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Autore: ness6_27    11/02/2015    3 recensioni
Dedicata a _mia. ♥
Stefano è un programmatore dedito alla crittologia. Per lui qualsiasi cosa deve avere una logica, altrimenti deve essere ignorata. Proprio per questa sua particolarità lui non è mai stato innamorato, né crede che lo sarà mai. Poi una sera, proprio al termine della creazione del suo progetto più importante, conosce una ragazza che farà crollare le sue certezze.
Storia partecipante al contest Questione di secondi, indetto da MichiGR sul forum di EFP.
Genere: | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stefano amava quel bar. Era un locale molto tranquillo e dall'arredamento molto sobrio. Entrando si ci ritrovava in una stanza di forma quasi quadrata. Partendo dallo spigolo alla sinistra dell'ingresso, una linea partiva e arrivava fino al vertice opposto in diagonale, dividendo il locale nella parte del bancone e dalla parte dei tavolini. La prima era caratterizzata da degli scalini in pietra che percorrevano quasi tutta la diagonale, che conducevano davanti al barista e ai suoi eventuali aiutanti, passando attraverso dei particolari tavolini rialzati dai colori chiari. Il barista era un trentenne che girava sempre vestito in maniera molto casual: maglietta e jeans. Nessun cliente del locale gli ha mai visto indossare la classica parannanza che i proprietari di questo genere di bar indossano. Ma il suo non voleva essere il classico bar dove la movida borghese si rimpizzasse di aperitivi prima di andare a ubriacarsi. Non ci mise molto a farlo notare. Una volta installato un impianto audio, evitò di passare le canzoni di certi canali TV o radiofonici, e invece creò una playlist tutta basata sul rock e metal, l'indie italiano, e anche un po' di elettronica niente male. Mentre Stefano mescolava la sua cioccolata calda nell'aria vibravano le corde delle chitarre dei Tre Allegri Ragazzi Morti.
C'era anche qualche postazione pc connessa a internet, ma lui preferiva di gran lunga andare nel retro del locale. Lì il proprietario aveva allestito una ventina di postazioni pc in un certo valore, dove le persone potevano sedersi, fumare e mangiare allo stesso tempo, mentre si fiondavano su un qualche gioco. La sera quella sala era sempre piena, riempita da persone che urlavano, urlavano e si agitavano, manco fossero allo stadio. Anche Stefano c'aveva passato alcune serate.
Ma il momento suo preferito era quando ci entrava la mattina. Andava a ordinarsi la colazione per andarsi a sedere nella parte dei tavolini. Se i tavolini dall'altro lato erano usato da tutte quelle persone che consumavano all'impiedi e velocemente, nel punto in cui stava lui si ci poteva accomodare. I tavolini erano più bassi e larghi, e si poteva stare quanto tempo si voleva.
Il ragazzo continuò a mescolare quella cioccolata ancora fumante fissando un punto fuori. Un punto non preciso e che lo riportava solo a rivivere tutti gli eventi di due giorni prima. Ancora non aveva compreso appieno cosa fosse successo. O meglio cosa gli fosse successo: cosa lo avesse portato a dire tutte quelle frasi. Col senno di poi non riuscì a concepire nemmeno che le parole della ragazza lo abbiano portato a fare quella dichiarazione.
"Ohi, Stefano!"
"Ragazzi!"
Era abitudine di buona parte del gruppo di ragazzi riunirsi in quel bar prima di andare a lavorare. Il barista aveva recuperato un vecchio tavolo molto grande solo per loro. E arrivando sempre Stefano per primo, cercava di calcolare i tempi precisi per fumarsi un sigaro, prendere la cioccolata calda e farla raffreddare un pochino alla temperatura che gli aggrada.
Salutati tutti, ne bevve un sorso. Cercò di nascondere una smorfia: s'era scottato.
"Ma dove sei finito ieri? Hai mandato solo un messaggio per avvisarci che non venivi."
"Cavolo, avevamo pensato male, giusto il giorno dopo la realizzazione che tutto era stato un successo non sei voluto venire."
"Ho addirittura pensato ti fossi ridotto come Hideaki Anno dopo Nadia."
"Anche se fossi tornato solo fra quattro anni1 avrei trovato voi con tutto il lavoro portato avanti come si deve. Semplicemente non mi sentivo bene: quella corsa notturna di sabato mi aveva portato un po' di febbre."
Non è una menzogna. Non del tutto, ho beccato davvero la febbre.
Ma ovviamente un po' tutti i ragazzi sapevano che qualcosa non quadrava. Durante la fase di creazione del loro progetto, la salute di Stefano era diventata cagionevole più volte, probabilmente a causa del freddo che deve tutt'ora esserci in quella stanza. Una volta si buscò perfino una polmonite. Ma nulla gli impedì di continuare. E invece ora tutti si facevano silenziosamente la stessa domanda.
E tutti notarono che qualcosa in lui non andava. Le mattinate passate in quel bar, in mezzo alle
discussioni e le risate, erano ben diverse da quella mattina, dove tutti notarono che il loro supervisore era troppo pensieroso, silenzioso e perso chissà dove.
Non so ancora se pure lei provasse qualcosa per me. Mi sto ancora chiedendo ci fosse alcunché di premeditato in tutti gli avvenimenti di quella notte. Dopo che mi dichiarai...lei si avvicinò a me, abbracciandomi quasi non ci fosse un domani. Non si può abbracciare qualcuno con tutta quella forza per finta! Doveva aver provato qualcosa anche lei. Poi alzammo il viso e ci fissammo per alcuni secondi. Mi sembrarono un'eternità, mentre il mio petto bruciava, e le tempie si contraevano, cercando di contenere una forza che mi scuoteva da dentro. Nelle orecchie mi rimbombavano i battiti impazziti del cuore. Mi faceva male lo stomaco. Altro che farfalle, mi sembrava averci un masso dentro.
Poi lei mi rispose: mi disse che, anche volendo innamorarsi di me, avrebbe potuto amarmi solo quella notte.
Dopo quella mostra, lei si sarebbe spostata in Inghilterra. A lavorare in un centro di ricerca. Aveva una laurea in fisica, l'ho scoperto ieri. Ma nonostante la laurea in fisica, è sempre stata vicina anche agli ambienti artistici di Milano. Ho scoperto pure come si chiama: Margherita. Mi ero dichiarato a lei senza nemmeno sapere come si chiamava...ero proprio impazzito.
Comunque, mi stava proponendo insomma di concludere quanto preventivato all'inizio della serata. Ma a me non importava. Non più. Anche se non comprendevo appieno cosa mi fosse successo quella sera, ho cercato di applicare una logica, la logica del "o tutto, o niente". Mai fare cose a metà. Ho passato due giorni di merda, ma ciò mi ha permesso di pensare. Anche se l'amore è un qualcosa che va contro la logica, può benissimo convivere con essa. Anche ora, guardando questi ragazzi, mi ritorna subito in mente il me di tre giorni fa e tutto il lavoro che abbiamo fatto fino a ora. E nel mentre faccio tutto questo, ripenso ai suoi occhi, e provo tristezza. Ma cerco, per quanto posso, di applicare la logica anche in questo caso. E la logica mi dice che posso e devo sforzarmi di tornare a pensare a qualcosa che mi risollevi l'animo e mi calmi: il team e il progetto. Devo spremermi le meningi per portarlo avanti e farlo ingrandire ancora di più...
Mentre i ragazzi parlottavano tra di loro, Stefano si alzò di scatto, guardando con uno sguardo risoluto.
"Bene ragazzi, vado a pagare."
"Per tutti?!"
"Per tutti. Preparatevi!"
E lo farò.
"Si torna al lavoro."
Fine.

 
1Hideaki Anno, prima della creazione di "Neon Genesis Evangelion", diresse "Nadia – Il mistero della pietra azzurra". Concluso il lavoro su questa serie, Anno cadde in depressione per quattro anni.
  
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