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Autore: Slayer87    01/12/2008    1 recensioni
La sua non era una domanda senza risposta, era solo una semplice constatazione dei fatti. Si erano impegnati a fondo per liberarlo, con il rischio non indifferente di scatenare una crisi diplomatica di portata mondiale, con il solo scopo di darlo come contentino ad Assad. Decise che ormai poteva anche decidere di lasciarli vincere. Si erano presi tutta la sua vita, ma la sua morte sarebbe stata decisa solo da lui.
Genere: Generale, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Ritorno
Autrice: Slayer87
Rating: PG
Genere: introspettivo, drammatico
Note: ecco il primo pegno del mio meme sul mio LJ. La richiesta è stata fatta da Lori, che aveva indovinato questa citazione: "La mia piccolina va a massacrare la gente" da Mulan. Spero che ti piaccia tesoro.

Ritorno

Lo avevano fatto tornare dalla Cina per questo.

La sua non era una domanda senza risposta, era solo una semplice constatazione dei fatti. Si erano impegnati a fondo per liberarlo, con il rischio non indifferente di scatenare una crisi diplomatica di portata mondiale, con il solo scopo di darlo come contentino ad Assad. Decise che ormai poteva anche decidere di lasciarli vincere. Si erano presi tutta la sua vita, ma la sua morte sarebbe stata decisa solo da lui.

In Cina quello che l’aveva fatto resistere alle insopportabili torture e alla disperata solitudine che lo avvolgeva, era l’incapacità di poter decidere di se stesso. Non era finito in quella situazione perché l’aveva deciso lui, consapevolmente e al corrente di tutte le conseguenze del suo gesto, quindi doveva resistere, per tornare in possesso della sua vita. Gli avevano strappato urli di dolore e gemiti di puro terrore, ma non erano mai riusciti a prendersi la sua anima, per quanto ormai questa fosse sepolta da qualche parte molto in profondità nel suo cuore. Sapeva di essere cambiato, lo vedeva da come lo guardavano le persone, ma sapeva anche che la sua anima era ancora li, appena fosse riuscito a riemergere dall’oscurità della prigionia.

Ma probabilmente nessuno lo avrebbe più visto, dopo quel giorno. Era il suo destino da sempre, morire per la patria. Era un sacrificio che faceva volentieri, se era utile a salvare il suo amato paese. Eppure una parte di lui era arrabbiata a morte con lo stesso paese che amava. A pensarci bene non era arrabbiato con la nazione, piuttosto i suoi erano egoistici pensieri sulla sua liberazione. Aveva sempre pensato, fin da quando aveva capito chi lo aveva preso in consegna, che nessuno questa volta sarebbe venuto a liberarlo. Sarebbe morto in Cina, ne era sicuro.

Ma adesso che effettivamente lo avevano liberato, si sentiva montare dentro una rabbia senza nome, verso chi lo aveva lasciato li, quando a questo punto era chiaro che se volevano potevano liberarlo anche subito. Voleva ribellarsi, picchiare i piedi come quando era un bambino, e scappare il più lontano possibile. Ma più di tutto, voleva scoprire chi l’aveva condannato a perdere un altro po’ di se stesso, e prendersi la sua vendetta.

Ora era li, legato ad un palo, ad aspettare il suo destino, e tutti questi pensieri gli ronzavano in testa. Era peggio che essere torturati. Almeno in quel caso sapevi cosa aspettarti. Invece stare li, senza uno scopo, se non quello di essere uccisi di li a poco, era molto più frustante. Il tempo sembrava non finire mai, mentre in lui l’istinto di salvarsi la vita ad ogni costo diventava sempre più forte. La sua mente, incapace di accettare a livello inconscio il sacrificio, continuava ad elaborare piani di fuga, che scoprì suo malgrado essere tutti realizzabili. Il tempo si dilatò, e quelli che dovevano essere gli ultimi cinque minuti della sua vita, divennero un’eternità.

I ricordi sembravano affollarsi per essere rievocati: scoprì con tristezza che ricordava ben poco degli anni felici prima della morte di sua moglie. Tutto era ovattato, come se una coltre di neve vi si fosse posata sopra. Il primo ricordo nitido che aveva era proprio quello in cui aveva visto morire sua moglie. Si sentiva ancora stringere il cuore se ci pensava troppo. Quello era stato l’inizio di tutto. Allora non voleva ammetterlo nemmeno con se stesso, ma adesso, con due anni di Cina alle spalle, aveva finalmente capito che da quel giorno si era chiuso in una maschera di efficienza e solitudine, e aveva puntato tutto sul lavoro. Fino a quando era arrivata Audrey, e aveva riportato un po’ di umanità nella sua vita. Forse lei sarebbe riuscita a salvarlo. Se…

Se fosse stato più attento, e non avesse abbassato la guardia, probabilmente sarebbe riuscito a fuggire dall’aereo. Era un circolo vizioso, di cui non vedeva la fine. Beh, neanche questo era vero. La fine sarebbe arrivata da li a poco, sperava. Si domandò se il suo sacrificio non assomigliasse più ad un suicidio, dopotutto: in fondo, non aveva mai avuto abbastanza coraggio per togliersi di mezzo e far vivere tutti felici e contenti.

Finalmente una macchina giunse nella sua direzione. Sperava che Assad lo avrebbe ucciso e fatto felice se stesso e tutti quanti. Ma ovviamente non poteva essere così fortunato. Lo portarono nel covo di Assad, dove quest’ultimo si prese tutto il suo tempo per illustrargli le ragioni del suo odio. Ad un certo punto aveva avuto voglia di dirgli: “Uccidimi, ma stai zitto.” Ma non aveva fiatato, aspettando tranquillamente la sua morte. Che sarebbe arrivata, anche se da quanto aveva capito dai suoi sproloqui, non sarebbe stata rapida ne tanto meno indolore. Mai un po’ di fortuna. Ormai era arrivato alla fase cinica. Non poteva dire di conoscersi male, e sapeva che se era arrivato ad usare il sarcasmo, le cose avevano preso permanete una brutta piega.

Quando Assad disse che non avrebbe di certo accontentato gli Stati Uniti, nonostante il regalo che gli avevano generosamente offerto, si rese conto che nemmeno questa volta sarebbe riuscito a chiudere i conti con se stesso. Maledetto terrorista con troppa voglia di parlare, gliela avrebbe chiusa lui la bocca. A suon di sprangate sui denti.

E perché poi gli doveva rendere tutto così facile? Lo aveva lasciato solo con due scagnozzi inesperti quanto stupidi. Era una congiura contro di lui. Rimase immobile cinque minuti buoni, credendo, sperando perfino che Assad ritornasse. Niente. A questo punto la gara tra il suo istinto di conservazione e il suo istinto di autodistruzione era stata vinta. E non certo dall’autodistruzione. Doveva avvertire Bill, e salvare il Paese, prima di poter finalmente chiudere i conti con tutto.

Mentre scappava si chiedeva se tutti i sforzi sarebbero serviti a qualcosa. Sperò di si. La sola cosa che non poteva sopportare era che tutti i suoi sacrifici fossero inutili. Non chiedeva nulla, tranne che di rimanere vivo fino al momento in cui il suo aiuto non sarebbe stato più necessario.

   
 
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