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Autore: Yssis    09/02/2015    3 recensioni
|Terza classificata al contest "AAA cercasi crack pairing" indetto da Alexalovesmal sul forum di EFP| L’ennesima crackpairing, perché senza non sono felice| A qualcuno doveva toccare… Ed è toccato a Fudou. Non punitemi per questo, è lui che ha la faccia da alcolizzato owo| Auguri Asdy!
Il cielo fuori è uggioso e compatto quando il giovane uomo alza la testa dal tavolo su cui si è appoggiato e si guarda attorno con aria mesta. Non ricorda affatto di essersi addormentato.
I suoi occhi grigiastri e arrossati vagano per la stanza stretta, incontrando un vecchio armadio scrostato, una finestra dal vetro appannato ed unto, un tavolo con una gamba traballante, un letto matrimoniale ancora disfatto dalle lenzuola lise, una batteria di pentole nel lavandino immerse in un’acqua acquitrinosa ed al fianco un frigo basso, di un bianco opaco. Questo, sormontato da un lampadario dondolante e polveroso e circondato da pareti scrostate e graffiate, è ciò che, amaramente, definisce casa: casa, un bugigattolo monolocale puzzolente e marcio. Proprio come lui.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Caleb/Akio, Suzette/Rika
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{Ad Asdy, e anche i sedici anni sono andati. Auguri cara! <3
A Raven Cullen, perché questo giorno andava premiato. <3

Di birra e bei sogni. With(out) love

Il cielo fuori è uggioso e compatto quando il giovane uomo alza la testa dal tavolo su cui si è appoggiato e si guarda attorno con aria mesta. Non ricorda affatto di essersi addormentato.
I suoi occhi grigiastri e arrossati vagano per la stanza stretta, incontrando un vecchio armadio scrostato, una finestra dal vetro appannato ed unto, un tavolo con una gamba traballante, un letto matrimoniale ancora disfatto dalle lenzuola lise, una batteria di pentole nel lavandino immerse in un’acqua acquitrinosa ed al fianco un frigo basso, di un bianco opaco. Questo, sormontato da un lampadario dondolante e polveroso e circondato da pareti scrostate e graffiate, è ciò che, amaramente, definisce casa: casa, un bugigattolo monolocale puzzolente e marcio. Proprio come lui.
Appoggiate sul tavolo varie lattine di birra e sandwich  preconfezionati. Akio sbuffa, si caccia una mano in tasca cercando una paglia da fumarsi. Accende e inspira: -E poi vengono a dirti che a vent’anni la vita è una pacchia… Guarda te che schifo.-
-Sai che continuando a lamentarti non otterrai niente di più di questo schifo, vero?-
-Zitta, Rika, non ti ho chiesto niente.-
Da quell’intricato e odoroso groviglio di lenzuola emerge la testa di una giovane donna, la sua voce secca e acuta ricorda un verso lamentoso e strozzato; una chiave che si spezza mentre fa scattare la serratura. E tu rimani ad ascoltare le sue parole così, con la maniglia in mano, senza sapere se è meglio rimanere fuori dalla porta e maledirti per aver rotto la chiave o entrare e farti mangiare dal mostro che c’è all’interno ma essere riuscito a dimostrare che sì, quella porta tu l’avevi aperta.
Ma Akio non pensa a tutte queste romanticherie quando Rika apre bocca: magari tempo fa le pensava anche, ma ora no, ora pensa solo che era meglio se continuavano a dormire. Invece sono svegli entrambi.
-Cosa stavi sognando?- si sente uno stupido a chiederlo, eppure non riesce a trattenersi. Butta giù dell’altra nicotina ad infuocargli la gola, poi chiude gli occhi aspettando che quella cornacchia sonnacchiosa cominci nuovamente a gracchiare.
-Ho fatto un sogno bello.-
-Ah davvero?- quasi sputa il giovane, con un eccessivo sarcasmo che demoralizza e fa tacere la ragazza.
Dopo qualche istante di silenzio in cui entrambi sono troppo orgogliosi per dire o ammettere qualcosa, Fudou si tira in piedi con un sonoro sbuffo, spegne la cicca contro il frigo facendola cadere per terra, poi prende due lattine di birra; una la apre, l’altra la lancia in direzione del letto. Una mano spunta da sotto le coperte e l’afferra.
Clack. Eh sì, la chiave si è rotta e tu non saprai mai che mostro c’era dietro la porta. Ma Fudou non è un tipo romantico, forse un tempo lo è stato, ma ora non più, e quindi queste cose non gli interessano.
-Cin cin~ -
-Ed a cosa vuoi brindare, sentiamo?-
-Alla vita. Alla felicità. Ai bei sogni. Al denaro. A John che è morto ieri notte mentre faceva sesso con sua moglie per un infarto, a mille e passa chilometri da qui.  A tutte quelle cazzate a cui si brinda quando si è troppo blasfemi e idealisti insieme da non riuscire a dire quello che si pensa.-
-Se tu lo fossi, brinderesti a questo?-
-Se tu non lo fossi, vorrai dire.-
-Ti consideri b-blasfemo e idealista?-
-Oh sì, e sinceramente non me ne importa nemmeno. Brindiamo al fuoco.-
-Al fuoco?-
-Sì. Un brindisi al fuoco, che possa un giorno ardere e annichilire tutto questo mondo.
-Cin cin-
-Cin cin, mia cara.-

Rika alza la testa, gira tutto. Davanti a lei, sfocato, Akio sta impilando le lattine di birra vuote. Sono arrivati ad una ventina per uno, ma non hanno ancora battuto il loro record.
-Non ce la faccio più, Fudou.-
-Eddai, siamo solo a metà.-
L’ennesima pila cade. Il rumore della latta contro il pavimento è frastornante.
-Vent’anni fa ci hai provato con me per la prima volta offrendomi della birra. Mai avrei pensato che saremmo arrivati a questi punti.-
-Rika, vent’anni fa tu nemmeno eri nata.-
Ma la giovane pare neanche aver sentito, scrolla la testa violentemente e le sue labbra pendono in un sorriso cascante -Le brutte abitudini fanno fatica a morire, neh?-
-A vivere invece ci riescono benissimo.- sussurra Fudou, chiedendosi perché mai è ancora sobrio e sta dando corda alla ragazza.
-Scherzi? La vita è uno sballo. Chi non riesce a viverla sono solo i depressi. Sai no, quelli che ogni tanto si buttano giù da un ponte e fanno tanto parlare di sé. Per la miseria, dico io, ti dovevi uccidere per farti notare? Eppure ce ne sono di altri modi! Guarda te e me ad esempio, facciamo pena però ce la stiamo vivendo bene.-
-Già, eccome. Passami un’altra lattina, oggi mi voglio rovinare.-

Alito caldo.
Labbro tremante, stimolo del vomito.
Cosa pizzica in fondo alla lingua? Forse, la verità?
-Rika… Rika, ci sei?- Fudou prova a tirarsi in piedi, la testa gli pesa sulle spalle come un macigno. Una pastoia di troppo, un altro giro di corda a tenere caldo il collo. Ricade a terra. Adesso è lui la lattina vuota che ruzzola sul pavimento ma non si danneggia. Oh no, non si romperà, non così.
-Ci sono, ci sono.-
La voce della ragazza non gracchia più, sembra liquida. Fudou avverte il suono della sua voce come lo scorrere di un affluente che si getta nel mare, ma lentamente, come se la velocità non lo riguardasse.
-Rika, tu…- Un conato di vomito gli trattiene il fiato; Akio chiude gli occhi e inghiotte un grumo rancido di saliva. Il cuore batte in petto così forte, come a voler dare conferma della sua presenza lì. Il castano allora si tira due pugni decisi al petto. “Ci sei, lo so che ci sei, ora sta un po’ zitto.”
-Fudou, ho fatto un sogno bello.-
Altri istanti di silenzio. Ai due sembra di fluttuare in una gigantesca nuvola color ocra, frizzante e amara come la birra ghiacciata. In effetti c’è anche freddo…
-Ho sognato che io e te volavamo in mongolfiera. Niente fumo, niente alcool, niente sporcizia né tristezza. Eravamo solo io e te con davanti un cielo azzurro. Volteggiavamo. Mi sentivo felice e lo eri anche tu. Non eravamo come siamo adesso, ma nello stesso tempo non riesco a trovare nulla di diverso. Non riesco a spiegarmi. Mi capisci?-
-… No. Non capisco proprio.-
Rika si tira a sedere, i suoi occhi sono grigiastri e arrossati dal fumo e dall’alcool. Fudou li guarda, cercando di mettere a fuoco tutto il volto, i capelli turchini ed insudiciati, il mascara colato un po’  verso sinistra, le labbra carnose, le sopracciglia chiare… Ma non vede niente di tutto questo. Solo due occhi grigi e un po’ opachi che lo guardano, che gli scavano dentro. Che lo amano.
Lei gli prende la mano, lui apre la bocca e gli cola un filo di bava; sorride, chiude gli occhi.
-E poi vengono a dirti che la vita a vent’anni è uno schifo… Guarda te che pacchia.-
-C’è chi beve per dimenticare, chi per festeggiare, chi per sentirsi grande, chi perché grande non lo vuole essere mai. Potresti essere un ottimo Peter Pan.-
-E tu sei Trilli, mi fai volare?-
-Peter vola da solo, Trilli mica lo aiuta.-
-Lo so. Però gli resta al fianco.-
-Già. Anche quando arriva Wendy.-
-Soprattutto quando arriva Wendy.-
-… Sarebbe un escamotage poetico per dirmi che hai un’altra?- il tono della Urabe si fa decisamente stizzito, mentre sul volto di lui si dipinge un’espressione di tranquilla malizia.
-Macché, schiocchina~ Ora vieni qui e fatti baciare. Alla mongolfiera ci penserò dopo.-
-Promesso?-
-Promesso.-
-Allora va bene.-

Un braccio scosta l’ultima lattina, questa rotolando ne fa cadere un gruppo impilato. Sono una quarantina per uno, cascano per terra e fanno un rumore assolutamente nuovo. E’ il suono di qualcosa di consumato e vuoto che crolla e nessuno ci fa caso.
“Ci rialzeremo, ma per il momento va bene anche così. “

  
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