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Autore: MagikaMemy    10/02/2015    4 recensioni
La Disney High non è un semplice liceo, ma una vera e propria GIUNGLA! E tra compiti in classe, feste sulla spiaggia e amori incompresi, Jasmine, Nani, Belle... ma anche Aladdin, Naveen, Alice, Jim, Trilli e altri saranno vittime della più temibile sfida cui la vita ci pone davanti : l'adolescenza. E si sa, essere giovani non è semplice... in fin dei conti, questa è la vita reale, non siamo mica in una fiaba!
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Angolino:

Vorrei dedicare questo capitolo alla mia Beta Frozen, che ha compiuto gli anni ieri e a cui ho già spoilerato la fine della storia. Sappiate, lettori, che lei si ribella pesantemente al mio sadismo con i personaggi- ma lo so che mi ami, Frozen. Mi incoraggi, mi convinci a non mollare e credi in me più di quanto faccia io, e questo per me significa TANTO. Quindi questo capitolo, soprattutto la prima parte, è tutta per te. Fangirla pure, e fallo come si deve. Shippali come se non ci fosse un domani...insomma, goditi il momento. Potrebbe non durare (risata malefica). E ricorda: Tebaldo e Mercuzio sono SHIPPABILISSIMI. (Sì, lettori, avete capito bene. Shippo random nelle opere Shakespeariane. AIUTATEMI.) E amami! Auguri ancora <3.



Capitolo 8


Eric l'aveva sentita.

L'aveva sentita distintamente, come i marinai delle storie che gli raccontava sempre suo padre da bambino- quelle storie in cui le sirene cantavano, attirando i poveracci nelle loro grinfie.

Il fatto che le sirene in questione fossero cannibali nell'ottanta per cento dei racconti era ovviamente irrilevante: come tutto ciò che riguardava storie e leggende, Eric ne era affascinato, quasi assefuatto.

Aladdin gli lanciò un'occhiata contrariata vedendolo lì, mollemente abbandonato contro l'armadietto e lo sguardo perso nel vuoto, e ci mancò poco che gli desse il libro di filosofia in testa per risvegliarlo dal suo sonno ad occhi aperti.

"Qualcuno ha fatto le ore piccole, ieri sera" osservò ammiccante, armeggiando con i quaderni.

Eric si voltò verso di lui, gli occhi azzurri che brillavano alla luce del primo pomeriggio.

"...ieri sera ho incontrato un angelo, Al."

L'amico ammutolì, cercando di capire quanto fosse serio (e considerando per un attimo che avesse subìto un trauma cranico); tuttavia ignorò l'istinto di chiedergli quando avesse sbattuto la testa e sorrise con poca convinzione.

"Sembra interessante. Io ho incontrato il professor Facilier dal fruttivendolo sabato. Sapevi che è allergico alle banane?"

"Sono serio." riuscì solo a rispondere Eric, prima di tornare a fissare il vuoto.

Aladdin sospirò e, chiuso l'armadietto, gli diede un'affettuosa pacca sulla spalla chiedendogli dolcemente se volesse parlarne.

Eric prese fiato e sorrise al niente: " Ieri sera sono rimasto da solo a finire di allenarmi. Insomma.. sai quanto mi piace avere la piscina interna tutta per me" ammise, arrossendo, e Aladdin annuì intenerito.

La pallanuoto era sempre stato un interesse di Eric – uno dei pochi, in effetti, che si trascinava dietro sin dalla tenera età.

Suo padre, sergente della marina, gli aveva innescato qualcosa nel cervello (simile ad una vera e propria ossesione) per il mare, l'oceano, l'acqua e... beh, le vongole e i fritti misti.

Ad ogni modo, Aladdin volle rimanere serio mentre l'amico, mostrando la solita timidezza, raccontava che, mentre ordinava le tavolette prima di andare nello spogliatoio, aveva sentito qualcuno cantare dal giardino interno.

"Al, io... non ho mai sentito nulla del genere. Era..." guardò il soffitto, agitando le mani come se ciò potesse aiutarlo a trovare il giusto paragone "... era una voce fatata. Sembrava un sogno."

"E' la stessa cosa che hai detto al compleanno di Hercules lo scorso Luglio, quando Naveen ha cantato al karaoke e ti eri appena fumato una canna." scherzò Aladdin, per poi passargli una mano tra i capelli e sorridergli.

Eric sbuffò, amareggiato e con un apparente voglia di scherzare pari a zero (non che andasse comunque fiero delle sue figure di merda quelle due volte che aveva fumato in tutta la sua vita, ma evidentemente il karma non esisteva se aveva deciso di punirlo così nonostante fosse sempre stato un bravo ragazzo).

"Dico sul serio, Al. Se solo avessi sentito, mi capiresti..."

Aladdin tornò serio e studiò il suo sguardo rapito, il tono di voce ridotto a un sussurro e l'espressione tra il meravigliato e il disperato.

"Sai chi è?" chiese, ma Eric rispose che no, non ne aveva la minima idea, perchè la ragazza che cantava era scappata non appena lui si era avvicinato alla porta a vetri.

"Con il buio non sono riuscito neanche a vederne l'ombra" ammise, visibilmente rammaricato.

Aladdin riflettè ad alta voce: "Se è rimasta fino a trada ora, sarà qualcuna del club di nuoto. O comunque, fa parte di un club sportivo. La palestra e la piscina hanno il cortile interno in comune."

Eric sembrò pensarci su un istante, poi emise un sospiro e abbassò lo sguardo, le guance arrossate e l'espressione apparentemente dura.

"Ad ogni modo, è una cazzata" disse, osservandosi le scarpe e grattandosi il collo nervosamente " quindi... beh, lasciamo stare."
Aladdin colse il segnale che l'amico gli stava lanciando e gli circondò le spalle con un braccio, entusiasta.

"Troveremo il tuo angioletto, Moby Dick " gli disse, arruffandogli i capelli corvini "ci puoi giurare".

Eric non potè trattenere un sorriso e frenò l'istinto di abbracciarlo.

Rimasero sul virile scambiandosi mascoline (e poco credibili) pacchettine sulle spalle, poi gli lanciò un'occhiata mentre chiudevano gli armadietti.

...Aladdin non era tipo da confidenze, ma in fondo sembrava il momento adatto per chiederglielo.

"Al, come procede con Jas?"

Aladdin sbattè lo sportello dell'armadietto così forte, gli occhi larghi come cocomeri, che fece trasalire la professoressa Magò-che ovviamente, pazza com'era, non si fece problemi a mandarlo in un posto in cui solitamente gli insegnanti non dovrebbero mandare gli studenti.

Si affrettò a recuperare il libro caduto a terra e sorrise senza la minima convinzione.

"Alla grande."

"Lo dici come se avessi appena scoperto la tua data di morte." non potè fare a meno di osservare l'amico.

Aladin sbuffò: "Lei non ha la minima idea di cosa è successo dopo la festa, e fortunatamente sembra che nessuna delle ragazze abbia ancora scucito la bocca..."

"Beh, l'unica a saperlo è Belle, voglio dire, è la più affidabile. Dubito che glielo direbbe." osservò Eric, e Aladdin si mostrò sollevato mentre passavano davanti al distributore automatico e Ariel li salutava con un timido cenno della mano.

"Ciao ragazzi. Volete...umh...volete un caffè?" chiese, mentre Nani si chinava per prendere la sua cioccolata e li salutava calorosamente.

"No ragazze, spiacente, io sono in ritardo per filosofia" disse Al, ma prima che Eric potesse parlare gli diede un colpettino dietro la schiena e sorrise languido.

"Ma tu sei libero, no? Mica devi scortarmi fino in aula."

"No, ho due ore buche ma volevo andare in biblioteca."

Ariel guardò Nani (che le lanciò un'occhiata di minaccia abbastanza eloquente, se non si fosse decisa a fare qualcosa di sensato) e disse con insolito entusiasmo: "Oh, tranquillo, anche io devo andare ad allenarmi. Tempo di un caffè e corro in piscina."

Ci fu un istante di silenzio in cui Aladdin e Nani si scambiarono occhiate complici e Ariel si guardava le punte delle scarpe.

Eric sembrò pensarci un istante, poi assunse un'espressione rilassata: "...effettivamente, mi sa che di caffè non me ne basterebbero due con il sonno che ho. Se non mi metto a studiare per letteratura francese..."

"Non me ne parlare! Quello stupido libro è ostrogoto puro, per me." rispose Ariel senza pensarci, e Eric rise di gusto mentre prendeva il portafogli dalla tasca.

Nani e Aladdin erano in visibilio, e si sarebbero abbracciati e dati il cinque sventolando bandierine con la faccia di Ariel se avessero potuto, ma entrambi si limitarono a dileguarsi con nonchalance e l'espressione da 'finalmente ti stai dando una mossa!'

Eric infilò le monetine e la guardò dolcemente.

"Come lo vuoi, il caffè?"

Non arrossire.

NON ARROSSIRE.

NON.

ARROSSIRE.

"Macchiato caldo, doppio zucchero." disse, e sbuffò sollevando la frangetta mentre lui cercava i tasti giusti.

Se solo avesse saputo che sarebbe finita così si sarebbe risparmiata di girare senza neanche un filo di trucco, con i capelli disastrati che manco dopo un atterraggio col paracadute e la maglietta macchiata di penna da un lato.

Eric però sembrava non averci fatto caso- oh, ma insomma, non era stupido...

Probabilmente fingeva di non aver notato le sue condizioni indecenti per pura cortesia.

Le porse il bicchiere di carta e lei arrossì -ovviamente.

"Emh... grazie. Ma la prossima volta offro io".

Eric le sorrise e selezionò un caffè amaro: "Naaaah, sei o non sei una fanciulla? E' il cavaliere a dover offrire!" disse con convinzione.

Ariel si tirò indietro i capelli e pensò che quella era l'occasione giusta per dire qualcosa che non la facesse sembrare una perfetta cretina.

E fu a questo che pensò anche dopo che lui le chiese di andare in giardino e si furono seduti su una delle panchine in pietra.

Poco lontane, Aurora e Bianca discutevano animatamente di qualcosa – i ponpon poggiati a terra, tra la polvere, status simbol di un'immagine che in quel momento non dovevano dare a nessuno perchè tutti a lezione o in aula studio.

"Hai già pensato a quale college fare domanda?" le chiese lui, sorseggiando il caffè bollente.

Ariel strinse la tracolla della borsa e sospirò.

"Veramente sto aspettando per le borse di studio, ma mi piacerebbe frequentarne una che mi permetta di studiare anche per il restauro dei beni culturali."

Lo disse senza pensare, ma un istante dopo se ne era già pentita.

Tuttavia Eric la guardò con ammirazione: "Vuoi fare la restauratrice?!"

"Non dirlo a mio padre! Anzi, ti prego, non... non dirlo a nessuno."

"E perchè? E' una cosa fantastica" esclamò lui, ed era sincero.

Ariel arrossì di nuovo e guardò il bicchiere, sovrappensiero.

"...sin da quando sono bambina mi piace collezionare oggetti di tutti i tipi, custodirli come tesori e...aggiustarli, riparlarli, dargli una vita tutta nuova. Mi piace l'idea di poter creare qualcosa di diverso senza cambiare la natura di nulla, una... mutazione sufficiente a ridare dignità a un quadro, o a uno scrigno. Una seconda possibilità, con la consapevolezza di ciò che sono stati in passato."

Eric accolse quel piccolo discorso in silenzio, capendone in qualche modo l'importanza e vedendolo come un qualcosa di... non so, prezioso.

Ariel si affrettò a smorzare la tensione e si diede della stupida.

Da quando riusciva ad esporsi così?

"Lo so, è una stupidaggine vero? Ahahah" rise senza la minima convinzione.

Eric si affrettò a dirle di no, e nonostante volesse aggiungere altro al momento non gli sembrava di riuscire a cavar fuori niente di abbastanza intelligente da quella stupida bocca.

"E tu? Non hai progetti?"chiese Ariel, che ormai sperava di riuscire a distogliere il discorso da lei.

Eric alzò le spalle con leggerezza: "Vorrei, sai, arruolarmi in marina. Come mio padre. Ma diciamo che, se proprio non dovessi riuscirci, potrei sempre vivere da eremita sulla spiaggia e vendere collane di conchiglie ai passanti!"

Ariel rise di cuore: "Sì, beh, sarebbe un'attivita interessante. Potrebbe attirare i turisti..."lo schernì, e Eric mise un finto broncio.

"Tsk, tu sottovaluti il mio talento negli affari, sirenetta!"

Ariel inarcò un sopracciglio, divertita: "...sirenetta?! Ahahah, ma dài, e questa da dove l'hai presa? Fa tanto telefilm anni ottanta..."

Eric si fece un pò più serio e le si avvicinò, togliendole il respiro: le diede una bussatina sul naso lasciandola confusa, poi si alzò in silenzio.

Ariel lo guardava interrogativa, sentiva le guance in fiamme.

Eric gettò il bicchiere vuoto nel cestino e, ormai in piedi, le mostrò un altro sorriso.

"Sirenetta, perchè prima di oggi non ti avevo mai vista a tuo agio fuori dall'acqua. Come se ti mancasse il respiro sulla terraferma."

Si voltò e fece per andarsene, poi la guardò un'ultima volta.

"Ah, avevi del caffè sul naso, comunque."

Ariel potè giurare di vederlo arrossire un istante, ma prima che potesse riattivare il cervello lui era già rientrato dalla porta a vetri, lasciandola lì con il suo imbarazzo e le sue stupide guance arrossate.


**


Chiuse il libro di matematica, tentando invano di ignorare il caos che proveniva dal salone affollato – sentiva distintamente le grida spazientite di Bianca contro Bernie e chissàqualesperduto che avevano, citando testualmente, imbrattato la moquette di gelato alla vaniglia.

Sorrise a vuoto al pensiero di aver finalmente finito i compiti e si concesse dieci minuti sul letto, concentrato sul dolce far nulla, prima di scendere al piano terra e dare una mano per la cena.

La sua stanza era ovviamente piccina – nonostante fosse l'unico a godere del lusso di una camera singola; quando aveva annunciato, anni prima, a Bianca il desiderio di restare lei aveva subito esclamato: "Non vorrai mica restare con i piccoli! Devi avere una stanza tutta tua. Sai, per quando comincerai ad, emh, uscire con le ragazze..."

Sì, certo.

La cosa divertente era che, all'epoca, Peter si era tutto inorgoglito immaginandosi chiuso a chiave in stanza, con musica rock in sottofondo e una ragazza sul letto.

Inutile specificare quanto tale aspettativa si fosse rivelata con il tempo non solo infondata, ma quasi ridicola.

Sì perchè ad eccezione di Trilli – che ovviamente non era da considerarsi una Ragazza, se non in termini prettamente tecnici- e Lilo – che di femminile aveva solo gli organi riproduttivi- nessuna fanciulla si era mai avventurata in quella casa di pazzi.

Sia chiaro, lui non si vergognava della sua situazione; sì, sapeva che da un punto di vista esterno poteva risultare alquanto bizzarra, con nove fratellini e due genitori acquisiti (anche se, ufficialmente, Bianca e Bernie erano dei semplici tutori, ma questo era solo un dettaglio)... ma c'era da dire che per lui quello era un ambiente del tutto naturale.

Sbuffò, sollevando la frangetta rossa che gli ricadeva sugli occhi, e senza un motivo preciso l'immagine di Wendy gli lampeggiò nel cervello.

Dopo quello che era successo alla festa sulla spiaggia, il loro rapporto era diventato – cosa che riteneva impossibile- ancora più strano.

Sì, beh, era successo altre volte.

E sì, il sesso non era solo la cosa più fantastica che esistesse, ma era molto molto di più.

Pensò a quanto fosse bello sentirsi parte di un mondo adulto, altro, completamente diverso da come se lo era aspettato.

C'era qualcosa, in quella ragazza; qualcosa che gli aveva innescato nel cervello il desiderio di abbandonare tutto ciò che fino a pochi mesi prima gli sembrava di massima importanza.

Fumetti, cinema, videogiochi ... perfino cose come lo studio e gli amici avevano perso lentamente colore nella sua testa, diventando di un grigio insipido e informe.

Non che si fosse allontanato, ma gli sembrava che ormai tra di lui e gli altri ci fosse una sottilissima linea che li rendeva, in qualche modo, diversi.

Ma Wendy non era altro che semplice, puro, magnifico sesso.

Un sesso di cui non conosceva altro che il ritmo basilare, con gesti e movimenti impacciati, freddi, un pò meccanici.

Non era uno stupido, sapeva che l'amore era ben diverso da quello.

Per di più, intendiamoci, sapeva che Wendy non era esattamente la pallina più luminosa dell'albero: era una ragazza bella quanto tremendamente banale.

Discorsi di ore intere basati sul puro nulla, risatine sciocche, ogni tanto qualche sguardo ammiccante, capricci sui luoghi dell'appuntamento, i regalini, le telefonate frammentate da insulsi baci in lontananza.

E il tutto non era dettato da un vero e proprio interesse, Peter sapeva quanto Wendy fosse semplicemente ancorata all'unico idiota che era riuscita ad accalappiare.

Ma gli piaceva.

Gli piaceva come lo toccava, come sapeva farlo andare in estasi con un singolo gesto (non che fosse difficile mandar in estasi un diciassettenne in piena tempesta ormonale, ma lei sapeva farlo ottimamente), come renderlo succube di quello che non sarebbe mai stato fare l'amore.

Lo faceva sentire un uomo, dopo essersi sentito un bambino per tutta la vita; gli dava importanza e lo guardava con passione, come fosse tutto ciò che aveva sempre voluto.

Forse si trattava semplicemente di coccolare il proprio ego, ma Peter pensò che non aveva mai negato di essere un irrimediabile vanitoso.

In fondo, lui era il meglio che c'è – o almeno, questa era l'immagine di sè che gli piaceva dare.

Wendy lo aiutava in questo, non solo gli porgeva la maschera della sicurezza e della strafottenza, ma con un semplice gesto sembrava fargliela indossare e cacciare tutti i suoi fantasmi (quelle paure, quelle insicurezze, quei vuoti).

Non potè trattenersi dal sorridere pensando a quanto Trilli si sarebbe arrabbiata, se avesse ascoltato un ragionamento simile: lei, che lo aveva sempre incoraggiato a mostrarsi per come era davvero.

Che aveva sempre insistito (e, ne era convinto, sempre lo avrebbe fatto) su quanto lui fosse perfetto senza fingere presunzione, spacconeria, forza.

Le debolezze sono ciò che ci rendono amabili, gli aveva detto una volta.

Lui l'aveva abbracciata, ma ovviamente non poteva dare effettivamente peso a ciò che Trilli gli suggeriva; non perchè non desse buoni consigli, ma era ovviamente poco obiettiva.

Insomma, era la sua migliore amica e gli voleva un gran bene da tutta la vita – avrebbe potuto presentarsi da lei con una buccia di banane in testa e un vestito da tartaruga ballando la conga ubriaco e lei lo avrebbe trovato comunque fantastico.

La suoneria del telefono lo distrasse dia suoi pensieri, e vide sul display il nome di Taron.

"Ssssssì?"rispose con enfasi, e Taron si affrettò a rispondere seccamente: "Dì, non ti avrò mica disturbato mentre chiavavi allegramente?"

Alzò gli occhi al cielo, divertito: "Per tua fortuna no, ero sdraiato sul letto."

La voce di Jim, sbucata dal nulla, si intromise (dai suoni riuscì a capire che aveva tolto il telefono dalla mano del proprietario): "Spiacente interrompere la tua sega pomeridiana, Pan, ma stasera andiamo a giocare a bowling. Ci vediamo lì davanti per le nove. Chiama Trilli."

"Ma... non ho soldi per fare telefonate!" provò a lamentarsi, ma Jim aveva già attaccato.

Perfetto, gli ultimi dieci centesimi di credito sprecati!

Ora non avrebbe potuto chiamare Wendy...

...si fermò un istante, quando lo sguardo gli cadde su una foto di lui e Trilli in spiaggia, da bambini.

La vide lì, piccola, bionda e spettinata, mentre lo abbracciava contenta, un secchiello rosa accanto.

...beh, in realtà non gli sembrava poi chissà quale spreco.

Meglio chiamare Trilli che Wendy, no?


**


Ailyn tese una mano fuori della finestra, il vento freddo che le carezzò le dita per un istante.

Ritirò il braccio immediatamente e pensò che, , era il caso di portare un giacchetto.

Incredibile, che stesse finalmente arrivando l'inverno?

Insomma, erano ormai a metà ottobre e sembrava fino a poche ore prima di essere in Maggio... non che fosse una fan dei mesi invernali, ma la cosa stava iniziando ad essere irritante.

Chiuse la finestra e lanciò un rapido sguardo allo specchio accanto l'armadio.

...fantastico, sembrava un incrocio tra un folletto drogato e una principessina medievale.

Il fisico era decisamente troppo magro, gli occhi troppo scuri, la pelle troppo chiara e i capelli... dio, i capelli.

Paglia che le incorniciava il volto senza un minimo di grazia, o eleganza... sì, beh, c'era anche chi stava messo peggio di lei – insomma, bastava vedere la chioma di Rapunzel per considerare il suo come un taglio corto, ma lei era decisamente più bella di lei.

Con quel sorriso, gli occhi verdi guizzanti di gioia ed entusiasmo, i pennelli tra i capelli e le guance rosee... era esattamente così, che le sarebbe piaciuto essere.

E invece cosa c'era allo specchio? Un gremlins con la parrucca bionda ed evidenti problemi di gestione emotiva.

Meraviglioso.

"Aily, posso entrare?"

La ragazza sorrise ad una Trilli esitante dietro la porta semiaperta, invitandola.

"Sono quasi pronta, lo giuro. Sei venuta in bici?" chiese all'amica, senza togliere lo sguardo dallo specchio (ora tentava invano di lottare contro la frangetta che insisteva a caderle sugli occhi).

"No, ho usato la polvere fatata che fa volare" disse Trilli ironica, gettandosi sul letto di Ailyn e giocando con il famoso maialino di peluche regalatole da Taron.

Guardò Ailyn e non potè fare a meno di sorridere: "...Ailyn, è una serata al bowling. Non il ballo delle debuttanti".

"Con questa faccia potrei andare al massimo ad un concorso canino" ribattè, mandando mentalmente lo specchio a quel paese e gettandosi sul letto, accanto a Trilli.

L'amica la abbracciò e le diede un buffetto sulla guancia, delicatamente: "Tu sei bellissima, Ay. E questo è un dato di fatto. So che ora non ci credi, ma sei una ragazza splendida, e non solo esteriormente."

Ailyn avrebbe voluto dirle di smetterla, che non era certo una bambina, e che non aveva bisogno delle sue parole gentili- ma Trilli aveva questo suo modo adorabile di farti i complimenti che non potè non abbracciarla.

"...e comunque, per chi ti stai facendo bella? Non avrai invitato Artù, per caso?" la schernì l'amica, e Ailyn arrossì alzandosi di scatto e avvicinandosi al beauty case.

"Assolutamente no" rispose, senza guardarla e cercando il mascara con un pò troppo vigore, mentre Trilli ridacchiò e si sciolse i capelli, levandosi la maglietta e lottando contro i ganci del reggiseno.

"Questo dannato coso..." farfugliò, per poi vedere Ailyn che fissava lo specchio senza guardarlo davvero.

Sospirò (con una bretella del reggiseno abbandonata sulla spalla e un seno praticamente di fuori, ma del resto Trilli non era una tipa pudica) e le lanciò un bottone trovato sul letto, che Ailyn ricevette subito dietro la testa e la fece voltare verso l'amica.

"A cosa stavi pensando? Lo specchio si stava sciogliendo sotto il peso della tua autocommiserazione"

"Quanto sei sagace!" le rispose di rimando Ailyn, ironica, per poi lanciare un'occhiata al cellulare abbandonato sul cuscino.

"...sai, pensavo di... non so, chiedergli di uscire. Ad Artù, intendo."

Trilli non si mostrò sorpresa, ma volse la testa da un lato come fanno i cagnolini quando non capiscono qualcosa.

"E perchè non lo fai? So che sarebbe la fine del mondo per te, ma non viviamo nel Medioevo. Anche le ragazze possono invitare i maschietti ad uscire, qualche volta."

"Non so che scusa usare! Non posso chiederglielo in maniera troppo diretta... magari, con la carta delle ripetizioni..."

"Sì, è una buona idea" disse Trilli alla svelta, tornando a concentrarsi sul suo reggiseno, lieta che in fondo Ailyn non avesse un problema particolarmente serio "E poi, cos'hai da perdere? Voglio dire, non stai rinunciando all'uomo della tua vita per uno qualsiasi. Se con Artù dovesse andar male, puoi sempre puntare ad altro." si interruppe un istante, lanciandole uno strano sguardo.

"...sei libera come l'aria, no?" le chiese, sperando che Ailyn cogliesse il tono di sfida.

Ma l'amica era troppo presa dai suoi stupidi pensieri per capire il messaggio di Trilli, e quando eslcamò con entusiasmo "Sì, gli scriverò domani!" lei si limitò a scuotere le spalle, mentre fuori cominciava a farsi sera e riusciva finalmente ad allacciare quel dannato reggiseno.


**


"... spero tu stia scherzando."

Jim rise mentre saliva sul motorino, il casco ben chiuso, e porgeva il secondo a Lilo che a braccia conserte lanciava occhiate a quel... quel inutile trabiccolo che sembrava sarebbe crollato al primo soffio di vento.

"Coraggio, Lilo. Gli altri ci stanno aspettando."

"Io su quel coso non ci salgo" fu la ferma risposta. "Piuttosto vengo coi pattini."

"Siamo dall'altra parte della città, ma se vuoi impiegarci due ore e mezza e correre sul marciapiede con il rischio di investire qualche povero disgraziato..."

"...preferirei mettere sotto una povera vecchina che torna dalla spesa serale e scontare gli anni di prigione previsti, piuttosto che stringerti come nei film romantici mentre corri come un pazzo su quella specie di triciclo evoluto."

Jim inarcò un sopracciglio, esasperato.

"Lilo, qual'è il cazzo di problema?! E' il mio motorino! Ci sei salita decine di volte!"

Lilo non rispose e abbassò lo sguardo.

"... non importa, non devo dare spiegazioni a nessuno. Non ci salgo, su quel coso. Punto."

Fece per voltarsi e rientrare in casa, dove Nani probabilmente era già davanti alla tv con Stitch, il take away del ristorante cinese e la nuova puntata della sua serie tv del giovedì; ma fu costretta a voltarsi quando Jim le trattenne un braccio.

Si guardarono negli occhi e lei si allontanò frettolosa, ma senza rientrare in casa.

Jim le tirò dietro le orecchie una ciocca di capelli e le lanciò uno sguardo paziente.

Lilo era la sua migliore amica.

E sapeva di non essere il prototipo di perfetto best friend, ma...al diavolo, era davvero importante?

Lilo non era esattamente il tipo di ragazza a cui serve un migliore amico che le metta lo smalto e le dica quanto le sta male il nuovo vestito, nè che sia disposto a farsi svegliare alle tre di notte da una ragazza in lacrime per colpa dello stronzo di turno, costringendolo a dirle frasi come ' non ti merita'.

No, Lilo non era decisamente quel genere di ragazza- ma con gli anni aveva imparato a riconoscere le sue debolezze, limarle senza che lei glielo chiedesse, nei limiti di quanto gli concedeva, fino a quando non diceva 'basta', fino a quando non piangeva e gli diceva di fottersi, che non aveva bisogno di essere compatita.

Perchè Lilo odiava sentirsi sguardi di comprensione addosso, e forse era per questo che andavano così d'accordo: Jim non chiedeva alle persone di lasciarlo in pace, glielo faceva capire a suon di pugni, il più delle volte.

Non erano cattivi ragazzi, ma erano anime profondamente sole, entrambi nuotatori nelle ombre del loro passato- così opprimenti, così reali da invadere ogni più rosea (quanto rara) visione di un futuro che era ancora troppo lontano.

Lilo, gli occhi neri come la pece nascosti dai capelli lunghi davanti il viso, gli lanciò uno sguardo vacuo e lo abbracciò senza dire una parola.

Jim ricambiò la stretta, perchè gli abbracci di Lilo erano così rari da sembrare quasi irreali quando arrivavano.

"...mi fa male la pancia." disse solo lei, scostandosi per guardarlo in viso (nonostante guardasse tutto fuorchè lui).

Jim tacque, perchè sapeva che lei non aveva ancora finito, e difatti prese fiato e continuò.

"Ho fatto un test di gravidanza. Due settimane fa."

Ecco.

Aveva lanciato la bomba.

Si morse le labbra, pentendosi all'istante di averlo detto a qualcuno (anche se quel qualcuno era Jim), e tremò quando Jim le rivolse la parola, un minuto dopo, interrompendo il silenzio e nascondendo in malo modo l'espressione di panico che gli regnava sul viso.

"Io... cioè, cosa..."

"E' risultato negativo." lo interruppe subito lei, stroncando quell'imbarazzo che le causava non poco disagio. Lui sembrò rilassarsi per un attimo – e per un istante, assurdamente, trovò la reazione di Jim estremamente buffa, come se il padre potesse essere lui.

"Per questo mi fa male la pancia" spiegò ancora, senza il coraggio di guardarlo "mi è arrivato in ritardo di due settimane. Sto uno schifo, e... insomma" tirò su con il naso, mentre gli occhi le si facevano improvvisament lucidi "...non ci salgo, su quel coso." ripetè, come se fosse una conclusione sensata.

Jim finse di non accorgersi che stava iniziando a piangere, e si appoggiò al motorino spento.

Cercò qualcosa di giusto da dire, ma gli anni di solitudine con sua madre gli avevano insegnato solo a rispettare gli spazi delle donne, quando esse vogliono il silenzio.

Lilo in quel momento, però, aveva bisogno di parlare.

Lo capiva da come tremava, dal movimento spasmodico dei pugni chiusi nelle tasche dei jeans, nel disagio con cui nascondeva il proprio viso sotto i capelli neri.

"...chi pensavi che..."

Non potè finire la frase che Lilo scoppiò in singhiozzi, cadendo a terra con un tonfo sordo. Jim fece per avvicinarsi, ma lei gridò "Non mi toccare!", il viso nascosto tra le mani, la voce tremante.

Jim rimase fermo dov'era, in piedi di fronte a lei, osservandola piangere come osservava sua madre dalla serratura da bambino, guardandola in lacrime nella sua camera, dopo che suo padre li aveva abbandonati.

"Lilo." disse poi, sottovoce ma con tono fermo; Lilo sollevò lo sguardo e lui le si mise davanti, poggiando un ginocchio a terra e tirandole su il mento.

Ora la vedeva bene: il trucco nero che le era colato dagli occhi lungo tutte le guance, il naso arrossato, i capelli attaccati alle gote a causa delle lacrime.

Non era Lilo, era il fantasma di quello che la torturava- e potè giurare di non averla mai vista in quello stato.

"Chiunque sia, mi sembra evidente che non sei felice con lui."

"Non chiedermi chi è." lo supplicò, tremando. "...ti prego."

Jim si limitò a togliersi il giaccone di pelle e poggiarglielo sulle spalle, poi la strinse di nuovo- ma stavolta Lilo non si sarebbe scostata.


**


"Professore, sta... sta scherzando?"

Tiana era lì davanti, allibita, i capelli raccolti in uno chignon disordinato.

Il giovedì era il giorno della settimana che preferiva – non solo perchè era il suo unico giorno di riposo, ma perchè questo significava poter rimanere quanto voleva nell'aula del club di economia domestica.

Non era raro che restasse per ultima con il prof Remì, e lui si divertiva a mostrarle tecniche nuove e troppo difficili per gli altri studenti- tecniche in cui lei riusciva senza problemi.

E anche oggi era successo lo stesso, con la differenza che il prof le era sembrato molto serio quando le aveva chiesto di restare dopo che gli altri se ne erano andati a casa.

E così le aveva proposto di aiutarlo nei corsi, per tutte e tre le lezioni settimanali più i corsi per gli esterni che teneva il Venerdì sera all'Accademia gastronomica in centro.

Tiana, la scopa ancora in mano e la divisa sporca indosso, non riusciva a non balbettare.

Remì, alto poco meno di lei, sorrideva incerto.

"Tiana, mia cara, te lo ripeto: solo se vuoi. Non è un obbligo. Ma..." e fece una pausa brevissima "...ho davvero bisogno di qualcuno che mi dia una mano per la gestione degli ordini, o che mi sostituisca quando devo assentarmi al corso per l'Accademia. E sinceramente, non lascerei il mio posto a nessun altro" beh, almeno l'ultima frase era vera.

Tiana deglutì e lasciò che la parte razionale del suo cervello frenasse l'entusiasmo.

"Professore, non sono in grado di insegnare a nessuno un bel niente!"

"E' un corso base, Tiana. Tagli e metodi di conservazione, molta teoria... e non è detto che dovrai fare lezione per forza. Per ora mi serve solo una persona fidata che mi aiuti a gestire gli impegni. La paga..."

"Professore, la paga... la paga è perfetta. Davvero, solo che..."

Era esitante, e Remì si sentì una persona orribile a mentirle così- ma sapeva che era per il suo bene, e preferiva che quei soldi venissero dalle tasche di quello spaccone di Maldonia piuttosto che da quelle del rozzo barista per cui era solita spaccarsi la schiena.

"Tiana... te lo chiedo come favore. Voglio che lavori per me e voglio vederti comprare quel ristorante. Te lo meriti, e ho davvero bisogno di te. Ti pagherò esattamente come vieni pagata ora, e per metà del lavoro. Sei la mia alunna preferita, e non voglio che rinunci allo studio, nè alle amicizie. Questo è quello che ti offro, e ti insegnerò tutto ciò che so. Ci stai?"

Tiana guardò la mano tesa del professore, titubante; poi, non senza un pizzico di timore, la strinse, e lo abbracciò con calore.

"...grazie." sussurrò, e Remì finse di non accorgersi che stava piangendo mentre lo abbracciava.


**

“...Semola, cos'è quella faccia?”

Artù rimase imbambolato a fissare lo schermo del cellulare per dieci secondi buoni, poi si decise a metterlo in tasca, senza tuttavia riuscire a levarsi quel sorriso da scoiattolo che ha appena trovato la più grossa ghianda del mondo.

“Nulla, davvero, solo... uh, bella giornata eh?”

Ok, sapeva di non poter nascondere nulla a Robin – non per niente, tutta la scuola conosceva la sua astuzia degna di una volpe.

Guardò prima il suo migliore amico, che senza guardarlo continuava a scoccare frecce mentre la presidentessa del club di tiro con l'arco, Merida, gli urlava da lontano: “Hood, smettila di sprecare le frecce degli atri e và a raccogliere le tue!”

Robin la ignorò e si concentrò di nuovo su Artù, facendogli l'occhiolino.

“...è raro vederti sorridere per qualcosa che non riguardi i giochi online, Camelot. Allora?”

Artù arrossì e balbettò qualcosa di confuso, per poi afferrare il proprio arco senza troppa convinzione e fingere di raccogliere qualche freccia dalla balestra che aveva sulla schiena da un quarto d'ora.

Non che il tiro con l'arco non gli piacesse, certo, ma diciamo che quel club non era esattamente il più adatto a lui- se non si contava quello di scherma, certo, ma ehy, sarebbe ricominciato non prima di Novembre. Doveva pur fare qualcosa per tenersi in allenamento, no?

“SEMOLA, vuoi smetterla di mostrarti interessato a quello stupido arco e rispondermi?” chiese Robin ridendo, mentre Merida gli lanciava da lontano sguardi truci.

Artù finalmente lo guardò negli occhi, imbarazzato.

“...era Ailyn. Credo che ci vedremo, sai, nel pomeriggio. Le serve una mano in biologia e...”

“E da quando sei un esperto in biologia?” chiese Robin, sogghignando.

Artù gli diede un colpetto sulla spalla, assumendo un'espressione crucciata: “Merlino mi ha insegnato un sacco di cose, quando ero piccolo! Per questo ora ho dei voti così alti... finalmente quelle ore passate a sentirlo sproloquiare su rane e pesci serviranno a qualcosa!” concluse, ottimista.

“...ficcarle la lingua in bocca è così difficile?” chiese qualcuno alle sue spalle, facendoli trasalire entrambi.

Robin scoppiò a ridere con il nuovo arrivato e Semola sospirò, noncurante.

Non siamo tutte bestie come te, Little John.”

John, che aveva la mole di un orso e la delicatezza di un t-rex, si sistemò nella postazione alla loro sinistra e afferrò l'arco a terra, poi sistemò la freccia e chiuse un occhio, senza concentrarsi troppo sulla mira e ridacchiando: “Sei proprio un coglione, Camelot.”

“Via, via, Little John! Semola, qui, conosce le buone maniere di cui tener conto quando c'è una signora” si intromise Robin, sorseggiando un po' della sua bevanda energetica: “Se usassimo tutti i tuoi parametri di romanticismo, a quest'ora ci saremmo beccati due o tre denunce per stalking e linguaggio volgare.”

“..non è colpa mia se Cocca mi lancia quelle occhiate, durante la lezione di scienze.” fece John, mettendosi una mano sul petto in segno di difesa.

Artù rise, lanciando gli occhi al cielo.

“Probabilmente sono espressioni di disgusto nel ritrovarsi tra te e la rana morta.”

Robin scoppiò in una fragorosa risata, abbandonando l'arco tra l'erba e rotolandosi sul prato del campo sportivo.

Artù lo seguì a ruota ed entrambi si ritrovarono sporchi di fango e a reggersi la pancia che gli doleva per il troppo ridere, mentre Merida li raggiungeva e cominciava a sgridarli sulla 'manutenzione degli articoli sportivi'.

“Se non vi rialzate immediatamente e non ricominciate ad allenarvi sul serio, giuro che vi strappo le palle e me le gioco ai dadi con i miei fratelli! Camelot, vale anche per te! Non pensare che il fatto che tu partecipi a tempo perso non significa...”

Robin si alzò e, fattosi improvvisamente serio, le prese una mano tra le sue, mostrandole il Sorriso Affasicnante migliore del suo repertorio.

Merida rimase a fissarlo allibita, mentre Robin la coinvolgeva in uan sorta di casquet che manco alle gare di tango.

“Oh, Merida...ti ho mai detto quanto io ami i tuoi splendidi capelli rossi?!”

Merida assunse un espressione di totale apatia, ancora piegata tra le sue braccia.

“Hood, anche i tuoi sono rossi. Il tuo narcisismo mi disgusta, e il fatto che tu abbia già una ragazza ti rende desiderabile ai miei occhi quanto l'haggis di mia madre.”

Artù e John non poterono non ridere di nuovo, e Robin lasciò andare la ragazza lanciandole un bacio che lei ignorò.

“Ordunque, mio fedele amico!” esclamò Robin dopo qualche minuto, proprio mentre tutti ricominciavano a riordinare le proprie postazioni “sei emozionato per questo intenso pomeriggio di studi con la tua dama?” e gettò un rapido sguardo a Merida mentre lei passava loro accanto, ignorandoli.

“Sono solo ripetizioni, Robin. Non è nulla di eclatante.” rispose, avvicinandosi ai bersagli per spostarli dal centro campo.

Robin alzò gli occhi al cielo, ma non gli disse nulla.

E tuttavia Artù si ritrovà di nuovo a sorridere come un ebete, sperando, pregando di riuscire ad avere il coraggio di dirle qualcosa che non fosse solo legato alla fauna delle paludi o cose simili.

...non era colpa sua, davvero.

Ok, era sempre stato abbastanza – cosa, abbastanza? Decisamente timido con le ragazze, ed Ailyn gli piaceva sul serio.

Anche se si erano visti una volta e incontrati spesso per i corridoi perfino un perdente come lui sapeva che non significava un bel niente, e non se la sarebbe presa se avesse scoperto che lei frequentava altri- non troppo, comunque.

Sta di fatto che c'era un pensiero fisso che lo torturava quando pensava a lei, ed era quel... quel Taron.

Premettendo che contro di lui non aveva nulla- sapeva che erano amici da parecchio tempo, cresciuti insieme e bla bla bla... ma quanto poteva essere disinteressato, un rapporto così?

A volte gli capitava di vederli, lui e Ailyn nei corridoi, ed entrambi irradiavano luce quando si trovavano assieme.

Non avrebbe saputo spiegare il perchè, ma quei due erano palesemente dipendenti l'uno dall'altra.

E sospettava che chiunque, lui compreso, sarebbe stato sempre un terzo indesiderato.


**


"Siete una massa di stronze!"

"Jas, tra due settimane c'è la festa di Halloween. Lasciaci studiare questi giorni, ti prego."

Jasmine tirò a Nani un libro in testa, mentre Jane e Rapunzel (appena tornate dal club di arte) mangiavano le loro patatine e lanciavano all'amica sguardi contrariati.

"Ormai sono circondata da false amiche, che non sono neanche disposte a concedermi una serata libera dagli impegni per starmi vicino, in questo tragico momento della mia adole..." cantilenò in tono e posa a dir poco tragiche, con tanto di mano sulla fronte e occhi chiusi, ma fu interrotta da Megara che sbiascicò un convinto: "Falla finita o ti prendo a mazzate sui denti."

Jasmine le lanciò un'occhiata glaciale.

"IO STO SOFFRENDO!

"Il mal di pancia da ciclo e la depressione conseguente al tuo stato di singletudine non possono essere considerate causa di chissà quale sofferenza, altrimenti Tia starebbe peggio di te." esclamò Nani, e Tiana le mostrò la lingua.

"Oggi neanche le tue frecciatine riescono a farmi venire il malumore!"

Rapunzel la strinse dalle spalle, seduta dietro di lei sull'erba del cortile: "La nostra piccola cuoca ha ufficialmente dato le dimissioni ieri sera, vero?" chiese entusiasta, e Tiana sorrise raggiante.

"Da domani sera sarò l'ombra del professor Remì, e avrò anche e il Sabato sera libero. E soprattutto potrò avere il mio ristorante!" gridò, estasiata, e le ragazze la abbracciarono, sinceramente felici per l'amica.

"Ehi ehi ehi, allora questo Sabato festeggiamo! Viene anche Esmeralda per il week-end!" propose subito Jasmine, ma Belle sbucò alle loro spalle e si intromise nel discorso dopo un caloroso saluto generale.

"Questo week-end non posso, lo zio di Adam viene in città e Sabato abbiamo un pranzo, ma non so quanto ci vorrà..." disse in tono vago, sedendosi sulla panchina accanto a Jasmine e abbandonando accanto a sè la borsa a tracolla.

Rapunzel si strinse nel maglioncino viola e sbuffò, i capelli biondi legati disordinatamente attorno a un pennello pieno di macchie di pittura: "E quanto dovrete mangiare?! La sera non puoi liberarti?"

Belle evitò le occhiate languide delle amiche, la mano sinistra ben nascosta in tasca.

"Dobbiamo...dobbiamo parlare di alcuni affari di famiglia, non faremo tardi..." ma quando le arrivò un messaggio e levò dalla tasca il cellulare mostrò la mano, completamente sovrappensiero.

Per sua sfortuna, a Jasmine non sfuggiva MAI NIENTE.

"Emh, Belle... quello è..."

L'espressione di Belle mutò in un istante, e arrossì senza poter fare a meno di sorridere.

"Giuro che ve lo avrei detto. Cioè..."

Ma non fece in tempo neanche a finire la frase che le grida generali del gruppo avevano invaso il cortile, e tutte le erano letteralmente saltate addosso (Rapunzel era completamente in lacrime per la felicità).

Belle riuscì a sciogliere l'abbraccio con un pò di dispiacere, ma il suo sorriso era raggiante.

Non si era mai sentita così bella in tutta la sua vita.


**


Erano sporche.

Erano ancora dannatamente sporche.

Sfregò con più rabbia, ma sentiva distintamente i germi muoversi tra le dita insaponate, appropriarsi della sua pelle come una nuova tana.

Cenere iniziò a tremare e continuò a lavarsi le mani, fino a quando l'acqua che scorreva sul lavandino dopo il risciacquo non fu completamente e perfettamente limpida come se sgorgasse da una sorgente.

Il respirò tornò regolare e le asciugò con il suo panno personale (azzurro, of course); poi infilò il guanto usa e getta in lattice che aveva già preparato e si avvicinò alla porta.

Ne osservò la maniglia lucida, le sagome delle orme digitali di perfette sconosciute visibili a occhio nudo – gente che veniva chissà da dove, che probabilmente non si era neanche pulita per bene le mani dopo essere andata al bagno.

Cercò di ignorare il tremore alla mano e il conato di vomito e la toccò con la mano coperta dal guanto, poi aprì e si ritrovò in corridoio.

Sospirò forte e immediatamente raggiunse la spazzatura, dove si affrettò a gettare il guanto ormai inutilizzabile.

La giornata di studio era finita, ma tutti erano ai rispettivi club e lei doveva sbrigarsi ad andare al campo di footbal per gli allenamenti delle cheerladers.

Passò davanti al proprio armadietto, la divisa corta e pulita già indosso, e camminò per i corridoi deserti fino ad arrivare davanti al proprio armadietto-dove ad aspettarla c'era Bianca.

"Pensavo fossi già agli allenamenti." disse, e Bianca sorrise.

"Uao, sei sopravvissuta anche oggi ai bagni scolastici? Sei proprio una principessina coraggiosa" e le si avvicinò, guardandosi attorno e in allerta.

"Piantala" le disse Cenere, e l'altra le sfiorò il dorso della mano, vicinissima.

"... è presto per gli allenamenti, non credi?"

"Mi piace essere puntuale, lo sai" rispose atona Cenere, i capelli biondi legati in una treccia e gli occhi fissi sulle labbra di Bianca, che le si avvicinò di più.

"Vieni con me. Non ti faccio fare tardi."
"E dove mi porti?" chiese in tono sarcastico, fingendo ingenuità.

Biancaneve sorrise e la prese per mano, dopo aver controllato che per il corridoio non ci fosse nessuno; camminarono per un breve pezzo di corridoio e in fretta aprì la porta dello sgabuzzino delle scope.

Entrò e la condusse dentro, chiudendosi la porta alle spalle.

Biancaneve si appoggiò alla porta e guardò l'amica con gli occhi lucidi- poi si baciarono in fretta, mentre le divise di entrambe cadevano silenziosamente a terra.


**


Naveen era profondamente contento per Adam, ma allo stesso tempo non riusciva davvero a credere come avesse trovato il coraggio di fare una proposta di matrimonio a diciannove anni.

Sul serio, era degno di stima e tutto ma... come cavolo poteva accettare di rinunciare al rimorchio selvaggio per una sola donna?!

Intendiamoci, non che Belle fosse una tipetta da niente- non solo era una gran gnocca (e, sul serio, lo diceva con tutto l'affetto possibile), ma era anche una delle ragazze più intelligenti che conoscesse, e anche inconfondibilmente matura.

Solo che...beh, diciamo che lui non avrebbe mai, mai rinunciato ad avere tutte le donne che voleva per scambiarle con una sola.

...anche se forse, per una lo farei.

"Naveen, perchè non mi dài uno strappo a casa invece di guardare il nulla? So che per te è sicuramente più interessante il prato di un esame di coscienza, ma oggi sono a piedi."

Naveen si ridestò dai suoi pensieri e lanciò a Flynn un'occhiata severa.

"Rider, ho di meglio da fare che improvvisarmi tassista per i cazzi tuoi."

"Le seghe in macchina non contano."

"Non ho bisogno di masturbarmi, io" rispose tranquillo, appoggiato allo sportello della sua macchina. "Di solito riesco a trovare qualcuna che faccia il lavoro per me".

Flynn rise: "E allora cosa ci fai tutto solo, alle otto di sera, con una faccia da lutto tipica di chi ha appena perso il criceto? Non fai neanche parte di un club, che diavolo..."

Naveen cambiò espressione diventando improvvisamente gelido.

"Io, uh... sto aspettando una persona, ok?"

Flynn rimase serio un istante, poi sogghignò poco convinto.

"Beh, deve essere una tipa importante se stai qui ad aspettarla. Chi è?"

Ma il silenzio che si creò subito fece sentire Flynn decisamente a disagio: "...non vuoi dirmelo? Andiamo, sono il tuo migliore amico!"

Naveen sorrise e gli scompigliò i capelli, dicendogli qualcosa su quanto fosse troppo lunga la sua barba, poi senza dare risposte concrete si avviò verso l'ingresso.

Flynn gli gridò dietro: "Va bene, fai lo stronzo! Ma questa me la paghi, Maldonia!" e se ne andò ridendo verso la fermata dell'autobus.

Naveen stava per varcare la soglia dell'ingresso dell'edificio principale quando qualcuno gli venne addosso ed entrambi caddero a terra.

Davanti a lui, Tiana – spettinatissima e con la borsa dei libri a terra- lo guardava irritata.

"Naveen. Meraviglioso, la giornata era stata troppo bella, doveva succedere qualcosa che la rendesse schifosa."

"Sempre questo tono seccato, Green" osservò lui, aiutandola ad alzarsi "so che sei contenta di vedermi."

"Tiana alzò gli occhi al cielo: "Come se fossi tu un'eruzione vulcanica e io un tizio con il gonnellino di paglia" esclamò, e gli passò davanti.

Naveen non fece in tempo a chiedersi cosa stesse facendo – non che non se lo fosse chiesto, nelle ultime tre ore- che la afferrò per un polso e lei fu costretta a voltarsi, il visino contrariato.

"Cosa vuoi?! Perdo il bus" disse scontrosa, ma Naveen sembrava imbarazzato e lei si pentì di aver usato un tono così... aspro?

Un momento... perchè Naveen faceva un'espressione imbarazzata?!

Fanculo, lui non poteva essere così carino! Era Naveen, accidenti!

"Beh, io..." sii tosto, Naveen. SII UOMO. "Sono rimasto in biblioteca fino a poco fa, e oggi Rapunzel mi ha raccontato del tuo nuovo lavoro con il prof. Così ho pensato che...beh, magari potevo aspettarti dieci minuti, insomma... comincia a farsi buio, e casa tua non è vicina."

Tiana sembrava studiarlo come fosse un animale raro – non ripugnante, o disgustoso... un animale che non aveva mai visto prima d'allora.

"...tu vuoi darmi un passaggio?" chiese lei titubante, il tono di voce leggermente alterato (positivamente o negativamente, difficile dirlo).

Naveen fece cenno di sì con la testa e lei lo guardò ancora un pò, reggendo la tensione.

"E perchè? Cosa vuoi in cambio? Scommetto che hai puntato una tipa di economia domestica e vuoi informazioni..." esclamò, divertita.

Naveen rimase a fissarla esterrefatto, mentre lei rideva e lo prendeva in giro su quanto fosse opportunista.

... sei un idiota, Naveen.

"...d'accordo, fai come cazzo ti pare Tia. Me ne vado a casa, allora." disse adirato, e Tiana smise di ridere all'istante mentre lui faceva qualche passo in avanti.

...ma che diavolo...?

"Naveen! Dài, non fare lo scemo... guarda che ti dò davvero una mano, se vuoi informazioni su qualcuna. Non devi ricorrere a queste tattiche per..."

"VOLEVO SOLO ESSERE GENTILE!" gridò, e Tiana arrestò il passo spaventata.

Rimasero a guardarsi per un istante, poi lei divenne furente: "Beh, non è colpa mia se questo è il primo gesto carino verso di me dopo tre anni..."

"O magari" ribattè lui, più calmo ma ancora arrabbiato "sei tu che hai un'idea completamente sbagliata di me, e non vedi quando cerco di fare qualcosa per te..."

"Come cosa, ad esempio?! Prendermi in giro per la mia fissazione per le rane?!" esclamò lei, gettando in un impeto di rabbia la borsa a terra.

Naveen sospirò: "Tiana, è stato due anni fa e...beh, non puoi biasimarmi, insomma, è ridicolo!"

Fece una pausa: "...ci sono molti lati che non conosci di me."

Si voltò e fece per andarsene, ma la voce di Tiana, bassa e triste, lo fece fermare.

"E allora mostrameli."

Si voltò e si guardarono, entrambi confusi.

Cominciava a far buio, e Tiana si strinse un pò nel cappotto autunnale.

"Ti prometto" disse, sforzandosi di restare calma "che proverò a non avere pregiudizi, su di te. Basta con l'idea che sei un insensibile, un fannullone, un cazzone e..."

"Ok, ho capito" la interruppe lui, avvicinandosi e sorridendole.

"...tregua?" le chiese semplicemente, porgendole la mano.

Tiana rimase indecisa un istante, poi sorrise lievemente e gliela strinse con la sua con convinzione.

"Tregua!" confermò, e le suonò il cellulare.

Lo prese, imbarazzata per un motivo che non colse neanche lei, e guardò lo schermo rabbuiandosi.

"Cavolo, è mia madre! Mi chiede di sbrigarmi ad andare a casa prima che sia troppo buio. Grandiso. Se scopre che sono ancora qui a scuola..."

Naveen non le fece finire la frase che Tiana si ritrovò tra le sue braccia, sollevata.

"Che...che diavolo fai?! Sei scemo?" ghiese, irritata, ma Naveen raccolse la sua borsa e si avvicinò alla macchina

"Direi che è un buon inizio per la tregua, no? Una bella passeggiata in auto fino a casa tua! Giuro che non ti faccio pagare la benzina". Esclamò, con tono cavalleresco, riposandola in terra e aprendole la portiera.

Tiana sorrise e scosse la testa, poi entrò.

...no, un momento.

Si era fatta prendere in braccio da Naveen?

SUL SERIO?!

"...devo essere impazzita" pensò, mentre il ragazzo metteva in moto e si avviava lungo la strada.


**



"La sera del trentuno ottobre, ragazzi! Iniziamo alle dieci!"

Aurora distribuiva i volantini con enfasi (e tre centimetri di gonna in meno di quanto permesso dal regolamento scolastico, per la gioia degli studenti), ma quando ne porse uno a Jasmine e Mulan fece un ghgino.
"Coraggio, Jasmine." esclamò "così possiamo prenderci a pugni un'altra volta."

"Oh, credimi, per quello possiamo trovare sempre un pò di tempo." rispose l'altra, apatica e leggendo il volantino con aria disinteressata.

"Ma davvero? Un falò? Originale per un liceo americano" osservò sarcastica, mentre Mulan osservava le tette di Bianca lì accanto e guardava le sue, amareggiata.

Aurora le mise un braccio attorno alle spalle in un gesto di finta amicizia e le pizzicò una guancia, ferendola con le unghie fresche di manicure.

"Andiamo Jas" le bisbigliò in un orecchio, "so quanto ti piacciono questo genere di cose. Magari stavolta riesci a portarti a letto Aladdin, che dici?"

Jasmine si allontanò dalla presa, furente.

"Non ti azzardare a mettere in mezzo Aladdin, Wood. Non riusciresti a vederne il pene neanche in cartolina, fattene una ragione."

"La cosa vale anche per te." esclamò Cenere, spalleggiando l'amica, e Aurora sorrise.

Jasmine fece una smorfia contrariata: "E questo cosa vorrebbe dire? Aladdin è..."

"Il tuo migliore amico, sì, lo sappiamo. Tutta la scuola lo sa" disse Aurora, girandole attorno con aria assorta "...peccato che in realtà non vedete l'ora di saltarvi addosso. Scommetto che vi toccate, quando siete da soli..."

Jasmine stava per assestarle un colpo, ma Mulan la prese per un gomito.

"No, Jas. Non ne vale la pena."

Jasmine la guardò arrabbiata, ma acconsentì con un cenno del capo senza rinunciare a guardarla furiosa.

Aurora ridacchiò: "Sì, Jas, da brava. Dà retta al tuo amichetto cinese."

Mulan si fermò un istante, gli occhi ridotti a due fessure.

"Ce l'hai con me, per caso?"

"Non vedo altri ragazzi coinvolti nella conversazione, Fa."

Mulan fece per voltarsi, ma Jasmine rimase dov'era.

"Non riusciresti ad avere la grazia di Mulan neanche se la otterresti in cambio di tutte le volte che hai aperto le gambe, sottospecie di principessa in calore."

Aurora rise di gusto e le si avvicinò pericolosamente, ma una voce alle loro spalle tuonò.

"COSA DIAMINE SUCCEDE QUI?!"

Il gruppetto di ragazze si voltò, ritrovandosi davanti la preside Malefica, in tutta la sua severa bellezza.

"Dovreste essere in classe! Le lezioni sono cominciate da cinque minuti!"

"Stavamo distribuendo i volantini, professoressa. Ma queste due sono venute a cercare la rissa." spiegò Aurora prontamente, continuando a guardare Jasmine negli occhi.

Jasmine si voltò verso la preside.

"Ha insultato Mulan! Lo fa sempre, questa lurida..."

"MI AVETE SCOCCIATO. Tutte e due. Sono stanca di questa eterna lotta tra voi due, ragazzine impertinenti." disse la donna, stringendo la valigetta a sè: "Vi voglio nel mio ufficio tra dieci minuti. Entrambe. E per cortesia" guardò la gonna di Aurora e inorridì, " abbia un pò di pudore, Wood, e si copra almeno le mutande."

Aurora non reagì, e la preside si avviò rapida verso il suo ufficio.

Si voltò verso Jasmine palesemente irritata.

"Spero che nel frattempo il tuo amichetto cinese diventi cannibale e ti mangi la testa" sentenziò, per poi stringere i volantini al petto ed andarsene.

Jasmine le gridò dietro parole irripetibili, mentre Mulan sospirava lì accanto.

"Non devi preoccuparti, Jas, ci sono abituata." disse convinta, ma Jasmine fece un gesto con la mano come se scacciasse una mosca molesta: "Non me ne frega un cazzo, non si deve azzardare. Ce l'ha con te e le altre solo a causa mia, quella ninfomane. Hai...hai visto come ha tirato in ballo Al?!" esplose, e Mulan sogghignò.

"Oooh, allora è questo il problema!" disse, mordendosi le labbra per non ridere, ma Jasmine la guardò in cagnesco e per un attimo sembro che i canini si allungassero come i vampiri dei cartoni animati.

"NON METTERTICI ANCHE TU!" sibillò come un serpente, e si avviò verso la presidenza offesa.

Mulan le corse dietro, divertita: "Jas, guarda che ad Aladdin non interessa quella..."

"Lo so, LO SO! Non fanno che dirlo tutti, come se ne me importasse qualcosa di Al e delle sue scopamicizie!" sbottò, e Mulan si fermò bruscamente a guardarla da dietro e godersi lo spettacolo del suo passo fermo e del suo borbottio.


**


Quegli occhi.

Aveva provato a disegnarli mille volte, eppure c'era una sfumatura che non riusciva a cogliere- qualcosa di troppo particolare per essere notato a una tale distanza, eppure lei la vedeva distintamente tutte le sante volte.

Il taccuino sulle gambe, provò ancora una volta a cogliere quel dettaglio-ma non sapeva neanche cosa fosse, e questo le faceva seriamente credere di avere qualche rotella fuori posto.

Aveva ragione Belle, quando le suggeriva di prendere coraggio e andare lì.

Insomma, da quando era così timida?

Niente di complicato, bastava limitarsi a raggiungerlo e presentarsi.

...sì, certo Jane. Come no.

Aladdin era l'unico che lo conoscesse- sapeva solo che si chiamava Tarzan, ma dal cognome in poi era puro mistero, eppure da come gliene aveva parlato sembrava si incontrassero spesso nella parte del parco per gli skaters e chiacchierassero, perfino; sempre discorsi futili, generali.

Quando Jane una volta li aveva visti scambiarsi un saluto, durante un picnic in agosto proprio al parco, appena Tarzan aveva ripreso a fare skate e si era allontanato era corsa (anzi, diciamo che aveva teso un agguato) ad Al, chiedendogli se davvero lo conoscesse.

Non che Al gli avesse fornito grandi informazioni, ma calcolando che era un anno che lo stalkerava cercando (inutilmente) di ritrarlo era riuscita a sapere più di quanto sperasse.

Era all'ultimo anno della Pictures Academy, il college della città, e studiava scienze ambientali-ergo, aveva almeno un paio di anni in più, ma questo era un inutile e trascurabilissimo dettaglio.

Tarzan si voltò di scatto verso di lei, ancora sdraiato sull'erba e con il libro tra le mani, e Jane fu costretta a buttare la testa e a fingere di disegnare.

Alzò lievemente lo sguardo, ma lui era già tornato al suo libro.

Impiegò dieci minuti per autoconvincersi ad alzare il culo e avvicinarglisi, ma proprio quando stava per alzarsi lui guardò l'orologio da polso e rimise il libro nello zaino, per poi risalire sullo skate e dirigersi verso l'uscita del parco.

Jane sbuffò, i capelli disordinatissimi e il sole che iniziava a calare.


Note dell'autrice:

Innanzitutto, voglio scusarmi con voi che avete recensito lo scorso capitolo e non avete ricevuto risposta. VI PREGO, PERDONATEMI.

Non entravo nell'account da un secolo, e solo IERI mi sono accorta di non avervi degnato di una risposta. SCUSATEMI, ERO CONVINTISSIMA DI AVERLO FATTO! Vi chiedo sinceramente perdono, sono le vostre recensioni a farmi sognare ad occhi aperti, ad invogliarmi, a non farmi mollare, e vi assicuro che non succederà più. Come sempre, vi ringrazio inifinitamente per i complimenti-e ringrazio tutti voi che mi leggete o anche solo seguite. Sento costantemente il vostro sostegno, quindi GRAZIE. Non smetterò mai di dirlo!


Vorrei anche scusami (come al solito) per il ritardo mostruoso. Vi ho fatto aspettare per mesi, e mi dispiace da morire- ma purtroppo conoscete i miei tempi di aggiornamento. L'impegno universitario mi ha tenuta occupata tra lezioni/Studio/preparazione esami ed esoneri vari, più alcune questioni personali che non sto ad elencarvi.


Detto questo... beh, ho inserito altri PoV perchè i personaggi non erano ancora abbastanza, lol. Lo so, sono una brutta persona.

Jane è una delle mie fanciulle Disney preferite (e Robin il mio Grande Amore tra i 5 e i 7 anni. Roba che guardavo il film e odiavo Marian. Poi beh, è arrivato OUAT e ho capito che il mio è un amore motivato), e la sua versione umana è shippabilissima con Merida.

A proposito di lei: avevo in mente di inserirla già da un pò perchè anche se avevo detto che mi sarei fermata a Rapunzel era troppo fAiga per non farle fare neanche una comparsata.


Ok, ora mettiamo in mezzo lo scoop del capitolo...so che non vedete l'ora di parlarne: sì, BIANCANEVE E CENERENTOLA. Sì, era programmato. No, non vi siete sbagliati: ufficialmente, sono etero. Diciamo che si divertono, ecco. NO, GIURO, NON MI SONO BASATA SU GLEE. Lo so che le cheerladers lesbiche vengono associate a Santana e Brittanny (i gleeks sanno di quale meravigliosa ship sto parlando), ma posso assicurarvi che la cosa non è pensata per quello. Penso che sia una faccenda nuova, e sinceramente morivo dalla voglia di inserire una coppia lesbo dopo quella di Baloo e Bagheera (ammettetelo, dopo aver letto la mia ff non siete più riusciti a vedere Il Libro Della Giungla con gli stessi occhi...o probabilmente sì, perchè non siete malati come voi). Loro mi sembrano PERFETTE assieme- e vedremo come procederà la cosa nei prossimi capitoli.


Volevo rassicurarvi sul raiting, che nonostante io scriva di pg che muoiono dalla voglia di saltarsi addosso a vicenda e tette in bella mostra (Trilli, tesoro, perdonami, ma un'immagine soft erotica ci va ogni tanto) rimarrà comunque arancione.

COME DICO SIN DAI MIEI ESORDI: io il porno lo leggo, non lo scrivo. Per pura incapacità, perchè ogni volta che ci provo inizio a ridere -ma questi sono dettagli.


Penso di aver detto tutto ciò che dovevo dire- ossia, una marea di cazzate.

Vi ricordo che se volete seguire i diversi aggiornamenti o farmi delle domande-o anche solo conoscermi- ho aperto una fanpage su fb a questo indirizzo.https://www.facebook.com/magikamemyfanwriter?fref=ts. Spero davvero che metterete un like, sono curiosa di conoscerviii *lancia biscotti Oreo*.

Anche questa volta ho un sondaggio per voi, ossia: qual'è, secondo voi, il principe Disney che potrebbe rendervi felice?

Per quanto mi riguarda la risposta è sicuramente Flynn- non si prende sul serio e ha la faccia da spaccone, ma poi quando guarda Rapy si scioglie. BELLO DE CASA.


Grazie nuovamente a tutti, e vi assicuro che stavolta risponderò alle recensioni e proverò ad aggiornare prima (fino al 18 febbraio son off per un esame, ma poi ho qualche mese di stacco). Intanto vi mando tanti bacini virtuali :3


Un abbraccio, Memy. AH, dimenticavo, buon anno nuovo! (...siamo a Febbraio...vabbè.)

   
 
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