso rotto e tu sei quella che va consolata?” Riflette dopo cinque minuti di silenzio. Samantha tossicchia e nasconde una risatina, le gambe accavallate sulle sue.

“Il cielo è bellissimo, di cosa hai paura?”
“Di scivolare, credo.”
“Ti tengo io.”
“Sirius, io…”
“Ti tengo io. Per tutto il tempo che vuoi.”


Il sole filtra pigramente dai rami, solo di quando in quando oscurato da qualche sporadica nuvola. La signora Perkins, affacciata dalla finestra della cucina, guarda in alto e si chiede che fine abbia fatto sua figlia. Aggrotta la fronte e le sembra di vedere un puntino nero, in aria, che non ha per niente l’aria di un gabbiano.
Quando aprirà la porta di casa, diverse ore dopo, troverà un pacchetto di funghi scongelati, una filetta di pane macchiato di rosso e un paio di infradito.

“Le ciabatte? Perché ti sei tolta le ciabatte?”
“In aria non servono. Ora stringimi.”



End
   
 
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