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Autore: Carlos Olivera    09/02/2015    1 recensioni
Kyrador era sempre stata la Città dei Sogni.
Quindi, perchè non provare a realizzare il suo?
Trasferitasi a casa della sorella maggiore, nel cuore della più avveniristica e frenetica città di Celestis, la giovane Angie O'Neill si appresta ad iniziare il suo ultimo anno di scuole medie, ma soprattutto ad iniziare il suo percorso, a lungo desiderato, nel mondo del chandra, lo sport più popolare del pianeta.
L'obiettivo è uno solo: entrare nella Magic Arena e poter sfidare lei, la leggendaria Octavia, che ha promesso di battersi personalmente contro il vincitore del campionato mondiale Juniores.
Ma non sarà facile: la concorrenza è tanta, e il chandra non è poi uno sport così "semplice" e alla portata di chiunque come Angie avrebbe potuto aspettarsi.
Benché questa storia sia ambientata dopo la fine de "La Città delle Nebbie" non vi vengono menzionati particolari di rilievo, e può essere tranquillamente letta come storia a sè stante.
Genere: Avventura, Fantasy, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tales Of Celestis'
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PROLOGO

 

 

Non era la prima volta che Angie metteva piede a Kyrador, ciò nonostante, scendendo dal treno, non riuscì a non provare la stessa meraviglia di molti mesi prima nel ritrovarsi all’interno di quell’immenso e scintillante edificio, più simile ad un palazzo reale che ad una stazione ferroviaria.

Appesantita dal fardello della sua pesante valigia, che malgrado la levitazione magica risultava piuttosto difficoltosa da spostare, la ragazzina si lasciò per qualche attimo travolgere dal mare di emozioni che tutto quello splendore faceva turbinare dentro di lei.

Ancora non riusciva a crederci.

Da quel giorno, e per almeno un anno, quella sarebbe stata la sua città.

Avrebbe vissuto lì, frequentato la scuola lì, ma soprattutto sarebbe stata di nuovo assieme alla persona a cui teneva di più al mondo dopo tanto tempo.

Ma della persona in questione, a differenza di quanto si aspettava, a un’ora dal suo arrivo non vedeva neanche l’ombra, e dopo averla cercata per tanto tempo tra l’incalcolabile numero di volti che affollavano la sala d’attesa principale la ragazzina cominciò a temere il peggio.

«Ma dove si sarà cacciata?» mugugnò contrariata. «Eppure lo sa che non sono mai stata da sola in questa città.»

Stava ancora riflettendo sul da farsi, quando una serie di rumori pirotecnici comparsi dal nulla catturò la sua attenzione, ed alzati gli occhi dal panino che stava addentando per placare i morsi della fame si avvide della piccola folla radunatasi davanti ad uno dei proiettori olografici acceso sul canale sportivo.

Due persone, un uomo e una donna, vestiti in modo fantasioso ed armati rispettivamente di un fioretto e di una coppia di pugnali, stavano combattendo vivacemente tra di loro all’interno di una specie di arena quadrangolare al centro di un enorme complesso sportivo, pieno all’inverosimile di un pubblico urlante.

«Accidenti, me n’ero dimenticata!» esclamò scattando in piedi. «Oggi c’è il campionato nazionale!» e senza indugio corse a sua volta verso lo schermo, riuscendo a forza di spinte a portarsi quasi in prima fila.

Si trattava di un incontro minore, di seconda categoria, con due avversari che di sicuro non avrebbero potuto vantare alcuna pretesa sul titolo annuale, ma ciò nonostante si rivelò una sfida entusiasmante.

Da quando i protocolli di battaglia erano stati aggiornati sei mesi prima, subito dopo la chiusura dell’ultima coppa del mondo, molte cose erano cambiate nel mondo del chandra, con arene più grandi, nuove classi di guerrieri e un miglioramento del rapporto tra operatore e vessel, tanto da richiedere una revisione dei regolamenti sia nazionali che internazionali.

Il Combattente, ovvero il personaggio che per l’appunto lottava a mani nude, era una delle nuove classi introdotte a seguito dell’aggiornamento, per questo era ancora relativamente raro da vedere in incontri ufficiali, ma benché in molti la considerassero di basso livello e decisamente penalizzata rispetto ai potenziali avversai Angie la trovava molto affascinante e particolare.

Nello specifico, il Combattente impegnato in quello scontro doveva essere ben consapevole delle potenzialità del proprio guerriero, tanto da riuscire, quasi tra lo stupore generale, ad aggiudicarsi la vittoria, seppur col verdetto dei giudici allo scadere dei quindici minuti regolamentari.

Ogni volta che assisteva ad una sfida di Chandra, gli occhi di Angie si illuminavano: amava quello sport più di ogni altra cosa al mondo, e aveva sempre sognato di poterlo un giorno praticare lei stessa, un sogno che, sempre grazie ai nuovi regolamenti, in tempi non lontani sarebbe stata in grado di realizzare.

Anche per questo aveva insistito tanto coi suoi genitori perché la lasciassero venire a Kyrador, nella città in grado di realizzare i sogni: per poter far avverare il suo.

Ma il tempo incalzava, e dopo due ore Angie era ancora lì.

Provò a chiamare la persona che sarebbe dovuta venirla a prendere, ma come previsto il suo comunicatore era spento, e anche i numerosi messaggi sia scritti che vocali rimasero lettera morta.

«E dire che lo sapeva che non conosco ancora questa città.»

A quel punto però, era chiaro che doveva arrangiarsi.

«Beh, poco male.» e bagaglio appresso si avviò a passo spedito verso le scale mobili che conducevano alla metropolitana.

 

Il Sergente Maggiore Carmy O’Neill aveva staccato dal lavoro prima del previsto, ma prima di fare ritorno a casa era voluta passare al videolog per noleggiare un film con cui concedersi una serata di assoluto riposo.

Ormai erano passati quasi due anni da quando era stata ammessa nella Polizia Militare della Magic Administration Bureau, e anche se con il tempo aveva imparato a gestire la gran mole di lavoro quotidiano e il poco tempo libero una inaspettata uscita anticipata alla vigilia del weekend era quanto di meglio potesse desiderare per ricaricare le energie.

Al tramontare del sole la Kyrador diurna, frenetica ma a suo modo estremamente ordinata ed abitudinaria, si ritirava, per cedere il posto alla sua scatenata, anticonformista e a tratti persino scabrosa controparte notturna, e specialmente in quei giorni di inizio primavera conosceva a propria volta un vero e proprio risveglio dopo i grigiori della stagione fredda.

Per una giovane cadetta venuta dalla campagna come lei era stato difficile in un primo tempo riuscire ad adattarsi alla città più grande e popolosa del mondo, ma un poco alla volta, grazie anche al suo lavoro, era riuscita a ritagliarsi la propria fetta di spazio in quel mondo così scintillante e fantastico, ma al tempo stesso incredibilmente ambiguo, lasciandosi assorbire dai suoi ingranaggi senza per questo rimanerne stritolata.

Giusto il tempo di concedersi anche una bibita e una chiacchierata con una collega, e il Sergente O’Neill era di nuovo ai piedi dell’imponente palazzo del Quarto Distretto, vicino al Gardner Stadium.

Preso l’ascensore, salì all’ottavo piano, e fatti pochi passi lungo la balconata, il cui panorama risultava sfortunatamente mozzato dai condomini tutto attorno, raggiunse l’appartamento numero 859, ma nel momento in cui fece per inserire la propria carta magnetica d’identità nel lettore accanto alla porta si avvide che la spia luminosa era stranamente già accesa.

«Che strano» si disse. «Julienne non lavorava fino a tardi oggi?»

Sentendo dei rumori all'interno, un sospetto si fece strada nella sua mente; poteva trattarsi di un ladro. Estratta la pistola, in silenzio, aprì il battente scivolando all'interno.

Temeva di trovare la casa sottosopra, e dentro di sé già pregava di non essere costretta a fare qualcosa che già era costretta a fare talvolta al lavoro come puntare un’arma contro qualcuno, ma l’unica cosa che trovò fatti pochi passi lungo il corridoio, lasciato al buio, fu un più che piacevole profumo di cibo che la lasciò interdetta: la sua coinquilina non sapeva cucinare neanche un uovo sodo, e di certo non poteva essere lei a produrre un tale aroma.

Un volto, familiare e sorridente, comparve dalla cucina, contornato da un paio di buffi codini castani e due occhi verdi pieni di vita.

«Bentornata, sorellona! La cena è quasi pronta!»

«A... A... Angie!?» esclamò Carmy affrettandosi a nascondere goffamente la pistola dietro la schiena. «Che ci fai tu qui?»

«Come sarebbe a dire che ci faccio qui? Hai dimenticato che da oggi mi trasferisco qui a casa tua?

Ti ho aspettata per quasi tre ore alla stazione, ma tu non sei venuta, e sapendo dove vivevi mi sono arrangiata.»

«Come sarebbe a dire!? Non dovevi arrivare la settimana prossima?»

«Mamma e papà hanno anticipato la partenza, e così sono venuta prima. Non hai letto il mio messaggio?»

La sua espressione stralunata e imbarazzata furono più eloquenti di qualunque risposta.

«Come pensavo, non te ne sei neppure accorta» sbuffò Angie fingendosi offesa. «Possibile che tu abbia sempre la testa fra le nuvole, sorellona

«Purtroppo, ho avuto molto da fare» tentò di giustificarsi. «I rapporti da compilare, le indagini, e…»

Tutto però si disperse in una risata divertita da parte della sorella minore.

«Non pensarci più. Lo so che il tuo lavoro ti tiene molto impegnata. Per fortuna che avevo memorizzato il tuo indirizzo. Arrivare qui con la metropolitana non è stato difficile.»

«Ma come hai fatto ad entrare?» domandò Carmy sbottonandosi la giacca della divisa e abbandonandosi sul tavolo della cucina

«Mi è bastato dire al custode che sono tua sorella. Non mi ha neanche chiesto i documenti, e mi ha aperto subito.

Probabilmente anche lui sa quanto tu sia distratta alle volte.»

«O forse più semplicemente ha notato la somiglianza. La mamma dice sempre che sei tale e quale a me quando avevo la tua età.»

«Con qualche esperienza in più» sorrise la ragazzina agitando in aria il mestolo grondante del sugo dello stufato. «Del resto, che io ricordi sei sempre stata una frana in cucina, e quello che ho trovato in frigo mi ha confermato che è ancora così.

Come fai ad andare avanti solo a surgelati e cibi pronti?»

Solo in quel momento Carmy notò il gran numero di pentole sul fuoco, per non parlare delle borse della spesa ancora mezze piene allineate una accanto all’altra sul bancone che separava la zona fornelli da quella del desinare.

«Dove hai comprato tutta questa roba!?»

«Mamma e papà mi hanno lasciato dei soldi, e ce ne sono anche per te. Dicevano che era per il mantenimento. Come se far mangiare e dormire una ragazzina di dodici anni costasse così tanto.»

«Se fai ogni volta spese del genere, temo mi toccherà pure chiedere un aumento.»

 

Julienne, che Angie aveva già avuto modo di conoscere di sfuggita nel corso del suo ultimo viaggio a Kyrador, come previsto tornò a casa a sera inoltrata, stralunata per il lungo lavoro e capace a malapena di reggersi in piedi, ma le bastò posare gli occhi sulla tavola imbandita per ricaricarsi.

«Quante cose buone!» esclamò con gli occhi che brillavano, non sapendo da dove cominciare. «Angie, ma hai preparato tutto tu?»

«Ha sempre avuto la passione per la cucina» disse Carmy con una sorta di velata autocommiserazione. «E nostra nonna non aspettava altro che qualcuno da rimbambire con tutte le sue nozioni e le sue ricette.»

«Non dovresti parlare così della nonna» la rimproverò bonariamente Angie. «Mi ha chiesto spesso di te, e si lamenta sempre che non ti fai mai sentire» quindi, maliziosa, sibilò. «E ogni volta mi domanda se finalmente tu ti sia decisa a trovarti un fidanzato.»

«Angie!» strillò la sorella rossa come il fuoco

«Ad ogni modo, non ho ancora capito come mai tu ti sia trasferita qui a Kyrador.» disse ancora Julienne

«Nostro padre ha ricevuto una cattedra per un anno all’Università Reale a New Aalborg» rispose la ragazzina. «E così i nostri genitori si sono trasferiti a Holsted. Io però avevo sempre sognato di frequentare le scuole qui a Kyrador, così ho chiesto sia a loro che a Carmy di poter venire a stare qui per l’ultimo anno di scuole medie.»

«Dì piuttosto che morivi dalla voglia di venire a stare a due passi dalla Magic Arena.»

«Sei cattiva a dire così.» mugugnò Angie

«Già, tua sorella mi ha detto che sei un’appassionata di chandra.

Hai saputo delle nuove regole a proposito dei limiti di età?»

«E me lo domandi?» alzò il pollice lei. «Ora non dovrò più aspettare i diciotto anni per poter gareggiare in competizioni ufficiali! E quello che è meglio, ho saputo che si stanno organizzando tornei dilettantistici tra i club extrascolastici di molte scuole medie e superiori!

Non potevo certo lasciarmi sfuggire questa occasione!»

«Lo vedi che in realtà sei venuta solo per questo?».

 

Dopo cena, Angie si offrì anche di lavare i piatti, e poiché Julianna ebbe a malapena il tempo di farsi una doccia prima di crollare addormentata senza neanche rivestirsi fu la sorella a offrirsi di darle una mano.

«Hai già scelto a quale scuola andare?»

«Di scelta non ne avevo molta, purtroppo. Visto che questo trasferimento è stato in bilico fino all’ultimo, molte scuole avevano già chiuso le iscrizioni. Frequenterò la St. Meredith.»

«La conosco. Un ottimo istituto. Ci studiano anche i figli di alcuni miei colleghi.»

Le due sorelle si guardarono, scambiandosi un sorriso gentile, benché avessero passato buona parte della serata a beccarsi l’un l’altra.

«Mi fa piacere averti qui, Angie. Sono sicura che ti troverai bene a Kyrador.»

«Grazie, sorellona

Poi, venne il momento di andare a dormire, ma prima di sprofondare nel suo letto per spazzare via i postumi di quel lungo viaggio Angie volle andare ad affacciarsi dal balcone.

Tutto attorno a lei, Kyrador, la Città dei Sogni, rifulgeva radiosa, e laggiù, in lontananza, si intravedeva il profilo imponente e maestoso della Magic Arena.

In fin dei conti, Carmy diceva la verità; se si era impuntata a tal punto per venire a Kyrador, il motivo era anche per riuscire, non importava come, ad entrare in quell’arena.

Aveva sognato il chandra per anni, era venuto il momento di praticarlo. In realtà c’erano altre scuole nelle quali sarebbe potuta andare, ma la St.Meredith era l’unica tra quelle disponibili ad avere già organizzato un Club di Chandra extrascolastico, e in quel momento, a parte poter stare di nuovo con la sua adorata sorella maggiore, non c’era nulla che volesse di più che scendere nell’arena personalmente, e combattere come aveva visto fare un’infinità di volte ai suoi lottatori preferiti.

E poi, chissà.

Forse, un giorno, in quell’arena ci sarebbe entrata davvero, e non come semplice spettatrice.

 

 

Nota dell’Autore

Eccomi qua di nuovo!^_^

Con questo breve prologo prende il via una nuova long dedicata all’universo di Tales, e benché sia ambientata cronologicamente dopo il fine de La Città delle Nebbie non vi sono particolari spoiler, eccezion fatta per la già nominata promozione di Carmy a Sergente Maggiore.

A differenza della maggior parte delle altre storie questa, in linea con Cafè Coeur Bleu, presenterà una trama ed uno stile più “infantili” e soft, nella speranza che ciò costituisca un’interessante alternativa alla solita routine che caratterizza questa mia serie.

E così iniziano le avventure della piccola Angie: fin dove la porteranno?

Seguitemi e lo scoprirete

A presto!^_^

Carlos Olivera

  
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