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Autore: Lady Lucilla    02/12/2008    1 recensioni
E se Christine non si fosse innamrata di Raul? E se il Fantasma fosse stato più...umano? Questa è una revisione del Fantasma dell'Opera vista....secondo me!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Phantom Of The Opera”

Cap. 2“I do this only for you!”

 

 

Christine uscì dalla sua camera cercando di fare il meno rumore possibile, era notte fonda e se l’avessero trovata ad aggirarsi per il teatro non ci avrebbe di certo fatto una buona figura.

Camminava leggiadra come una piuma e il solo rumore che si sentiva era lo sfregare della veste contro il pavimento di legno del teatro. Christine salì moltissimi gradini e passò tra infiniti cunicoli, fino a quando non raggiunse i tetti dell’Opera. Tutto era silenzio, in lontananza si vedeva la luna velata dalle nuvole che aleggiavano su Parigi, si vedeva qualche stella sparsa per il cielo, sola in mezzo al buio della notte.

Lei e Raul avevano deciso di vedersi li, per non attirare l’attenzione di Erik. Anzi, in verità, era stato il visconte a volerla incontrare, lei era del tutto contraria, non voleva vederlo e non voleva avere niente a che fare con lui.

Sbucò in mezzo ai camini e, quasi del tutto congelata, sobbalzò quando due mani le si poggiarono sugli occhi:

“Oh visconte, quanto siete sciocco!” si sciolse da quel contatto indesiderato e guardò negli occhi il ragazzo che le stava davanti, di circa venticinque anni, con i capelli biondi raccolti in un codino e due occhi grigi, completamente inespressivi. Raul fece un passo indietro, atterrito.

“Christine, ti prego, perché mi tratti in questo modo?”

“Non siamo più bambini Raul, siamo diventati grandi e siamo cambiati…entrambi!” il visconte le prese la mano.

“I nostri sentimenti non sono cambiati…non è vero?” continuò speranzoso.

Christine si allontanò appoggiò le mani a una ringhiera del tetto, guardò Parigi ancora addormentata, silenziosa e triste.

“invece si…i miei sentimenti sono cambiati!”

“Avete dato il vostro cuore a un altro?” chiese trasalendo il povero visconte, una risata increspò il viso della ragazza sentendo quelle parole.

“Non solo,la mia anima, la mia voce…tutta me stessa!” girò su se stessa e per un attimo cercò negli occhi vacui del giovane un minimo sentimento che potesse ricordarle quello sguardo profondo che tanto l’aveva fatta piangere nel Lago sotterraneo. Ma vide solo un giovane triste e sconvolto dalle sue parole.

“State parlando di quel ciarlatano? Di colui che si fa chiamare Fantasma?” Raul rise e strinse ancora più forte il polso di Christine che gemette dal dolore “voi non gli dovete nulla, lui vi sta ingannando, ma come potete non capirlo?”

“L’unico che si inganna siete voi caro visconte, ora lasciatemi!” lo scialle di Christine le scivolò oltre le spalle e lasciò scoperto il collo. Raul vide l’anello che Erik le aveva donato, lo strappò dal collo della cantante e urlò:

“No!” un lampo di follia percorse gli occhi del giovane, pazzo di gelosia e dolore “voi non tornerete da lui, verrete via con me, questa notte! Quest’anello è il simbolo del suo potere su di voi!” disse trionfante facendole vedere quel piccolo cerchio di metallo dorato sotto i raggi della Luna.

“Ridatemi quell’anello, non vi appartiene!” disse Christine lanciandosi sul giovane che, divertito, la prese per i fianchi e le impedì di riprendersi l’oggetto che tanto bramava.

Christine vide brillare gli occhi di quel ragazzo, non era più in lui, era accecato dal suo amore passionale e dalla gelosia che ormai lo dilaniava da più di due mesi.

 

La trascinò per le scale dell’Opera, giù, sempre più in giù poi a destra e a sinistra, altri scalini e in fine verso le scuderie. Christine non osava urlare, sapeva che Erik non avrebbe saputo trattenersi dall’uccidere Raul. Il visconte era impazzito le teneva i polsi e la trascinava con forza, non curante delle sue suppliche silenziose.

“Non temere Christine lo faccio solo per te, per noi! Sei di nuovo sotto l’influsso malefico di quel  mostro…ma io ti libererò da lui!” la sua voce era scossa da un brivido d’eccitazione, era del tutto impazzito.

“No! Raul fermati, te ne prego tu non sai quello che stai facendo!” Christine si dimenava e tentava di fermare il ragazzo ostacolandolo nei movimenti.

“So benissimo quello che sto facendo, ma non capisco come faccia lui…

“A fare cosa?” si fermò a guardarla, erano vicini alle scuderie e avevano corso come dannati.

“Come fa ad ammaliarti in questo modo,  quali sono le sue magie? qual è il modo con cui ti parla, come Christine? Ti tiene stretta, così?” e le cinse i fianchi con forza “o ti accarezza, così?” le passò la mano tra i ricci e le prese il viso scuotendolo ” O ti bacia, così?” cercò di incrociare le sue labbra a quelle di Christine, smanioso di lei e pazzo di gelosia. Ma una mano sbucata dalle tenebre si poggiò sulla sua spalla e lo staccò da Christine.

Raul si girò con rabbia, ma si ricompose quando vide davanti a se niente meno che il Persiano, quello strano individuo che si aggirava per i corridoi e i sottopalchi dell’ Opera. Era un uomo imponente e seminava il terrore tra le ballerine del teatro con quell’ aria misteriosa e tetra che avvolgeva i suoi lineamenti color della notte.

“Non dovreste girare a quest’ora di notte madamoiselle Christine Daae!” la sua voce era grave e intensa, tese la mano alla ragazza che, sconvolta, la prese e si avvicinò all’uomo “se mi permetterete vi riaccompagnerò al vostro camerino!”

“Posso accompagnarla io!” ringhiò Raul cercando di trattenersi dallo sventrare con lo sguardo l’uomo che l’aveva separato da Christine.

“Non mi sembrate, se posso, nelle condizioni ideali per un compito simile…buona notte signor visconte de Chagny!”.

Il Persiano prese Christine, tremante dal freddo e dalla paura, sotto il suo lungo mantello e la ricondusse nelle sue stanze.

Raul rimase da solo nelle stalle, il suo respiro era interrotto da singhiozzi che non riusciva a trattenere, come le due grosse lacrime che gli inumidivano il volto sferzato dall’aria gelida di una notte invernale.

“Cosa ho fatto…” gemette sconsolato. Un fruscio alle sue spalle lo fece voltare “Christine?” chiese, ma non rispose nessuno. Temendo che qualcuno lo spiasse se ne tornò all’interno del teatro per andare a vegliare dietro la porta di Christine, nel caso quel ciarlatano del Fantasma dell’Opera tentasse di rapire la ragazza.

Ma non erano quelle le intenzioni di Erik, per quella notte aveva fatto abbastanza. Si avvolse le spalle con il pesante mantello e sogghignando se ne andò dalle stalle e scese nel suo antro sotto il teatro dell’Opera.

 

“Madamoiselle Daae, permettetemi di darvi un consiglio, non date troppa confidenza a chi vi sta intorno…chiunque esso sia!” il Persiano le disse queste parole prima di lasciarla sola nel suo camerino.

“Quindi non dovrei fidarmi nemmeno di voi signore?” rispose guardinga Christine mentre scrutava quell’uomo così misterioso e insolito.

“Forse…” abbozzò un inchino e si congedò silenziosamente.

Christine richiuse la porta e si infilò nel suo letto caldo. Pensò alle parole di Raul “Sei di nuovo sotto il suo influsso malefico!” che fosse vero? E se colui che si faceva chiamare Erik la stesse realmente prendendo in giro di nuovo?

Si addormentò con quella domando sugli occhi, ma quando li chiuse non poté fare a meno di guardare nello specchio davanti a se, intravide una piccola e distante mezzaluna che la guardava.

“No…non lo sono ora e non lo sono mai stata!” e dolcemente si abbandonò al mondo dei sogni, dove non esistevano fantasmi, botole,visconti o mezzelune con delle voci melodiose.

  
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