Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran
Ricorda la storia  |      
Autore: Chiharu    08/02/2015    4 recensioni
Lei, una ragazza come tante. Una ragazza con il cuore spezzato, che non riesce ad essere felice, non riesce a guarire e sembra che solo la musica riesca a salvarla dai suoi momenti bui. Poi, incontra Lui, solare, famoso e gentile. Lui che è sempre pronto ad offrire un sorriso e parole di conforto a tutti. Chi dei due si innamorerà per primo?
--Spero di aver attirato la vostra attenzione e che abbiate due minuti da dedicare a questa mia piccola shot--
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Sheeran, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

YOU MADE MY DAY

 
La pioggia battente si infrangeva al suolo come mille cristalli e un sorrisetto ironico spuntò sulle sue labbra. Aveva lo sguardo puntato verso il cielo, le cuffie nelle orecchie e la musica esplodeva tutto intorno.
You're the only one I wish I could forget 
The only one I loved to not forgive 
And though you've break my heart 
You're the only one “


Iniziò a cantare lì, sotto la pioggia, mentre le gocce si infilavano sotto i suoi vestiti e le entravano nelle ossa, le lacrime iniziarono a farsi strada e lottarono per uscire dai suoi occhi. La gente passava e la osservava stranita ma lei non sembrava dare alcun peso agli sguardi incuriositi dei più.
 
“And though there are times 
when I hate you 
Cause I can't erase 
the times that you hurt me 
And put tears on my face 
And even now while I hate you 
it pains me to say 
I know I'll be there 

at the end of the day “
 
Il mondo non esisteva più, esistevano solo lei, la musica e quell’amore intenso che le bruciava dentro e le scorreva nelle vene.
Una piccola folla di curiosi si fermò di fronte a lei, aveva un pubblico. Cantare era il sogno della sua vita e quando aveva il cuore a pezzi le riusciva anche meglio.
Improvvisamente si fermò e aprì gli occhi, le lacrime le rigavano le guance. Chiunque, guardandola, avrebbe capito che, dietro quello sguardo solitamente sereno e timido, si nascondeva una voragine che diveniva sempre più profonda, giorno dopo giorno. Prima che qualcuno si potesse avvicinare, si voltò e scappò nella direzione opposta. Correva con gli occhi annebbiati dalle lacrime e le gocce di pioggia, fino a consumare tutto l’ossigeno nei polmoni.
Poi, accadde tutto nell’arco di pochi secondi.
Urtò contro qualcuno e sentì sibilare qualcosa come un’imprecazione. Si fermò di botto di fronte alla figura che li stagliava dinanzi. Aveva ancora gli occhi annebbiati e non riusciva a distinguerlo bene, aveva notato solo la sua enorme felpa verde vivo.
“Mi dispiace” sussurrò con la voce rotta.
“Oh, non importa” Sorrise.
Alzò gli occhi color zaffiro, puntandoli nei suoi e cercò di forzare un sorriso. Fece per andarsene ma il ragazzo l’afferrò per un braccio, era un tocco gentile, delicato che la ridestò improvvisamente facendola uscire dal guscio che si era creata. Si voltò a guardarlo senza riuscire a parlare e, stavolta, fu lui a prendere l’iniziativa.
“Stai bene? Stai piangendo…” Disse lui accennando alle lacrime che ancora le bagnavano il viso.
“Ma no, è solo la pioggia” rispose lei cercando di essere convincente, non aveva nessuna voglia di parlare, nonostante “felpa verde” si fosse dimostrato gentile.
“Non hai bisogno di mentirmi, sai? Non ho intenzione di giudicarti ma se non vuoi parlarne, ti capisco” Le sorrise di nuovo. Quel sorriso la stupì e, in qualche modo, riuscì a calmarla. Abbassò lo sguardo e prese a osservarlo, non era molto alto. Aveva gli occhi di un azzurro cristallino e, dai ciuffi che fuoriuscivano dal suo cappuccio, si poteva intuire che i suoi capelli fossero rossi. Lo sguardo le cadde sulla macchia scura che il ragazzo esibiva in petto.
“Ma che ti è successo?” Disse indicando la sua felpa. Lui scoppiò in una risata e indicò il bicchiere di caffè che teneva in mano, ormai vuoto.
La ragazza bionda arrossì per l’imbarazzo “Mi dispiace, non me ne sono nemmeno accorta! Che figura! Posso rimediare!” Tirò fuori un fazzoletto di stoffa, si avvicinò a lui e con un’espressione molto concentrata iniziò a strofinarlo sulla parte macchiata con il risultato di ingrandire il danno. Lui ridacchiò. La ragazza sbiancò “sono mortificata…”
Il rosso scoppiò nuovamente in una risata “Non importa, tanto è vecchia”
“Te la ricompro! Vieni con me!” Disse determinata e lo afferrò per mano, trascinandolo in uno dei negozi più vicini. Il ragazzo non fece in tempo a dire una parola che si ritrovò al seguito di questa strana sconosciuta dai tratti gentili. La ragazza prese a sbirciare e ad analizzare tutti gli scaffali in cerca della ‘felpa perfetta’, con la sua solita espressione concentrata, espressione che fece sorridere nuovamente il rosso.
“Posso sapere il tuo nome?” Chiese lui sorridendo.
“Oh, certo, non mi sono nemmeno presentata. Mi chiamo Taylor, piacere di conoscerti. E tu?”
“Edward, però mi chiamano tutti Ed. Quindi, puoi farlo anche tu.”
“oh, che nome carino!” Disse e gli strinse la mano, mentre con l’altra gli porse una felpa grigia “Ti piace?”
“E’ perfetta” rispose stranito e la seguì alla cassa incapace di aggiungere altro.
Pochi minuti dopo si ritrovarono fuori dal negozio. Ed aveva ricevuto il suo ‘regalo’, così come Taylor aveva voluto definirlo quando lui si era offerto di pagare. “E’ stata colpa mia, è giusto che ti ripaghi” aveva detto e non gli aveva dato la possibilità di replicare in alcun modo.
“Beh, almeno mi dai la possibilità di offrirti un caffè?” Chiese accennando un sorriso. I suoi sorrisi la mettevano di buonumore.
“Certo” acconsentì ricambiando il sorriso. I due si avviarono verso il centro della città, verso il coffee shop preferito di Ed. La pioggia aveva smesso di cadere, uno dei proprietari, Josh, si avvicinava sorridente. “Ciao, Ed! Tutto bene?” Mentre Ed e Josh chiacchieravano, Taylor si perse a guardarlo, il modo in cui gesticolava, in cui sorrideva a tutti, le davano sicurezza e la facevano sentire fortunata perché aveva avuto la possibilità di incontrarlo – o meglio – di scontrarsi con lui. Si appoggiò con un gomito sul tavolo e una mano sotto il mento, i suoi occhi saettavano da Ed all’area circostante. Non ricordava quel bar. I tavolini e le sedie erano tutti color marmo e minuti, davano una sensazione di intimità. Intorno vi erano dei palazzetti non molto alti dai tetti color rame e a fare da cornice a questo piccolo sprazzo di colori, vi era un’enorme distesa di alberi dalle foglie fresche e verde smeraldo. Il vento leggero soffiava delicato, quasi a voler accarezzare con le sue ali d’aria fresca l’area circostante. Taylor chiuse gli occhi, imprimendo quell’immagine a fondo per ricordare più dettagli possibili.
Ed la osservava, non riusciva a non sorriderle. Anche in quel momento, lei con gli occhi chiusi e un’espressione quasi beata sul volto, gli suscitavano tenerezza. Ricordava l’espressione che aveva quando l’aveva incontrata e gli aveva spezzato il cuore, cosa poteva esserle mai accaduto?
“Ho ordinato due caffè, se ti va qualcos’altro, non farti alcun problema, ok?” Disse lui per fare un po’ di conversazione.
“Il caffè va benissimo, grazie.”
“Ascolta, ora mi sembri serena e questo mi rallegra. Prima, però, quando ti ho incontrata avevi tutt’altra espressione. Non voglio forzarti a parlarne se non vuoi, ma se hai qualche problema, sappi che puoi parlarne tranquillamente con me” Disse tutto d’un fiato, cercando di usare le parole giuste per convincerla ad aprirsi.
Taylor abbassò lo sguardo e la sua espressioni si incupì per pochi secondi “Ti ringrazio, Ed. Non è successo nulla di irreparabile, per quanto sia dura avere il cuore spezzato, non è così grave…”
“Dunque si tratta di questo? Mi dispiace..”
“Già, purtroppo non sempre le cose vanno come si vorrebbe, no? È la vita” Disse e prese a sorseggiare il suo caffè.
“Beh, no, però, puoi sempre andare avanti e fare qualcosa che ti aiuti a stare meglio. Se c’è una cosa che ho imparato nella vita è che essere positivi è fondamentale.”
“Mi sembra molto saggio e da te questo pensiero..” Disse sorridendogli.
“Si, eh?” Ridacchiò e si diresse al bancone per pagare i caffè, lasciando Taylor ai suoi pensieri. Non aveva dimenticato il motivo del suo piccolo show sotto la pioggia o la quantità di lacrime versate negli ultimi tempi. Ed era un po’ come un raggio di sole arrivato in una gelida e frizzante mattinata d’inverno. Era arrivato in uno di quei giorni in cui non vorresti far altro che rintanarti al caldo sotto le coperte. Sorrise a questi pensieri.
“Possiamo andare” disse lui sorridendole per sollecitarla. Taylor si alzò a lo seguì lungo il piccolo ponte che li separava dal fiume sottostante. Dopo aver percorso qualche metro, trovarono una panchina dove sedersi.
“Vai sempre in giro con dei libri in borsa?” Le chiese indicando la copertina di un libro che spuntava dalla sua borsa.
“Oh, ogni tanto, quando ho voglia di isolarmi un po’ al di fuori delle mura di casa mia. A te piace leggere?” Si informò.
“Sì, ultimamente ho letto un libro che mi ha colpito molto…”
“Quale?” Chiese e l’azzurro degli occhi scintillò.
“Oh, ti prego non prendermi in giro. Sarà che sono un sentimentale ma, terminata la lettura, non ho potuto fare a meno di piangere, potrei scriverci una..” scosse la testa “voglio dire, a volte questo essere sensibile mi fa sentire vulnerabile.”
“Oh, ma perché? Non è mica un difetto. Di che libro si tratta?”
Emise un piccolo sbuffo e rispose “Il meglio di me di Nicholas Sparks.”
Taylor rimase a bocca aperta e tirò fuori il libro dalla borsa per mostrarglielo. Quando Ed lo vide rimase esterrefatto “Non ci credo…”
·        Taylor rise “E invece devi!” Gli porse il libro e il rosso iniziò a sfogliare alcune pagine mentre leggeva alcune frasi ad alta voce: "Voglio svegliarmi con te al mio fianco la mattina, voglio trascorrere le serate guardandoti seduta di fronte a me. Voglio condividere con te ogni momento della mia giornata e conoscere tutti i dettagli della tua vita quotidiana. Voglio ridere con te e addormentarmi abbracciato a te. Perché non sei semplicemente qualcuno che amavo da giovane. Sei la mia migliore amica, sei il meglio di me, e non riesco a immaginare di rinunciare di nuovo a te".
“questa è la mia preferita” esordì Taylor.
“Anche la mia” aggiunse Ed. Sfogliò le altre pagine finché non raggiunse quella desiderata e riprese: “Dawson. Dawson no. Non può essere morto. Nella sua mente riudì le parole di Tanner. Era andato al Tidewater. Ted e Abee erano lì. Aveva salvato la vita di Alan Bonner e ora non c'era più. Una vita in cambio di una vita, pensò. Il crudele gioco di Dio. All'improvviso le apparve l'immagine di loro due che camminavano in un prato fiorito tenendosi per mano. E quando alla fine sgorgarono le lacrime, pianse per Dawson e per tutti i giorni che non avrebbero mai trascorso insieme. Fino a quando forse, come Tuck e Clara, le loro ceneri si sarebbero ritrovate in un prato assolato, lontane dal sentiero battuto della vita quotidiana.”  Si fermò per pochi secondi e Taylor non poté fare a meno di notare il lieve luccichio nei suoi occhi, poi lui riprese a parlare “Questa è stata la parte che più mi ha spezzato il cuore…” Chiuse il libro e la osservò, erano vicini, poche spanne li separavano. Rimasero a guardarsi per una manciata di secondi che sembrò un’eternità. Lui si mosse annullando quasi del tutto la distanza fra loro finché non squillò il cellulare della biondina. Taylor sobbalzò. Borbottò delle scuse ed estrasse il cellulare dalla borsa. Quando lesse il nome sul display, il suo viso tornò a rabbuiarsi e staccò la chiamata senza rispondere.
Ed, nel frattempo, si ricompose. Taylor notò il lieve rossore delle sue guance e cercò di sorridergli per rasserenarlo.
“Come mai non rispondi?” La buttò lì lui.
“Non è… importante” Disse lei guardando nel vuoto.
“Sei sicura? A giudicare dalla tua faccia non si direbbe…”
“Sono sicura. Scusami, non volevo turbarti.”
“Non preoccuparti, tu… non hai fatto nulla di male, tranne che rovesciarmi del caffè addosso” ridacchiò al pensiero di quanto successo poche ore prima.
“Accidenti!” Disse lei dando un’occhiata all’orologio. Il pomeriggio era volato.
“Che succede?”
“Si è fatto tardi e devo sbrigarmi o farò tardi a lavoro. Sono ancora in prova e se non sto attenta, rischio di essere licenziata!”
“Oh, vuoi che ti accompagni?” Chiese lievemente dispiaciuto.
“Non vorrei rubarti altro tempo e ho causato già abbastanza danni per oggi” disse indicando la sua felpa ancora macchiata.
“Ma non preoccuparti, non mi disturba” Taylor si era improvvisamente messa sulla difensiva e questo lui lo aveva notato.
“Beh, davvero, non c’è bisogno. Devo prima passare a casa a cambiarmi, tra l’altro.”
“D’accordo, allora ti accompagno fino a casa e poi la smetto di fare lo stalker, okay? Non mi va che tu te ne vada in giro da sola. Alcune zone qui non sono molto tranquille.”
“D’accordo, andiamo allora” disse lei, felice di poter trascorrere altro tempo con lui. La compagnia di Ed era un toccasana per il suo cuore ferito.
I due si incamminarono nuovamente, dirigendosi verso casa di lei. Continuarono a discutere lungo tutto il tragitto del più e del meno, parlarono di musica, di film, addirittura di cibo senza perdere mai il sorriso. Poco dopo giunsero sulla porta di casa di Taylor. L’espressione di Ed si intristì lievemente.
“Beh, ti ringrazio per avermi fatto compagnia, Ed.”
“E’ stato un piacere, davvero. Anche per la mia maglietta” Rise.
“Scusami ancora” aggiunse lei contagiata dalla sua risata. Tutto esprimeva dolcezza in lui: i suoi occhi, il suo sorriso, il suo modo di gettare la testa all’indietro quando rideva. Si salutarono con un abbraccio. Taylor rimase sulla porta finché non lo vide sparire dietro l’angolo e, sorridendo, entrò in casa.
Salì scale e andò verso il bagno, si fece una doccia veloce e si rivestì in tutta fretta per dirigersi al lavoro. Scese le scale e prese le chiavi richiudendo velocemente la porta dietro di sé. Si avviò verso la macchina, mise in moto e partì in tutta fretta verso il piccolo ristorante italiano in cui lavorava come cameriera part-time in prova.
Giunta sul posto di lavoro, si affrettò a salutare i colleghi e prese immediatamente posto.
“Taylor, vai a prendere le ordinazioni al tavolo 4 per favore!”
“Subito!” Si affrettò a fare come le era stato chiesto. In mezzo a tutto quel frastuono, improvvisamente, sentì una voce cantare alcune strofe dalla piccola TV che il suo capo aveva installato da poco. Si girò di scatto a guardare e rimase così sorpresa che cacciò un urlo. Il ragazzo che vedeva cantare era Ed. Ora aveva nome e cognome: Ed Sheeran. Il ragazzo che stava vendendo milioni di copie in tutto il mondo. Lo stesso ragazzo che aveva passato tutto il pomeriggio con lei. Assurdo.
Improvvisamente sentì un trillo provenire dal suo cellulare, lo tirò fuori dalla tasca e digitò su Twitter il nome di Ed. Non c’erano dubbi, era proprio lui. L’ultimo tweet che aveva postato risaliva a circa 30 minuti prima e, seguite dalla foto della sua felpa irrimediabilmente macchiata, vi erano queste parole: “Il sole in questa giornata lo hai portato tu. Grazie, T.” 



SPAZIO AUTRICE:
Salve a tutti. Sono tornata con questa shot dopo un periodo di pausa abbastanza lungo. Preciso che non seguo Ed e non so da dove mi sia venuta l'idea per questa storia. Ad ogni modo, mi scuso per eventuali errori legati al personaggio dell'artista in questione.
Spero vi sia piaciuta questa piccola storia e che sia abbastanza da convincerci a lasciarmi un vostro parere scritto. Ovviamente si accettano tutte le critiche, possibilmente costruttive. Non so ancora se proseguire con questa storia, concederle altri capitoli, oppure lasciarla così com'è ora. Pareri al riguardo saranno ben accetti.
Vi ringrazio per essere arrivati a leggere fin qui e spero mi facciate sapere cosa ne pensate.

Baci e a presto,

HopelessHell
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Ed Sheeran / Vai alla pagina dell'autore: Chiharu