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Autore: coolki13    08/02/2015    1 recensioni
Quattro giovani ragazze affette da una modificazione genetica che impedisce loro di vivere normalmente si trovano e si aiutano a vicenda. Non solo devono imparare ad affrontare la vita di tutti i giorni, ma devono anche fare i conti con un terribile scienziato che teme che i suoi esperimenti segreti possano essere rivelati o peggio, usati contro di lui.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO  1

La prima cosa che notò Rachelle arrivata a casa di Tyga fu che non si trovava davanti ad una casa sull’albero, come al solito sua nonna le aveva detto una bugia. Peccato,le sarebbe piaciuto passare i prossimi tre mesi su una casa sull’albero.
Rachelle aveva scoperto le sue orecchie all’età di sette anni. Mentre aiutava sua mamma nello zoo scoppiò un incendio, sua madre morì mentre lei riuscì a salvarsi. Il mattino dopo però, si sveglio con due orecchie da coniglio in testa e le sue caratteristiche sensoriali erano molto più avanzate rispetto a prima. Dopo l’incidente andò a vivere da sua nonna ma le sue orecchie rappresentavano un enorme problema. Innanzitutto era sensibile a qualsiasi odore e suono ma aveva anche strani impulsi come scappare alla vista di persone nuove e aveva una strana voglia di carote. All’inizio i sintomi erano lievi ma presto diventarono sempre più intensi e sua nonna decise che per Rachelle era meglio imparare a controllarsi. Rachelle così decise di mettersi in viaggio verso Tyga. V'era che una ragazza di quindici anni, con i suoi stessi sintomi ma capace di controllarli, vivevesse in una casa sull’albero nel bosco vicino al villaggio di Rachelle e lei era l’unica che la potesse aiutare a controllare i suoi impulsi. Il giorno dopo avere ricevuto la notizia dell’esistenza di Tyga,  Rachelle decise di partire, portò con se il minimo indispensabile e si mise in viaggio verso la salvezza.
Dopo giorni di viaggio Rachelle si trovò davanti a casa di Tyga ma qualcosa la frenò dal bussare. All’improvviso la assalirono moltissimi di dubbi: ”Tyga era davvero una brava persona?, L’avrebbe aiutata?, E se l’avesse rimandata a casa?”. L’ansia costante era un altro sintomo di Rachelle e come altre volte prese il soppravvento, stava quasi per darsela a gambe quando la porta si apri e ne usci una ragazza con una faccia perplessa.
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Quel giorno Tyga era veramente arrabbiata. La primavera era in ritardo e stava esaurendo le scorte di cibo. Essendo vegetariana Tyga coltivava il suo cibo in una casetta vicina alla sua casa sull’albero, ma purtroppo col freddo non cresceva un bel niente e doveva accontentarsi fagioli sottovuoto dalla mattina alla sera. Erano quelle le giornate in cui Tyga avrebbe gradito un minimo di compagnia, magari non una vera e propria amicizia, ma qualcuno che la aiutasse e che le stesse accanto. Mentre rifletteva si accorse che le mancavano le cesoie e senza  di quelle non avrebbe potuto raccogliere gli ultimi pomodori, così decise di tornare alla casa sull’albero per prenderle. Appena aprì la porta però vide la faccia smarrita di una ragazzina della sua età e rimase sconvolta: aveva delle orecchie da animale proprio come lei.
All’età di due anni Tyga era stata rapita da uno scienziato di nome Vertomax. Egli conduceva esperimenti illeciti su animali e persone. Il suo ultimo obbiettivo era quello di fondere lo spirito di un animale e quello di un’umana. Così dopo varie torture riuscì a creare un ibrido e lo chiamò Tyga. Questo ibrido era dotato di sensi e capacità atletiche animali ma intelligenza e capacità intellettive umane. Tyga era stata creata come arma da guerra, ma mentre era nel laboratorio conobbe uno scienziato di nome Albert che le insegnò come controllare i suoi impulsi e sfruttarli a suo piacimento. Nel suo laboratorio Tyga aveva tutto ciò di cui aveva bisogno, qualsiasi cosa richiedesse le veniva subito consegnata, una volta chiese una piscina in camera solo per vedere la reazione degli scienziati che si occupavano di lei: il giorno dopo si svegliò con una piscina davanti al letto. Purtroppo però la felicità momentanea di Tyga non durò. Ben presto Vertomax iniziò a far fare a Tyga esercizi che la spingevano verso la violenza: attaccare animali, combattere contro altri avversari e imparare diverse tecniche di combattimento. Tutti questi addestramenti inclini alla violenza si contrapposero fin da subito agli insegnamenti di Albert che miravano a insegnare a Tyga come allontanarsi dalla violenza e imporre la pace nella sua mente e nel suo corpo. Albert decise così di andare a parlare con Vertomax. Nessuno sa davvero cosa successe quel giorno, ma lo si può immaginare dal fatto che Albert non fu più visto. Tyga non attribuì subito la colpa a Vertomax; del resto lui era bravo e non avrebbe mai fatto del male ad Albert. Un giorno Vertomax le disse che finalmente avrebbe potuto liberare il suo spirito, Tyga non capiva, del resto aveva solo undici anni, ma ben presto le fu tutto chiaro. Vertomax la chiuse in una stanza con uno scienziato, lei lo avrebbe dovuto ammazzare seguendo i suoi impulsi animali e allora Tyga capì: Vertomax non era bravo, il suo unico scopo era utilizzarla come sua arma personale e Albert l’unico che aveva cercato di contrastarlo era morto perché lei non si era opposta. Tyga restò in quella camera per settimane senza toccare l’uomo che vi era dentro ma senza allenamento non era più in grado di controllarsi, lo aggredì due volte riuscendo ad evitare la morte dell’uomo ma la terza volta non c’era più scampo Tyga attacco l’uomo e gli graffiò il petto fino alle ossa e solo dopo averlo picchiato a morte la sua sete di sangue fu sazia. Tyga si chiuse dentro la stanza per sette mesi senza ne cibo e con solo una piccola ciotola d’acqua consapevole della morte di un uomo che non aveva colpe. Rimossero il cadavere dopo cinque giorni e dopodiché Tyga non vide più nessuno. Iniziò a progettare la sua fuga alla fine del sesto mese e il primo giorno del settimo fu fuori da quel laboratorio degli orrori. Rubò tutti i libri di Albert in modo da poter essere in grado di continuare ad allenarsi e di non permettere mai più al suo istinto di prendere il sopravvento come quella volta.
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Rachelle fisso Tyga durante quei dieci minuti di intenso pensiero. Non conosceva affatto Tyga e non sapeva come rompere il silenzio, ma poi pensò che essendo stata lei a venire a casa di Tyga forse lei doveva iniziare a parlare: “Ehm.. piacere io sono Rachelle, non sono qui per farti del male, ho solo bisogno del tuo aiuto.” Tyga la si rilassò un attimo e Rachelle la poté guardare.  Tyga era una ragazza carina: alta, slanciata, una corporatura tonica, le curve a posto, aveva lunghi capelli castani ondulati e occhi di due colori diversi uno verde e uno viola e e aveva due enormi orecchie da tigre. Indossava una felpa col cappuccio arancione, dei jeans blu e delle All Star molto rovinate arancioni. Inoltre aveva un'enorme coda da tigre che le spuntava dal fondoschiena. Rachelle si sentiva un po’ a disagio soprattutto perchè Tyga non aveva ancora aperto bocca, ma fece finta di niente e aspettò una sua risposta. Tyga si giro e la guardò con occhi di ghiaccio: “Che ci fai qui tu?” le chiese freddamente. Rachelle per un attimo non seppe cosa dire ma poi si diede una regolata e parlò fingendo una confidenza che non aveva: “Io ho ehm un problema, non riesco a controllare i miei impulsi animali, sapevo che tu p-prima avevi il mio stesso problema, ma lo hai risolto quindi mi sono chiesta se … magari potessi aiutarmi.” Rachelle sperava di avere fatto centro ma appena vide lo sguardo di Tyga capì di essersi sbagliata: “I miei problemi non sono affari tuoi e comunque anche se volessi aiutarti non potrei, ho giurato a me stessa che non avrei mai condiviso gli insegnamenti del mio maestro.” Rachelle restò di stucco “I-Io non volevo offenderti” disse con timore “E infatti non lo hai fatto ora vattene a casa finché sei ancora in tempo e non tornare più anzi meglio: dimenticati di me” le rispose Tyga con un certo fastidio. Rachelle stava già andando in panico: non aveva abbastanza provviste per il viaggio di ritorno, sua nonna la avrebbe cacciata di casa se lei non avesse imparato a controllare i suoi poteri e poi cosa avrebbe fatto?! Cercò di mantenere un autocontrollo ma il fatto di imporre un limite al suo stato d’animo non fece che accrescerlo e Rachelle era sull’orlo delle lacrime. Ad un certo punto non resse più: scoppiò in lacrime senza ritegno davanti a Tyga e la supplicò dicendo che se l’avesse aiutata l’avrebbe anche pagata e a quella offerta Tyga scoppiò a ridere: “E cosa ci faccio coi soldi, li pianto?”
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 Alla vista di Rachelle in lacrime a Tyga si strinse il cuore, forse avrebbe potuto aiutarla. Ci rifletté un po’ su e decise di aspettare il giorno dopo, ma il problema sorse quando si chiese che cosa avrebbe fatto di Rachelle. Non poteva certo rimandarla fino a casa ma neppure lasciarla lì fuori. Tyga si girò verso Rachelle che si stava asciugando le lacrime col dorso della mano: “Non sono ancora sicura di volerti insegnare a controllare i tuoi poteri, ma non posso certo lasciarti nel bosco quindi, a patto che tu stia buona e non ti rimetta a piangere, puoi stare a casa mia.” Rachelle era infastidita dal commento sul pianto ma era proprio quello lo scopo di Tyga: dimostrare che lei era superiore. Rachelle ringraziò Tyga brevemente e subito dopo Tyga la condusse verso casa sua. Rachelle era incredibilmente sorpresa dal fatto che la cosiddetta "casa delle piantagioni" non fosse la vera casa di Tyga, la quale le dovette spiegare per una buona mezz’ora come funzionavano le piantagioni e le stagioni dell’agricoltura. Tyga si rese conto che parlare con Rachelle la rendeva spensierata e per un attimo era riuscita a dimenticarsi dell’omicidio di cinque anni fà che si impresse subito nella sua mente come per ricordarle perché non era e non sarebbe mai potuta essere docile e ingenua come Rachelle.

 

  
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