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Autore: Seiraluna    10/02/2015    1 recensioni
La ragazza fece come gli aveva detto il cavaliere dei pesci. Scese qualche scalino e poi rimase a fissare il cavaliere d’oro che afferrava il mantello e se lo metteva sulle spalle.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Pisces Albafica, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Albafica e Agasha erano al Grande Tempio e si erano appena scambiati le promesse di matrimonio. Albafica aveva pronunciato delle parole dolcissime, tanto che Atena si era commossa. Anche Agasha aveva detto delle frasi bellissime e i cavalieri erano contenti che una ragazza fosse riuscita a capire tanto a fondo il loro amico. Alla fine della cerimonia Albafica baciò Agasha per cinque interi minuti, non sembrava intenzionato a staccarsi da lei. Manigoldo dovette tirargli il mantello per farlo ridestare dal suo mondo perfetto.
-Complimenti amico mio, oggi ti sei fatto incastrare.
-Cardia tieni a freno la lingua, non puoi parlare con quel linguaggio a una cerimonia.
-Sei sempre troppo serio Degel.
-Grazie per essere venuti ragazzi, mi ha fatto piacere avervi accanto a me in questo giorno. Fra poche ore mi dovrò allontanare di nuovo da voi e tutto tornerà come prima. Ma state pur certi che non scorderò quello che avete fatto per me in queste splendide ore. Nonostante mi abbiate rincorso e spiato, sono stato benissimo.
Albafica sorrise verso Agasha e lei ricambiò appuntandogli una rosa rossa sul petto, la stessa che qualche giorno prima lui gli aveva donato. Era ancora bellissima e stava benissimo sopra la sua armatura.
-Albafica, Agasha sono contenta per voi, ma fra poco dovrete separarvi. La cosa mi rende triste, vorrei fare qualcosa per darvi più tempo, ma non è in mio potere.
-Vi ringrazio per il pensiero Lady Atena- disse Agasha inchinandosi al suo cospetto.
-Non serve tanta formalità, ora sei parte della famiglia del Grande Tempio, sei la benvenuta. Ti faccio un regalo, quando vorrai venire a trovare Albafica, potrai venire in questo luogo e io vi permetterò di vedervi. So cosa stai pensando Albafica, ma farò in modo che il tuo veleno non la raggiunga. Troverò un modo per farvi stare almeno nella stessa stanza.
-Grazie Lady Atena.
-Vi meritate un po’ di felicità.
Atena si ritirò nelle sue stanze e lo stesso fece il grande sacerdote. Intanto Shion e il cavaliere del toro si congratulavano con Albafica, mentre Regulus chiacchierava con Agasha.
-Sei fortunato ad aver trovato una sposa tanto graziosa.
-Lo so, lei ha saputo capire quello che provo e mi ha scelto nonostante per me venga prima il mio dovere da cavaliere. Cavaliere del Toro posso chiederti come si fa a sopportare la perdita di qualcuno che ami? Io non ho mai avuto nessuno e non so come farò ad allontanarmi da lei? So che potrò vederla, ma lei soffrirà lontana da me.
-Albafica è una ragazza forte, saprà come reagire. Ciò che devi ricordare è che sarai sempre nel suo cuore. Guardala come è felice e imprimi quel viso gioioso nella tua mente. Devi ricordarla in questo modo. Devi pensare alle ore felici passate insieme, agli scherzi di Manigoldo e Cardia, all’ingenuità di Regulus, alle lacrime e ai sorrisi di Agasha. Però non ti scordare di pensare alle mie tattiche, alle preoccupazioni di Sisifo, alle ramanzine di Shion e ai trucchi di Doko.
-Grazie cavaliere del Toro.
-Di niente, vedi queste parole come un piccolo dono di nozze.
-Un dono perfetto visto che durerà per l’eternità. Sapete perché il cavaliere dei Gemelli non è qui?
-Lui non si fa vedere spesso, non so dove sia?
-Sono dietro di te Shion.
Quando il cavaliere vide Agasha si sorprese, non si aspettava di vedere una civile lì di sera. Non gli piaceva avere estranei in giro per il tempio, soprattutto se c’era un conflitto in corso.
Albafica notò subito come il cavaliere fissava Agasha e si mise davanti al cavaliere per bloccargli la visuale verso la ragazza.
-Lei è con me, non devi temere che sia una spia.
-Nessuno ti ha chiesto niente cavaliere d’oro dei Pesci, non mi importa quello che fai nelle tue ore libere. Però non tollero che la ragazzina distragga gli altri cavalieri dai loro doveri.
-Smettila di parlare in quel modo e ad alta voce o ti sentirà- disse Cardia.
-Vuoi impedirmi di parlare tu?
-Io e lui insieme ti tapperemo la bocca se non smetti di parlare a vanvera in un giorno tanto bello- disse Manigoldo.
-Essere il preferito del grande sacerdote non ti salverà sempre. Bada bene a come parli.
Albafica ignorò il cavaliere dei gemelli e raggiunse Agasha, a lui potevano benissimo pensare Manigoldo, Cardia, Degel e Shion. Ma se si azzardava a rivolgere di nuovo certi sguardi a Agasha, gli avrebbe tirato volentieri un pugno.
-Tutto bene?
-A lui non sono mai piaciuti gli estranei. Si comportava così anche quando arrivò Regulus al grande tempio. Non ti preoccupare, non ci darà problemi, andiamo prima che io non possa più abbracciarti.
-Dove andiamo?
-Torniamo alla capanna sotto le scalinate del tempio.
-Non vorrai scherzare, vuoi far dormire tua moglie lì?
-Manigoldo sai bene che non posso portarla alla dodicesima casa.
-Io non dicevo di portarla a casa tua, ti ho preparato una sorpresa con Cardia.
-Non la farò mai entrare in casa tua, dove all’improvviso compaiono dei teschi.
-Senti chi parla, mister rose rosse. Il mio arredamento è un tantino eccentrico ma almeno non ci sono fiori in giro.
-Agasha adora i fiori.
-Mi arrendo Albafica, con te è inutile parlare. Comunque non ti volevo cedere la mia casa. Io e Cardia abbiamo preparato una stanza isolata tutta per voi. Scherzo, lo abbiamo fatto fare agli allievi del Toro, si dice che abbiano più senso estetico di noi. Shion mi ha impedito di metterci dei teschi.
Albafica aveva tappato le orecchie di Agasha, non voleva farle sentire quei discorsi. I teschi e il sangue non dovevano entrare nella sua vita.
Il cavaliere del Toro scortò Agasha e Albafica a una stanza isolata del Grande tempio e li lasciò soli. Aveva anche messo una barriera protettiva in modo che nessuno li disturbasse. Infatti, Manigoldo e Cardia andarono a sbattere contro il muro invisibile.
-Chi ha avuto la brillante idea di piazzare qui questo coso?
-Manigoldo, Cardia tornate alle vostre case, è un ordine.
-Sì, signor Sisifo.
 
Agasha si era seduta sul grande letto nella stanza  e ci aveva trovato un cuore disegnato con dei petali di rosa.
-Hanno pensato ai fiori, alle candele e anche al riscaldamento.
-Peccato che non potrò restare qui per tutta la notte. La barriera di Shion a mezzanotte svanirà e io dovrò tornare alla dodicesima casa. Ho chiesto a un’ancella di lasciarti dormire fino a tardi per farti riposare. Poi potrai tornare a casa-
-Potrò vederti ancora?
-Ci incontreremo di nuovo, tranquilla. Io ti osserverò sempre e veglierò su di te. Nessuno specter farà del male a te o agli abitanti del villaggio.
Albafica non disse alla sposa che presto l’avrebbe lasciata per compiere il suo dovere. Come cavaliere d’oro dei Pesci suo dovere era sorvegliare l’ingresso che porta al tempio, cioè il prato di rose velenose. Presto sarebbe arrivato un esercito di specter comandato da un capitano molto forte e sarebbe toccato a lui affrontare il nemico. Se morire significava proteggere Agasha, si sarebbe sacrificato volentieri.
-Non voglio pensare alla guerra, per favore.
-Hai ragione Agasha. Essendo un cavaliere d’oro non faccio che parlare dei miei doveri, sono abituato così. Parla di quello che vuoi, ti ascolto.
Albafica si sedette di fianco alla ragazza e iniziarono a parlare del loro incontro. Agasha raccontò al cavaliere che all’inizio le era sembrato un tantino freddo, ma aveva capito che nascondeva qualcosa e che era triste.
-Non ti sei lasciata ingannare dal mio aspetto esteriore, è la prima volta che accade.
Albafica baciò Agasha sulla bocca e la strinse forte a sé, non voleva lasciarla neanche un secondo. Restavano poche ore e le avrebbe detto addio. Non l’avrebbe più toccata e non avrebbe più sentito il suo calore e il sapore delle sue labbra. Niente più abbracci o baci sulla guancia. Mai si sarebbe avvicinato troppo al suo corpo con il rischio di vederla cadere a terra a causa del suo veleno. Lei doveva vivere e essere felice e per questo avrebbe sconfitto ogni specter che gli sarebbe apparso davanti.
Albafica continuò a baciarla sulla bocca e poi scese verso il collo. La ragazza ebbe un tremore sentendo le labbra del ragazzo sulla sua pelle, era una strana sensazione ma le piaceva.
Mentre i due ragazzi si baciavano, un ago penetrò dalla finestra e colpì il braccio della ragazza. Albafica non si era accorto di niente perché inebriato dalla bellezza della moglie. Fu lei a ridestarlo.
-Albafica ho sonno all’improvviso, ma non voglio dormire. Non so cosa mi succeda.
-Agasha, Agasha.
-Non voglio dormire- disse la ragazza con le lacrime agli occhi.
Albafica controllò il corpo della moglie e trovò l’ago sul braccio. Lo prese con un fazzoletto e lo poggiò su un comodino. La ragazza non riusciva a restare sveglia, non poteva non avendo la forza di un cavaliere.
-Per favore, non odiarmi Albafica. Avrei voluto restare sveglia e passare le ultime ore con te ma ho tanto sonno.
-Agasha non è colpa tua, non piangere.
Odiava vederla tanto triste e sofferente, desiderava restare con lui per quella sera e le avevano strappato quel sogno. La ragazza si addormentò in pochi minuti fra le braccia del cavaliere che le diede un bacio sulle labbra e poi corse fuori. Rincorse chi aveva lanciato il sonnifero e lo prese subito.
-Sei troppo lento cavaliere di bronzo. Ti ho dato un vantaggio di dieci minuti e non hai saputo dileguarti.
-Mi perdoni cavaliere d’oro dei Pesci, ho solo eseguito gli ordini.
-Chi ti ha ordinato di lanciare l’ago? Ti conviene rispondere.
-Non posso.
Albafica portò il cavaliere alla prigione e gli ordinò di parlare.
-Fra poche ore sarò di nuovo in grado di maneggiare le mie rose, non vorrei essere costretto a farti confessare con quelle.
Albafica non faceva mai quelle cose ai suoi alleati, ma era veramente arrabbiato. Nessuno osava toccare Agasha e la passava liscia.
-Perché tu che sei dalla parte di Atena, lanci un ago a una ragazza indifesa?
-Mi ha ordinato di farlo un cavaliere d’oro.
-Chi?
Dopo cinque minuti Albafica andò nella sala del grande sacerdote per cercare la sua preda. Lì c’erano ancora il cavaliere d’oro del Toro, Shion, Manigoldo, Sisifo, Cardia, Degel e Regulus. Stavano tutti chiacchierando di alcune missioni mentre Sisifo discuteva con el Cid e il cavaliere dei Gemelli.
Tutti videro Albafica entrare nel salone con ancora l’armatura d’oro addosso, era molto arrabbiato. Quel genere di espressione ce l’aveva solo quando osavano offenderlo come cavaliere. Aveva anche attivato il suo cosmo.
-Cosa succede Albafica?
-Allontanati Sisifo, è una questione fra me e lui.
-Non hai la minima possibilità di battermi senza le tue rose velenose.
-Cosa hai combinato?
-Non sono affari tuoi Sisifo- disse il cavaliere dei Gemelli ridendo.
-Ti avevo avvertito che lei non si tocca.
-Ti sei innamorato della persona sbagliata e nel momento sbagliato. Lei non vale il tuo tempo, ora dormirà fino alle due o le tre del mattino e tu dovrai starle lontano. Peccato, niente festeggiamenti del matrimonio. Torna a essere il cavaliere di un tempo Albafica dei Pesci, non ti serve una ragazza che ti rammollisca.
-Lei è l’unica che mi abbia mai capito veramente, cosa ne può sapere di queste cose uno che non ha mai amato in vita sua.
 
Intanto nella stanza dove dormiva Agasha era entrata una persona amica.
-Povera ragazza, ti avevo detto che avresti passato del tempo con lui fino a mezzanotte ma non ti ho protetta bene. Svegliati, non è ancora ora di dormire. Questa mia luce purificatrice annienterà ogni sonnifero nel tuo corpo.
Agasha si svegliò in fretta e vide solo una luce davanti a sé, poi tutto tornò normale.
-Dove sono? Ah già, ero qui con Albafica.
Agasha capì che non era ancora mezzanotte e corse a cercare il suo cavaliere. Tornò nella sala e vide Albafica che teneva sospeso in aria un cavaliere d’oro che rideva. Quella risata le faceva venire i brividi.
Agasha corse verso Albafica e gli toccò la mano con la sua. Quando il ragazzo la vide si sorprese come anche il cavaliere dei gemelli. Non poteva già essere sveglia.
-Agasha.
-Sono qui con te, mi dispiace se ti ho fatto preoccupare.
Albafica mise a terra il suo avversario e strinse Agasha. Era bello poterla abbracciare ancora per qualche minuto.
Senza dire niente il cavaliere dei Pesci portò Agasha nella stanza dove erano prima e la sistemò dolcemente sul letto.
-Agasha temevo di non poterti più baciare.
-Sono ancora qui fino a mezzanotte. Qualcuno mi ha svegliata con una luce che emanava un calore immenso. Ho provato una sensazione indescrivibile.
Albafica aveva capito chi li aveva aiutati, l’indomani sarebbe andato al suo cospetto e le avrebbe detto grazie.
-Albafica possiamo stare insieme ancora un po’, cosa facciamo?
-Io ti bacio.
Il ragazzo stese Agasha sul letto e poi si poggiò al suo fianco. Iniziò a baciarla sulla bocca e poi scese fino al collo. La ragazza aveva una pelle morbida e profumava di rose. La sua Agasha era talmente belle che gli toglieva il fiato. La coccolò per tutto il tempo e lei ne fu felice, lo amava talmente tanto che non poteva fare a meno di quei contatti. Passarono due ore bellissime insieme, senza mai staccarsi l’uno dall’altra.
A mezzanotte Albafica lasciò la ragazza sola e tornò alla dodicesima casa. Lei piangeva, ma questa volta lui non poteva asciugarle quelle lacrime che le rigavano il viso.
-Ricordati che ti amerò per sempre.
-Anche io Albafica. Ti porterò un fiore ogni giorno pur di vederti e lo lascerò in fondo la scalinata. Ti ricorderai di prenderli?
-Non venire sempre o ti stancherai. Non ti preoccupare, mi ricorderò di prendere tutti i fiori che lascerai per me.
Albafica sparì e la ragazza pianse per molti minuti.
Tornato alla dodicesima casa il cavaliere sentì che il suo sangue era di nuovo velenoso e disse addio agli abbracci e ai baci con la ragazza.
 
Il mattino dopo Agasha si rimise il suo solito vestito e tornò al villaggio. Non prima di ricevere un messaggio e una rosa rossa da Atena.
-Questi te li ha lasciati Albafica.
-Grazie Lady Atena. Le sue rose sono preziose per me.
-Ti ha scritto anche una lettera e potrai salutarlo, ti attende qui fuori. Poi verrai scortata al villaggio da Manigoldo e Cardia.
-Grazie.
-Torna quando vuoi, sei la benvenuta. Mi dispiace per l’episodio verificatosi ieri notte.
-Non dovete scusarvi, anzi sono io a ringraziarvi. Mi avete svegliate, ve ne sarò grata per sempre.
-Come lo avete capito? Pensavo di aver camuffato bene la mia presenza.
-Albafica me lo ha sussurrato nell’orecchio ieri notte e mi ha riferito che vi è grato per ciò che avete fatto.
Agasha si inchinò davanti a Atena e poi corse fuori per salutare Albafica. Quando il cavaliere la vide uscire dal tempio le fece segno di non correre verso di lui e di fermarsi dove era. Poi gli sussurrò un ti amo e le sorrise. Lei fece lo stesso.
Dopo due minuti arrivarono Manigoldo e Cardia.
-Non ti preoccupare amico, la scorteremo sana e salva fino al villaggio.
-Grazie.
Agasha guardò un’ultima volta verso Albafica e poi scese le scalinate del tempio.
Tornata al villaggio la ragazza salutò i suoi nuovi amici e rientrò in casa a salutare il padre. Il genitore l’accolse a braccia aperte. La ragazza si mise subito a lavoro, quel giorno doveva comporre molti mazzi di fiori per la festa del villaggio.
 
Quaranta giorni dopo
Albafica osservava Agasha da lontano, stava salendo gli scalini del tempio con due mazzi di fiori in mano. Era bellissima. Poi notò che la ragazza si era fermata per riposare, aveva il fiatone. Non aveva mai notato che fare le scale fosse così faticoso per lei. Doveva informarsi sulla sua salute, temeva che la ragazza si fosse ammalata.
-Manigoldo devo chiederti un favore?
Il cavaliere del cancro saltò in aria quando vide Albafica alle porte della sua casa.
-Mi hai interrotto mentre mangiavo gli spaghetti che Cardia mi ha portato dal villaggio. Cosa volevi? Non è da te chiedere favori.
-Sai come sta Agasha. L’ho vista salire a portare dei fiori al grande sacerdote e era affaticata.
-Il vecchio ancora decora la sala con i fiori, pessimo gusto. Io so che la ragazza sta bene. Cardia l’ha vista questa mattina e mi ha detto che sta benissimo. La ragazza ha ricamato questo fazzoletto per te.
-Non è che il fazzoletto era in un pacchetto e voi lo avete aperto?
-No, per sbaglio Cardia è scivolato e la carta da regalo che conteneva il pacco si è strappata.
-Ringrazia che io non possa toccarti o ora saresti a terra.
Albafica tornò alla dodicesima casa, felice di aver ricevuto buone notizie su Agasha.
 
Dopo tre anni
Gli specter erano spariti da qualche anno grazie ai cavalieri d’oro. Shion era diventato grande sacerdote, Doko era sopravvissuto e ora regnava la pace.
-Mammina possiamo a portare questi fiori ai signori sepolti vicino al tempio.
-Certo piccolo mio.
Agasha e suo figlio si recavano spesso al cimitero del Grande Tempio dove solevano fermarsi più minuti vicino alla tomba del cavaliere d’oro dei Pesci.
-Mammina sai che al signore sepolto qui piacciono le rose che gli abbiamo portato.
-Lui adorava le rose rosse piccolo mio.  Come lo sapevi?
-Me lo ha appena detto lui. Porta una bella armatura tutta d’oro e ha gli occhi e i capelli chiari, proprio come i miei.
Agasha capì che suo figlio riusciva a vedere Albafica, era una cosa meravigliosa. Agasha salutò Albafica con la mano anche se non poteva vederlo.
-Mamma non è da quella parte, è qui davanti a me.
-Grazie per avermelo detto, piccolo mio.
-Vedo che il piccolo Azul cresce bene.
-Siete voi grande sacerdote- disse Agasha inchinandosi.
-Non serve tanta formalità.
-Ciao vecchio.
-Azul non rivolgerti in questo modo a Lord Shion.
-Il signore alla mia destra mi ha detto che il grande sacerdote si chiama vecchio.
-Shion sorrise come non faceva da tempo. Sapeva bene che il piccolo aveva capacità straordinarie. Di certo quella frase l’aveva sentita da qualche suo vecchio amico.
Agasha e il bambino salutarono il grande sacerdote e le tombe dei cavalieri e si incamminarono verso il villaggio. Prima di scendere l’ultimo scalino Agasha sentì una carezza sulla guancia, come se lui l’avesse raggiunta.
-Grazie di tutto mia amata Agasha, veglierò per sempre su nostro figlio e su di te.
fine
   
 
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