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Autore: Macy McKee    10/02/2015    7 recensioni
Sei nel vento che s’infrange contro le mura di Minas Tirith e si insinua fra le crepe per vegliare sulla città.
Ricordi Minas Tirith, erede di Denethor?
Mura bianche come la neve d’inverno, salde come il monte che fa da dimora al tuo popolo. Mura abbaglianti sotto il Sole di primavera, che non vedrai più.

[Breve introspezione sulla morte di Boromir]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Boromir
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nella voce del vento
 
Sei nel vento che spira fra gli alberi ai piedi di Amon Hen e sospinge i tuoi compagni lungo l’Anduin, guidandoli verso il destino che tende le sue mani verso di loro e li accoglie.
Corrono verso la morsa del fato, i tuoi amici. Saranno tanto forti da resistergli, ora che tu non sei più al loro fianco?
Sei stato forza e coraggio e lealtà, e ora sei vento che sfiora le loro mani e fugge lontano, verso la dimora di Ulmo.
Vorresti viaggiare al loro fianco. Vorresti essere armatura attorno ai loro corpi e difenderli dalle ombre che avanzano, ma sei troppo veloce, mentre il vento ti porta lontano e non puoi voltarti per dire loro addio.
 
 
Sei nel vento che s’infrange contro le mura di Minas Tirith e si insinua fra le crepe per vegliare sulla città.
Ricordi Minas Tirith, erede di Denethor?
Mura bianche come la neve d’inverno, salde come il monte che fa da dimora al tuo popolo. Mura abbaglianti sotto il Sole di primavera, che non vedrai più.
Hai lasciato la tua terra per donare speranza a coloro che la abitano.
Avresti lottato per ognuno di loro, donando la tua vita all’ignoto per la salvezza della tua città.
Avresti ceduto alle lusinghe della morte che ti chiamava a sé la notte, bisbigliando con la voce delle ombre che premevano suoi tuoi occhi e a cui eri cieco per volontà. Non hai voluto vedere l’oscurità che si addensava attorno al tuo cuore fino a quando il tuo spirito ha vacillato e si è incrinato, lasciando entrare le tenebre.
Avresti rinunciato a  tutto te stesso – al tuo corpo, alla tua anima – per il tuo popolo, ma la tua vita è stata reclamata dalla redenzione. Hai ceduto al sortilegio del Male, Boromir di Gondor, e non rivedrai le pianure attraversate dai figli di Elendil in cerca di una nuova dimora.
Non tornerai a casa.
 
Sei nel vento dell’est che sussurra alla tua patria senza essere interpellato, che canta per coloro che non lo vogliono ascoltare. Canterai per la tua famiglia con la voce della brezza. Ti udiranno?
Canterai per Faramir, perché possa trovare serenità e pace che plachino il suo cuore.
Canterai per tuo padre, perché sia un sovrano giusto.
Canterai per il re che farà ritorno, riportando la luce dove il buio ha inghiottito l’ultima scintilla di speranza e soffocato le fiamme della resistenza.
 
Sei nel vento che corre lontano, oltre Gondor, oltre Mordor, oltre il mare.
E presto non sarai più, perché il tuo spirito si dissolve nella brezza come polvere sotto la tempesta.
È giunta l’ora di abbandonare la tua terra, Capitano di Gondor.
Se il vento sarà gentile, guiderà a Minas Tirith l’eco del tuo ultimo canto.
 
Saresti tornato a casa in trionfo, riempiendo i tuoi occhi e il tuo spirito con le torri candide della tua patria.
Saresti tornato a casa.
 

 
   
 
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