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Autore: Drunk on Love    08/02/2015    1 recensioni
"Dove sei stato, James?" chiese David.
Il padrone di casa lo guardò per la prima volta negli occhi. Aveva uno sguardo pieno di rancore e allo stesso tempo di affetto.
"Io sono stato qui. Tutto il tempo. Dove sei stato tu?" ribattè.
David abbassò lo sguardo.
"Devi smetterla di drogarti" disse, con un tono di voce così basso che James a stento lo sentì.
"Devo?" ripetè l'uomo. David lo guardò negli occhi.
"Dobbiamo"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’autunno a Londra è molto freddo rispetto a quello di altre città, ma è decisamente più suggestivo.

Le foglie variopinte si staccavano dagli alberi e cadevano delicate al suolo trascinate dal vento pigro. Non c’era altro rumore se non il canto dolce degli uccelli, che si apprestavano a costruire il loro nido prima dell’arrivo dell’inverno.

Hyde Park a quell’ora del mattino era vuoto. Si poteva incontrare ogni tanto solo qualche giovane che correva per tenersi in forma, o alcune persone che portavano a spasso il proprio cane.

La strada si srotolava diritta sotto i suoi piedi, e David non doveva fare altro che seguirla.

Era vestito elegante, come suo solito: un classico completo nero, con una camicia bianca e la cravatta grigia, il tutto sotto un caldo cappotto marrone che gli arrivava al polpaccio.

Si sitemò il fedora nero che gli copriva la testa tinta di rosso, e continuò a camminare.

Non stava andando da nessuna parte in particolare, ma i suoi piedi erano indirizzati verso una ed una sola direzione: casa sua.

Attraversò il parco in tutta la sua larghezza e, quando ne uscì, fu accolto dal sole che ora era già alto nel cielo.

La città cominciava a svegliarsi e si incrociavano già più persone. Le sue gambe continuavano a muoversi esperte fra le strade di quella città che conosceva come le sue tasche.

Arrivato ad un bivio svoltò a destra, si infilò in un vicolo più stretto -per quando possano essere strette le strade di Londra- ed arrivò fino alla fine del viottolo.

David si fermò davanti ad un portone, dopo aver salito i tre gradini che lo sepravano dall'asfalto, e aspettò. Non sapeva esattamente cosa ci faceva lì, ma sentiva il bisogno di vederlo.

Era da tanto che stava male; probabilmente se David fosse entrato in quella casa ci avrebbe trovato un cadavere.

Dopo un lungo minuto di sospiri e indecisione, si fece coraggio e bussò al campanello.

Bussò due volte, per essere sicuro che lui avesse sentito.

Pochi secondi dopo, dal vetro della porta, si intravide una figura barcollante che si avvicinava.

"Chi è?" mugugnò una voce roca dall'interno.

"Sono io, David."

La serratura scattò e la porta si aprì lentamente cigolando.

"Cosa ci fai qui?" chiese il padrone di casa. Aveva uno sguardo assente, ferito, frustrato. Era un uomo giovane, eppure i segni della sua vita ribelle e spericolata si vedevano tutti. Soprattutto in quel periodo. Anche il suo aspetto non era dei migliori: indossava solo un paio di pantaloni larghi e strappati e due calzini spaiati.

"Sono venuto a trovarti. Oramai è da un po' che non ci vediamo. Posso entrare?" chiese educato David, facendo appello al vecchio amico che giaceva dentro l'uomo aveva di fronte.

Quest'ultimo non rispose, si limitò a liberare l'uscio per lasciare entrare l'ospite.

David la ricordava diversa la casa. In realtà non era cambiato nulla, era solo tutto vuoto e in disordine.

"Vuoi qualcosa da bere?" chiese il padrone di casa, prendendo in mano una bottiglia di gin.

"Un po' d'acqua, per favore" rispose David, sedendosi sul divano in pelle marrone del soggiorno.

Dopo aver ricevuto il bicchiere d'acqua che aveva richiesto, fissò silenziosamente il suo amico.

Dov'è andato il tempo?  si chiese, osservando le rughe intorno gli occhi del padrone di casa e tutte le sue cicatrici sul torso nudo.

"Cosa hai da guardare?" brontolò l'uomo.

"Dove sei stato, James?" chiese David.

Il padrone di casa lo guardò per la prima volta negli occhi. Aveva uno sguardo pieno di rancore e allo stesso tempo di affetto.

"Io sono stato qui. Tutto il tempo. Dove sei stato tu?" ribattè.

David abbassò lo sguardo.

"Devi smetterla di drogarti" disse, con un tono di voce così basso che James a stento lo sentì.

"Devo?" ripetè l'uomo. David lo guardò negli occhi.

"Dobbiamo" disse più convinto.

James, che era rimasto in piedi per tutto il tempo, si sedette accanto a lui.

"Non ti fai vedere per tutto questo tempo, nonostante io sia venuto qui per te, ti presenti di punto in bianco in casa mia e ti metti a fare l'angelo custode?" gli disse con voce cruda.

"Non sono venuto per litigare" disse David, con uno sguardo triste.

James rimase per lungo tempo in silenzio, poi parlò.

"Forse sei vestito meglio di me, forse hai anche un'eleganza in ogni cosa che fai, forse sei anche più bello di me. Ma ricorda: questa maschera non basta a coprire il marciume che c'è qui dentro" gli disse, puntandogli un dito al petto.

Il suo sguardo era carico di un'antica frustrazione, vecchia quanto l'Uomo.

David sentì una fitta al cuore, come se quel dito fosse stato un coltello. James aveva ragione.

Era vero che lui aveva un aspetto e un portamento decisamente migliori, ma erano entrambi nella stessa situazione.

Rimasero in silenzio, scambiandosi sguardi carichi di parole che non avevano il coraggio di dirsi ad alta voce.

Ad un tratto, David abbassò lo sguardo.

"Non voglio perderti. Sei il mio migliore amico."

"Allora non devi avere molti amici."

A quelle parole, David ritornò ad osservarlo.

Cosa si è portato via il tempo?  si domandò nuovamente.

"Andrò a Berlino il prossimo martedì. Sono venuto per chiederti di venire con me" disse infine.

James non sembrò stupito dalla dichiarazione appena fatta.

"E cosa ci vai a fare?"

"Vorrei che tu tornassi a cantare. Vorrei produrre il tuo prossimo album" rispose David.

Per un istante calò un silenzio pieno di tensione su di loro, poco dopo interrotto dalla fragorosa risata di James.

"Tu cosa?" chiese, continuando a ridere.

"Ascoltami: parlo sul serio. Questa storia della droga sta andando avanti da troppo tempo. Potremmo andare lì, a cercare nuovi orizzonti, nuove possibilità. Potremmo davvero disintossicarci una volta per tutte."

"Come fai a parlare di nuovi orizzonti in una città divisa in due da un muro?" chiese duro James, "come puoi pensare che questo mondo voglia ancora due personaggi come noi? Siamo sopravvissuti del Rock 'n Roll, è vero, ma per quanto ancora? Pensi che non troveremo un altro modo per autodistruggerci?"

Le parole di James arrivavano come lame nella testa di David. Non aveva del tutto torto, eppure David non riusciva a credere che anni di carriera ed amicizia potessero finire così, senza un perché. Non riusciva proprio a capacitarsene.

"Io ci vado, James. Non voglio finire adesso."

"Finire cosa?"

"Non voglio finire."

James realizzò in quel momento che David aveva bisogno di trovare qualcosa a cui aggrapparsi, se non voleva continuare a scavare il fondo che aveva già toccato da tempo. Chissà perché aveva scelto proprio Berlino.

"Cos'ha di tanto speciale Berlino?" gli chiese.

David fu contento che finalmente James cominciava ad interessarsi, ma non sorrise, non ne aveva la forza.

"A Berlino sta nascendo la musica del futuro, capisci? Ci sono un sacco di artisti che fanno musica elettronica, ti rendi conto? Elettronica, solo quella! Pensa a cosa potremmo creare insieme con il nostro bagaglio artistico, introducendo nel rock il nuovo sound tedesco" James notò l'entusiasmo animare gli occhi del suo vecchio amico mentre gli parlava.

Mentre David faceva l'elenco di tutto quello che avrebbero potuto fare insieme, James lo guardava assorto.

Quando il rosso ebbe finito di parlare, il padrone di casa mantenne il suo silenzio.

"Andiamo James, abbiamo l'opportunità di dare una svolta alla nostra vita. Sei Iggy Pop, e che diamine! Non vuoi essere ricordato come un artista innovativo, invece che come un dannato e drogato punk rocker?" David cominciò ad alzare la voce perché non poteva accettare di vedere l'amico abbandonarsi all'eroina.

James non si scompose.

"Ti farò sapere" disse solo.

David lo guardò con occhi pieni di dispiacere e delusione, poi si alzò dal divano.

"Bene, sembra che per ora non abbiamo più niente da dirci. Parto martedì alle 11,30. Ci sentiamo" detto questo, David si avviò a passo svelto verso la porta e uscì da quella casa.

 

 

Quel martedì non tardò ad arrivare. David aveva preparato tutte le valigie che gli servivano, aveva salutato suo figlio ed era pronto a partire.

Uscì di casa, si voltò per chiudere la porta e, quando si girò nuovamente per raggiungere il taxi che lo aspettava, si trovò di fronte James, a qualche metro da lui, con una sola ventiquattrore alla mano.

David non riuscì a fare altro che sorridere. Scese gli scalini del portico e lo raggiunse per strignerlo in un caloroso abbraccio, che James ricambiò altrettanto affettuosamente.

"Berlino, quindi" disse l'Iguana.

"Berlino Ovest, per la precisione" puntualizzò il Duca Bianco.

James lo aiutò a sistemare le valigie nel portabagagli del taxi e poi salirono in auto.

Sarebbero andati all'aeroporto e poi di lì in Germania.

David era eccitato come un bambino, ed era riuscito a contagiare anche James.

Era davvero felice, non solo perché stavano intraprendendo un nuovo viaggio ed una nuova vita inseme, ma perché era riuscito a ritrovare l'amico che gli era tanto mancato.

Il tempo si è preso molto, riflettè, ma qualcosa in cambio l'ha restituita.


-Angolo Autrice-
Salve, volevo solo dire che questa storia è nata mentre la scrivevo e, ovviamente, non riporta fatti realmente accaduti se non quelli notoriamente famosi (come la dipendenza e il soggiorno a Berlino).
Detto questo, spero che vi sia piaciuta e apprezzerei molto le vostre recensioni.
Mi scuso se ci sono errori grammaticali, ma non ho il tempo di correggerli, mi dispiace.
Un abbraccio,
-Drunk on Love-

 

  
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